Francesco Bonucci

Perugia, 25 Settembre 1826 – Perugia, 14 Marzo 1869
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Biografia

Personalità eclettica e dalla spiccata sensibilità letteraria e artistica, nato a Perugia da una famiglia agiata, iniziò i suoi studi appassionandosi alle lettere e arrivando a distinguersi per alcuni componimenti poetici. Questa passione giovanile fu accompagnata, tuttavia, da un marcato interesse per la scienza medica, che lo portò a conseguire la laurea in medicina presso l’Università di Perugia e a specializzarsi, sotto la guida dello psichiatra Cesare Massari – al tempo direttore del manicomio di Santa Margherita di Perugia –, nello studio dei disordini e delle malattie mentali. Conseguì poi il titolo di dottore a Roma nel 1850.
Bonucci fu una delle principali figure di quella tradizione psichiatrica, di stampo ippocratico-vitalista, che, fondata su una visione dell’uomo in linea con i princìpi del cattolicesimo, trovò, negli anni precedenti l’Unità d’Italia, ampia diffusione all’interno degli Stati pontifici. Questa impostazione teorico-metodologica è ben esemplificata dalla sua opera in due volumi Fisiologia e patologia dell’anima umana (Firenze 1852 e 1854). Lo scritto, orientato alla dimostrazione dell’essenziale identità tra anima e principio vitale riscosse molto successo in Italia e all’estero, ricevendo i favori soprattutto degli alienisti francesi, che ne conobbero i contenuti grazie alla recensione pubblicata nel 1858 dal dottor Maurice Macario sulle Annales médico-psychologiques.
Nel 1856, alla morte di Massari e in virtù dei riconoscimenti scientifici ottenuti, Bonucci fu nominato, appena trentenne, medico primario del manicomio di Santa Margherita. La possibilità di lavorare a contatto con i malati mentali gli offrì l’occasione di raccogliere osservazioni cliniche e statistiche che confluirono in vari rapporti triennali: Delle malattie mentali curate nel manicomio di S. Margherita di Perugia negli anni 1855-1857, 1858-1860, 1861-1863 (Perugia 1858, 1861, 1864).
Al centro delle sue ricerche restò per vario tempo la fisiologia, alla quale dedicò il Sommario di fisiologia dell’uomo (Perugia 1859 e 1868), consacrato all’esposizione delle conoscenze fisiologiche dell’epoca e ai più recenti studi sperimentali. Grazie a tale pubblicazione e all’impegno politico profuso in favore dell’Unità di Italia, a seguito dell’annessione di Perugia al Regno, fu nominato docente di fisiologia all’Università di Perugia (1860) – senza per questo lasciare il suo incarico al manicomio di Santa Margherita. Date le sue precarie condizioni di salute, sei anni dopo venne affiancato nell’insegnamento da Luigi Severini. In qualità di docente dell’Ateneo perugino, tenne svariate lezioni di argomento fisiologico e antropologico, successivamente pubblicate nella raccolta Principi di antropologia e di fisiologia morale dell’uomo (Perugia 1866). Testo assai originale, univa il rigore dell’analisi scientifica a profonde suggestioni letterarie e filosofiche, testimoni della personalità eclettica dell’autore. Bonucci scrisse infatti varie opere di carattere filosofico-speculativo, come il singolare Gli imponderabili o nuovo esame dei mutamenti dinamici dell’universo (Federigo Bencini, Firenze 1856), dedicato alla marchesa Florenzi Waddington e teso a dimostrare che gli imponderabili non sono corpi ma energie o proprietà di questi ultimi, o come le numerose disquisizioni su animismo e vitalismo, pubblicate sulle riviste L’Ippocratico e Archivio italiano per le malattie nervose – le quali, benché fortemente ancorate al dibattito medico-psichiatrico, intendevano dimostrare l’esistenza dell’anima come principio della vita –, o ancora i contributi composti per la Rivista bolognese, impegnata nella critica al positivismo e all’hegelismo di matrice soprattutto napoletana.
È, invece, del 1863 il suo scritto Medicina legale delle alienazioni mentali, dove è discussa la delicata questione della responsabilità morale dei folli in materia giuridica. Quest’opera, in cui Bonucci descriveva la malattia mentale come alterazione del ragionamento e della libertà, arrivando a distinguere tra malattia mentale e disordine spirituale, ricevette il plauso degli alienisti francesi, e segnatamente di Brierre de Boismont – a sua volta impegnato nella dimostrazione dell’esistenza della follia ragionante –, il quale ne diede notizia sulle Annales e contribuì all’elezione di Bonucci a membro della Société médico-psychologique.
L’ultima fase della sua carriera fu contrassegnata da successi e onorificenze. Insignito della Croce dei SS. Maurizio e Lazzaro, fu nominato, alla morte di Giuseppe Zurli, direttore del manicomio di Santa Margherita (1868), e poi eletto preside della Facoltà di Medicina dell’Ateneo perugino.
A causa di un aggravamento del morbo polmonare che lo affliggeva da tempo, morì prematuramente all’età di 43 anni.

Denise Vincenti
09/10/2020

Bibliografia

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Fonte iconografica

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