La rete per “l’infanzia anormale” a Firenze negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento

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Quella che si costruì a Firenze a partire dal secondo dopoguerra fu una vera e propria rete di cura e assistenza per l’infanzia “anormale”.
Nella Clinica pediatrica fiorentina, dall’inizio degli anni Cinquanta, il pediatra e neuropsichiatra infantile Adriano Milani Comparetti effettuò i primi esperimenti di terapia riabilitativa per cerebrolesi assieme a una fisioterapista e a uno psicologo. La Croce rossa italiana gli affidò l’organizzazione del Centro “Anna Torrigiani” per i bambini cerebrolesi, aperto nel 1957. Assieme a un gruppo di psichiatri ospedalieri – Franco Mori, Graziella Magherini e Gianfranco Zeloni –, nel 1951 Milani Comparetti fondava i Centri di addestramento ai metodi dell’educazione attiva (CEMEA), che preparavano i professionisti del settore.
Tra le esperienze più significative a Firenze, quella avviata dall’Ente nazionale per la protezione morale del fanciullo (ENPMF), che nel 1954 apriva il Centro medico-psico-pedagogico (CMPP), dopo quello romano del 1947, su spinta di Maria Luisa Falorni, diplomata alla Scuola magistrale ortofrenica (poi docente di psicologia dell’età evolutiva al Magistero). Con la direzione dello psichiatra fiorentino Giovanni Hautmann – membro della Società psicoanalitica italiana (SPI) dal 1963 –, vi lavoravano la psicologa Annarosa Gonnelli e l’assistente sociale Gabriella Ferrari Giuliani. Il magistrato Uberto Radaelli della Direzione generale degli istituti di prevenzione e pena, chiamò Hautmann a dirigere anche l’Istituto medico-psico-pedagogico del Centro di rieducazione minorile, previsto dalla legge istitutiva del 1934 del Tribunale per i minori.
Dal 1959 anche l’Opera nazionale maternità e infanzia si dotò di CMPP. A lavorarci a Firenze erano l’assistente sociale Jolanda Gemma Colombo, la pediatra e neuropsichiatra infantile Virginia Gilberti Tincolini, allieva di Sergio Levi, e Gina Ferrara Mori specializzata in pediatria, assistente presso l’Istituto di psicologia dell’Università di Firenze, che dopo la formazione nella Società psicoanalitica italiana avrebbe svolto un ruolo pionieristico nella infant observation.
Nel marzo dello stesso 1959, per iniziativa di un gruppo di genitori, si costituì in città l’Associazione nazionale delle famiglie di fanciulli subnormali (ANFFAS), sorta nella capitale l’anno prima, che si occupava di assistenza ai bambini e di sostegno ai familiari. Dal 1954 esistevano le Scuole dei genitori (la prima a Roma), della cui organizzazione a Firenze si fecero carico il direttore dell’“Umberto I” Sergio Levi, Veronica Vita del Centro Vita – Associazione per la fraternità dei popoli, e due professori del Magistero, Alberto Marzi di psicologia e Lamberto Borghi di pedagogia, espulso nel ‘38 dall’insegnamento nei licei e nel ‘47 rientrato dagli Stati Uniti.
Molte le questioni che emersero nelle esperienze di “modernizzazione”, così definite proprio dai tecnici e dagli intellettuali che ambivano a superare l’arretratezza italiana. Quale rapporto si instaurava tra le varie figure professionali e tra queste e i pazienti? L’operato dei tecnici poteva essere discusso dal mondo sociale? La modernità tecnicistica implicava dei processi di esclusione, per esempio dei bambini “devianti” nelle scuole speciali e differenziali? Tutti temi che sarebbero venuti presto alla ribalta con il movimento del Sessantotto.
 
Matteo Fiorani
30/12/2015
 

Bibliografia

Besio, S., & Chinato, M.G. (1996). L’avventura educativa di Adriano Milani Comparetti. Storia di un protagonista dell’integrazione dei disabili di Italia. Milano: e/o.
 
Fonti a stampa
Fiorentino, F. (1955). L’ente nazionale per la protezione del fanciullo, Roma: Tip. A. Garzanti. (Coll.: Quaderni di Ragazzi d’oggi).
I Centri medico-psico-pedagogici dell’ONMI (1959). Infanzia anormale, 35, 1959, 250-255.

Fonti archivistiche

Carte Sergio Levi, archivio privato di famiglia.
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