Teatro in manicomio

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Il 7 gennaio 1929, sul giornale Il Resto del Carlino, compariva un articolo intitolato “Una recita all’Ospedale Roncati”. Si trattava del manicomio provinciale di Bologna, l’Ospedale Roncati di via Sant’Isaia 90, diretto dallo psichiatra e psicologo Giulio Cesare Ferrari, dove il giorno precedente era andata in scena per la prima volta una rappresentazione teatrale aperta al pubblico. I protagonisti della recita, nonché autori e allestitori dello spettacolo, erano stati i ricoverati stessi, i quali avevano organizzato nei locali dell’istituto anche un’esposizione artistica. L’iniziativa, ideata dal direttore Ferrari, utilizzava il teatro a scopo terapeutico ed educativo, permettendo ai ricoverati di riavvicinarsi al mondo esterno e “reale”, da cui si erano allontanati e dal quale rischiavano di rimanere alienati.
La rappresentazione teatrale messa in scena per la prima volta al Roncati il 6 gennaio 1929 si intitolava “Ritorno alla gioia” e vedeva, nel ruolo di protagonista, Carolina Garagnani (1866-1932), ex cantante lirica bolognese di fama internazionale, internata nel 1927, la quale recitava insieme alla figlia. Quest’ultima, dimenticata dall’artista a causa della malattia e anch’essa ricoverata in manicomio, veniva tenuta a distanza dalla madre, che provava nei suoi confronti una forte avversione.
“Il professore, dopo aver ringraziato gli intervenuti per il bene che questo interessamento […] può fare agli alienati, ha preannunciato che non del tutto prevedibile sarebbe stata la soluzione del piccolo dramma ideato […]. Infatti la protagonista nella realtà manicomiale aveva sempre dimostrato un’invincibile avversione verso l’altra ammalata, che nella finzione scenica avrebbe invece potuto pretendere all’affettuosità inerente all’amore materno; non si poteva quindi immaginare quale delle due realtà, se la scenica o, per così dire, l’umana, nella mente dell’artista pazza ugualmente potenti, avrebbero all’ultimo momento prevalso” (Il Resto del Carlino, 7 gennaio 1929).
Il dramma metteva in scena il dolore di una madre che, dopo molte angosciose peripezie, riusciva a ritrovare la figlia. Attraverso la finzione dello spettacolo dunque, le due ricoverate potevano riavvicinarsi. E infatti, concludeva l’articolo del Resto del Carlino, “l’atteso epilogo si è svolto senza incidenti, avendo la madre accolto fra le sue braccia la figlia”.
Quel giorno, Ferrari aveva invitato personalità illustri, tra cui il procuratore del re, il prefetto e diversi esponenti della Deputazione provinciale e delle famiglie più in vista della città, che continuarono a presenziare anche alle repliche successive. Notevole fu anche l’interesse della stampa: erano presenti infatti all’evento il direttore e il capo-redattore del Carlino, il giornale che continuò poi a pubblicizzare l’evento annunciando a grandi lettere: “L’appuntamento è per tutti al 90!”.
Le rappresentazioni teatrali continuarono infatti al Roncati anche negli anni a seguire, con lo stesso successo che ebbero il 6 gennaio 1929, quando per la prima volta erano state aperte al pubblico le porte del manicomio.  Anche il numero degli invitati aumentò nel corso del tempo, tanto da riuscire a contare fino a trecento spettatori, impazienti di assistere agli spettacoli che, per il grande successo, iniziarono ad essere rappresentati ogni domenica.
Di queste recite abbiamo testimonianza in alcune fotografie conservate presso il Centro Aspi – Archivio storico della psicologia italiana dell’Università di Milano-Bicocca, che si propongono in questa galleria. Tratte dal Fondo Ferrari, le immagini ritraggono i pazienti del manicomio bolognese nelle vesti di attori.

Francesca Salvatore
19/10/2018

Bibliografia

Montanari, E. (2015). Sant’Isaia 90. Cent’anni di follia a Bologna. (Capitolo 4). Bologna: Pendragon.
Una recita all’Ospedale Roncati. Il Resto del Carlino, 7 gennaio 1929.
Uno spettacolo al Manicomio di Bologna. Il Corriere della Sera, 9 gennaio 1929.
Una rappresentazione a Sant’Isaia numero 90. Il Resto del Carlino, 20 gennaio 1930.

Fonte iconografica

Aspi Archivio storico della psicologia italiana, Università di Milano-Bicocca, Fondo Ferrari.
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