Benussi e il confronto spazio-temporale

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Una delle linee essenziali lungo cui si sviluppa la ricerca sperimentale di Vittorio Benussi, testimoniata dai documenti conservati nel suo archivio, in particolare nella partizione "Didattica", riguarda la  descrizione e classificazione degli atti psichici attraverso i quali si costituisce la nostra esperienza fenomenica.
Secondo Benussi, l'esperienza percettiva del soggetto non è determinata direttamente ed esclusivamente dalle relazioni oggettive tra gli stimoli. Queste ultime, infatti, possono essere modificate (rafforzate, annullate o addirittura capovolte) da fattori di origine asensoriale, ovvero a fattori organizzativi dipendenti dal soggetto quali, ad esempio, la distribuzione attentiva e il risalto fenomenico (Auffälligkeit). Obiettivo delle sue indagini, dunque, diviene quello di svelare il complesso di queste operazioni soggettive (per lo più inconsapevoli) attraverso cui si costituiscono le datità dell'esperienza, ripercorrendo a ritroso il movimento che dal polo oggettuale (fenomenico) conduce a quello soggettivo.
Il risultato della dinamica che coinvolge il polo soggettivo (l'atto percettivo) e quello oggettivo o fenomenico può essere studiato esaminando, ad esempio, alcuni casi di confronto tra oggetti. In particolare, studiando il ruolo dell'attenzione nei processi di confronto spazio-temporali, Benussi mette in evidenza l'esistenza di un fenomeno che a prima vista appare "assurdo" (Didattica 1.23), ovvero l'esistenza di impressioni "accessorie (o di accompagnamento)" che interferiscono con i processi di confronto, "orientandoli" in maniera involontaria.
Con le sue ricerche Benussi dimostra come, in alcune condizioni, l'atto di giudizio comparativo non si fondi esclusivamente sugli oggetti che si pensa di confrontare, ma su impressioni accessorie o di accompagnamento che, all'insaputa del soggetto, si sovrappongono agli oggetti propri, condizionando il confronto stesso. Nell'atto di giudizio comparativo, cioè, si verifica la sostituzione soggettiva di un elemento improprio o estraneo (vergleichsfremder Gegestand) agli elementi propri da confrontare.
Siamo di fronte a un fenomeno che Benussi definisce di "produzione indiretta" (indirekte Produktionswirkung) consistente nella produzione di una relazione di Auffälligkeit (risalto) in grado di presentare al soggetto dei contenuti impropri su cui egli (inconsapevolmente) fonda dei processi comparativi, pur ritenendo di riferire l'esito del confronto agli oggetti propri da confrontare.
Nella sua opera principale del 1913, Psychologie der Zeitauuffassung, Vittorio Benussi affermerà al riguardo: "In nessun processo di confronto è possibile restringere l'estensione della coscienza in modo tale che, durante lo svolgimento dei processi parziali implicati in questo processo complessivo, giungano ad interna presentificazione solo gli oggetti tra i quali deve effettivamente svolgersi il confronto" (Psychologie der Zeitauffassung, p. 281). Questa affermazione, tanto articolata quanto chiara e definitiva, è preceduta e sostenuta da una serie di esperimenti atti a verificare gli assunti teorici qui esposti. Il riferimento, in particolare, è al materiale sperimentale e alle riflessioni raccolte in alcune lezioni tenute all'Università di Graz nel semestre invernale del 1906/1907 e raccolte nelle Didattiche 1.22 e 1.23.
Nella lezione intitolata Un esempio di intromissione di grandezze di confronto improprie (Ein Beispiel zur Einmischung uneigentlicher Vergleichsgrößen), del settembre 1906 (Didattica 1.22), Benussi riporta i protocolli sperimentali di un esperimento volto ad indagare i fattori che condizionano la formulazione di giudizi di confronto, analizzando in particolare la seguente situazione: dati 3 punti presentati in successione, al soggetto viene affidato il compito di effettuare un confronto spaziale e di giudicare quale delle due distanze (ovvero quella tra il primo e il secondo punto o quella tra il secondo e il terzo) sia la maggiore. Contestualmente alle distanze spaziali, ma indipendentemente da queste, venivano modificati anche gli intervalli temporali tra i punti presentati Benussi scrive: "Se [i punti] 2 e 3 compaiono uno dopo l'altro molto rapidamente (quasi contemporaneamente), allora il giudizio di confronto viene influenzato da un secondo giudizio". In altri termini: qualora la distanza temporale (rapidità) con cui si succedono i punti assuma caratteristiche particolari, il giudizio di confronto riguardante le loro distanze spaziali viene influenzato da un giudizio accessorio (Didattiche 1.21 e 1.23).
Questa riflessione viene ripresa ed approfondita nella Lezione 3 dell'8 novembre 1906 (Didattica 1.23, semestre invernale 1906/1907) in cui, studiando su base visiva e tattile il confronto di distanze questa volta temporali (e variando in modo indipendente le distanze spaziali tra i punti), Benussi si propone esplicitamente di determinare "se nel confronto possa intromettersi qualcosa che non va affatto confrontato". Benussi precisa: "Nel nostro caso è dunque possibile che nel confrontare distanze temporali si confrontino in realtà oggetti che distanze temporali non sono e che il giudizio comparativo si formi in funzione del grado di somiglianza di questi oggetti di confronto impropri".
Nel processo che conduce al costituirsi dell'esperienza percettiva, spazio e tempo hanno dunque, secondo Benussi, un grado di somiglianza tale da orientare il confronto in una maniera del tutto specifica e talvolta impropria. "Se si devono confrontare due oggetti – prosegue nella Lezione 9 del 15 gennaio 1907 – allora la differenza tra questi oggetti rilevante ai fini del confronto non è uguale alla differenza oggettiva. Se quest'ultima è uguale a zero, può esservi una differenza soggettiva che dà luogo a una diversità". Benussi conclude le sue analisi riconducendo questa interferenza tra oggetti propri e impropri al polo soggettivo dell'esperienza percettiva: "Se si modifica qualcosa, ciò va attribuito alla rappresentazione" (Lezione 10).
L'importanza della soggettività nella costituzione dell'esperienza è dimostrata anche dal fatto che l'intromissione di oggetti impropri non si verifica in un'unica modalità sensoriale. Lo stesso esperimento sopra descritto può essere infatti effettuato anche utilizzando dei pesi fatti cadere a distanze diverse e con intervalli diversi sulla pelle dell'avambraccio del soggetto. Il risultato non cambia: la "modificazione della differenza apparente [tra i punti] è una conseguenza della loro posizione spaziale e temporale" (Didattica 1.23). Anche in questo caso, come si diceva all'inizio, la base oggettuale su cui si fonda l'atto di giudizio comparativo non risulta univocamente determinata (Vergleinchsmehrdeutigkeit).
Queste ricerche di Benussi sull'intromissione di grandezze improprie nei processi di confronto, risalenti al 1906, sono particolarmente rilevanti perché il paradigma sperimentale in esse utilizzato e i risultati ottenuti (pubblicati dallo stesso Benussi negli anni 1907, 1913, 1914 e 1917) contengono in nuce la scoperta di quei fenomeni che la letteratura successiva codificherà come Effetto Tau (così definito da Harry Helson a partire dal 1930) ed Effetto Kappa (la definizione si deve a John Choen, Hansel e John Sylvester nel 1953, anche se già Magoshiro Abe lo aveva studiato dal 1935).

Roberta Cermisoni
21/11/2011

Bibliografia

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Antonelli, M. (1996). Percezione e coscienza nell'opera di Vittorio Benussi. Milano: Franco Angeli.
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Choen, J., Hansel, C., & Sylvester, J.D. (1953). A new phenomenon in time judgment, Nature19, 901.
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