L’archivio di Gaetano Benedetti

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Soggetto produttore

L’archivio di Gaetano Benedetti è conservato a Trento dal suo allievo Marco Conci, che su richiesta dell’Aspi ha inviato il testo riportato qui di seguito.
 
Dopo essere stato allievo di Gaetano Benedetti presso la Scuola di psicoterapia psicoanalitica (SPP) di Milano tra il 1990 e il 1993, e dopo aver continuato negli anni successivi ad approfondire la mia conoscenza del suo pensiero (al punto da accompagnare con una mia Postfazione il suo libro del 1997 La psicoterapia come sfida esistenziale), visitandolo a casa sua, a Riehen, sobborgo di Basilea, nell’agosto del 2005, fui in grado di persuaderlo a donarmi tutti i faldoni della sua Corrispondenza, faldoni che aveva raccolto nel suo studio. Per farlo, mi basai su un doppio ordine di fatti: come storico della psicoanalisi, da anni mi occupavo delle Lettere di Freud, avendo tra l’altro curato l’edizione italiana di quelle ad Eduard Silberstein (Torino, 1991); come suo allievo, avevo io stesso scambiato con lui tutta una serie di lettere, cosa che mi aveva permesso di intuire l’intelligenza e la passione con cui lui stesso le scriveva, ovvero il fatto che si trattasse di lettere scritte per essere conservate – e quindi archiviate e studiate. Data l’età avanzata (85 anni compiuti) e l’assenza di un grande interesse per questo aspetto della sua vita da parte dei due dei quattro figli che lavorano in questo campo (uno come psicologo-psicoterapeuta e l’altro come neurologo), non fu difficile convincerlo. Fu così che – con l’aiuto di mia moglie che mi aveva accompagnato – caricammo nella mia macchina una quarantina di faldoni e li portammo nel mio studio di Trento – dove ancora si trovano.
Il graduale – e non ancora completo – esame delle lettere al quale ho potuto procedere nel corso degli anni successivi mi ha permesso non solo di dedicare alla vita e all’opera di Benedetti una serie di pubblicazioni (la più importante delle quali è la Postfazione al volume di Maurizio Peciccia I semi di psiche, 2016), nonché una specifica pubblicazione sulla sua corrispondenza (uscita nel 2008 nell’International Forum of Psychoanalysis, rivista di cui sono tuttora condirettore), ma ancora di più, mi ha permesso di trovare conferma alla mia intuizione di partenza, ossia la grande importanza della Corrispondenza di Benedetti, condotta in più lingue (italiano, tedesco, inglese e francese), per la ricostruzione della storia della psichiatria, della psicoterapia e della psicoanalisi italiana, europea ed internazionale degli anni 1960-2010.
Per non parlare del fatto che Benedetti, al pari di Freud, rispondeva in maniera squisita a quasi tutte le lettere che riceveva, cosicché quasi ognuna di esse contiene una “perla di saggezza”, ovvero riflette la sua grande personalità terapeutica. Esempio: a chi lo contattava per portarlo in televisione o fare pubblicità alla sua opera, rispondeva che preferiva non farlo, allo scopo di non deludere le aspettative di chi lo avrebbe contattato come paziente, non avendo più modo di prendere nuovi pazienti in cura. In pratica, non ho mai conosciuto nessun collega nel mio campo a cui poter attribuire “un narcisismo così sano” come quello di Gaetano Benedetti.
Ma al di là di questi aspetti direi “esemplari” del suo messaggio umano e professionale, ispirato sia alla psicoanalisi (era membro associato della Società svizzera di psicoanalisi e di quella internazionale) che all’indirizzo fenomenologico-esistenziale formulato da Ludwig Binswanger, la sua Corrispondenza è fondamentale anche per l’analisi dei suoi testi, scritti sia in italiano che in tedesco. Per esempio un capolavoro come Todeslanschaften der Seele [Paesaggi di morte dell’anima] del 1983, che ufficialmente rappresenta la versione tedesca di Alienazione e personazione nella psicoterapia della malattia mentale del 1980, ne differisce in più di una pagina. E proprio questo è uno dei problemi a cui si può trovare risposta consultando la Corrispondenza, poiché Benedetti stesso scrisse una serie di nuove pagine, in collegamento con il lavoro del traduttore dell’opera dall’italiano in tedesco.
Per quanto riguarda i singoli corrispondenti, un posto di primo piano occupano i carteggi con Manfred Bleuler e con Christian Müller (in tedesco), con Lilia D’Alfonso, la sua più importante collaboratrice presso la Scuola di Milano (in italiano), e con tutti i colleghi con cui comunicava non solo in inglese (per esempio, Otto Allen Will, un allievo di Harry Stack Sullivan), ma anche in francese (il collega Patrick Faugeras, suo traduttore appunto in francese). Per il resto, non sono presenti manoscritti, ma la Corrispondenza è ricca di vignette cliniche afferenti al suo lavoro di supervisione, con parecchi casi portati avanti per diversi anni.

Marco Conci
08/01/2018
 

Bibliografia

Conci, M. (2008). Gaetano Benedetti in his correspondence. International forum of psychoanalysis, 17(2), 112-129.
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