Lettera dell’assistenzialista Enrichetta Giolitti, figlia di Giovanni Giolitti e moglie di Mario Chiaraviglio, a Giulio Cesare Ferrari
Carta da lettere listata a lutto
Roma (26) Via Cola di Rienzo n. 28
Sett. 24, 1928
Gent. Prof. Ferrari,
Dopo due mesi di torpore e di sofferenza, riprendo ora a occuparmi.
Non posso più farlo nel campo pratico perché l'ambiente che in 18 anni di lavoro avevo messo insieme ed in cui potevo svolgere l'attività adatta alla mia tendenza e costruirla, mi è stato tolto.
Ma in quei 18 anni, insieme al lavoro pratico, ho pure osservato molti fatti ed ho cercato di indagare i loro rapporti, e ora non potendo lavorare in concreto, cerco di raccogliere e di riordinare quelle osservazioni, di cui presi nota, sperando che possano servire a orientare meglio il lavoro di altre persone.
Le scrivo per pregarla di volermi far sapere se Ella verrà a Roma, ché desidererei parlarle.
Vorrei anche pregarla di farmi sapere in quale lavoro di Ibsen Ella ha trovato la bella espressione "menzogna vitale" che Ella cita nella sua relazione intitolata "Psicologia e psicopatologia" pubblicata nella "Rivista di psicologia", anno XX n. 1 gen.-marzo 1923, letta al convegno della "Soc. It.na di Psicologia" a Firenze 24 ott. 1923. Ho raccolto vari fatti che rientrarono in quell'ordine di menzogna.
Scusi se La disturbo e mi creda sempre
Sua dev.
E. Chiaraviglio Giolitti