Cartolina dell’educatore e pedagogista Maurilio Salvoni (1879-1933) a Giulio Cesare Ferrari (2)

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[Albizzate], 21-VIII-17

Ill.mo Signore
Le spedisco in questo momento il manoscritto [1] promessole con la mia cartolina di qualche giorno fa, ed ora che ho finalmente pagato il mio debito, mi permetto di rammentarLe una sua promessa per me preziosa: e cioè la recensione nella Rivista del mio opuscolo "Una macchia" [2]. Qualunque debba essere l'apprezzamento sul mio tentativo in sé, nessun giornale meglio del suo può apprezzare l'importanza dell'intenzione al[la] quale esso dovrebbe rispondere e che io ho cercato di illuminare un poco nel capitolo di chiusa ("Riassumendo").
Questo criterio pedagogico "funzionale" magistralmente illustrato e attuato da Dewey ormai da anni adottato dalle Scuole Nuove e praticamente quasi sconosciuto da noi, mi sembra così geniale, così buono, così fecondo di salute spirituale, che, come Le dicevo nella mia precedente, intendo di dedicare buona parte della mia attività futura alla sua diffusione.
Rispettosamente e cordialmente
Suo
M. Salvoni
 
[P.S.] Se le occorresse altra copia dell'opuscolo me ne scriva a Milano dove io mi troverò tra il 28 pr[ossimo] v[enturo] e il 4 settembre.
 
[1] M. Salvoni, La riforma educativa e didattica dopo la guerra ed il sesso degli insegnanti, in «Rivista di psicologia», 1917, vol. XIII, pp. 277-289.
[2] M. Salvoni, Una macchia sul muro e altre lezioni, Milano, Libreria editrice milanese, 1917. Salvoni continuò a collaborare con la rivista di Ferrari e pubblicò tra l'altro, nell'annata 1918, Per lo studio degli istinti e degli interessi dei nostri fanciulli, pp. 41-49
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