Antonio Slavich

Fiume, 3 Luglio 1935 – Bolzano, 11 Marzo 2009
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Biografia

Nato a Fiume nel 1935, trascorse la giovinezza a Bolzano fino alla conclusione del liceo classico. Studiò medicina all’Università di Padova, dove conobbe Franco Basaglia, allora responsabile del reparto psichiatrico della Clinica neurologica. A partire dal 1962 affiancò lo stesso Basaglia nell’Ospedale psichiatrico di Gorizia, dove partecipò attivamente alla costituzione della prima comunità terapeutica italiana e all’avvio di quella radicale trasformazione dei manicomi che sarebbe culminata nella loro chiusura con la legge 180 del 1978. A Gorizia, infatti, Basaglia e Slavich diedero avvio a un percorso di democratizzazione e di miglioramento della qualità della vita dei ricoverati: aprirono le porte del manicomio, rifiutarono i sistemi di contenzione e scandirono la vita all’interno dell’ospedale con frequenti assemblee. Un’esperienza raccolta nel celebre volume L’Istituzione negata (1968), curato da Basaglia, a cui Slavich contribuì con un capitolo dal titolo Mito e realtà dell’autogoverno, incentrato sulla praticabilità e i limiti del modello comunitario.
Tra il 1970 e il 1971 i due psichiatri si trasferirono a Colorno, in provincia di Parma, e poco dopo Slavich iniziò a lavorare presso i servizi di salute mentale di Ferrara (1971), di cui divenne direttore nel 1975, assumendo anche la direzione dell’Ospedale psichiatrico. Nel 1973 contribuì alla fondazione del gruppo "Psichiatria Democratica", insieme, tra gli altri, a Franca Ongaro Basaglia, Gian Franco Minguzzi, Agostino Pirella e Lucio Schittar.
A Ferrara aprì progressivamente le porte del manicomio situato a Palazzo Tassoni, in via Ghiara, e della sua succursale di San Bartolo, antico convento fuori le mura. Istituì inoltre una navetta da via Ghiara a San Bartolo, dando la possibilità ai ricoverati di uscire e avere contatti con il mondo esterno. Sotto la sua direzione l’attività teatrale divenne strumento fondamentale di trasformazione del manicomio, grazie alla presenza di figure come Horacio Czertok e Cora Herrendorf, esuli argentini fondatori della compagnia Teatro Nucleo. Il documentario L’attore in manicomio racconta la loro esperienza nei reparti e nei cortili dell’istituzione psichiatrica nel 1977. Questo raro video contribuì a far conoscere le condizioni manicomiali precedenti alla riforma e mostrò come il teatro ne modificasse gli equilibri, dando la possibilità ai degenti di mescolarsi e confrontarsi con infermieri, medici e volontari.
Nel 1978, anticipando di qualche mese l’approvazione della legge 180, il manicomio di Ferrara fu chiuso. Il convegno “La Scopa Meravigliante”, tenutosi su iniziativa di Slavich nei locali aperti della struttura estense il 9 e 10 gennaio di quell’anno, sancì il ruolo che la fantasia creativa e la leggerezza avrebbero dovuto avere nell’attuazione della riforma sanitaria. Il convegno venne infatti dedicato alla funzione della ricerca teatrale e dell’immagine nella destabilizzazione dei manicomi. All’incontro parteciparono gruppi teatrali, psichiatri, operatori sociali e comuni cittadini.
L’esperienza ferrarese fu raccolta da Slavich nel volume La scopa meravigliante. Preparativi per la legge 180 a Ferrara e dintorni 1971-1978, pubblicato nel 2003.
Dal 1978 al 1993 lo psichiatra si spostò a Genova, dove divenne direttore dell’Ospedale psichiatrico di Quarto e dove ricoprì anche la carica di consigliere comunale e provinciale.

Paola Panciroli
23/12/2020
 

Bibliografia

Basaglia, F. (a cura di) (2014). L’istituzione negata. Milano: Baldini e Castoldi.
Slavich, A. (2003). La scopa meravigliante. Preparativi per la legge 180 a Ferrara e dintorni 1971-1978. Roma: Editori Riuniti.
Slavich, A. (2018). All'ombra dei ciliegi giapponesi. Gorizia 1961. Merano: Alpha Beta.
Teatro Nucleo (1877/78). L’attore in manicomio, video disponibile su YouTube.
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