Appendice psichiatrica

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L’Appendice psichiatrica, supplemento bimestrale alla Gazzetta medica italiana. Lombardia (diretta da Bartolomeo Panizza e compilata da Gaetano Strambio, appena succeduto ad Agostino Bertani), venne fondata nel 1852 a Milano dallo psichiatra Andrea Verga, che ne fu il “compilatore responsabile”. Ispirata ai principi del positivismo scientifico e al modello francese degli Annales médico-psychologiques di Parigi, fu di fatto il primo periodico italiano dedicato esclusivamente alla psichiatria. Poteva del resto essere richiesta alla Tipografia di Giuseppe Chiusi anche separatamente dalla Gazzetta, al prezzo di «austriache lire 4 sonanti».
Nella Prefazione al primo numero del 2 febbraio 1852, Verga delineava gli obiettivi che, tramite la rivista, gli psichiatri italiani avrebbero dovuto porsi negli anni successivi, nell’intento di sviluppare una psichiatria scientifica di carattere nazionale, riconosciuta come branca autonoma della medicina: innanzitutto mettere in comunicazione gli alienisti sparsi nella «lunga e in tante parti divisa penisola», per i quali Verga auspicava la costituzione di una società disciplinare sul modello della Societé Médico-psychologique francese; inoltre attuare una riforma dei manicomi, redigere una statistica medica uniforme sul piano nazionale, richiedere una legge sugli alienati e prestare una particolare attenzione al problema dei pazzi criminali, nonché sviluppare le ricerche eziologiche, cliniche e anatomo-fisiologiche sul sistema nervoso e instaurare una corrispondenza e uno scambio di pubblicazioni con le società psichiatriche straniere. Anche se il piano di lavoro proposto rimase a lungo irrealizzato in molte delle sue parti, esso costituì comunque una traccia lungo la quale si mossero gli alienisti italiani nei vent’anni successivi.
Ogni numero dell’Appendice prevedeva una sezione di “Memorie originali”, vero nucleo del periodico, che ospitava resoconti di ricerche sperimentali di tipo fisiopatologico, casi clinici e analisi psicopatologiche, proposte terapeutiche, perizie medico-legali, relazioni manicomiali, “statistiche dei pazzi” e articoli di carattere medico-antropologico. Alle “Memorie” seguivano altre sezioni, intitolate in genere “Rivista” e “Bibliografia”, in cui venivano recensite pubblicazioni e iniziative italiane e straniere di carattere psichiatrico: si trattava di testi piuttosto eterogenei, poiché si passava da brevissime sintesi bibliografiche di poche righe a lunghe relazioni riguardanti lezioni o “opere complete” di prestigiosi alienisti internazionali (per la maggior parte francesi), a descrizioni dettagliate sulle condizioni degli ospedali e dei manicomi italiani ed europei.
Due collaboratori particolarmente stretti, che costituivano con Verga la cosiddetta “scuola milanese” di psichiatria, furono fin dai primi anni Serafino Biffi e Cesare Castiglioni.
Da un’analisi quantitativa delle “Memorie originali” emerge chiaramente la vocazione medica del periodico: quasi il 70% dei contributi riguardava infatti questioni relative al funzionamento del sistema nervoso, alla psicopatologia e ai rimedi terapeutici (chinino, cloroformio, oppio, ecc.) che i medici stavano in quegli anni sperimentando per la cura delle malattie mentali. Tale vocazione rispecchiava la volontà di legittimare scientificamente la psichiatria, innestandola sulle solide basi della medicina e liberandola da ogni retaggio religioso e metafisico.
Un tema sempre molto presente nell’Appendice fu quello della “questione manicomiale”, ossia della discussione circa i metodi più indicati per la costruzione e la gestione dei manicomi, considerati veri e propri strumento di cura, in quanto ambienti artificiali strutturati per «agire sulle menti disturbate dei folli». Ciò spinse gli psichiatri a indagare le soluzioni ideate nelle altre realtà europee, cercando quindi dei modelli di riferimento all’estero. Furono in particolare i viaggi di Serafino Biffi in Belgio, Francia e Germania ad arricchire l’ampio dibattito sul periodico, legato anche all’esigenza milanese di abbandonare il fatiscente edificio manicomiale della Senavra.
Per quanto riguarda la provenienza geografica degli autori delle “Memorie”, si riscontra nell’Appendice un’assoluta prevalenza dei lombardi: gli psichiatri del centro-sud della penisola (Regno delle Due Sicilie e Stato Pontificio) risultavano solo il 6%, mentre con i piemontesi e i toscani si scendeva al 4%. Gli alienisti lombardi, quasi tutti formatisi all’Università di Pavia e attivi professionalmente tra Milano e Bergamo, furono i veri protagonisti del periodico, risultando autori dell’87% delle “Memorie” (il restante 3% era riservato ai contributi veneti). Quasi una memoria su quattro fu inoltre opera di Verga, Biffi o Castiglioni, ossia della scuola psichiatrica milanese, mentre tra i collaboratori più assidui troviamo inoltre Giovanni Clerici, Cesare Lombroso, Camillo Platner.
Nel 1862, quando grazie all’Unità d’Italia fu possibile riprendere il programma di unione degli alienisti italiani già proposto dieci anni prima, gli psichiatri si riconobbero come categoria autonoma al Congresso degli scienziati di Siena, stabilendo di darsi un nuovo strumento di comunicazione. Nel 1864 Verga trasformò quindi l’Appendice psichiatrica in un giornale autonomo, l’Archivio italiano per le malattie nervose e più particolarmente per le alienazioni mentali, dirigendolo fino al 1891 insieme a Biffi e Castiglioni. La nuova rivista mantenne una sostanziale continuità con la precedente, sia per quanto riguarda l’orientamento medico-scientifico e i temi trattati, sia dal punto di vista dell’organizzazione strutturale.
 
Luca Frigerio
11/06/2021 (aggiornamento 29/06/2021)
 

Bibliografia

Agnetti, G., & Barbato, A. (1982). L’«Appendice psichiatrica» di Milano nel processo di nascita della psichiatria italiana. In A. De Bernardi (a cura di), Follia, psichiatria e società. Istituzioni manicomiali, scienza psichiatrica e classi sociali nell'Italia moderna e contemporanea (pp. 350-368). Milano: FrancoAngeli.
Babini, V.P., Cotti, M., Minuz, F., & Tagliavini, A. (1982). Tra sapere e potere. La psichiatria italiana nella seconda metà dell’Ottocento. Bologna: Il Mulino.
De Bernardi, A., De Peri, F., & Panzeri, L. (1980). Tempo e catene. Manicomio, psichiatria e classi subalterne. Il caso milanese. Milano: FrancoAngeli.
Coari, G. (1968). Biffi, Serafino. In Dizionario biografico degli italiani, vol. 10. Roma: Treccani.
Zocchi, P. (2020). Verga, Andrea. In Dizionario biografico degli italiani, vol. 98. Roma: Treccani.
 
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