Ester Pirami

Urbino, 8 Dicembre 1890 – Pesaro, 19 Settembre 1967
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Biografia

Figlia primogenita di Alberto, professore di lettere al ginnasio, e di Virgina Amadei, in gioventù seguì i tanti trasferimenti lavorativi del padre: Prato, Ascoli Piceno, Livorno e infine Bologna, dove la famiglia si stabilì definitivamente nel 1906. Qui, dopo aver frequentato il liceo classico "Galvani", si iscrisse nel 1908 alla Facoltà di medicina e chirurgia, dove ebbe modo di seguire il corso di clinica medica di Augusto Murri. Nell’estate del 1914 ottenne la laurea in medicina con il massimo dei voti, discutendo una tesi su La motilità e i riflessi nel primo anno di vita, sotto la guida dell’allora direttore della nuova Clinica pediatrica universitaria Giovanni Berti.
Fermamente convinta di intraprendere la carriera ospedaliera, dopo la laurea si trasferì a Pescia, dove dopo il tirocinio fu nominata assistente medico-chirurgo presso l’Ospedale SS. Cosma e Damiano, affiancando Aurelio Cordero, primario e libero docente di clinica chirurgica.
Allo scoppio della prima guerra mondiale l’Ospedale di Pescia divenne presidio sanitario dell’esercito ed Ester divise il suo lavoro tra le analisi di laboratorio e l’assistenza ai soldati che giungevano sempre più numerosi, in un ambiente carente di personale medico, dedicandosi a un tipo di infermità nuova, quella cioè del ferito di guerra. Al termine del conflitto, nel 1924, tornò a Bologna per iscriversi alla Scuola di perfezionamento in medicina coloniale, primo insegnamento ufficiale in Italia diretto dal professore di patologia tropicale Giuseppe Franchini. Nel 1926 ottenne il diploma di specializzazione, presentando una tesi Sulla cistite amebica, e immediatamente accettò il posto di primario del Laboratorio di analisi cliniche nell’Ospedale Regina Elena di Asmara, in Eritrea, dove si distinse non solo per le doti professionali, ma anche per l’affetto guadagnato sia dai connazionali sia dalla popolazione locale. In Eritrea si fermò per tre anni e nei laboratori dell’ospedale rischiò la vita per aver contratto il tifo, subito curato, che però la costrinse a rientrare a Bologna per la riabilitazione.
Nel 1931 pubblicò uno studio sul rachitismo e cominciò a dedicarsi sempre più alla psicologia e alla psichiatria, interessi nati dall’esperienza a Pescia durante la guerra: tali studi la portarono a vincere nel 1932 il concorso per primario della sezione femminile dell’Ospedale psichiatrico di Pesaro, diretto da Ferdinando Ugolotti, e a traferirsi così nelle Marche, dove intraprese anche la libera professione. Nel 1933 pubblicò sulla rivista dell’ospedale Note e riviste di psichiatria, uno studio sulla terapia alcalinizzante legata alla pratica, "in cui analizzò gli effetti provocati da iniezioni intramuscolari di citrato di sodio e di potassio in pazienti epilettici o depressi" (De Santis 2015); per le sue doti e per la sua cultura profonda le venne affidata anche la direzione della sezione distaccata dell’Ospedale psichiatrico a Bagno di Romagna.
Quando scoppiò la seconda guerra mondiale, abbandonò la pratica ospedaliera e con l’avanzare del fronte militare si avvicinò ai famigliari a Bologna. A guerra terminata volle tornare a Pesaro, riprendendo la libera professione "e forte non solo della sua esperienza medica ma anche della psicologia clinica, maturata attraverso la psichiatria, si accattivò una fiducia larga, profonda, sicura" (Longhena D’Ajutolo 1968, p. 6).
Oltre alla pratica medica, fu amante della letteratura e della prosa: nel corso della sua vita pubblicò alcuni lavori degni di nota, come il romanzo L'estrema offerta (1916) e Fiordineve. Romanzo fantastico per ragazzi (1923).
Di cultura illuminata – come le sue sorelle, in particolare la pediatra Edmea – fu sempre sostenitrice dell’emancipazione femminile attraverso l’istruzione superiore e il lavoro, e viaggiò molto: dalla Terra Santa all’India, dalle Filippine al Giappone, spingendosi fino al Polo Nord.
Decise di trascorrere gli ultimi anni della sua vita a Pesaro, nella quiete delle sue colline, dove morì il 19 settembre 1967, lasciando in eredità all’Ospedale di Pescia, città paterna alla quale fu per tutta la vita profondamente legata, un piccolo podere di ulivi acquistato in Toscana.

Serena Fabbrini
09/10/2016

Bibliografia

De Santis, D. (2015). Pirami Ester. In Dizionario biografico degli italiani. Roma: Treccani, vol. 84, disponibile online.
Longhena D’Ajutolo, L. (1969). Ricordo di Ester Pirami. Bologna: Azzoguidi.

Fonte iconografica

Collezione privata.
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