Cartolina dell’educatore e pedagogista Maurilio Salvoni (1879-1933) a Giulio Cesare Ferrari (1)

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Istituto Salvoni / Via Manzoni 42 Milano Telefono n. 65-30
 
Gazzada (Varese), 18-VIII [1917]

Ill.mo Professore,
la sua cartolina del 12, a cagione della censura, mi ha raggiunto qui solo ieri: quantunque gentile è riuscita per me un amaro rimprovero. Ma sono innocente!! Quando verso la fine dell'anno scolastico mi accingevo a redigere il promesso articolo, sopravvennero certe adunanze per agitare il problema della scuola nazionale, fui fatto relatore di una sottocommissione e interamente assorbito nelle mie poche ore libere da quel lavoro a data fissa. Soltanto qui ho potuto riprendere le note per lei ed ora il famigerato articolo è pronto [1]: rinuncio a trascriverlo tutto per non farlo attendere di più, ma ricopierò almeno le pagine più confuse. Per questo mi raccomando a lei perché il manoscritto mi sia rimandato con le bozze, raccomandato, non avendone altra copia. Non mi è venuto giù di getto, tuttaltro, perché non era questione su cui avessi già avuto occasione di riflettere quanto occorre, perché mi manca per la scuola media l'esperienza della cosa e perché l'argomento non è privo di lati antipatici, oggi, mentre la donna trionfa.
In premio delle mie volontarie fatiche non le chiedo compenso, no, ma il consueto numero di estratti.
Lascio a lei la scelta del titolo più giornalistico fra quelli che indicherò. In seguito a un primo ridottissimo esperimento condotto quest'anno a titolo di studio nella mia scuola del metodo genetico-funzionale di Dewey a contenuto preistorico, sto ora raccogliendo gli elementi per un tentativo di attuazione in ambiente qui vicino. Quando verrà a Milano non manchi di avvisarmi perché avrei molto caro di discorrerne con lei.
Cordiali rispettosi saluti
Dev.mo
M. Salvoni

[1] M. Salvoni, La riforma educativa e didattica dopo la guerra ed il sesso degli insegnanti, in «Rivista di psicologia», 1917, vol. XIII, pp. 277-289.
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