Ferrari e i “cavalli pensanti” di Elberfeld

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Nel 1890, nella cittadina tedesca di Elberfeld, il maestro di scuola Wilhelm von Osten intraprese la sperimentazione di un sistema di istruzione elementare per cavalli, riuscendo a ottenere che il suo stallone russo di nome Hans imparasse a contare e ad eseguire semplici operazioni matematiche.
La vicenda suscitò scalpore e portò nel 1904 alla costituzione di una commissione di studio composta dallo psicologo Carl Stumpf e dal fisiologo Wilibald Nagel (professori all’Università di Berlino), dal direttore del giardino zoologico, dal direttore di un circo e da alcuni veterinari e ufficiali di cavalleria. La commissione confermò che non vi erano trucchi, poiché il cavallo eseguiva i calcoli anche in assenza del suo padrone.
Fu allora che Oskar Pfungst, allievo del Laboratorio di psicologia di Berlino, affermò, dopo un attento studio, che il cavallo era indotto a rispondere in modo esatto dall’osservazione dei movimenti incoscienti della testa e degli occhi dello sperimentatore. In sostanza si avallava l’ipotesi dell’esistenza dell’intelligenza animale e si apriva un nuovo campo di osservazione per la psicologia.
Nel 1909, alla morte di Osten, il negoziante di bigiotterie Karl Krall (1863-1929) raccolse l’eredità dell’amico e continuò gli esperimenti su più larga scala: istruì diversi cavalli, di cui uno cieco di nome Berto. In particolare, rivelarono capacità impressionanti i due stalloni arabi Muhamed e Zarif. Questi ultimi, divenuti poi famosi come “i cavalli pensanti di Elberfeld”, furono messi in grado di eseguire calcoli complicati quali l’estrazione fino alla radice quinta di numeri a più cifre. Per esprimersi, gli animali utilizzavano cartoni su cui erano stampati i numeri e le lettere dell’alfabeto, che essi battevano con lo zoccolo.
Krall pubblicò nel 1912 il volume Denkende Tiere (Animali pensanti), riuscendo a ottenere una grande attenzione dal mondo scientifico, incuriosito dal fenomeno. Molti studiosi si recarono allora a Elberfeld per rendersi conto di persona delle capacità dei cavalli. Tra loro vi furono lo psicologo Edouard Claparède dell’Università di Ginevra, lo scrittore belga Maurice Maeterlink, il fondatore della psicosintesi Roberto Assagioli, il professor Alexandre Besredka dell’Institut Pasteur di Parigi, il biologo e studioso di parapsicologia William Mackenzie, il fondatore dell’Università Cattolica di Milano, padre Agostino Gemelli, il celebre naturalista Ernest Haeckel e molti altri.
Anche Giulio Cesare Ferrari, che ricevette il volume di Krall direttamente dall’autore, si recò a Elberfeld, dedicando poi molto spazio all’argomento nella sua Rivista di psicologia: egli stesso vi pubblicò gli articoli La “Scuola dei cavalli” a Elberfeld (1912, pp. 461-478); Il primo mese d’istruzione di un cavallo (scritto con Carlo Felice Pullé, 1913, pp. 178-189); Bestie che pensano (1913, pp. 246-249); Psicologia animale (1914, pp. 38-46); Esperimenti di controllo per le ricerche di K. Krall sulle facoltà matematiche dei cavalli (1914, pp. 158-160). La rivista ospitò inoltre nel 1912 un articolo del biologo, filosofo e parapsicologo inglese William MacKenzie, I cavalli pensanti di Elberfeld, (pp. 479-517) e successivamente, nel 1914, uno scritto di Vittorio Ricciarelli, Ricerche originali sulla psicologia di un cavallo (Nota preventiva) (pp. 151-157).
Nel Fondo Ferrari sono presenti il libro di Krall, il manoscritto dell’articolo di Ferrari La “Scuola dei cavalli” a Elberfeld e due lettere di MacKenzie a Ferrari sull’argomento.

Paola Zocchi
12/04/2009

Bibliografia

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