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Professore Stimat.mo,
Ho molto piacere che la mia comunicazione [1] l'abbia interessata. Non ho nessuna difficoltà a che se ne faccia cenno nella sua Rivista, ma mi sembrerebbe meglio che il cenno venisse fatto da lei, magari riportando la mia lettera. Al mio nome in tutte lettere, potrebbe sostituire le iniziali L.C. [2]
Se poi crede che si debba dare altra forma alla mia prosa, forse non troppo scelta, io la pregherei di rimandarmi la mia lettera, di cui non ho tenuto copia.
Io sono tanto occupato per affari miei e di altri, che mi riuscirebbe alquanto gravoso in questi giorni di compilare un articolo per la Rivista.
Mi interesso alle questioni scientifiche, come ogni persona, che abbia un po' di coltura; sono poi laureato in Scienze Naturali e benché non abbia più potuto dedicare il mio tempo al microscopio e a studi di anatomia comparata, pure non ho mai cessato di portarvi interesse.
Debbo subito notificarle che in questi giorni ho scoperto il motivo per cui il nome Marco era per mepepato. Ragione semplicemente maccaronica. Vi è una maschera romanesca, personaggio ridicolo popolare, che si chiama Marco Pepe. Io non ricordavo più affatto tale circostanza e avevo invece la sensazione del pepe, quando sentivo il nome di Marco.
In quanto a sapere sotto quale forma i miei due parenti sentivano i fenomeni di sinestesia, mi trovo in condizioni sfavorevoli per rivelarlo. Quella che somigliava di più a me per la moltiplicità e originalità di sensazioni olfattive, e gustative era una zia, che disgraziatamente perdetti 11 anni or sono.
Era molto nervosa, ossia aveva sofferto fin da giovinetta di fenomeni isterici, benché fosse persona di carattere angelico e di cuore grandissimo.
L'altro è mio padre, persona calma e misurata, che mai ha mostrato fantasia sbrigliata, né immaginosità e nessun altro fenomeno ha mai provato al di fuori di quello a lei citato sul nome di Civitavecchia.
Non conosco la tecnica psicoanalitica. Non potrei in ogni modo assoggettarvi mio padre.
Attendo da lei l'indice delle memorie originali pubblicate. Avrò modo di procurarmi per mezzo di un librajo la collezione degli articoli.
In quanto alla pubblicazione del caso mio, mi rimetto completamente a lei per darle la forma, che crederà migliore.
La riverisco e mi creda
Suo dev.mo
Ludovico Chigi
[1] Cfr. la lettera di Chigi a Ferrari Roma, 11/12/1909 relativa ai fenomeni di sinestesia a cui andava soggetto lo stesso Chigi.
[2] La lettera fu effettivamente pubblicata da Ferrari, seguendo le indicazioni di Chigi, nell'articolo Un nuovo caso di sinestesia uditivo-gustativa, in «Rivista di psicologia», 1910, pp. 101-104.
[Roma], 22 dicembre 1909
Professore Stimat.mo,
Ho molto piacere che la mia comunicazione [1] l'abbia interessata. Non ho nessuna difficoltà a che se ne faccia cenno nella sua Rivista, ma mi sembrerebbe meglio che il cenno venisse fatto da lei, magari riportando la mia lettera. Al mio nome in tutte lettere, potrebbe sostituire le iniziali L.C. [2]
Se poi crede che si debba dare altra forma alla mia prosa, forse non troppo scelta, io la pregherei di rimandarmi la mia lettera, di cui non ho tenuto copia.
Io sono tanto occupato per affari miei e di altri, che mi riuscirebbe alquanto gravoso in questi giorni di compilare un articolo per la Rivista.
Mi interesso alle questioni scientifiche, come ogni persona, che abbia un po' di coltura; sono poi laureato in Scienze Naturali e benché non abbia più potuto dedicare il mio tempo al microscopio e a studi di anatomia comparata, pure non ho mai cessato di portarvi interesse.
Debbo subito notificarle che in questi giorni ho scoperto il motivo per cui il nome Marco era per mepepato. Ragione semplicemente maccaronica. Vi è una maschera romanesca, personaggio ridicolo popolare, che si chiama Marco Pepe. Io non ricordavo più affatto tale circostanza e avevo invece la sensazione del pepe, quando sentivo il nome di Marco.
In quanto a sapere sotto quale forma i miei due parenti sentivano i fenomeni di sinestesia, mi trovo in condizioni sfavorevoli per rivelarlo. Quella che somigliava di più a me per la moltiplicità e originalità di sensazioni olfattive, e gustative era una zia, che disgraziatamente perdetti 11 anni or sono.
Era molto nervosa, ossia aveva sofferto fin da giovinetta di fenomeni isterici, benché fosse persona di carattere angelico e di cuore grandissimo.
L'altro è mio padre, persona calma e misurata, che mai ha mostrato fantasia sbrigliata, né immaginosità e nessun altro fenomeno ha mai provato al di fuori di quello a lei citato sul nome di Civitavecchia.
Non conosco la tecnica psicoanalitica. Non potrei in ogni modo assoggettarvi mio padre.
Attendo da lei l'indice delle memorie originali pubblicate. Avrò modo di procurarmi per mezzo di un librajo la collezione degli articoli.
In quanto alla pubblicazione del caso mio, mi rimetto completamente a lei per darle la forma, che crederà migliore.
La riverisco e mi creda
Suo dev.mo
Ludovico Chigi
[1] Cfr. la lettera di Chigi a Ferrari Roma, 11/12/1909 relativa ai fenomeni di sinestesia a cui andava soggetto lo stesso Chigi.
[2] La lettera fu effettivamente pubblicata da Ferrari, seguendo le indicazioni di Chigi, nell'articolo Un nuovo caso di sinestesia uditivo-gustativa, in «Rivista di psicologia», 1910, pp. 101-104.