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1) Milano, 14 febbraio 1948: Ringrazia per avergli trasmesso con la lettera del 3 il volume "Responsabilità del sapere" e la tranquillizza per la sua preoccupazione relativa alla pubblicazione di alcune sue note apparse nel volume, senza aver ottenuto il suo consenso. La informa che le note inserite si riferivano in buona parte a punti importanti della questione del senso geometrico del Cyon e un lettore non digiuno di biologia potrebbe arrivare a capire, durante la lettura, cosa sia questo senso geometrico. Se ne fosse stato informato avrebbe trattato dell'organo aritmetico-musicale, argomento più coerente con le questioni trattate nel volume. Prosegue la lettera con la vecchia questione delle frequenze nei processi acustici, si limita a dire che a ogni nuova prova che venga ad aggiungersi alle altre, già portate dall'elettroacustica, i potenziali del nervo o potenziali nervosi, come furono chiamati, non hanno a che fare col processo elementare specifico, né può guadagnare la semeiotica clinica valorizzando i potenziali cocleari, che rimangono invulnerabili anche di fronte all'ipotesi elettrolitica. Lo sorprende come questi potenziali cocleari siano così angariati dalla matrigna elettrofisiologia che è poi senza che se ne veda la ragione, tanto prodiga di ingiustificata fede nei potenziali nervosi. Ricorda anche che sono dati sperimentali le leggi matematiche della musica, che sono come tali leggi dell'udito, leggi delle quali non si può discorrere senza che a ogni momento si abbia a fare con numeri, ossia con le frequenze e coi rapporti delle frequenze. Per lui il guaio riguarda la fenomenologia musicale, cioè la più intima quintessenza di ciò che è oggetto della scienza dell'audizione. Quest'ultima è assente dalle ricerche di elettroacustica, i cui dati sono interessanti per sé, purché non vogliano dire più di quello che possono dire, mettendosi contro le auree realtà dell'esperienza di nozione secolare. Le scrive che ha gradito quanto ha detto sulla scuola di Bologna e sul prof. Albertoni. Ricorda sempre la solenne cerimonia dell'ultima sua lezione del 29 luglio 1924 e ancora oggi nel Bollettino delle scienze mediche di Bologna rilegge il resoconto di quella riunione. Purtroppo però a quei tempi aveva già lasciato Bologna e non può risponderle in merito alla sua richiesta inerente gli studi del prof. Ronchi.
Allegata: relazione sull'Elettrofisiologia e funzione visiva.
2) Milano, 10 aprile 1948: La informa di aver ricevuto la sua relazione che esaminerà più nel dettaglio, ma che a prima vista dimostra il suo interessamento per le questioni scientifiche. Scrive che non avendo a disposizione la relazione originale del prof. Manfredi non può rispondere alle domande e per quanto invece concerne il fisiologo Ronchi è possibile aderire a qualche suo pensiero, il quale si accorda a una teoria del senso dei colori che lui stesso aveva esposto nel 1906 nell'Archivio di Fisiologia e che la presuppone. Sottolinea però che da allora ha dovuto modificare più di un punto, specialmente dopo che a proposito dell'udito ha dovuto approfondire le diversità fra organo della vista e organo dell'udito, dotato quest'ultimo a differenza del primo, di quelle proprietà fondamentali che ne fanno un organo analitico.
3) Civate, 28 luglio 1948: Elogia il suo interessamento per l'attività scientifica e per la sua opera di mediazione. Approva quanto le ha riferito circa i progetti di ricerca di fisici e biologi quali Ronchi, Manfredi, Toffoli, Longhi, Sacchetti, Pirovano e gli è grato per aver trasmesso a questi autori stralci dei suoi lavori. Si rammarica dopo aver saputo delle difficoltà a trovare il tempo per approfondire le letture, anche perché leggendo attentamente "Udito e sensi generali" si può comprendere come siano già superate da oltre vent'anni le obiezioni di cui all'estratto della conferenza che le ha inviato. Vi ha letto che in seguito alle ricerche sui potenziali d'azione cade l'ipotesi di trasmissione di frequenze. Gli pare però che cada allora anche tutta la fenomenologia dell'audizione, anzi questa è assente dalle ricerche in questione. Se si vuole giungere alla coordinazione nel campo delle scienze, conviene cominciare col non ritornare dalle unificazioni organiche ai fatti frammentari e, con questi, alle identificazioni arbitrarie (es. potenziali d'azione = vibrazione nervosa). Non vede accennato ai potenziali cocleari di Weber e Bray: crede che proprio qui l'elettroacustica potrà rendersi veramente utile ai pazienti e alle cliniche e molto potrà l'ingegno del fisico come il dott. Manfredi.
Conclude comunicandole che non gli è possibile redigere la relazione per la presentazione al Consiglio delle Ricerche.
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3 lettere di Doniselli a Maria Pino:1) Milano, 14 febbraio 1948: Ringrazia per avergli trasmesso con la lettera del 3 il volume "Responsabilità del sapere" e la tranquillizza per la sua preoccupazione relativa alla pubblicazione di alcune sue note apparse nel volume, senza aver ottenuto il suo consenso. La informa che le note inserite si riferivano in buona parte a punti importanti della questione del senso geometrico del Cyon e un lettore non digiuno di biologia potrebbe arrivare a capire, durante la lettura, cosa sia questo senso geometrico. Se ne fosse stato informato avrebbe trattato dell'organo aritmetico-musicale, argomento più coerente con le questioni trattate nel volume. Prosegue la lettera con la vecchia questione delle frequenze nei processi acustici, si limita a dire che a ogni nuova prova che venga ad aggiungersi alle altre, già portate dall'elettroacustica, i potenziali del nervo o potenziali nervosi, come furono chiamati, non hanno a che fare col processo elementare specifico, né può guadagnare la semeiotica clinica valorizzando i potenziali cocleari, che rimangono invulnerabili anche di fronte all'ipotesi elettrolitica. Lo sorprende come questi potenziali cocleari siano così angariati dalla matrigna elettrofisiologia che è poi senza che se ne veda la ragione, tanto prodiga di ingiustificata fede nei potenziali nervosi. Ricorda anche che sono dati sperimentali le leggi matematiche della musica, che sono come tali leggi dell'udito, leggi delle quali non si può discorrere senza che a ogni momento si abbia a fare con numeri, ossia con le frequenze e coi rapporti delle frequenze. Per lui il guaio riguarda la fenomenologia musicale, cioè la più intima quintessenza di ciò che è oggetto della scienza dell'audizione. Quest'ultima è assente dalle ricerche di elettroacustica, i cui dati sono interessanti per sé, purché non vogliano dire più di quello che possono dire, mettendosi contro le auree realtà dell'esperienza di nozione secolare. Le scrive che ha gradito quanto ha detto sulla scuola di Bologna e sul prof. Albertoni. Ricorda sempre la solenne cerimonia dell'ultima sua lezione del 29 luglio 1924 e ancora oggi nel Bollettino delle scienze mediche di Bologna rilegge il resoconto di quella riunione. Purtroppo però a quei tempi aveva già lasciato Bologna e non può risponderle in merito alla sua richiesta inerente gli studi del prof. Ronchi.
Allegata: relazione sull'Elettrofisiologia e funzione visiva.
2) Milano, 10 aprile 1948: La informa di aver ricevuto la sua relazione che esaminerà più nel dettaglio, ma che a prima vista dimostra il suo interessamento per le questioni scientifiche. Scrive che non avendo a disposizione la relazione originale del prof. Manfredi non può rispondere alle domande e per quanto invece concerne il fisiologo Ronchi è possibile aderire a qualche suo pensiero, il quale si accorda a una teoria del senso dei colori che lui stesso aveva esposto nel 1906 nell'Archivio di Fisiologia e che la presuppone. Sottolinea però che da allora ha dovuto modificare più di un punto, specialmente dopo che a proposito dell'udito ha dovuto approfondire le diversità fra organo della vista e organo dell'udito, dotato quest'ultimo a differenza del primo, di quelle proprietà fondamentali che ne fanno un organo analitico.
3) Civate, 28 luglio 1948: Elogia il suo interessamento per l'attività scientifica e per la sua opera di mediazione. Approva quanto le ha riferito circa i progetti di ricerca di fisici e biologi quali Ronchi, Manfredi, Toffoli, Longhi, Sacchetti, Pirovano e gli è grato per aver trasmesso a questi autori stralci dei suoi lavori. Si rammarica dopo aver saputo delle difficoltà a trovare il tempo per approfondire le letture, anche perché leggendo attentamente "Udito e sensi generali" si può comprendere come siano già superate da oltre vent'anni le obiezioni di cui all'estratto della conferenza che le ha inviato. Vi ha letto che in seguito alle ricerche sui potenziali d'azione cade l'ipotesi di trasmissione di frequenze. Gli pare però che cada allora anche tutta la fenomenologia dell'audizione, anzi questa è assente dalle ricerche in questione. Se si vuole giungere alla coordinazione nel campo delle scienze, conviene cominciare col non ritornare dalle unificazioni organiche ai fatti frammentari e, con questi, alle identificazioni arbitrarie (es. potenziali d'azione = vibrazione nervosa). Non vede accennato ai potenziali cocleari di Weber e Bray: crede che proprio qui l'elettroacustica potrà rendersi veramente utile ai pazienti e alle cliniche e molto potrà l'ingegno del fisico come il dott. Manfredi.
Conclude comunicandole che non gli è possibile redigere la relazione per la presentazione al Consiglio delle Ricerche.