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Nell’introduzione di Verga al primo numero dell’Archivio (non a caso aperta dalla locuzione latina viresque acquirit eundo, “e procedendo acquista forza”), riecheggiavano i temi della recente conquista dell’Unità d’Italia e le sfide risorgimentali rimaste ancora aperte: finalmente «l’Italia, a dispetto de’ suoi nemici, ha riunite quasi tutte le sue membra, e si è sbarrazzata di tanti diaframmi e sepimenti onde era sbocconcellata», favorendo la connessione fra gli alienisti della penisola. Questi ultimi, tuttavia, «hanno l’occhio su Roma e Venezia, e molti di loro sono pronti di lasciare all’occasione la penna per la carabina».
L’Archivio mantenne una sostanziale continuità con l’Appendice sia per quanto riguardava l’orientamento medico-scientifico e i temi trattati, sia dal punto di vista dell’organizzazione strutturale: ogni numero prevedeva una sezione di “Memorie originali”, seguite da altre rubriche, intitolate in genere “Rivista” e “Bibliografia”, in cui venivano recensite pubblicazioni e iniziative italiane e straniere di carattere psichiatrico.
Fra gli obiettivi, i principali rimasero quelli di mettere in comunicazione gli alienisti italiani e dar vita ad un’associazione sul modello della Societé Médico-psychologique francese, attuare una riforma dei manicomi, redigere una statistica medica uniforme sul piano nazionale, richiedere una legge sugli alienati e prestare una particolare attenzione al problema dei pazzi criminali, nonché sviluppare le ricerche eziologiche, cliniche e anatomo-fisiologiche sul sistema nervoso e instaurare una corrispondenza e uno scambio di pubblicazioni con le società psichiatriche straniere.
La rivista – stampata prima dalla Tipografia di Giuseppe Chiusi e a partire dal 1868 dai Fratelli Rechiedei – rispetto all’Appendice ebbe a disposizione «quattro fogli di stampa ogni due mesi, invece di un figlio e mezzo», potendo così pubblicare anche «lavori di vasta orditura». I singoli fascicoli erano venduti al costo di 2,50 lire ciascuno.
Tra i successi dell’Archivio vi fu indubbiamente quello di aver fatto da volano alla nascita della Società freniatrica italiana, a partire da un Invito agli alienisti italiani pel prossimo Congresso degli scienziati in Roma pubblicato nel settembre 1873 da Verga e Biffi. La Società venne effettivamente fondata il mese successivo a Roma e il primo numero del 1874 riportò i verbali completi delle sedute, da cui emersero alcuni punti di divergenza tra la scuola psichiatrica milanese e alienisti quali Carlo Livi e Cesare Lombroso. Se Verga propose infatti di dare all’associazione il nome di Società psichiatrica o medico-psicologica, «come fecero i francesi, aprendo così l’ingresso anche ai filosofi», Lombroso si oppose, mentre la maggior parte degli psichiatri, con diverse sfumature, approvò infine la proposta di Livi di denominarla Società freniatrica italiana. Vennero comunque eletti in quella sede, per acclamazione, Verga presidente e Biffi tesoriere-segretario della società. A partire da quel momento, l’Archivio italiano divenne l’organo ufficiale della Società freniatrica italiana e tale rimase fino alla sua chiusura, nel 1891. Dall'anno successivo il periodico confluì nella Rivista sperimentale di freniatria, fondata a Reggio Emilia da Carlo Livi nel 1875 e divenuta a fine secolo la principale protagonista del dibattito psichiatrico nazionale.
Il 1873 segnò di fatto anche una certa discontinuità nella provenienza delle “Memorie originali” e nei temi trattati. Per quanto riguarda gli autori, la percentuale di memorie di alienisti lombardi scese al 40% (a fronte del 61% del decennio precedente e dell’87% dell’Appendice psichiatrica), dando quindi largo spazio anche a firme del centro e sud Italia. L’Archivio divenne dunque finalmente quel «mezzo di avvicinamento e di comunicazione» degli alienisti italiani a cui Verga ambiva fin dal 1852 con la fondazione dell’Appendice psichiatrica. Dal punto di vista delle tematiche, dopo quell’anno si nota invece un’evoluzione ancora più netta verso una prospettiva medica e organicista: i contributi di fisiologia, psicopatologia e terapia, fra il 1873 e 1891, furono complessivamente l’87% del totale (a fronte del 50% nel decennio precedente, e del 68% dell’Appendice psichiatrica). Tra i collaboratori più assidui della rivista vi furono, oltre ai tre direttori e a Livi, gli psichiatri Clodomiro Bonfigli, Raffaele Brugia, Luigi Frigerio, Cesare Lombroso, Federico Venanzio, Giovanni Battista Verga (nipote di Andrea) e il fisiologo Filippo Lussana.
Se si analizzano infine i rapporti con la psichiatria europea, si nota una traiettoria evolutiva che a partire dalla “filiazione francese”, evidente nell’Appendice psichiatrica, piegò poi progressivamente, nell’Archivio italiano, verso la prassi “eminentemente medica” e somatica della psichiatria tedesca.
La fine della carriera di Verga e Biffi, morti a pochi anni di distanza rispettivamente nel 1895 e nel 1899, segnò anche il declino della spinta propulsiva e della preminenza della psichiatria milanese a livello nazionale, a favore della scuola di Reggio Emilia e della Rivista sperimentale di freniatria. Sulle pagine di tale rivista, nel 1915, Augusto Tamburini ricordò che l’Archivio italiano per le malatie nervose era stato «per tanti anni la palestra ove tutti gli alienisti italiani fecero le prime prove e diedero i loro migliori saggi», e «per molti anni l’unico ed onorato segnacolo all’estero della esistenza di una psichiatria italiana».
Luca Frigerio
24/06/2021 (aggiornamento 29/06/2021)
De Bernardi, A., De Peri, F., & Panzeri, L. (1980). Tempo e catene. Manicomio, psichiatria e classi subalterne. Il caso milanese. Milano: FrancoAngeli.
Tamburini, A. (1915). Il primo quarantennio della Rivista sperimentale di freniatria. Rivista sperimentale di freniatria, I-XXV.
Verga, A. (1864). [Introduzione]. Archivio italiano per le malattie nervose e più particolarmente per le alienazioni mentali, 1, 3-10.
Zocchi, P. (2020). Verga, Andrea. In Dizionario biografico degli italiani, vol. 98. Roma: Treccani.
L’Archivio italiano per le malattie (o malatie) nervose e più particolarmente per le alienazioni mentali fu fondato nel 1864 a Milano dallo psichiatra Andrea Verga, in società con i colleghi Serafino Biffi e Cesare Castiglioni, che condivisero con lui anche la direzione della rivista. Il periodico raccoglieva l’eredità dell’Appendice psichiatrica della Gazzetta medica lombarda, trasformandola nel primo vero giornale autonomo della comunità psichiatrica italiana.
Nell’introduzione di Verga al primo numero dell’Archivio (non a caso aperta dalla locuzione latina viresque acquirit eundo, “e procedendo acquista forza”), riecheggiavano i temi della recente conquista dell’Unità d’Italia e le sfide risorgimentali rimaste ancora aperte: finalmente «l’Italia, a dispetto de’ suoi nemici, ha riunite quasi tutte le sue membra, e si è sbarrazzata di tanti diaframmi e sepimenti onde era sbocconcellata», favorendo la connessione fra gli alienisti della penisola. Questi ultimi, tuttavia, «hanno l’occhio su Roma e Venezia, e molti di loro sono pronti di lasciare all’occasione la penna per la carabina».
L’Archivio mantenne una sostanziale continuità con l’Appendice sia per quanto riguardava l’orientamento medico-scientifico e i temi trattati, sia dal punto di vista dell’organizzazione strutturale: ogni numero prevedeva una sezione di “Memorie originali”, seguite da altre rubriche, intitolate in genere “Rivista” e “Bibliografia”, in cui venivano recensite pubblicazioni e iniziative italiane e straniere di carattere psichiatrico.
Fra gli obiettivi, i principali rimasero quelli di mettere in comunicazione gli alienisti italiani e dar vita ad un’associazione sul modello della Societé Médico-psychologique francese, attuare una riforma dei manicomi, redigere una statistica medica uniforme sul piano nazionale, richiedere una legge sugli alienati e prestare una particolare attenzione al problema dei pazzi criminali, nonché sviluppare le ricerche eziologiche, cliniche e anatomo-fisiologiche sul sistema nervoso e instaurare una corrispondenza e uno scambio di pubblicazioni con le società psichiatriche straniere.
La rivista – stampata prima dalla Tipografia di Giuseppe Chiusi e a partire dal 1868 dai Fratelli Rechiedei – rispetto all’Appendice ebbe a disposizione «quattro fogli di stampa ogni due mesi, invece di un figlio e mezzo», potendo così pubblicare anche «lavori di vasta orditura». I singoli fascicoli erano venduti al costo di 2,50 lire ciascuno.
Tra i successi dell’Archivio vi fu indubbiamente quello di aver fatto da volano alla nascita della Società freniatrica italiana, a partire da un Invito agli alienisti italiani pel prossimo Congresso degli scienziati in Roma pubblicato nel settembre 1873 da Verga e Biffi. La Società venne effettivamente fondata il mese successivo a Roma e il primo numero del 1874 riportò i verbali completi delle sedute, da cui emersero alcuni punti di divergenza tra la scuola psichiatrica milanese e alienisti quali Carlo Livi e Cesare Lombroso. Se Verga propose infatti di dare all’associazione il nome di Società psichiatrica o medico-psicologica, «come fecero i francesi, aprendo così l’ingresso anche ai filosofi», Lombroso si oppose, mentre la maggior parte degli psichiatri, con diverse sfumature, approvò infine la proposta di Livi di denominarla Società freniatrica italiana. Vennero comunque eletti in quella sede, per acclamazione, Verga presidente e Biffi tesoriere-segretario della società. A partire da quel momento, l’Archivio italiano divenne l’organo ufficiale della Società freniatrica italiana e tale rimase fino alla sua chiusura, nel 1891. Dall'anno successivo il periodico confluì nella Rivista sperimentale di freniatria, fondata a Reggio Emilia da Carlo Livi nel 1875 e divenuta a fine secolo la principale protagonista del dibattito psichiatrico nazionale.
Il 1873 segnò di fatto anche una certa discontinuità nella provenienza delle “Memorie originali” e nei temi trattati. Per quanto riguarda gli autori, la percentuale di memorie di alienisti lombardi scese al 40% (a fronte del 61% del decennio precedente e dell’87% dell’Appendice psichiatrica), dando quindi largo spazio anche a firme del centro e sud Italia. L’Archivio divenne dunque finalmente quel «mezzo di avvicinamento e di comunicazione» degli alienisti italiani a cui Verga ambiva fin dal 1852 con la fondazione dell’Appendice psichiatrica. Dal punto di vista delle tematiche, dopo quell’anno si nota invece un’evoluzione ancora più netta verso una prospettiva medica e organicista: i contributi di fisiologia, psicopatologia e terapia, fra il 1873 e 1891, furono complessivamente l’87% del totale (a fronte del 50% nel decennio precedente, e del 68% dell’Appendice psichiatrica). Tra i collaboratori più assidui della rivista vi furono, oltre ai tre direttori e a Livi, gli psichiatri Clodomiro Bonfigli, Raffaele Brugia, Luigi Frigerio, Cesare Lombroso, Federico Venanzio, Giovanni Battista Verga (nipote di Andrea) e il fisiologo Filippo Lussana.
Se si analizzano infine i rapporti con la psichiatria europea, si nota una traiettoria evolutiva che a partire dalla “filiazione francese”, evidente nell’Appendice psichiatrica, piegò poi progressivamente, nell’Archivio italiano, verso la prassi “eminentemente medica” e somatica della psichiatria tedesca.
La fine della carriera di Verga e Biffi, morti a pochi anni di distanza rispettivamente nel 1895 e nel 1899, segnò anche il declino della spinta propulsiva e della preminenza della psichiatria milanese a livello nazionale, a favore della scuola di Reggio Emilia e della Rivista sperimentale di freniatria. Sulle pagine di tale rivista, nel 1915, Augusto Tamburini ricordò che l’Archivio italiano per le malatie nervose era stato «per tanti anni la palestra ove tutti gli alienisti italiani fecero le prime prove e diedero i loro migliori saggi», e «per molti anni l’unico ed onorato segnacolo all’estero della esistenza di una psichiatria italiana».
Luca Frigerio
24/06/2021 (aggiornamento 29/06/2021)
Bibliografia
Babini, V.P., Cotti, M., Minuz, F., & Tagliavini, A. (1982). Tra sapere e potere. La psichiatria italiana nella seconda metà dell'Ottocento. Bologna: Il Mulino.De Bernardi, A., De Peri, F., & Panzeri, L. (1980). Tempo e catene. Manicomio, psichiatria e classi subalterne. Il caso milanese. Milano: FrancoAngeli.
Tamburini, A. (1915). Il primo quarantennio della Rivista sperimentale di freniatria. Rivista sperimentale di freniatria, I-XXV.
Verga, A. (1864). [Introduzione]. Archivio italiano per le malattie nervose e più particolarmente per le alienazioni mentali, 1, 3-10.
Zocchi, P. (2020). Verga, Andrea. In Dizionario biografico degli italiani, vol. 98. Roma: Treccani.