Lettera del capitano Francesco Campana a Giulio Cesare Ferrari

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Bagnacavallo, 28 marzo 1917
Ill.mo Sig. Professore,
Le rimetto, con qualche annotazione in margine, il suo opuscolo [1] . Non ho saputo che confermare quanto Ella ha scritto con tanta esatezza e penetrazione.
Dai suoi scritti si eleva mirabile la figura del soldato italiano: dell'italiano col suo elevatissimo senso morale ed eroico superiore forse a qualsiasi altro combattente di questa grande guerra.
Purtroppo però, questo popolo buono fu condotto sempre male (non dico nella guerra, ma nella vita civile) ed anche ora quelli che avevano i maggiori doveri si sono imboscati.
Questa guerra è fatta, a mio modo di vedere, solamente dai proletari a differenza delle guerre dell'Indipendenza.
Ma non posso scrivere oltre, perché fra poche ore devo partire per Gorizia con soldati di complemento e ho ancora molte cose da fare.
Sono dispiacente di non avere ancora scritto il noto articolo.
Al mio ritorno, fra una settimana o due, cercherò di fare.
I miei ossequi.
Dev.mo
Cap.no Francesco Campana

[1] G.C. Ferrari, Il "morale" del soldato italiano in campo, estratto da Rivista di psicologia, n. 3-5, Bologna, Stabilimenti Poligrafici Riuniti, 1916. L'opuscolo è allegato alla lettera e presenta sul frontespizio la dedica autografa di Ferrari: "22 febb. '17 / al valoroso soldato d'Italia / Cap. Campana / per devoto omaggio / Ferrari". Nel fascicolo è presente anche un altro opuscolo con note manoscritte di Campana: G.C. Ferrari, Osservazioni psicologiche sulla nostra guerra, Bologna, Stabilimento Poligrafico Italiano, 1916; sul frontespizio si legge la nota autografa di Ferrari: "Da riportare al  / Prof. G.C. Ferrari, Ospedale Provinciale / Imola / che darà mancia competente".
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