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L’accordo sottoscritto da Peri durò fino al 1902, quando l’allora presidente della Pia Casa Arturo Linaker, insegnante di filosofia, si oppose e lo fece decadere. I “dementi” furono così riconsegnati ai luoghi di cura o affidati a tenutari esterni, ai quali furono assegnati una retta o un sussidio.
Nella prima metà degli anni Sessanta del Novecento, come risulta da documenti rinvenuti nell’archivio dell’Ospedale psichiatrico Chiarugi e da alcune pubblicazioni, fu stipulata una convenzione tra il manicomio di Firenze e la Pia Casa – e contemporaneamente con altri istituti fiorentini similari – affinché questa accogliesse i dimessi da San Salvi che non potevano ritornare in famiglia. Tale accordo durò, anche come strumento di deistituzionalizzazione, fino alla fine degli anni Settanta.
L’Azienda pubblica di servizi alla persona Montedomini, che ha sede presso la Pia Casa, opera oggi nel campo dell’assistenza sociosanitaria, educativa e riabilitativa nei confronti di anziani e disabili, nonché nell'ambito dell'erogazione di servizi in favore della marginalità. In virtù della storica esperienza maturata in tali settori, l’Azienda è il polo pubblico dell’amministrazione comunale fiorentina nella rete dei servizi socio-assistenziali rivolti alla cittadinanza.
Matteo Fiorani e Patrizia Guarnieri
08/02/2016
Linaker, A. (1907). La Pia Casa di lavoro e le Opere pie annesse dall'anno 1896 al 1906. Firenze: Stab. Tipografico pei minorenni corrigendi di G. Ramella & C.
Torricelli, C. (1940). La Pia Casa di Lavoro detta Montedomini. Firenze: Tipografia Barbèra.
Antico convento riadattato nel 1812 da Napoleone a Dépoit de Mendicité, accolse malati di mente almeno dal 1830. Tale pratica, utile allo sfollamento del manicomio fiorentino, fu istituzionalizzata a partire dal 1872 dal direttore Francesco Peri, che trovò un accordo con Vincenzo Salvagnoli, deputato dell’Amministrazione provinciale di Firenze, per l’ammissione di un certo numero di “mentecatti” (non solo provenienti dal manicomio), a patto di ricevere una retta più alta rispetto a quella degli altri ospiti.
L’accordo sottoscritto da Peri durò fino al 1902, quando l’allora presidente della Pia Casa Arturo Linaker, insegnante di filosofia, si oppose e lo fece decadere. I “dementi” furono così riconsegnati ai luoghi di cura o affidati a tenutari esterni, ai quali furono assegnati una retta o un sussidio.
Nella prima metà degli anni Sessanta del Novecento, come risulta da documenti rinvenuti nell’archivio dell’Ospedale psichiatrico Chiarugi e da alcune pubblicazioni, fu stipulata una convenzione tra il manicomio di Firenze e la Pia Casa – e contemporaneamente con altri istituti fiorentini similari – affinché questa accogliesse i dimessi da San Salvi che non potevano ritornare in famiglia. Tale accordo durò, anche come strumento di deistituzionalizzazione, fino alla fine degli anni Settanta.
L’Azienda pubblica di servizi alla persona Montedomini, che ha sede presso la Pia Casa, opera oggi nel campo dell’assistenza sociosanitaria, educativa e riabilitativa nei confronti di anziani e disabili, nonché nell'ambito dell'erogazione di servizi in favore della marginalità. In virtù della storica esperienza maturata in tali settori, l’Azienda è il polo pubblico dell’amministrazione comunale fiorentina nella rete dei servizi socio-assistenziali rivolti alla cittadinanza.
Matteo Fiorani e Patrizia Guarnieri
08/02/2016
Bibliografia
Gozzini, G. (1993). Il segreto dell’elemosina. Poveri e carità legale a Firenze 1800-1870. Firenze: Olschki.Linaker, A. (1907). La Pia Casa di lavoro e le Opere pie annesse dall'anno 1896 al 1906. Firenze: Stab. Tipografico pei minorenni corrigendi di G. Ramella & C.
Torricelli, C. (1940). La Pia Casa di Lavoro detta Montedomini. Firenze: Tipografia Barbèra.