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Il primo, denominato Archivio storico, probabilmente pervenuto al Museo nel 1947, quando Enrico Carrara donò all’ateneo torinese gli arredi dello studio del nonno Cesare Lombroso, conta 1185 unità archivistiche e fu censito per la prima volta negli anni novanta e catalogato negli anni duemila grazie ad un contributo della Soprintendenza archivistica del Piemonte e Valle d’Aosta. Dall’Archivio storico sono stati enucleati due corpi documentari nel corso dell’inventariazione: il Fondo del museo Cesare Lombroso conserva fotografie, disegni di tatuaggi, ritratti, manoscritti che costituiscono parte del museo stesso o della documentazione prodotta su di esso, come i registri dell’attività del gabinetto antropologico-psichiatrico dell’Ospedale maggiore di Pavia, le copie di sentenze e i verbali di trasmissione di corpi di reato, gli inventari di mobili e gli elenchi di reperti e dotazioni acquisiti con i fondi del Consorzio universitario torinese o del Ministero della pubblica istruzione; il Fondo Lombroso è riferito invece alla carriera e agli studi di Cesare Lombroso e conserva una parte della sua corrispondenza.
Tra i materiali che costituiscono il museo, troviamo la serie di lettere, componimenti poetici, testi di carattere autobiografico e disegni prodotti da coloro che Lombroso definì “mattoidi” o da persone ricoverate in strutture ospedaliere, acquisiti da Lombroso e dal genero Mario Carrara (1866-1937) nel corso della loro attività professionale e di studio (1860-1937). Un piccolo gruppo di documenti è invece riconducibile a Sergio Tovo (1916-2011), successore di Carrara alla direzione del museo, e risale agli anni 1950-1981, mentre un terzo corpus, ben enucleato, è costituito dai manoscritti provenienti dall’Ospedale di Charenton, in Francia, risalenti agli anni 1822-1892. Una seconda serie di documenti, è costituita dai manoscritti prodotti da persone incarcerate per reati comuni o politici. La serie dei ritratti è parimenti riferibile agli stessi soggetti: volti dei pazienti ricoverati nei manicomi di Alessandria e di Aversa, donati rispettivamente dei direttori Luigi Frigerio e Gaspare Virgilio nella seconda metà del XIX secolo; ritratti di delinquenti comuni e di persone condannate per motivi politici; studi sul contorno del volto di rei compiuti da Abele De Blasio; lastre fotografiche, album e raccolte di schede segnaletiche e di fotografie di identificazione giudiziaria, provenienti dall’Italia e da stati esteri o da possedimenti europei negli altri continenti. Esiste poi la documentazione relativa a casi giudiziari avvenuti tra gli ultimi decenni dell’Ottocento e la metà del Novecento, costituita da fotografie, manoscritti, articoli di giornale. Altre serie documentarie riguardano: il materiale didattico e scientifico prodotto da Lombroso nelle ricerche di antropologia criminale e di geografia e statistica nosologica su Italia e Francia; gli studi di anatomia cerebrale condotti da Lorenzo Tenchini; quelli sull’atavismo, l’ipertricosi e le genealogie familiari patologiche.
Per quel che riguarda invece il Fondo Cesare Lombroso, vi sono fotografie personali e familiari dello psichiatra, diplomi e attestati della sua carriera universitaria e accademica, il testamento olografo del 1904, una raccolta di articoli sul quarto Congresso internazionale di antropologia criminale, che fu anche il giubileo accademico di Lombroso, nel 1906, con telegrammi e corrispondenza ricevuta per l’occasione. La gestione dei funerali di Lombroso, nel 1909, e i commenti dell’opinione pubblica italiana e internazionale sono documentati da un’ampia rassegna stampa e da lettere e telegrammi di condoglianze. Del pari, una rassegna stampa consente di ricostruire le vicende relative alla realizzazione e all’inaugurazione del monumento a lui dedicato a Verona nel 1921. Sempre nel Fondo Cesare Lombroso vi sono alcuni articoli sui congressi di medicina legale, antropologia e psicologia criminale del 1936; saggi e appunti di lavoro sulla pellagra, diari clinici con notizie sui ricoveri di pazienti psichiatrici, dati di antropometria, scritti sui gerghi criminali, sulla delinquenza minorile, sul brigantaggio, lo spiritismo e la trasmissione del pensiero, bozze di opere a stampa, diplomi e attestati. Tra le 616 lettere che costituiscono la corrispondenza ricevuta da Lombroso conservata in questo fondo, si segnalano le lettere degli editori, tra cui Bocca, Roux e Alcan, relative alla pubblicazione delle opere di antropologia criminale; proposte di collaborazioni a riviste e giornali italiani ed esteri; lettere dei traduttori degli scritti di Lombroso; corrispondenza con personaggi politici, scienziati e artisti.
Nel 2009, in occasione della riapertura del Museo, i discendenti di Paola Lombroso (1871-1954) e Mario Carrara e i discendenti di Gina Lombroso (1872-1944) e Guglielmo Ferrero (1871-1942) hanno donato un’ingente quantità di beni archivistici e librari. La Donazione Carrara è stata inventariata nel corso del 2011 ed è formata da due fondi, per 476 unità archivistiche complessive, di cui uno riferibile a Cesare Lombroso, l’altro a Mario Carrara. Il primo, denominato Fondo Cesare Lombroso (1856-1909), contiene 435 lettere ricevute dallo scienziato veronese tra il 1865 e il 1909, relative alla sua attività accademica e pubblicistica. Inoltre sono conservati lettere e documenti sullo spiritismo, in particolare di e su Eusapia Paladino; manoscritti e articoli a stampa relativi alle ricerche condotte da Lombroso a partire dal 1856; fotografie personali e di famiglia databili tra il 1896 e il 1909, e un piccolo nucleo di lettere ricevute da Nina De Benedetti e Ugo Lombroso, rispettivamente moglie e figlio di Cesare Lombroso. Il Fondo Mario Carrara (1895-1937) è costituito dalla documentazione relativa alla carriera accademica del genero di Lombroso, compresa la parte relativa al rifiuto del giuramento fascista e alla conseguente espulsione dall’università; da 65 lettere ricevute da Mario Carrara tra il 1930 e il 1932, in parte riferibili alla stessa vicenda e al ciclo di conferenze all’università di Madrid; da fogli di appunti e bozze di pubblicazioni relative alla sua attività scientifica tra il 1895 e il 1937. Vi sono anche i fascicoli prodotti per la stesura di 387 perizie medico-legali tra gli ultimi anni del XIX secolo e il 1936. Un quarto corpus documentario è formato dal carteggio relativo alla pubblicazione e agli abbonamenti dell’Archivio di antropologia criminale, psichiatria e medicina legale fondato da Cesare Lombroso tra il 1930 e il 1938. Completano il fondo alcuni documenti relativi a Gina Lombroso.
La documentazione riunita sotto la denominazione Donazione Ferrero è stata riordinata nel 2011. Il materiale è stato suddiviso in 200 unità archivistiche, riferibili alle figure di Cesare Lombroso e di sua figlia Gina.
Il Fondo Cesare Lombroso (1865-1909) è costituito principalmente da 78 lettere da lui ricevute tra il 1865 e il 1905, a cui si aggiungono appunti di lavoro e bozze di pubblicazioni.
L’altro nucleo, denominato Fondo Gina Lombroso (1889-1932), è costituito dalle bozze della biografia di Cesare Lombroso scritta dalla figlia, da lettere relative a quest’opera (di Enrico Morselli, Max Simon Nordau, Arcangelo Ghisleri), da lettere a e di Gina Lombroso, da due lettere di Guglielmo Ferrero alla figlia Nina Lombroso (1896). Una rassegna stampa composta da 44 articoli, tra il 1882 e il 2000, comprende anche copie di scritti pubblicati da Enrico Carrara, nipote di Cesare Lombroso.
Cristina Cilli e Silvano Montaldo
03/03/2017
La documentazione relativa all’attività di Cesare Lombroso e dei suoi familiari e collaboratori è conservata presso l’Archivio del Museo di Antropologia criminale “Cesare Lombroso” dell’Università di Torino ed è oggi costituita da tre diversi nuclei documentari, pervenuti in epoche successive e pertanto mantenuti separati nel riordino e nell’inventariazione.
Il primo, denominato Archivio storico, probabilmente pervenuto al Museo nel 1947, quando Enrico Carrara donò all’ateneo torinese gli arredi dello studio del nonno Cesare Lombroso, conta 1185 unità archivistiche e fu censito per la prima volta negli anni novanta e catalogato negli anni duemila grazie ad un contributo della Soprintendenza archivistica del Piemonte e Valle d’Aosta. Dall’Archivio storico sono stati enucleati due corpi documentari nel corso dell’inventariazione: il Fondo del museo Cesare Lombroso conserva fotografie, disegni di tatuaggi, ritratti, manoscritti che costituiscono parte del museo stesso o della documentazione prodotta su di esso, come i registri dell’attività del gabinetto antropologico-psichiatrico dell’Ospedale maggiore di Pavia, le copie di sentenze e i verbali di trasmissione di corpi di reato, gli inventari di mobili e gli elenchi di reperti e dotazioni acquisiti con i fondi del Consorzio universitario torinese o del Ministero della pubblica istruzione; il Fondo Lombroso è riferito invece alla carriera e agli studi di Cesare Lombroso e conserva una parte della sua corrispondenza.
Tra i materiali che costituiscono il museo, troviamo la serie di lettere, componimenti poetici, testi di carattere autobiografico e disegni prodotti da coloro che Lombroso definì “mattoidi” o da persone ricoverate in strutture ospedaliere, acquisiti da Lombroso e dal genero Mario Carrara (1866-1937) nel corso della loro attività professionale e di studio (1860-1937). Un piccolo gruppo di documenti è invece riconducibile a Sergio Tovo (1916-2011), successore di Carrara alla direzione del museo, e risale agli anni 1950-1981, mentre un terzo corpus, ben enucleato, è costituito dai manoscritti provenienti dall’Ospedale di Charenton, in Francia, risalenti agli anni 1822-1892. Una seconda serie di documenti, è costituita dai manoscritti prodotti da persone incarcerate per reati comuni o politici. La serie dei ritratti è parimenti riferibile agli stessi soggetti: volti dei pazienti ricoverati nei manicomi di Alessandria e di Aversa, donati rispettivamente dei direttori Luigi Frigerio e Gaspare Virgilio nella seconda metà del XIX secolo; ritratti di delinquenti comuni e di persone condannate per motivi politici; studi sul contorno del volto di rei compiuti da Abele De Blasio; lastre fotografiche, album e raccolte di schede segnaletiche e di fotografie di identificazione giudiziaria, provenienti dall’Italia e da stati esteri o da possedimenti europei negli altri continenti. Esiste poi la documentazione relativa a casi giudiziari avvenuti tra gli ultimi decenni dell’Ottocento e la metà del Novecento, costituita da fotografie, manoscritti, articoli di giornale. Altre serie documentarie riguardano: il materiale didattico e scientifico prodotto da Lombroso nelle ricerche di antropologia criminale e di geografia e statistica nosologica su Italia e Francia; gli studi di anatomia cerebrale condotti da Lorenzo Tenchini; quelli sull’atavismo, l’ipertricosi e le genealogie familiari patologiche.
Per quel che riguarda invece il Fondo Cesare Lombroso, vi sono fotografie personali e familiari dello psichiatra, diplomi e attestati della sua carriera universitaria e accademica, il testamento olografo del 1904, una raccolta di articoli sul quarto Congresso internazionale di antropologia criminale, che fu anche il giubileo accademico di Lombroso, nel 1906, con telegrammi e corrispondenza ricevuta per l’occasione. La gestione dei funerali di Lombroso, nel 1909, e i commenti dell’opinione pubblica italiana e internazionale sono documentati da un’ampia rassegna stampa e da lettere e telegrammi di condoglianze. Del pari, una rassegna stampa consente di ricostruire le vicende relative alla realizzazione e all’inaugurazione del monumento a lui dedicato a Verona nel 1921. Sempre nel Fondo Cesare Lombroso vi sono alcuni articoli sui congressi di medicina legale, antropologia e psicologia criminale del 1936; saggi e appunti di lavoro sulla pellagra, diari clinici con notizie sui ricoveri di pazienti psichiatrici, dati di antropometria, scritti sui gerghi criminali, sulla delinquenza minorile, sul brigantaggio, lo spiritismo e la trasmissione del pensiero, bozze di opere a stampa, diplomi e attestati. Tra le 616 lettere che costituiscono la corrispondenza ricevuta da Lombroso conservata in questo fondo, si segnalano le lettere degli editori, tra cui Bocca, Roux e Alcan, relative alla pubblicazione delle opere di antropologia criminale; proposte di collaborazioni a riviste e giornali italiani ed esteri; lettere dei traduttori degli scritti di Lombroso; corrispondenza con personaggi politici, scienziati e artisti.
Nel 2009, in occasione della riapertura del Museo, i discendenti di Paola Lombroso (1871-1954) e Mario Carrara e i discendenti di Gina Lombroso (1872-1944) e Guglielmo Ferrero (1871-1942) hanno donato un’ingente quantità di beni archivistici e librari. La Donazione Carrara è stata inventariata nel corso del 2011 ed è formata da due fondi, per 476 unità archivistiche complessive, di cui uno riferibile a Cesare Lombroso, l’altro a Mario Carrara. Il primo, denominato Fondo Cesare Lombroso (1856-1909), contiene 435 lettere ricevute dallo scienziato veronese tra il 1865 e il 1909, relative alla sua attività accademica e pubblicistica. Inoltre sono conservati lettere e documenti sullo spiritismo, in particolare di e su Eusapia Paladino; manoscritti e articoli a stampa relativi alle ricerche condotte da Lombroso a partire dal 1856; fotografie personali e di famiglia databili tra il 1896 e il 1909, e un piccolo nucleo di lettere ricevute da Nina De Benedetti e Ugo Lombroso, rispettivamente moglie e figlio di Cesare Lombroso. Il Fondo Mario Carrara (1895-1937) è costituito dalla documentazione relativa alla carriera accademica del genero di Lombroso, compresa la parte relativa al rifiuto del giuramento fascista e alla conseguente espulsione dall’università; da 65 lettere ricevute da Mario Carrara tra il 1930 e il 1932, in parte riferibili alla stessa vicenda e al ciclo di conferenze all’università di Madrid; da fogli di appunti e bozze di pubblicazioni relative alla sua attività scientifica tra il 1895 e il 1937. Vi sono anche i fascicoli prodotti per la stesura di 387 perizie medico-legali tra gli ultimi anni del XIX secolo e il 1936. Un quarto corpus documentario è formato dal carteggio relativo alla pubblicazione e agli abbonamenti dell’Archivio di antropologia criminale, psichiatria e medicina legale fondato da Cesare Lombroso tra il 1930 e il 1938. Completano il fondo alcuni documenti relativi a Gina Lombroso.
La documentazione riunita sotto la denominazione Donazione Ferrero è stata riordinata nel 2011. Il materiale è stato suddiviso in 200 unità archivistiche, riferibili alle figure di Cesare Lombroso e di sua figlia Gina.
Il Fondo Cesare Lombroso (1865-1909) è costituito principalmente da 78 lettere da lui ricevute tra il 1865 e il 1905, a cui si aggiungono appunti di lavoro e bozze di pubblicazioni.
L’altro nucleo, denominato Fondo Gina Lombroso (1889-1932), è costituito dalle bozze della biografia di Cesare Lombroso scritta dalla figlia, da lettere relative a quest’opera (di Enrico Morselli, Max Simon Nordau, Arcangelo Ghisleri), da lettere a e di Gina Lombroso, da due lettere di Guglielmo Ferrero alla figlia Nina Lombroso (1896). Una rassegna stampa composta da 44 articoli, tra il 1882 e il 2000, comprende anche copie di scritti pubblicati da Enrico Carrara, nipote di Cesare Lombroso.
Cristina Cilli e Silvano Montaldo
03/03/2017