Scuola speciale medico psico pedagogica di Livorno

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Per rispondere ai bisogni di cura, istruzione ed educazione dei bambini e delle bambine con disabilità a Livorno, l’Amministrazione provinciale decise nei primi anni Sessanta del Novecento di avviare una Scuola speciale. Già nel 1950 era stato avviato un Centro psicopedagogico e di orientamento professionale, chiuso nel 1953, al fine di assicurare ai piccoli con disabilità non solo l’assistenza medica, ma anche le competenze necessarie al loro avviamento professionale. Nel 1958, con l’apertura di un Consultorio di igiene mentale, si era resa ancora una volta evidente questa necessità educativa, che permettesse loro di inserirsi nella società. Ed ecco la Scuola speciale, che faceva in realtà parte di un progetto più ampio. Era infatti previsto inizialmente che venisse aperto un Istituto medico psico pedagogico, a carattere di internato, nella località Monterotondo di Livorno, che comprendesse sotto un’unica direzione ambulatori con possibilità di ricovero, il Consultorio di igiene mentale e una nuova Scuola speciale di tipo seminternato (quindi non residenziale). Ricordiamo che Livorno non possedeva un proprio Ospedale psichiatrico (il più vicino era a Volterra, in provincia di Pisa). I bambini che avessero avuto bisogno di visite o ricoveri, in particolare, dovevano affrontare lunghi viaggi verso altri istituti come quelli di Firenze o Siena. Per ovviare a queste mancanze e rispondere al meglio alle diverse esigenze, l’Amministrazione provinciale livornese impostò tale progetto, del quale riuscì tuttavia a realizzare principalmente, a causa delle ristrettezze economiche, l’istituzione della Scuola speciale.
Il 21 gennaio 1963, in via degli Asili a Livorno, prese quindi avvio, per il primo anno in forma sperimentale, la Scuola speciale medico psico pedagogica a carattere seminternato, amministrata dalla Provincia. Era rivolta ai bambini e alle bambine con disabilità diagnosticata di grado lieve o media, ritenuti “socialmente recuperabili” e di età compresa fra i 4 e i 12 anni di età. Per il primo mese la Scuola aprì come “Doposcuola”, in attesa dell’autorizzazione ministeriale che confermasse definitivamente la possibilità di avviare le attività scolastiche. Una volta stipulata la Convenzione con il Provveditorato agli studi, dal febbraio 1963 la struttura iniziò a funzionare a pieno regime e fu ufficialmente inaugurata un anno dopo, l’11 gennaio 1964.  
La sua organizzazione prevedeva una suddivisione in tre aree di intervento: Scuola materna, Scuola speciale elementare statale e Laboratori di qualificazione professionale. Le sezioni della Scuola Materna e dei Laboratori erano gestite dalla Provincia, che assumeva anche le rispettive figure professionali, mentre le sezioni della Scuola elementare speciale erano statali, per cui le figure professionali come le insegnanti venivano assunte dallo Stato tramite il Provveditorato agli studi.
La Scuola materna aveva lo scopo di avviare alla socialità il bambino e la bambina con disabilità in età prescolare, fino ai sei anni di età, favorendo l’acquisizione delle prime autonomie con lo sviluppo dell’attività motoria e l’educazione dei sensi.
La Scuola primaria era integrata nella Direzione didattica del IX Circolo “G. Fattori” ed era composta da “una classe di osservazione e di integrazione”, che prevedeva un esame psicologico più approfondito, propedeutico all’inserimento dei bambini e delle bambine in una specifica sezione, e accoglieva inoltre gli allievi e le allieve che venivano sospesi dalle loro sezioni iniziali perché momentaneamente non idonei. Vi erano inoltre “cinque classi elementari”, ciascuna ripartita in una o più sezioni. “Un’aula di rotazione”, infine, dedicata allo svago, serviva a ridurre al minimo l’affaticamento dovuto ai corsi di studio, proponendo giochi, insegnamenti, lavori o altre attività che incentivassero comunque l’allenamento allo studio. Non era possibile superare il numero di 10 studenti per ciascuna sezione. La licenza di Stato della scuola elementare veniva rilasciata al termine del secondo ciclo della scuola primaria, dopo gli esami.
La Scuola offriva inoltre un programma di attività speciali dedicate più specificamente al lavoro manuale educativo (cartonaggio, intreccio di vimini, giardinaggio, taglio, cucito, lavori di economia domestica, ecc.), insieme ad attività di recitazione, ginnastica generale e giochi ricreativi. A cura della Provincia erano previste anche attività integrative di musica e canto, di disegno e pittura nonché di ginnastica correttiva. Su proposta della Direzione sanitaria venivano offerti anche corsi di formazione professionale, per facilitare l’avviamento al lavoro, e trattamenti di ortofonia e psicomotricità. La Provincia, su proposta della Direzione sanitaria scolastica, disponeva l’assegnazione dei minori alle sezioni della Materna, e assegnava i corsi di formazione professionale a coloro che avessero concluso la Scuola primaria, mentre la Direzione didattica disponeva l’assegnazione degli alunni alle sezioni della Primaria. Le dimissioni dalla Scuola erano confermate dalla Direzione sanitaria ed erano previste per chi avesse superato il limite di età (12 anni, massimo 18 in situazioni eccezionali), per chi avesse ottenuto un’adeguata preparazione per lo svolgimento di una professione, o per chi fosse definito “non educabile, ovvero di cui sia stata accertata la pericolosità”.
La Provincia si rendeva disponibile anche ad aiutare economicamente le famiglie, sostenendo in tutto o in parte, in base alle loro condizioni economiche, ad esempio le spese per medicinali e vestiario.
Alla data di apertura nel 1963 la Scuola contava 57 iscritti, numero che andò aumentando negli anni: furono infatti 76 nell’anno scolastico 1963-1964, 106 nel 1964-1965, 120 nel 1965-1966, per raggiungere il picco di 140 nel 1966-1967. Chi veniva ammesso alla Scuola poteva godere di un’assistenza medica e psicologica costante, tramite la Direzione sanitaria della struttura e il Centro provinciale d’igiene mentale. Era garantita anche una cura pediatrica da parte dei sanitari dell’Istituto provinciale di protezione e assistenza all’infanzia (IPPAI). Vi erano inoltre un servizio di refezione (che comprendeva solitamente colazione, pranzo e merenda), fornito dalla Provincia, e un servizio di trasporto per il percorso tra la scuola e i centri di raccolta (i luoghi in cui i genitori si ritrovavano per portare e recuperare i figli).
Per quanto riguarda le figure professionali operanti nella Scuola, l’incarico di direttore sanitario era affidato all’aiuto neuropsichiatra infantile del Centro provinciale d’igiene mentale: il primo fu Romano Pullerà, sostituito poi a partire dal 1971 (fino a chiusura della struttura nel 1977 circa), da Anna Anglani Buiatti. Vi erano inoltre un segretario economo; un assistente sociale; un’assistente sanitaria visitatrice; un assistente testista; un’assistente ortofonica; un assistente in psicomotricità; un’insegnante di scuola materna; due insegnanti di accompagnamento; una cuoca e 7 inservienti.
Dopo il 1964 la Scuola speciale aprì delle succursali in varie zone della città di Livorno (come in viale Montebello alla Scuola “Dal Borro”; in via dei Pelaghi; una scuola per minori definiti “gravi” in Corso Amedeo 127; in via Liverani presso la Scuola “M. Boschetti Alberti”) e la sua impostazione si diffuse anche in altre città della provincia come Cecina, Portoferraio e Piombino.
Fu soprattutto grazie alla dottoressa Anglani Buiatti, nuova direttrice sanitaria di via degli Asili dal 1971, che si ottenne la chiusura delle scuole speciali al fine di inserire nelle classi “comuni” i bambini e le bambine con disabilità. Trasformò infatti la sede in un Servizio territoriale per la salute mentale e dal 1974 istituì il Servizio socio psico pedagogico, composto da équipe di psicologi, assistenti sociali e neuropsichiatra come riferimento, il cui obiettivo era sostenere le insegnanti delle scuole materne, elementari e medie nell’accoglienza e nell’accompagnamento alla didattica dei piccoli con disabilità che progressivamente venivano inseriti nelle loro classi. Così facendo le scuole speciali iniziarono a svuotarsi, fino ad arrivare alla chiusura della sede di via degli Asili fra il 1976 e il 1977.

Eleonora Andreani
21/06/2023
 

Bibliografia

AA.VV. (2021). Scuola e sanità: generazioni in movimento negli archivi storici livornesi. Video pubblicato sul canale YouTube del Sistema documentario territoriale livornese (sdtl livorno) in occasione della Notte degli archivi il 4 giugno 2021, consultato il 21/06/2023.
Cannizzaro, P. (1967). Problemi di igiene mentale nel settore minorile. La provincia di Livorno, 8(3), 17-20.
Cecchini, E. (1964?). La Scuola speciale medico-psicopedagogica di Livorno. Livorno: Provincia di Livorno, Ufficio stampa e pubbliche relazioni.
Fiorani, M. (2016). Provincia di Livorno. Scuola speciale medico-psico-pedagogica. In Fuori dal manicomio. Gli archivi della salute mentale dall’Unità d’Italia alla legge 180. Roma: SIUSA, consultato il 21/06/2023.
Guarnieri P., & Fiorani M. (2016). Provincia di Livorno. Centro provinciale d’igiene mentale. In Fuori dal manicomio. Gli archivi della salute mentale dall’Unità d’Italia alla legge 180. Roma: SIUSA, consultato il 21/06/2023.
S.M. (2021). Nella Notte degli archivi la storia della Scuola speciale medico psico pedagogica della Provincia, articolo pubblicato sul sito web della Provincia di Livorno il 26/07/2021, consultato il 21/06/2023.
Santini, I. (1960). Il consultorio di igiene mentale. La provincia di Livorno, 1, 14-16.
Ufficio stampa e pubbliche relazioni (a cura di) (s.d.). La scuola speciale medico psicopedagogica di Livorno. Livorno: Provincia di Livorno.
 

Fonti archivistiche

Archivio della Provincia di Livorno, fondo Amministrazione provinciale di Livorno, serie Carteggio dei Presidenti, unità archivistiche n. 6, Assistenza psico-pedagogica nelle scuole della Provincia (1969-1976); n. 15, Istituto Provinciale medico psico-pedagogico e Scuola speciale psico-pedagogica.
Archivio della Provincia di Livorno, fondo Amministrazione provinciale di Livorno, serie Carteggio: unità archivistiche n. 78, Centro psico-pedagogico e di orientamento professionale; n. 261, Consultorio di igiene mentale (1957); n. 306, Istituto medico psico pedagogico Istituzione (1959).
Archivio della Provincia di Livorno: Relazione assistenza pedagogica speciale 1951; Servizi socio psico pedagogici Varie; SSPP (1976-1977).
 

Fonte iconografica

Archivio della Provincia di Livorno, fondo Amministrazione provinciale di Livorno, serie Carteggio dei Presidenti, unità archivistica n. 15, Istituto Provinciale medico psico-pedagogico e Scuola speciale psico-pedagogica.
Cannizzaro, P. (1967). Problemi di igiene mentale nel settore minorile. La Provincia di Livorno, 8(3), maggio-giugno, 17-20.
Cecchini, E. (1964?). La Scuola speciale medico-psicopedagogica di Livorno. Livorno: Provincia di Livorno, Ufficio stampa e pubbliche relazioni.
 
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