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Nel 1942 Olivetti, che nutriva un vivo interesse per la psicologia, prese contatto con vari studiosi italiani per realizzare un centro di psicologia industriale volto all'analisi dei problemi psicologici connessi all'attività lavorativa. Dopo aver contattato Alberto Marzi e Fabio Metelli, affidò a Cesare Musatti, allora insegnante al liceo Parini di Milano, la direzione del progettato centro. L'obiettivo di Olivetti, condiviso da Musatti, non era quello di creare un semplice laboratorio di psicotecnica, sul modello dei pochi già esistenti in Italia (un laboratorio cioè diretto alla selezione psicomotoria del personale mediante l'impiego di test attitudinali), ma quello di avviare una vera e propria attività di psicologia industriale, intesa come applicazione della psicologia sperimentale e clinica allo studio delle condizioni oggettive del lavoro e della situazione soggettiva del lavoratore.
Giunto a Ivrea nel 1942, Musatti inserì la propria attività nell'organizzazione tecnica della fabbrica, collaborando prima con il Centro formazione meccanici, poi con l'Ufficio tempi e metodi. Nel luglio 1943 portò a termine un'indagine sull'organizzazione del lavoro all'Olivetti, in cui dimostrò come il sistema usato dall'azienda per la determinazione dei tempi e dei metodi di lavorazione fosse astratto e arbitrario, in quanto non considerava i caratteri concreti del lavoro umano, cioè i fattori psicologi e fisiologici che condizionano le modalità e i tempi di esecuzione delle varie operazioni lavorative.
Lasciata la fabbrica nel settembre dello stesso anno, Musatti vi rientrò al termine della guerra, riprendendo con Olivetti il programma di un Centro di psicologia e chiamando Gaetano Kanizsa a collaborare con lui, per poi tornare all'insegnamento universitario a Milano nel 1946.
La psicologia rientrò all'Olivetti nel 1947 come attività di selezione del personale, avviata nell'ambito dell'Ufficio personale operaio dall'ingegnere Vittorio Milani, che aveva conoscenza delle selezioni psicometriche in uso negli Stati Uniti. Per lo svolgimento dell'attività selettiva fu istituito un laboratorio psicotecnico, che nei primi anni Cinquanta con l'arrivo di Nicolò Numeroso dall'Istituto di psicologia del CNR cominciò a collaborare con i servizi sanitari e i servizi sociali. Nel 1955 con l'arrivo di Francesco Novara, medico e psicologo il laboratorio si trasformò in vero e proprio Centro di psicologia, in cui lavorarono Emanuele Di Castro dal 1956, Silvano Del Lungo, Renato Rozzi dal 1961, e poco dopo, lo stesso Musatti, che rientrò come consulente e coordinatore scientifico.
Con l'espansione dell'azienda, il Centro si sviluppò e acquistò una fisionomia sempre più complessa. Operando in un contesto favorevole una fabbrica avanzata, integrata al territorio, attenta alle problematiche sociali e culturalmente aperta poté infatti differenziare le sue funzioni e farsi carico delle esigenze innovative provenienti dalla realtà interna ed esterna all'azienda.
Nell'ambito dell'attività di selezione, gli psicologi dell'Olivetti misero in rilievo la centralità del colloquio clinico: le prove psicotecniche tradizionali dovevano essere completate da colloqui individuali, finalizzati a conoscere l'immagine del mondo aziendale e le aspettative che i soggetti avevano maturato; l'operaio doveva essere interpellato sul proprio lavoro e sulla propria storia. Nell'ambito dell'attività di formazione e promozione interna, gli psicologi furono impegnati nell'insegnamento, negli esami di accesso alle scuole aziendali e nella valutazione dei candidati per i permessi di studio retribuiti presso le scuole pubbliche o le università. Con l'aumento dei quadri intermedi, furono inoltre coinvolti nella scelta degli "operatori" o "capisquadra". In analogia con le istituzioni assistenziali esterne alla fabbrica, istituirono infine nel 1958 il Centro riqualificazione operai, destinato a valutare la recuperabilità lavorativa dei soggetti che manifestavano un precoce deterioramento psicofisico e a facilitare l'inserimento nell'azienda dei soggetti disabili o con difficoltà psichiche.
Nell'ambito della gestione dei progetti di sviluppo organizzativo, gli psicologi furono chiamati a convalidare i modelli di organizzazione, a verificare le ragioni di ridotta efficienza dei reparti, a mettere a punto metodi e strumenti per la valutazione del rendimento degli operai, ed entrarono in alcuni casi come in occasione delle inchieste sulle linee transfer di montaggio del 1961 e 1965 in aperto conflitto con gli organi di produzione.
Negli anni '60 e '70 il Centro organizzò una serie di incontri con istituzioni accademiche e professionali italiane e straniere, per avviare un confronto pubblico sull'esperienza che stavano maturando. Questa esperienza si avviò ad esaurimento negli anni '80, con il declino delle aziende Olivetti, mentre il Centro di psicologia fu chiuso definitivamente nel 1993.
Marina Manotta
Lombardo, G.P., Pompili, A., & Mammarella, V. (a cura di) (2002). Psicologia applicata e del lavoro in Italia. Studi storici. Milano: Franco Angeli.
Musatti, C., Baussano, G., Novara, F., & Rozzi, R. (a cura di) (1980). Psicologi in fabbrica. La psicologia del lavoro negli stabilimenti Olivetti. Torino: Einaudi.
Musatti, C. (1963). Studio sui tempi di cottimo in un'azienda metalmeccanica. Rivista di psicologia, 57(2), 91-122.
Novara, F., Rozzi, R., & Sarchielli, G. (1983).Psicologia del lavoro. Bologna: Il Mulino.
Novara, F., Garruccio, R., & Rozzi, R. (a cura di) (2005). Uomini e lavoro alla Olivetti. Milano: Bruno Mondadori.
Rozzi, R. (1975). Psicologi e operai. Soggettività e lavoro nell'industria italiana. Milano: Feltrinelli.
Rozzi, R. (2002). La selezione nel Centro di psicologia dell'Olivetti. Intervista a Renato Rozzi a cura di M. Guidoreni e R. Zuffo. Il tavolo di Piero. Periodico di consulenza di direzione, risorse umane e promozione dell'arte, 2, 60-71.
Il Centro di psicologia del lavoro presso il complesso industriale Olivetti di Ivrea fu voluto e creato da Adriano Olivetti (1901-1960), presidente della omonima Società, nell'ambito di un progetto globale di rinnovamento dell'impresa aziendale.
Nel 1942 Olivetti, che nutriva un vivo interesse per la psicologia, prese contatto con vari studiosi italiani per realizzare un centro di psicologia industriale volto all'analisi dei problemi psicologici connessi all'attività lavorativa. Dopo aver contattato Alberto Marzi e Fabio Metelli, affidò a Cesare Musatti, allora insegnante al liceo Parini di Milano, la direzione del progettato centro. L'obiettivo di Olivetti, condiviso da Musatti, non era quello di creare un semplice laboratorio di psicotecnica, sul modello dei pochi già esistenti in Italia (un laboratorio cioè diretto alla selezione psicomotoria del personale mediante l'impiego di test attitudinali), ma quello di avviare una vera e propria attività di psicologia industriale, intesa come applicazione della psicologia sperimentale e clinica allo studio delle condizioni oggettive del lavoro e della situazione soggettiva del lavoratore.
Giunto a Ivrea nel 1942, Musatti inserì la propria attività nell'organizzazione tecnica della fabbrica, collaborando prima con il Centro formazione meccanici, poi con l'Ufficio tempi e metodi. Nel luglio 1943 portò a termine un'indagine sull'organizzazione del lavoro all'Olivetti, in cui dimostrò come il sistema usato dall'azienda per la determinazione dei tempi e dei metodi di lavorazione fosse astratto e arbitrario, in quanto non considerava i caratteri concreti del lavoro umano, cioè i fattori psicologi e fisiologici che condizionano le modalità e i tempi di esecuzione delle varie operazioni lavorative.
Lasciata la fabbrica nel settembre dello stesso anno, Musatti vi rientrò al termine della guerra, riprendendo con Olivetti il programma di un Centro di psicologia e chiamando Gaetano Kanizsa a collaborare con lui, per poi tornare all'insegnamento universitario a Milano nel 1946.
La psicologia rientrò all'Olivetti nel 1947 come attività di selezione del personale, avviata nell'ambito dell'Ufficio personale operaio dall'ingegnere Vittorio Milani, che aveva conoscenza delle selezioni psicometriche in uso negli Stati Uniti. Per lo svolgimento dell'attività selettiva fu istituito un laboratorio psicotecnico, che nei primi anni Cinquanta con l'arrivo di Nicolò Numeroso dall'Istituto di psicologia del CNR cominciò a collaborare con i servizi sanitari e i servizi sociali. Nel 1955 con l'arrivo di Francesco Novara, medico e psicologo il laboratorio si trasformò in vero e proprio Centro di psicologia, in cui lavorarono Emanuele Di Castro dal 1956, Silvano Del Lungo, Renato Rozzi dal 1961, e poco dopo, lo stesso Musatti, che rientrò come consulente e coordinatore scientifico.
Con l'espansione dell'azienda, il Centro si sviluppò e acquistò una fisionomia sempre più complessa. Operando in un contesto favorevole una fabbrica avanzata, integrata al territorio, attenta alle problematiche sociali e culturalmente aperta poté infatti differenziare le sue funzioni e farsi carico delle esigenze innovative provenienti dalla realtà interna ed esterna all'azienda.
Nell'ambito dell'attività di selezione, gli psicologi dell'Olivetti misero in rilievo la centralità del colloquio clinico: le prove psicotecniche tradizionali dovevano essere completate da colloqui individuali, finalizzati a conoscere l'immagine del mondo aziendale e le aspettative che i soggetti avevano maturato; l'operaio doveva essere interpellato sul proprio lavoro e sulla propria storia. Nell'ambito dell'attività di formazione e promozione interna, gli psicologi furono impegnati nell'insegnamento, negli esami di accesso alle scuole aziendali e nella valutazione dei candidati per i permessi di studio retribuiti presso le scuole pubbliche o le università. Con l'aumento dei quadri intermedi, furono inoltre coinvolti nella scelta degli "operatori" o "capisquadra". In analogia con le istituzioni assistenziali esterne alla fabbrica, istituirono infine nel 1958 il Centro riqualificazione operai, destinato a valutare la recuperabilità lavorativa dei soggetti che manifestavano un precoce deterioramento psicofisico e a facilitare l'inserimento nell'azienda dei soggetti disabili o con difficoltà psichiche.
Nell'ambito della gestione dei progetti di sviluppo organizzativo, gli psicologi furono chiamati a convalidare i modelli di organizzazione, a verificare le ragioni di ridotta efficienza dei reparti, a mettere a punto metodi e strumenti per la valutazione del rendimento degli operai, ed entrarono in alcuni casi come in occasione delle inchieste sulle linee transfer di montaggio del 1961 e 1965 in aperto conflitto con gli organi di produzione.
Negli anni '60 e '70 il Centro organizzò una serie di incontri con istituzioni accademiche e professionali italiane e straniere, per avviare un confronto pubblico sull'esperienza che stavano maturando. Questa esperienza si avviò ad esaurimento negli anni '80, con il declino delle aziende Olivetti, mentre il Centro di psicologia fu chiuso definitivamente nel 1993.
Marina Manotta
Bibliografia
Garruccio, R. (2013). Francesco Novara e la psicologia del lavoro in Olivetti nello snodo degli anni Sessanta. In M. Antonelli, & P. Zocchi (a cura di), Psicologi in fabbrica. Storie e fonti (pp. 177-190). Roma: Aracne.Lombardo, G.P., Pompili, A., & Mammarella, V. (a cura di) (2002). Psicologia applicata e del lavoro in Italia. Studi storici. Milano: Franco Angeli.
Musatti, C., Baussano, G., Novara, F., & Rozzi, R. (a cura di) (1980). Psicologi in fabbrica. La psicologia del lavoro negli stabilimenti Olivetti. Torino: Einaudi.
Musatti, C. (1963). Studio sui tempi di cottimo in un'azienda metalmeccanica. Rivista di psicologia, 57(2), 91-122.
Novara, F., Rozzi, R., & Sarchielli, G. (1983).Psicologia del lavoro. Bologna: Il Mulino.
Novara, F., Garruccio, R., & Rozzi, R. (a cura di) (2005). Uomini e lavoro alla Olivetti. Milano: Bruno Mondadori.
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Rozzi, R. (2002). La selezione nel Centro di psicologia dell'Olivetti. Intervista a Renato Rozzi a cura di M. Guidoreni e R. Zuffo. Il tavolo di Piero. Periodico di consulenza di direzione, risorse umane e promozione dell'arte, 2, 60-71.