Ferruccio Banissoni

Trieste, 29 Novembre 1888 – Roma, 27 Aprile 1952
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Biografia

Originario di Trieste, nel 1913 si trasferì a Vienna per studiarvi medicina ed ebbe modo di seguire per due anni le lezioni di Sigmund Freud, al quale fu presentato dal vecchio compagno di scuola Edoardo Weiss. Fu un’esperienza fondamentale, che influenzò – come ebbe modo di ricordare in seguito – tutta la sua opera di psicoterapeuta e ogni sua attività psicologica di ricerca, applicativa e didattica.
Interrotti gli studi a causa dello scoppio della prima guerra mondiale, in quanto renitente alla leva austriaca del 1915 fu arrestato e condotto in campo di concentramento, dove trascorse quasi tutto il periodo bellico. Rientrato a Trieste nel novembre 1918, ammalato e senza mezzi, decise di trasferirsi a Roma, dove conobbe Sante De Sanctis, con il quale si laureò nel 1921. Fu assistente dello stesso De Sanctis all'Istituto di psicologia per diversi anni, alternando sempre il lavoro scientifico con quello professionale di medico e psichiatra. Sempre nell’istituto romano conobbe anche la futura moglie, Paola Fambri, che in quel periodo era assistente volontaria. Continuò a interessarsi di psicoanalisi, anche se la sua posizione di cattolico osservante, in un periodo in cui la Chiesa era fortemente ostile alle dottrine di Freud, gli fece sempre mantenere una certa libertà di pensiero e un atteggiamento critico nei confronti della disciplina. Quando Weiss nel 1931 si trasferì a Roma e riorganizzò la Società psicoanalitica italiana, Banissoni vi aderì, pur distaccandosene in seguito per alcuni dissensi dottrinali.
Intanto, nel 1926 aveva conseguito la libera docenza in Psicologia sperimentale, e poiché De Sanctis nel 1929 era passato alla cattedra di Clinica delle malattie nervose e mentali, lo aveva provvisoriamente sostituito alla direzione dell’Istituto. In questo periodo svolse un'intensa attività didattica, orientata alla formazione psicologica di educatori, assistenti sociali e tecnici in campo assistenziale.
La sua permanenza presso l'Istituto di psicologia di Roma continuò anche sotto la direzione di Mario Ponzo, finché, dopo aver ottenuto nel 1939 la libera docenza in Medicina preventiva dei lavoratori e Psicotecnica, nel 1940 passò al Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) come segretario della Commissione permanente per le applicazioni della psicologia. Quando nel marzo 1940 fu fondato il Centro sperimentale di psicologia applicata del CNR, ne divenne direttore, organizzando corsi di psicologia applicata per medici, insegnanti e assistenti sociali. Mantenne questo incarico fino alla morte, dopo aver vinto nel 1948 anche il concorso universitario per la cattedra di psicologia all'Università di Trieste.
Dopo i primi anni dedicati alla psicologia sperimentale, si interessò a tutti i campi della psicologia applicata – dalla psicotecnica all’orientamento professionale, dall’assistenza medico-sociale all’educazione fisica – organizzando per primo in Italia un servizio psicologico delle Forze armate e tenendo lezioni all’Accademia della Farnesina.
Cesare Musatti, nel suo necrologio, ricorda in particolare, tra gli scritti di Banissoni: Applicazioni dell'elettrocardiogramma in psicologia sperimentale (1926), frutto delle ricerche condotte ispirandosi ai lavori di Mira y Lopez e di Hyde, grazie alle quali “per primo in Italia applicò l’elettrocardiografia per lo studio delle concomitanti somatiche degli stati emotivi”; La psicologia della volontà (1926), basato su un'analisi critica delle ricerche di Külpe, Ach, Michotte, Bechterev e De Sanctis; Il lavoro fisico e il lavoro mentale in rapporto al fanciullo (1932), in cui proseguiva le ricerche di De Sanctis e della Fambri sui bambini anormali; Considerazioni sull'istinto di aggressione (1933), in cui anticipava "questioni più tardi divenute particolarmente attuali nel mondo degli psicoanalisti: come quella fondamentale se si debba ammettere un istinto di morte, specifico e autonomo, e se si debba ricondurre soltanto ad un tale istinto la umana aggressività"; Processi di adattamento psichico del malato e assistenza sociale (1937), in cui trattava di medicina psicosomatica "quando ancora questo vocabolo non esisteva"; La psicologia dell'inventore (1940), in cui indagava la funzione dell’aggressività nel campo dell’attività conoscitiva; Vita militare e preparazione professionale (1946), in cui proponeva di utilizzare la selezione militare anche a scopi civili, cioè come orientamento professionale per la futura vita civile dei militari.

Paola Zocchi
14/01/2016

Bibliografia

Accerboni, Anna Maria (a cura di) (1987). La cultura psicoanalitica. Atti del convegno (Trieste 5-8 dicembre 1985). Edizioni Studio Tesi, p. 191.
Lombardo, G.P., Pompili, A., & Mammarella, V. (2002). Psicologia applicata e del lavoro in Italia: studi storici. Milano: FrancoAngeli, p. 116.
Musatti, C. (1952). Prof. Ferruccio Banissoni. Necrologio. Estratto dall'Annuario dell'Università di Trieste, a.a. 1951-52.

Fonte iconografica

Musatti, C. (1952). Prof. Ferruccio Banissoni. Necrologio. Estratto dall'Annuario dell'Università di Trieste, a.a. 1951-52.
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