Lettera dell’educatore e pedagogista Maurilio Salvoni (1879-1933) a Giulio Cesare Ferrari (4)

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Istituto Giosue Carducci / Como

131-1928

Illustre Amico
A Lei, che incoraggiò col suo benevolo interessamento i miei primi passi pedagogici era doveroso che io inviassi una copia della mia pubblicazione "Un ventennio di scuola attiva" [1] (se l'editore non l'avesse ancora fatto voglia darmene avviso).
È troppo chiederle un cenno recensivo nella sua o in altra rivista?
Ho l'ambizione, forse un po' presuntuosa, di essere fra i pochissimi direttori di scuole non speciali, in Italia, che si siano preoccupati  costantemente di fondare la tecnica educativa e didattica sullo studio psicologico del bambino, e Lei è fra i pochissimi direttori di riviste che di ciò possano apprezzare l'importanza.
La mia prefazione le dirà brevemente (forse non troppo felicemente) come io veda oggi il problema della tecnica educativa e didattica. Se si comincia (ma si comincia appena) a riconoscere l'importanza degli interessi infantili per la Scuola, ancora è monca e antiquata la considerazione della vita affettiva del bambino. Quanto poi all'indirizzo genetico è singolare come fra gli educatori non psicologi neppure vi si fermi l'attenzione fuggevolmente, mentre a me sembra che solo quando esso sarà conosciuto a fondo ed applicato si potrà cominciare veramente a parlare di educazione (edùcere).
Perciò le sarei tanto grato se lei volesse segnalare il mio piccolo contributo di parola e di opera su quest'ultimo punto.
Perdoni e gradisca con gli ossequi della mia vecchia mamma, che La ricorda pure con gratitudine, i miei, cordialissimi
M. Salvoni
 
[P.S.] Della fioritura d'errori nella bibliografia devo ringraziare l'editore, che non mi mandò la bozza.
Il suo indirizzo privato è sempre il medesimo?
 
[1] Maurilio Salvoni, Un ventennio di scuola attiva, Roma, Associazione per il Mezzogiorno, 1927.
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