Umberto Meneghetti

San Michele (Verona), 24 Febbraio 1862 – Verona, 30 Marzo 1933
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Biografia

Penultimo di sei figli, nacque in una famiglia benestante legata ad ambienti cattolici. Il padre Egidio era medico condotto, la madre, Caterina Sandri, morì quando Umberto aveva 5 anni.
Dopo essersi laureato in medicina e chirurgia all’Università di Padova nel 1886, entrò come medico supplente nel Manicomio veronese di San Giacomo, esercitando contemporaneamente la professione di medico condotto. Nel 1892, a trent’anni, iniziò la carriera nell’istituto come medico segretario e nel 1904 fu nominato primario.
Dopo la morte, nel 1907, di Caterino Stefani, primo direttore e fondatore del Manicomio veronese, si aprì la fase della successione, con un concorso molto contrastato. Oltre a Meneghetti, che risultò vincitore, partecipò Ruggero Lambranzi, futuro successore dello stesso Meneghetti.
Nonostante Lambranzi avesse molti più titoli e pubblicazioni, la Commissione preferì scegliere Meneghetti per l’anzianità di servizio e per i titoli pratici; ma nella valutazione pesarono probabilmente i legami che egli aveva con gli ambienti cattolici e conservatori veronesi.
Il 1° aprile 1907 iniziò dunque la sua direzione, che durò fino al pensionamento nel 1927.
La sua attività fu prevalentemente amministrativa, come emerge dalle puntuali relazioni mensili che inviava alla Provincia, nelle quali prevalgono dati su ricoveri, dimissioni, tipologie di ricoverati (professioni, provenienza), diagnosi e così via. Non espresse un preciso indirizzo psichiatrico e restò legato a una psichiatria molto tradizionale, che riprendeva teorie ottocentesche, di impronta organicistica e costituzionalistica.
Tra le sue scarse pubblicazioni, si annovera un contributo al XII Congresso sanitario interprovinciale dell’Alta Italia Trento e Trieste (Verona, 1905) sugli aspetti epidemiologici della pellagra, nel quale sposava la tesi lombrosiana del mais guasto come causa della diffusione della malattia nelle campagne. In un articolo del 1923 sul giornale cittadino L’Arena denunciava i bestemmiatori come “anormali di mente” (“monomania bestemmiante”), facendo prevalere aspetti morali e religiosi nella valutazione della follia. Nel 1912 partecipò a Firenze al V Congresso nazionale per la lotta contro l’alcolismo (causa significativa dell’aumento dei ricoveri), in cui venne approvata una mozione per sostituire il vino con il latte e altre bevande.
Nel 1914 propose una “riforma edile del Manicomio”, che tenesse conto della crescita dei ricoverati e correggesse i difetti di un istituto che era nato per successive aggiunte, senza un piano ben definito: in particolare, chiese la costruzione di “ville di salute” per pensionanti paganti, fuori della cinta manicomiale; ma queste proposte non ebbero seguito, anche per l’entrata in guerra.
La sua direzione coincise infatti con gli anni della Grande guerra e vide un notevole afflusso di militari, provenienti dal vicino fronte, nei confronti dei quali condivise la posizione dominante tra gli psichiatri, ripresa anche dal collega Aleardo Salerni, addetto ai ricoverati militari, secondo il quale i disturbi mentali dipendevano da tare e predisposizioni già presenti in individui inadatti all’attività bellica.
Le terapie adottate furono bagni caldi e tiepidi, sedativi (lecitina, bromuro), ma soprattutto l’ergoterapia. Con orgoglio, egli rivendicava la diffusione in tutti i reparti, compresi quelli delle malate agitate, di varie attività lavorative: tessitura, confezionamento di calze, lenzuola e camicie per le donne, lavori artigianali e agricoli per gli uomini.
Nei rapporti con l’Amministrazione provinciale, più volte si lamentò per la mancanza di personale infermieristico, che rendeva difficile il “no restraint” per i ricoverati ed era causa di fughe e, talvolta, di suicidi. Rivendicava, nelle sue proposte, i pieni poteri come direttore sia nella gestione sanitaria che in quella amministrativa.
Per ridurre l’affollamento manicomiale promosse l’utilizzo delle succursali per i ricoverati tranquilli (Cologna Veneta, Lonigo) e per i frenastenici (Thiene), nonché i trasferimenti presso i manicomi centrali veneti (San Servolo e San Clemente); un’altra modalità, più avanzata, che utilizzò fu l’affidamento in “custodia domestica omofamigliare”, attraverso sussidi alle famiglie, anche se questa soluzione si scontrò di frequente con l’opposizione dei famigliari stessi, che non ritenevano adeguato il sussidio.
Nel 1925 richiese l’istituzione di un ambulatorio-consultorio per diagnosi precoce e cura ambulatoriale, che vide la luce negli anni successivi.
Dopo il pensionamento nel 1927, si trasferì a Verona, dove morì a 61 anni nel 1933.
Nel 1891 aveva sposato Clorinda Stegagno, figlia di un agiato commerciante, dalla quale ebbe tre figli, uno dei quali, Egidio, fu direttore dell'Istituto di farmacologia e rettore dell’Università di Padova; di idee socialiste, diametralmente opposte a quelle del padre, fu un esponente del movimento di Giustizia e libertà del Veneto e partecipò attivamente alla Resistenza.

Renato Fianco
22/12/2021
 

Bibliografia

Andreoli, V., Abati (1998).  Il Dottor Umberto Meneghetti, direttore del Manicomio di Verona dal 1907 al 1927. Atti dell’Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona, 172, 101-141.
Faccio, V. (2004). L’evoluzione storica della psichiatria veronese. Dal San Giacomo alla Tomba a Marzana. Tesi di laurea, a.a. 2004-2005, relatore Guido Sala. Università di Verona.
Marchi, G.P., Bonuzzi, L. (1994). Psicopatologia e filosofia nella tradizione veronese. Atti del Seminario di studi, Verona, 28 maggio 1993. Verona: Accademia di agricoltura, scienze e lettere; Università degli studi di Verona.
Trabucchi, C. (1970). Nel solco vivificante di una grande storia. Quaderni della Provincia di Verona, 31(2), 12-14.
Trabucchi, C. (1970). Profilo dell’assistenza ai malati di mente nell’O.P.P. di “San Giacomo”. Il Fracastoro, 43, 179-186.

Opere

(1902). Perizie psichiatriche n. 21, 28, 49, 54, 56,63. In G. Pelanda, & A. Cainer, I pazzi criminali al Manicomio provinciale di Verona nel decennio 1890-99. Torino: Flli Bocca.
(1906). La pellagra nel Veronese. Relazione al Congresso interprovinciale sanitario Alta Italia, Trento e Trieste. Verona: Stab. Tip. G. Civelli.
(1910). Relazione e dati statistici sul movimento e sul funzionamento del Manicomio. Verona: Stab. Franchini.
(1911). Relazione e dati statistici sul movimento e sul funzionamento del Manicomio. Verona: Stab. Franchini.

Fonti archivistiche

Archivio della Provincia di Verona, cat. VIII, buste da anni 1906-1910 a 1931-1935.

Fonte iconografica

Collezione privata Giancarlo Cremonese.
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