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Alla presidenza, inizialmente offerta senza successo a Sante De Sanctis, fu eletto Weiss, mentre Levi Bianchini fu nominato segretario.
Dotata di poche risorse, collocata in una regione periferica, costituita per lo più da psichiatri con scarsa conoscenza della psicoanalisi, la SPI ebbe una vita piuttosto stentata e non esercitò un'azione incisiva nella cultura del tempo.
Sospesa l'attività nel maggio 1928, la società tornò a riunirsi a Roma il 1° ottobre 1931 in casa di Weiss, appena trasferitosi da Trieste a Roma. In tale occasione furono accolte le domande di ammissione di Sante De Sanctis, Ferruccio Banissoni, Nicola Perrotti, Emilio Servadio, Cesare Musatti, Raffaele Merloni e Wanda Weiss; venne decisa inoltre la fondazione di una rivista a carattere esclusivamente psicoanalitico e il trasferimento della SPI da Teramo a Roma; fu infine demandata a Weiss l'intera riorganizzazione della Società. Il nuovo statuto approvato nel 1932 vincolava l'ammissione dei soci al compimento di un'analisi didattica della durata minima di un anno con uno psicoanalista esperto e alla stesura di una relazione tecnica in grado di dimostrare la conoscenza dei principi psicoanalitici. Sempre nel 1932 uscì il nuovo organo della SPI, la Rivista italiana di psicoanalisi, e Weiss fu nominato presidente effettivo, con Levi Bianchini e De Sanctis presidenti onorari; dei soci appartenenti all'originaria società teramana rimasero solo Ettore Rieti, Dalma e Levi Bianchini.
La vita della SPI in quegli anni fu abbastanza attiva: tenne frequenti riunioni scientifiche, pubblicò lavori originali su periodici italiani e stranieri, organizzò un'attività di formazione per gli aspiranti soci e si presentò ufficialmente a tre congressi internazionali di psicoanalisi (a Wiesbaden nel '32, a Lucerna nel '34 e a Marienbad nel '36), finché nel 1936 fu ammessa nell'Associazione psicoanalitica internazionale (IPA). Weiss fondò inoltre, con i suoi collaboratori, la collana editoriale "Biblioteca psicoanalitica internazionale. Serie italiana", in cui apparvero anche traduzioni di opere di Freud e scritti a lui dedicati.
In quel periodo, tuttavia, la SPI dovette far fronte a un'opposizione crescente del regime fascista, ostile alla diffusione della psicoanalisi in quanto dottrina proveniente da un paese straniero, sostenuta da scienziati di origine ebraica e orientata politicamente a sinistra. Nel 1934 la rivista dovette chiudere perché non le furono rinnovati i permessi di pubblicazione. Nel 1938 la società fu sciolta, con la motivazione ufficiale di essere affiliata all'IPA, sospettata di svolgere attività politica clandestina. Con la promulgazione delle leggi razziali nel 1938, il gruppo italiano si disperse: Weiss emigrò negli stati Uniti, Servadio partì per l'India, Levi Bianchini e Musatti sospesero ogni attività di carattere psicoanalitico.
La rinascita del movimento psicoanalitico in Italia ebbe inizio nel 1945, con il ristabilirsi dei primi contatti fra Perrotti, Servadio e Musatti. Nell'ottobre 1946 si tenne a Roma il primo Congresso italiano di psicoanalisi e si ricostituì ufficialmente la SPI, che contava ora fra i suoi membri Raffaele Merloni, Claudio Modigliani, Joachim Flescher e Alessandra Tomasi Di Palma. Nel 1947, in base al nuovo statuto, la sede fu stabilita a Roma e la presidenza affidata a Perrotti, con Musatti vice presidente; dal 20 al 22 ottobre 1950 si tenne a Roma il secondo Congresso nazionale della SPI, vertente sul tema dell'aggressività, che ebbe notevole risonanza in Italia e all'estero; nel 1955 la Rivista di psicoanalisi riprese le pubblicazioni, mentre i soci cominciarono a partecipare attivamente al movimento psicoanalitico internazionale presentandosi ai maggiori congressi.
Negli anni '50, con l'inizio dell'attività didattica diretta alla preparazione degli aspiranti psicoanalisti, si delinearono i primi contrasti all'interno della SPI: le divergenze relative ai criteri e ai sistemi del training formativo resero necessario nel 1961 l'intervento dell'IPA, che nominò una commissione internazionale di controllo e sancì la costituzione di tre gruppi effettivi di insegnamento, uno a Milano facente capo a Musatti e due a Roma facenti capo rispettivamente a Perrotti e Servadio. Vennero quindi fondati due nuovi istituti (l'Istituto del centro psicoanalitico di Roma nel 1962, presieduto da Servadio, e il Centro milanese di psicoanalisi nel 1963, presieduto da Musatti), che si aggiunsero all'Istituto di psicoanalisi, fondato a Roma da Perrotti nel 1952. Il controllo sul funzionamento del training si allentò a partire dal 1963.
Gli anni '60 e '70 segnarono il grande sviluppo e il radicamento della psicoanalisi nella cultura italiana, a cui corrispose l'intensificarsi delle attività e del dibattito scientifico all'interno della SPI. Vennero organizzati convegni di studio a livello nazionale e nel luglio 1969 fu organizzato a Roma il 26° Congresso dell'IPA, che pose per la prima volta la SPI all'attenzione internazionale.
L'attività della società, caratterizzata inizialmente da un indirizzo esclusivamente freudiano, si contraddistinse nel corso degli anni per una sempre maggiore attenzione verso gli orientamenti teorici e clinici di diverse matrici culturali. A partire dagli anni '60, grazie all'opera di Franco Fornari, Eugenio Gaddini e Francesco Corrao, si introdusse il pensiero di Melanie Klein, Donald Winnicot, Wilfred Bion e Margareth Mahler, e si avvertì la necessità di revisione dei modelli teorici tradizionali, nello sforzo di coniugare rigore metodologico e apertura alle diverse forme e stili di psicoanalisi.
Oggi la SPI conta 620 soci e 294 candidati e per numero di componenti è la seconda società in Europa. Alla sua presidenza si sono avvicendati, dopo Perrotti, Musatti (1951-1955; 1959-1963), Tomasi Di Palma (1955-1959), Servadio (1963-1969), Corrao (1969-1974), Fornari (1974-1978), Gaddini (1978-1982), Glauco Carloni (1982-1986), Giovanni Hautmann (1986-1990), Roberto Tagliacozzo (1990-92), Giuseppe Di Chiara (1993-97), Fausto Petrella (1997-2001), Domenico Chianese (2001-2005), Ferdinando Riolo (2005-2009), Stefano Bolognini (dal 2009).
Marina Manotta
30/05/2010
Accerboni Pavanello, A.M. (2002). Fatti e personaggi negli esordi della psicoanalisi in Italia. Rivista sperimentale di freniatria, 126(1-2), 125-136.
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Di Chiara, G. (2000). Mitologie delle origini della psicoanalisi. In F.S. Moschetta (a cura di), Marco Levi Bianchini e le origini della psicoanalisi in Italia. Atti del Convegno Nazionale, Teramo, 26-27-28 ottobre 1995 (pp. 181-185). Teramo: Ospedale Neuropsichiatrico.
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Vegetti Finzi, S. (19902). Storia della psicoanalisi. Autori opere teorie 18951990. Milano: Mondadori.
La Società psicoanalitica italiana (SPI) nacque a Teramo il 7 giugno 1925 per volontà dello psichiatra Marco Levi Bianchini, direttore dell'Ospedale psichiatrico di Teramo e tra i primi divulgatori della psicoanalisi in Italia. Alla fondazione parteciparono altri 12 medici, alcuni dei quali psichiatri: Egisto De Nigris, Leonardo Claps, Nicola Ciaranca, Carlo Maestrini, Giovanni e Romolo Lucangeli, Luigi Lucidi, Alberto Rezza, Francesco Del Greco, Raffaele Vitolo, Giovanni Dalma ed Edoardo Weiss. Come organo scientifico fu adottato l'Archivio generale di neurologia, psichiatria e psicoanalisi, fondato e diretto dallo stesso Levi Bianchini. La notizia della fondazione della Società fu accolta con favore da Freud.
Alla presidenza, inizialmente offerta senza successo a Sante De Sanctis, fu eletto Weiss, mentre Levi Bianchini fu nominato segretario.
Dotata di poche risorse, collocata in una regione periferica, costituita per lo più da psichiatri con scarsa conoscenza della psicoanalisi, la SPI ebbe una vita piuttosto stentata e non esercitò un'azione incisiva nella cultura del tempo.
Sospesa l'attività nel maggio 1928, la società tornò a riunirsi a Roma il 1° ottobre 1931 in casa di Weiss, appena trasferitosi da Trieste a Roma. In tale occasione furono accolte le domande di ammissione di Sante De Sanctis, Ferruccio Banissoni, Nicola Perrotti, Emilio Servadio, Cesare Musatti, Raffaele Merloni e Wanda Weiss; venne decisa inoltre la fondazione di una rivista a carattere esclusivamente psicoanalitico e il trasferimento della SPI da Teramo a Roma; fu infine demandata a Weiss l'intera riorganizzazione della Società. Il nuovo statuto approvato nel 1932 vincolava l'ammissione dei soci al compimento di un'analisi didattica della durata minima di un anno con uno psicoanalista esperto e alla stesura di una relazione tecnica in grado di dimostrare la conoscenza dei principi psicoanalitici. Sempre nel 1932 uscì il nuovo organo della SPI, la Rivista italiana di psicoanalisi, e Weiss fu nominato presidente effettivo, con Levi Bianchini e De Sanctis presidenti onorari; dei soci appartenenti all'originaria società teramana rimasero solo Ettore Rieti, Dalma e Levi Bianchini.
La vita della SPI in quegli anni fu abbastanza attiva: tenne frequenti riunioni scientifiche, pubblicò lavori originali su periodici italiani e stranieri, organizzò un'attività di formazione per gli aspiranti soci e si presentò ufficialmente a tre congressi internazionali di psicoanalisi (a Wiesbaden nel '32, a Lucerna nel '34 e a Marienbad nel '36), finché nel 1936 fu ammessa nell'Associazione psicoanalitica internazionale (IPA). Weiss fondò inoltre, con i suoi collaboratori, la collana editoriale "Biblioteca psicoanalitica internazionale. Serie italiana", in cui apparvero anche traduzioni di opere di Freud e scritti a lui dedicati.
In quel periodo, tuttavia, la SPI dovette far fronte a un'opposizione crescente del regime fascista, ostile alla diffusione della psicoanalisi in quanto dottrina proveniente da un paese straniero, sostenuta da scienziati di origine ebraica e orientata politicamente a sinistra. Nel 1934 la rivista dovette chiudere perché non le furono rinnovati i permessi di pubblicazione. Nel 1938 la società fu sciolta, con la motivazione ufficiale di essere affiliata all'IPA, sospettata di svolgere attività politica clandestina. Con la promulgazione delle leggi razziali nel 1938, il gruppo italiano si disperse: Weiss emigrò negli stati Uniti, Servadio partì per l'India, Levi Bianchini e Musatti sospesero ogni attività di carattere psicoanalitico.
La rinascita del movimento psicoanalitico in Italia ebbe inizio nel 1945, con il ristabilirsi dei primi contatti fra Perrotti, Servadio e Musatti. Nell'ottobre 1946 si tenne a Roma il primo Congresso italiano di psicoanalisi e si ricostituì ufficialmente la SPI, che contava ora fra i suoi membri Raffaele Merloni, Claudio Modigliani, Joachim Flescher e Alessandra Tomasi Di Palma. Nel 1947, in base al nuovo statuto, la sede fu stabilita a Roma e la presidenza affidata a Perrotti, con Musatti vice presidente; dal 20 al 22 ottobre 1950 si tenne a Roma il secondo Congresso nazionale della SPI, vertente sul tema dell'aggressività, che ebbe notevole risonanza in Italia e all'estero; nel 1955 la Rivista di psicoanalisi riprese le pubblicazioni, mentre i soci cominciarono a partecipare attivamente al movimento psicoanalitico internazionale presentandosi ai maggiori congressi.
Negli anni '50, con l'inizio dell'attività didattica diretta alla preparazione degli aspiranti psicoanalisti, si delinearono i primi contrasti all'interno della SPI: le divergenze relative ai criteri e ai sistemi del training formativo resero necessario nel 1961 l'intervento dell'IPA, che nominò una commissione internazionale di controllo e sancì la costituzione di tre gruppi effettivi di insegnamento, uno a Milano facente capo a Musatti e due a Roma facenti capo rispettivamente a Perrotti e Servadio. Vennero quindi fondati due nuovi istituti (l'Istituto del centro psicoanalitico di Roma nel 1962, presieduto da Servadio, e il Centro milanese di psicoanalisi nel 1963, presieduto da Musatti), che si aggiunsero all'Istituto di psicoanalisi, fondato a Roma da Perrotti nel 1952. Il controllo sul funzionamento del training si allentò a partire dal 1963.
Gli anni '60 e '70 segnarono il grande sviluppo e il radicamento della psicoanalisi nella cultura italiana, a cui corrispose l'intensificarsi delle attività e del dibattito scientifico all'interno della SPI. Vennero organizzati convegni di studio a livello nazionale e nel luglio 1969 fu organizzato a Roma il 26° Congresso dell'IPA, che pose per la prima volta la SPI all'attenzione internazionale.
L'attività della società, caratterizzata inizialmente da un indirizzo esclusivamente freudiano, si contraddistinse nel corso degli anni per una sempre maggiore attenzione verso gli orientamenti teorici e clinici di diverse matrici culturali. A partire dagli anni '60, grazie all'opera di Franco Fornari, Eugenio Gaddini e Francesco Corrao, si introdusse il pensiero di Melanie Klein, Donald Winnicot, Wilfred Bion e Margareth Mahler, e si avvertì la necessità di revisione dei modelli teorici tradizionali, nello sforzo di coniugare rigore metodologico e apertura alle diverse forme e stili di psicoanalisi.
Oggi la SPI conta 620 soci e 294 candidati e per numero di componenti è la seconda società in Europa. Alla sua presidenza si sono avvicendati, dopo Perrotti, Musatti (1951-1955; 1959-1963), Tomasi Di Palma (1955-1959), Servadio (1963-1969), Corrao (1969-1974), Fornari (1974-1978), Gaddini (1978-1982), Glauco Carloni (1982-1986), Giovanni Hautmann (1986-1990), Roberto Tagliacozzo (1990-92), Giuseppe Di Chiara (1993-97), Fausto Petrella (1997-2001), Domenico Chianese (2001-2005), Ferdinando Riolo (2005-2009), Stefano Bolognini (dal 2009).
Marina Manotta
30/05/2010
Bibliografia
Accerboni Pavanello, A.M. (2000). Marco Levi Bianchini ed Edoardo Weiss: ambiguità di un sodalizio alle origini della psicoanalisi in Italia. In F.S. Moschetta (a cura di), Marco Levi Bianchini e le origini della psicoanalisi in Italia. Atti del Convegno Nazionale, Teramo, 26-27-28 ottobre 1995(pp. 39-48). Teramo: Ospedale Neuropsichiatrico.Accerboni Pavanello, A.M. (2002). Fatti e personaggi negli esordi della psicoanalisi in Italia. Rivista sperimentale di freniatria, 126(1-2), 125-136.
Basti, D. (2000). La fondazione della Società Psicoanalitica Italiana a Teramo: significato e storia. In F.S. Moschetta (a cura di), Marco Levi Bianchini e le origini della psicoanalisi in Italia. Atti del Convegno Nazionale, Teramo, 26-27-28 ottobre 1995 (pp. 65-69). Teramo: Ospedale Neuropsichiatrico.
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Di Chiara, G. (2000). Mitologie delle origini della psicoanalisi. In F.S. Moschetta (a cura di), Marco Levi Bianchini e le origini della psicoanalisi in Italia. Atti del Convegno Nazionale, Teramo, 26-27-28 ottobre 1995 (pp. 181-185). Teramo: Ospedale Neuropsichiatrico.
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Ranchetti, M. (2002). "Cattivi pensieri" sulla storia della psicoanalisi. Rivista sperimentale di freniatria, 126(1-2) 119-124.
Salamone, G., & Arnone, R. (2000). Marco Levi Bianchini e l'Archivio generale di Neurologia, Psichiatria e Psicoanalisi. In F.S. Moschetta (a cura di), Marco Levi Bianchini e le origini della psicoanalisi in Italia. Atti del Convegno Nazionale, Teramo, 26-27-28 ottobre 1995 (pp. 263-276). Teramo: Ospedale Neuropsichiatrico.
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Servadio, E. (1976). Il movimento psicoanalitico in Italia. Rivista di psicoanalisi, 22(2), 162-168.
Vegetti Finzi, S. (19902). Storia della psicoanalisi. Autori opere teorie 18951990. Milano: Mondadori.