Casa della Divina Provvidenza di Bisceglie

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È il 3 ottobre 1921: a Bisceglie (Bari) il sacerdote Pasquale Uva, alla presenza di otto ragazze (destinate a diventare, col nome di Ancelle della Divina Provvidenza, le madri fondatrici dell’Opera don Uva), posa la prima pietra del suo centro volto a “raccogliere e proteggere dall’ambiente sociale, nel quale si addimostrano inadattabili o attori di dannose influenze per questa incompatibilità, fanciulli e deficienti, anormali dei sensi e minorati fisici”. A questo centro verrà dato il nome di Casa della Divina Provvidenza, nome che richiama quello della analoga realtà (la Piccola Casa della Divina Provvidenza) voluta e fondata a Torino dal suo ispiratore: Giuseppe Benedetto Cottolengo. L’edificio, sorto accanto alla sagrestia della chiesa di Sant’Agostino di cui Uva è nominato rettore, inizialmente è costituito da sole tre stanze: una cucina-refettorio e due stanze per ricoverare gli ospiti. Si tratta del “primo reparto” di quella “casa del dolore e della pietà umana”. Il 29 settembre 1922, viene accolta la prima ospite. Nasce quel giorno l’Istituto ortofrenico biscegliese. Alla fine di quell’anno gli ospiti diventano già nove, nel 1925 sfiorano il centinaio e, al termine del primo decennio, superano quota trecento. Nel frattempo anche gli edifici dell’Istituto crescono, nonostante le costanti difficoltà economiche. E per far fronte alle sempre più pressanti richieste di ricovero viene progettato e costruito quello che sarebbe diventato il primo padiglione (femminile) dell’Istituto ortofrenico.
Pasquale Uva si rende presto conto che accogliere e sfamare quei bisognosi non è sufficiente: essi hanno bisogno di assistenza medica. Si avvale quindi dell’aiuto volontario e gratuito di medici locali e di alcuni docenti della neonata università barese. Primo direttore del suo Istituto ortofrenico è Pietro Armenise, originario di Bari, laureatosi a Napoli nel 1920, specializzatosi in Clinica neurologica negli Istituti clinici di perfezionamento di Milano, passato poi a Roma per un corso di perfezionamento e per il praticantato, e rientrato quindi in Puglia dove è divenuto aiuto volontario nella Clinica per le malattie nervose e mentali dell’Università di Bari. È Armenise a dare all’Istituto di Pasquale Uva la prima vera impostazione scientifico-sanitaria. Organizza un corso speciale per infermiere che permette a venti suore di conseguire il diploma; crea nell’Istituto il primo nucleo di una biblioteca scientifica, promuove la pubblicazione su riviste di settore dei contributi prodotti dai suoi medici e assistenti.
Nel giugno 1933 ad Armenise subentra Domenico Sarno, originario di Trani ma che avrebbe trascorso la quasi totalità della sua vita a Napoli, dove si laurea nel 1920 per poi diventare assistente (dal 1920 al 1924) e poi aiuto (dal 1924 al 1959) alla Clinica di Leonardo Bianchi. Contattato da Pasquale Uva per aiutarlo a organizzare il trasferimento di alcuni pazienti da Nocera a Bisceglie, gli viene presto offerta la possibilità di dirigere la Casa biscegliese che, nel frattempo, sta per ospitare al suo interno anche un vero e proprio Ospedale psichiatrico, il primo in tutta la Terra di Bari. Dopo lunghe ed estenuanti trattative, infatti, il 14 novembre 1935, il Rettorato della Provincia di Bari delibera che nella Casa della Divina Provvidenza di Bisceglie possano essere ricoverati «tutti i dementi della provincia». Undici anni dopo la nascita dell’Istituto ortofrenico, a Bisceglie nasce quindi anche l’Ospedale psichiatrico. Pasquale Uva acquista un terreno di circa 2500 mq limitrofo alla sua Casa, per costruirvi altri due padiglioni: il secondo Padiglione dell’Ospedale, in grado di contenere 350 letti (accanto ai 650 dell’Istituto ortofrenico), viene inaugurato il 15 luglio del 1936. Nel 1940 sarebbe poi entrato in funzione anche il terzo padiglione ospedaliero.
Intanto, nel gennaio 1936, Sarno parte volontario per l’Africa Orientale. Uva chiama nuovamente Armenise alla direzione sanitaria della Casa, arricchitasi intanto dell’Ospedale psichiatrico. Molte cose sono cambiate dal suo primo mandato: non ci si può più affidare solo alle suore per l’assistenza infermieristica, né solo all’aiuto volontario e gratuito dei medici. Viene dunque assunto nuovo personale, tra cui anche il medico biscegliese Carlo Pasquale che, braccio destro di Armenise e Sarno negli anni della loro direzione, subentra a Serafino D’Antona dopo i sedici mesi della sua “consulenza effettiva”, divenendo direttore della Casa dal 1939 fino alla morte nel 1941. Lo sostituirà Girolamo Di Gregorio, anch’egli biscegliese, laureatosi a Bari e specializzatosi nella cura delle malattie nervose e mentali a Palermo nel 1941. Per trent’anni (dal 1941 al 1971) Di Gregorio rimarrà a capo della Casa della Divina Provvidenza, contribuendo a darle ulteriore stabilità e lustro.
In quegli anni, numerosi avvenimenti segnano la storia della Casa della Divina Provvidenza: in primo luogo la morte di Pasquale Uva, sopraggiunta il 13 settembre 1955 dopo una vita trascorsa per realizzare il suo grande sogno: “Fondare una città di parecchie migliaia di abitanti, tutti sofferenti”. Inoltre, se nel 1951 i padiglioni dell’ospedale biscegliese ospitano ben 3.200 pazienti, nel 1955 si aggiunge un padiglione psichiatrico maschile (poi distrutto e trasformato in unità di Cardiologia e Pneumologia), e nel 1960 un terzo padiglione psichiatrico femminile di cinque piani. Tra il 1964 e il 1972 l’Ospedale psichiatrico viene ulteriormente ampliato vedendo la nascita, tra gli altri, del padiglione per l’osservazione, di quello per folli e deficienti tubercolotici e della palazzina destinata ad accogliere gli uffici amministrativi.
Già a metà del Novecento, insomma, la Casa della Divina Provvidenza di Bisceglie appare come una enorme città nella città, con tanto di scuola, laboratori e persino una chiesa, quella iniziata nel 1937 ma ultimata solo nel 1952 e dedicata a San Giuseppe, padre dei sofferenti. Ma l’impresa di Uva non si limita alla sola città di Bisceglie. Intorno alla metà del secolo trovano infatti realizzazione anche altri dei numerosi progetti dell’infaticabile sacerdote: la fondazione di ospedali psichiatrici a Foggia (entrato in funzione nel 1949), a Potenza (inaugurato solo dopo la morte di Uva, tra il 1954 e il 1961) e a Guidonia, vicino Roma (1954-55).
L’Opera don Uva, che negli ultimi decenni ha dovuto far fronte a difficoltà di carattere amministrativo e finanziario, continua a essere attiva ancora oggi in numerose città italiane e straniere. Dal 2017 la Società Universo Salute l’ha presa in gestione nelle sedi di Bisceglie, Foggia e Potenza.

Lorenzo Leporiere
05/07/2023
 

Bibliografia

Anonimo (1944). La casa della Divina Provvidenza in Bisceglie, Bari. Bisceglie: Tip. Scuola Casa della Divina Provvidenza.
Anonimo (1985). Un sacerdote per la società. Casa della Divina Provvidenza Opera don Uva-Bisceglie. Bari: Gedim.
Armenise, P. (1933). Relazione sullo sviluppo e sull’attività dell’istituto (1921-1933): contributo allo studio degli anormali psichici. Bari: Tip. popolare.
De Falco, C. (2013). Le Case della Divina Provvidenza nell’Italia meridionale. In C. Ajroldi, M.A. Crippa, G. Doti, & L. Guardamagna (a cura di), I complessi manicomiali in Italia tra Otto e Novecento (pp. 306-314). Milano: Electa.
Dell’Olio, G. (1977). Cristo ebbe bisogno di lui. Vita di don Pasquale Uva fattosi servo degli esclusi. Roma: Tip. Poliglotta Vaticana.
Felsani, G. (1990). Casa Divina Provvidenza. Cronistoria dell’opera ed attrezzatura tecnica degli ospedali psichiatrici ed istituti ortofrenici. Bisceglie: Tip. Scuola Casa della Divina Provvidenza.
Garofalo, S. (1995). La più difficile carità: il servo di Dio don Pasquale Uva (Bisceglie 1833-1955). Gorle: Casa della Divina Provvidenza.
Leporiere, L. (2020). Oltre, la follia. La professionalizzazione della psichiatria in Terra di Bari nel primo Novecento. Bari: Edizioni Giuseppe Laterza.
 

Fonte iconografica

Archivio don Uva Casa della Divina Provvidenza, per gentile concessione della Società
Universo Salute Opera don Uva.
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