70 lettere e cartoline di Ferrari allo psichiatra Giuseppe Ferruccio Montesano (1868-1961), evidentemente restituite alla famiglia Ferrari dopo la morte del mittente o del destinatario:
1) San Maurizio, Reggio Emilia, [27 ottobre 1901]: si congratula per l’imminente matrimonio e si dice dispiaciuto di non poter ospitare Montesano e la moglie. Dice che presentare “domanda ufficiale” col rischio di non ottenere il posto l’avrebbe messo “nell’impossibilità di rimettere piede qui, dove, bene o male, per quanto più male che bene, ho un alloggio e qualcosa!” Pensa che un “invito” possa essere una mossa più adatta, chiede pertanto a Montesano di agire in questo modo. Riferisce che l’affare di cui gli ha parlato in precedenza non accenna “a giungere al bene”. Gli conferma che i suoi articoli sono sempre benvenuti presso la rivista, ma gli raccomanda soprattutto “quello sul vostro Istituto”, anche nella prospettiva di servirsene per un nuovo lavoro sui progressi della psicologia in Italia che invierà al “Journal of Menthal Science”. Lo informa di avergli riservato 10-16 pagine sul numero III-IV della rivista per l’articolo sui deficienti.
2) [San Maurizio, Reggio Emilia, 8 novembre 1901]: gli chiede almeno gli appunti sul proprio articolo, avendone estremo bisogno. Assicura di aver riservato un posto al suo articolo, ma lo prega di avvisarlo se non intende scriverlo.
3) San Maurizio, Reggio Emilia, 22 novembre 1901: confessa che “l’articolo è più tuo che mio” e comunica che intende inviargli 100 estratti; gli dice che gli affari procedono a rilento e che a causa di M. [Modigliano] ha dovuto lottare contro delle malignità che non si sarebbe certo aspettato. Dice di aver visto una fotografia fatta sul piroscafo “Peuceta” nel golfo di Ancona, in cui Montesano e Ferrari sono vicini, anche se i loro volti si vedono solo in parte. In allegato è presente la fotografia.
4) [San Maurizio, Reggio Emilia, 22 gennaio 1902]: dice che spedirà presto alcuni estratti della rivista e annuncia la nascita del figlio Carlo Alberto.
5) [San Maurizio, Reggio Emilia, 31 gennaio 1902]: ringrazia per l’affettuoso invito e lo informa che pensa di recarsi a Roma verso la fine di marzo; dice che gli è stata “ripromessa” la “famosa fotografia”.
6) [San Maurizio, Reggio Emilia, 21 febbraio 1902]: gli chiede qualche consiglio riguardo all’“armamentario” adatto a un Istituto medico pedagogico.
7) [San Maurizio, Reggio Emilia], 8 marzo [1902]: gli comunica che pensa di recarsi a Roma dopo la metà di marzo, periodo nel quale sarà a Roma anche T. [Tamburini] che, tuttavia, ha tenuto all’oscuro del vero motivo della sua visita in città. Dice che gli spiegherà le ragioni di questa scelta in occasione del loro prossimo incontro.
8) [Roma], mercoledì 26 [marzo 1902]: si scusa di non potersi recare da lui in mattinata e lo ringrazia per le attenzioni nei suoi confronti. Allegato un biglietto da visita intestato “Dott. G. Cesare Ferrari / Redattore capo della Rivista Sperimentale di Freniatria”, in cui scrive che andrà da lui il giorno successivo.
9) [San Maurizio, Reggio Emilia], 28 marzo 1902: lo avvisa che, come gli aveva annunciato, anche la “Psychiatrische Wochenschrift” (oltre alla “Revue de Psychiatrie”) ha pubblicato un suo articolo sull’Istituto di Montesano; gli chiede però le prove dei clichés, che potrà poi spedire a Bresler. Gli chiede inoltre l’articolo di Giannelli. Dice di aver trovato la moglie Emilia e il figlio Carlo Alberto benissimo. Manda i propri saluti all’avvocato, simpaticissimo.
10) [San Maurizio, Reggio Emilia, 29 marzo 1902]: lo informa di essere stato nominato ispettore dell’Istituto medico-pedagogico di San Giovanni e di essere stato incaricato di indicare i fabbisogni dell’Istituto dal punto di vista terapeutico, scientifico e didattico. Dice di aver consigliato di rivolgersi a Montesano per la fornitura delle attrezzature e degli strumenti necessari all’Istituto.
11) [San Maurizio, Reggio Emilia, 5 aprile 1902]: dice di avere indirettamente informato la direzione dell’Istituto Umberto I per fanciulli tardivi di Firenze che la nuova struttura a cui sta lavorando non si occupa dei deficienti da loro curati. Lo informa inoltre che dall’Istituto di Firenze hanno già risposto proponendo la fusione sotto un’unica direzione dell’Istituto Umberto I stesso e del nuovo centro ideato da Ferrari. Chiede a Montesano cosa pensa di questa proposta “scritta e firmata” da Modigliano. Lo ringrazia infine per l’ultima lettera e promette di inviargli i preventivi delle rette, modificati secondo i suoi consigli.
12) San Maurizio, Reggio Emilia, 17 aprile 1902: in riferimento alla fondazione del nuovo istituto, lo informa che Modigliano ha dapprima “offerto” i suoi 36 bambini a patto di far parte del personale sanitario, ma poi Tamburini gli ha imposto di pretendere la direzione. Dice inoltre che Tamburini intende occuparsi della consulenza psichiatrica, lasciando a Ferrari e all’amico Bracaloni (dell’Umberto I) “dei posti subordinati”. Espone le proprie perplessità in merito e gli confida che sta considerando l’opportunità di fondare un altro centro dedicato agli epilettici, ma aperto anche agli “isterici” e ai “pazzi morali”. Gli raccomanda di tenere con sé la lettera o bruciarla.
13) [San Maurizio, Reggio Emilia], 29 aprile 1902: lo ringrazia per la lettera di consolazione ricevuta, ammettendo che l’opposizione “manifesta e villana” di Augusto Tamburini l’ha molto abbattuto, perché significa la fine del “progetto” [la fondazione del nuovo Istituto] a cui lavorava da più di due anni. Dice che ora qualsiasi prospettiva gli sembra migliore di quella di continuare a lavorare come assistente, con il pericolo “che [Tamburini] mi rinfacci questo titolo in qualunque concorso”. Pensa che sia opportuno considerare l’idea di fondare un “Istituto nazionale per epilettici poveri” nei pressi di Parma o di Bologna, in modo da garantirsi almeno l’appoggio delle province e i finanziamenti provenienti da altri istituti o da privati. Gli chiede se ha altre notizie sul compromesso Bonfigli-Tamburini “pel caso che riuscisse ad andare [Arnaldo] Pieraccini a Girifalco”; gli domanda se lui stesso [Ferrari] può ancora considerarsi “sul candeliere per Girifalco” e lo prega di “non cavargli le mani dal capo” e muoversi per capire se ci siano altre possibilità. Accenna infine alla stesura del proprio libro sui “Deliri” e all’imminente pubblicazione di alcuni articoli sulla “Revue de Psychiatrie” e sul “Psychiatrische Wochenschrift”.
14) [San Maurizio, Reggio Emilia, 19 maggio 1902]: lo informa di essersi fatto proporre da T. [Tamburini] alla nuova amministrazione come “medico visitatore”; chiede inoltre un consiglio su quanto gli aveva scritto nella lettera precedente riguardo al nuovo Istituto per epilettici “che si potrebbe mettere insieme”.
15) [San Maurizio, Reggio Emilia, 9 giugno 1902]: dice di aver fatto fare “quella raccomandazione”, ma l’amico intermediario gli ha chiesto come comportarsi con Tamburini. Chiede a Montesano se sia opportuno avvisare T. [Tamburini] fin da ora o aspettare ancora.
16) [Reggio Emilia, 13 giugno, 1902]: lo informa di aver preparato un prospetto finanziario del “famoso affare” [l’apertura di un nuovo Istituto] e di aver previsto spese giornaliere 171 lire al giorno, senza contare medicinali e piccole spese. Dice di aver aumentato il preventivo delle rette giornaliere a un valore minimo di 5 lire, medio di 8 lire, massimo di 15 lire. Riguardo ai consulenti per il nuovo Istituto, lo informa che sta pensando a Clodomiro Bonfigli, Pietro Grocco e Augusto Tamburini.
17) [San Maurizio, Reggio Emilia, 26 giugno 1902]: lo ringrazia della lettera precedente dice di aver avuto assicurazioni “della non pericolosità del passo fatto data appunto la non determinatezza della richiesta” che riguardava “semplicemente” un posto vacante; chiede di inviargli le immagini “dei ragazzi, delle maestre, dei giuochi, delle scuole” del suo Istituto per un’eventuale pubblicazione sulla rivista “Emporium” o su una rivista francese.
18) San Maurizio, Reggio Emilia, 20 luglio 1902: dice di aver letto l’articolo sull’Istituto di Montesano apparso nella “Revue de psichiatrie”; gli chiede di spedire al dott. [Raffaele] Brugia dell’Istituto medico-pedagogico di Bertalia le “asticelle di Hoffmann e le bilancette” e gli chiede dove possa procurarsi gli stessi strumenti per i suoi studi.
19) [Reggio Emilia, 7 agosto, 1902]: lo informa di aver scritto “a qualcuno” a Milano per sapere come muoversi “senza turbare nulla”. Riguardo ai suoi impegni, dice di aver mandato la moglie e il figlio ai bagni per avere un po’ di libertà, finire il volume sui “Deliri” e cominciarne un altro.
20) [San Maurizio, Reggio Emilia, 20 settembre 1902]: si scusa per non avergli più scritto, troppo occupato con il Congresso di Anversa e la campagna contro le condizioni di ricovero e assistenza degli alienati. Allega alla lettera la bozza della sua presentazione chiedendogli un parere in vista dell’imminente pubblicazione. Chiede che cosa sa delle “Hilfschulen” che “in Belgio fioriscono molto più nei giornali che in realtà”. Lo informa del tentativo, fallito “pel malvolere” di Eugenio Tanzi, di essere introdotto alla Cassa nazionale per gli infortuni di Milano.
21) [San Maurizio, Reggio Emilia, 29 settembre 1902]: dice che il rapporto che gli ha inviato è utile per tentare di sottrarre “l’Istituto” alla protezione dei privati e di avergli chiesto un parere sulle “Hilfschulen” perché sta tentando di capire se altrove “vendevano” come in Francia e in Belgio. Spiega che nelle proprie lezioni “pei deficienti” non ci sono elementi nuovi rispetto ai lavori dello stesso Montesano o della Montessori; ritiene invece più utili le dispense del corso tenuto a Crevalcore. Conclude dicendo che lui e la moglie ospiteranno volentieri suo fratello, ma spera anche in una sua visita.
22) [s.l, ottobre 1902]: riferisce con tono ironico che Sua Eccellenza Sac.[o Sen.] gli ha scritto per informarlo che, non volendo per ragioni personali rivolgersi “al Sch.”, si è rivolto al senatore Balestra, presidente del Consiglio provinciale, credendo che, trattandosi del manicomio provinciale, potesse “avere qualche ingerenza nella faccenda del prof. Ferrari”; tuttavia Balestra ha risposto di essere assolutamente estraneo alla vicenda e di non sapere nemmeno “che si trattava di provvedere ad un posto”. Di fatto, confessa Ferrari, “quello che si voleva evitare non parlando a T. [Tamburini] l’abbiamo fatto per colpa dei miei raccomandamenti”. Pensa che ora sia meglio “lasciar dormire tutto” e, semmai, prepararsi “a combattere le insinuazioni che faranno se il passo falso si scopre”. Conclude aggiornandolo sulla propria situazione, ancora alle prese con lo sciopero dei tipografi ma, soprattutto, con “un’infinità di brighe prodotte dall’inerzia forzata e dai nervi del principale che non sa più con chi prendersela”.
23) Venezia, Natale 1902: lo informa di essere stato nominato “a sostituire provvisoriamente” il dottor [Giovanni Battista] Colbacchini presso il Manicomio di San Clemente e di aver ricevuto l’incarico di dirigere il Manicomio di San Servilio [San Servolo a Venezia]. Gli augura buon Natale, accennando alla situazione familiare e alle preoccupazioni della moglie. Conclude descrivendo positivamente la nuova posizione lavorativa e il proposito di recarsi all’Esposizione internazionale d’arte.
24) [s.l., fine 1902]: gli presenta l’amico Giacomo Pighini di Parma, che si trasferirà a Roma per motivi di studio.
25) [Venezia, 11 gennaio 1903]: ringrazia per la lettera inviata dalla moglie di Montesano a sua moglie. Parla della propria situazione attuale, “delicatissima”. Confessa che non gli sarebbe dispiaciuto se l’avessero nominato “pro tempore”: l’incarico sarebbe risultato rilevante per un eventuale futuro concorso e l’avrebbe messo “sufficientemente in vista nelle sfere governative”. Conta di “stare alle costole di [Augusto] Tamburini” e gli assicura che lo avviserà quando sarà il momento di sollecitare Tamburini in suo favore. Lo informa che Cesare Colucci ha ottenuto l’incarico dalla Facoltà di psicologia sperimentale di Napoli e chiede che cosa fare per avere un incarico simile. Si complimenta infine per il lavoro fatto con i frenastenici e lo ringrazia per quanto ha fatto per Pighini, un ragazzo giovane “ma molto serio”.
26) [Venezia], 5 marzo 1903: lo ringrazia per la vicinanza e l’atteggiamento esemplare. Dice che l’ambiente in cui lavora è viziato da “sotterfugio”, “malignità”, “spionaggio”, eccezione fatta per [Ernesto] Bonvecchiato “che è una mente superiore”. Dice di poter contare solo sulle proprie forze e sul credito di Augusto Tamburini, oppure di tornare a Reggio. Lo informa che gli sta molto a cuore “la storia dell’incarico della psicologia sperimentale”, ma la considera una strada difficilmente percorribile, vista la necessità di presentare la domanda presso un’università con una Facoltà di filosofia. Dice di aver escluso a priori Modena, per non “destare gli appetiti” di Luigi Patrizi, e Venezia per evitare quelli di Giulio Obici; pensa che siano più aperte Firenze, dove mantiene buoni rapporti con Eugenio Tanzi, oppure Roma, Pavia o Messina. Comunica che la moglie Emilia Giordani è per ora rimasta a Modena. Gli chiede se abbia intenzione di passare a Venezia per l’apertura dell’Esposizione. Riguardo al ricovero di Bertalia, di cui è ispettore, lo informa di aver proposto di affidare a lui [Montesano] l’incarico di provvedere al personale necessario.
27) Venezia, 8 aprile 1903: riguardo all’Istituto medico-pedagogico di Bertalia, lo informa che il “Comitato emiliano” ha deciso di “rimettere le cose a posto” e che da “certi discorsi” sembra che le intenzioni siano quelle di chiedere a lui [Ferrari] di “prendere le redini dell’azienda”, con il proprietario “ridotto alle pure funzioni di economo” e con Ugo Pizzoli che, in veste di direttore didattico, trasferirebbe il laboratorio pedagogico di Crevalcore presso l’Istituto. Chiede a Montesano un consiglio su come comportarsi e gli raccomanda di non parlare a nessuno di questa situazione. Dice di essere preoccupato perché accettare un posto come questo potrebbe precludergli la “carriera manicomiale”. Conclude accennando all’eventualità di “impiantarsi” all’Università di Bologna “con la psicologia sperimentale”; crede che in questo caso sarebbero preziose le conoscenze di Montesano presso il Ministero della pubblica istruzione.
28) Venezia, Ramo Colle dell’Oca 42/8, [13 aprile 1903]: lo informa di aver spedito la domanda di trasferimento della libera docenza da Modena a Bologna. Gli chiede di seguire la sua pratica presso il Ministero, per poter poi sollecitare le cose a Bologna.
29) [Venezia, 10 maggio 1903]: lo ringrazia di aver accettato l’invito a fargli visita a Venezia prima di recarsi all’Esposizione di Udine. Lo informa che “l’affare bolognese” [il proprio trasferimento da Modena a Bologna] sta maturando e gli chiede di informarsi presso il Ministero riguardo alla sua pratica.
30) [Venezia], 27 maggio [1903]: lo informa che il proprietario dell’edificio dell’Istituto medico-pedagogico non ha accettato lo schema di riordino proposto, pertanto il Comitato [emiliano] ha deciso di togliere il patronato all’Istituto. Spiega che i bambini delle province di Bologna, Reggio Emilia, Modena e Parma saranno quindi “ritirati”, mentre gli altri rimarranno temporaneamente e poi saranno trasferiti. Dice di essere convinto che il proprietario dell’Istituto sia orientato “verso i clericali”. Lo informa che Augusto Tamburini “si era presa o gli avevano data” la cura di 60 ragazzi delle province di Reggio Emilia, Modena, Parma, ai quali si sarebbero forse aggiunti quelli di Bologna”. Spera che in breve si raggiunga il numero di 100 o più ragazzi, in modo da rendere necessario qualcosa di diverso dal Manicomio: pensa che il momento sia propizio, soprattutto perché l’amministrazione di Reggio è duratura e mostra interesse per le istituzioni educative. Spera inoltre di trovarsi presto con 60 ragazzi a disposizione e un nuovo istituto da costruire ex novo. Confessa che gli dispiace un po’ abbandonare la psichiatria e che, del resto, ha imparato da Montesano ad avere fiducia “nell’avvenire dell’ortofrenia”. Gli chiede di spedirgli materiali utili per il corso di ortofrenia che terrà per gli allievi di Ugo Pizzoli. Conclude chiedendo notizie del suo prossimo viaggio a Udine e spera che riuscirà a fargli visita.
31) [Venezia, 29 giugno 1903]: avendo accettato di tenere le lezioni di ortofrenia “in quel corso ai maestri” a Bologna, gli chiede di inviargli qualche volume “comodo da saccheggiare”, come quelli inclusi nella collezione del “Progrès médicale”. Dice di attendere conferma della sua prossima visita. Lo informa di non aver più saputo nulla riguardo al trasferimento della libera docenza a Bologna.
32) [Venezia], 5 agosto 1903: lo informa di aver ricevuto dal Comitato emiliano la nomina a direttore dell’Istituto di Bertalia, con un mandato di 9 anni, pagato 4000 lire. Si lamenta però di doversi occupare del personale medico, che risulta insufficiente. Dice di trovarsi a dover assumere un assistente pagato solamente 50 lire al mese: sta già pensando a un giovane di sua conoscenza, tuttavia chiede a Montesano se abbia qualcuno, una persona di fiducia, disposta “ad accontentarsi”. Accenna infine alla possibilità, di cui gli aveva già parlato, di ottenere un posto all’Università di Bologna: gli chiede di studiare il modo di ottenere la posizione. [Carta intestata “Manicomio Femminile / di S. Clemente / Ufficio Sanitario”].
33) [Venezia, 6 agosto 1903]: si scusa per il fraintendimento della precedente lettera e spiega che intendeva solamente pianificare un incontro per organizzare l’assistenza dei frenastenici. Gli chiede “quale epoca ritenesse la più opportuna per cercare di far pressione a Roma”, al fine di ottenere “ciò che D.P. e Col. [Colucci] di Napoli hanno già”.
34) [Venezia, 16 agosto (?) 1903]: si dice dispiaciuto che Montesano non abbia un assistente per l’Istituto di Bertalia. Lo informa che si recherà a Roma dopo aver ricevuto notizie dalla Facoltà di Bologna. Si dice infine sorpreso di quanto gli ha riferito nella lettera precedente su Ugo Pizzoli: sapeva infatti che era in trattative per trasferirsi a Milano, ma non sapeva niente riguardo a un suo eventuale trasferimento a Roma.
35) Bertalia, Bologna, 12 settembre 1903: gli comunica che Ugo Pizzoli si trasferirà probabilmente a Milano, non a Roma. Lo prega di scrivergli presto perché non ha ancora ricevuto notizie riguardo alla pratica per il trasferimento della libera docenza da Modena a Bologna. Lo informa infine che si recherà a Roma dopo aver risolto il “disordine” all’Istituto di Bertalia, dovuto anche al fatto che non è riuscito ad assumere l’assistente di cui gli aveva parlato.
36) [s.l.], 28 ottobre 1903: dice che a causa di un disguido ha dovuto ripresentare la domanda di trasferimento della libera docenza da Modena a Bologna ma il Ministero non ha ancora risposto; chiede pertanto a Montesano “di sollecitare efficacemente le cose”. Gli chiede di avvisarlo non appena il Ministero invierà la domanda a Bologna, in modo da poter “soffiare in tempo utile sotto ai membri della Facoltà”.
37) Bertalia, Bologna, 7 novembre 1903: dice che la domanda di trasferimento è finalmente arrivata alla Facoltà; di tutto il resto parleranno di persona a Roma, dove si recherà in settembre per partecipare al “Congresso dei liberi docenti”.
38) [Bologna], 19 marzo 1904: “Affettuosissimi auguri. Scrivimi”. [Cartolina illustrata: il disegno rappresenta un uomo che porge un pesce a dei gatti; sullo sfondo un mulino a vento].
39) Bertalia, Bologna, 22 aprile 1904: dice di aver combattuto nel miglior modo possibile insieme all’“ottimo” Umberto Neyroz per risollevare le sorti dell’Istituto. Gli chiede se si è ripreso dal colpo [la morte del padre] che deve avergli “presa tanta energia”. Lo informa che in marzo è nata la piccola Nora, molto tranquilla, anche se occupa la madre per un’infinità di tempo. Conclude dicendo che sta elaborando uno “schema di esame psicosomatico del deficiente”, simile a quello preparato per gli alienati.
40) Bertalia, [Bologna], 24 maggio 1904: si dice stupito che gli estratti non siano ancora arrivati, ma ne ha ancora alcuni a disposizione che potrà eventualmente rispedire.
41) Bertalia, Bologna, 10 luglio 1904: si scusa per non avere scritto di recente, ma sta seguendo sulle cronache dei giornali il caso “della famosa Ubaldelli”, e sa delle visite che Montesano le ha fatto in carcere e dei suoi rapporti al tribunale. Comunica che a breve incontrerà Augusto Tamburini. Chiede se abbia ricevuto gli estratti del suo articolo comparso “sulle colonne emiliane”, un lavoro di “propaganda” che punta a sciogliere “il grave problema manicomiale”. Afferma di trovarsi a dibattere con “un proprietario stupido” e gli confida che la sua ambizione è quella di “provincializzare l’Istituto”. Riguardo al futuro viaggio di Montesano a Salsomaggiore, si permette, dopo molte esitazioni, di riferirgli “un consiglio che danno qui le donnicciuole”, ovvero di avere rapporti intimi durante il periodo mestruale.
42) Bertalia, Bologna, 19 settembre 1904: dice che si è rivolta a lui una famiglia per il caso di un ragazzo “arretrato negli studi”, che non può più vivere in casa perché tende ad approfittare delle “lotte” tra padre e madre “per rendere impossibile la vita a sé e agli altri”. Spiega che il ragazzo ha bisogno di cure, anche se il padre insiste nel farlo studiare. Chiede a Montesano se conosca una maestra in grado di occuparsi della sua istruzione, anche perché il ragazzo deve essere allontanato dalla famiglia il prima possibile. Conclude chiedendogli se si recherà a Bologna.
43) Bertalia, Bologna, 28 settembre 1904: comunica che la famiglia del ragazzo di cui gli ha parlato ha bisogno dell’indirizzo dell’istruttrice e lo invita a inviarlo a lui o all’avvocato Alberto Segre di Bologna. Lo avverte che l’avvocato è preoccupato soprattutto del fatto che il ragazzo possa continuare a studiare.
44) [Bologna, ottobre 1904]: immagina che i signori S. [Segre] si siano già messi in contatto con lui. Lo informa che temono che l’istruttrice non abbia “sufficiente passione” per il ragazzo. Gli chiede di consigliargli un istruttore “moralissimo, non anticlericale e coscienzioso” per un’altra famiglia con un figlio “imbecille di grado medico, molto corretto esteriormente […], buono e tranquillo, ma apatico, abulico, che ha bisogno di essere spinto”. Spiega che la famiglia ha bisogno di una persona che accompagni il ragazzo, lo introduca ai lavori agricoli e lo obblighi alla ginnastica e a fare delle passeggiate.
45) Bologna, Bertalia, 8 novembre 1904: si dice intenzionato a “obbedire” alle pressioni di Augusto Tamburini, che vuole che il giornale sia pubblicato a partire dal primo gennaio, ogni due mesi e in fascicoli di 48 pagine. Riguardo al prezzo dell’abbonamento, ritiene che possa essere di 6 lire, in modo da renderlo accessibile ai maestri, ma prevede che siano necessari almeno 250 abbonati per coprire le spese di stampa e spedizione. Chiede a Montesano di curare la rubrica sulle “questioni legislative in rapporto alla pedagogia”, uno spazio dedicato ai maestri, capace di fornire informazioni non reperibili sui giornali concorrenti. Spiega che ogni numero del nuovo periodico, che ha pensato di intitolare “Rivista di psicologia pedagogica”, dovrà contenere: 1) “un articolo editoriale brevissimo”, 2) “diverse memorie originali”, 3) “alcune bibliografie o recensioni di articoli”, 4) la “rivista delle riviste pedagogiche”, 5) la rubrica curata da Montesano.
46) Bertalia, Bologna, 16 novembre 1904: gli chiede di rispondere rapidamente alle questioni poste nella precedente lettera, soprattutto riguardo all’“uscita o meno del giornale”. Dice di essere ancora perplesso sulla parte “interessi professionali”. Riguardo al titolo, l’ha modificato in “Rivista di psicologia applicata alla pedagogia ed alla psicopatologia”.
47) Bertalia, Bologna, 22 novembre 1904: spera di incontrarlo presto, “specie per quello che me ne diceva il prof. Tamb.[Tamburini]”. Lo informa che “l’idea prima” [riguardo al titolo della “Rivista di psicologia”] è cambiata e che ha pensato di “allargare alquanto la base del giornale”, anche perché intende “seguire le orme” di Sante De Sanctis e Cesare Colucci. Spiega di voler riservare una sezione della rivista esclusivamente “alla pedagogia positiva ed ai suoi cultori”, affidando a Montesano la rubrica sul “movimento pedagogico internazionale pei deficienti e pei normali”: in questo modo qualunque contributo di argomento pedagogico entrerebbe a far parte delle “memorie originali”, qualunque bibliografia o recensione rientrerebbe tra le recensioni, mentre la rubrica diretta da Montesano registrerebbe “tutto ciò che avviene nel campo speciale a cui essa si riferisce”. Dice che gli piacerebbe inserire questa rubrica già dal primo numero della “Rivista”, pertanto chiede che tutto il materiale gli sia inviato entro il 15 dicembre. Lo prega inoltre di confermare il prima possibile la sua disponibilità, in modo da poter inviare una circolare per comunicare la direzione della rubrica. Lo ringrazia per la “propaganda” e si dice convinto che la “Rivista” possa diffondersi tra i maestri ed avere successo. Quanto al prezzo, l’ha aumentato a 8 lire.
48) [Bologna, 1 dicembre 1904]: lo ringrazia per le riviste e i volumi spediti. Dice di voler inserire nel primo numero della “Rivista” una relazione sull’Istituto e la Scuola magistrale di Montesano, e nel secondo numero una presentazione del proprio Istituto. Gli suggerisce di aggiungere anche un cappello introduttivo in cui segnalare l’intenzione di presentare in futuro anche altri istituti. Dice di voler inserire nel primo numero anche i sommari dei giornali affini, accennando almeno agli articoli più importanti per il settore. Chiede di fargli sapere di quali riviste disponga, in modo da potersi procurare quelle mancanti. Chiede infine se vuole che il suo nome sia inserito nella circolare e lo informa di voler fissare il prezzo a 6 lire per i maestri italiani e a 8 lire per tutti gli altri. Gli raccomanda infine di essere puntuale, in modo che il giornale possa giungere agli abbonati entro il 1° gennaio.
49) [Bologna], 6 dicembre 1904: comunica che il prezzo della “Rivista” è rimasto a 8 lire, “per tastare il terreno”, e che successivamente ridurrà l’abbonamento ai maestri. Dice di sentirsi “minacciato” dalla mancanza di articoli e di titoli e gli chiede di fargli copiare i “sommari” dei giornali specialistici dell’ultimo semestre, per mantenere la parola data nella circolare. Conclude chiedendogli un precettore “per una famiglia in Veneto”.
50) [Bologna, 12 dicembre, 1904]: riguardo alla rassegna per la “Rivista”, lo invita a limitarsi, per questa volta, a segnalare i titoli relativi alla psicologia pedagogica o alla psicopatologia. Lo informa di voler recensire gli “Archives de psychologie”, il “Journal de psychologie” di Forel, il “Journal de psychologie” di Bonet e quello di Neumann. Gli raccomanda di inviargli al più presto tutto il materiale riguardante il suo Istituto e il notiziario per i maestri, in modo da poter consegnare tutto in tipografia entro il 20 [dicembre].
51) [Bologna, 15 dicembre 1904]: Sollecita l’invio dei materiali perché intende pubblicare il primo numero della “Rivista” a partire da gennaio. Lo informa di aver accettato, nonostante il sacrificio che comporta, la riduzione del prezzo dell’abbonamento a 6 lire.
52) Bologna, 22 dicembre 1904: lo informa di aver apprezzato l’articolo destinato alla “Rivista” e di averlo già spedito in tipografia. Lo avvisa che non è rimasto spazio per la bibliografia. Gli chiede di inviare le “Notizie” d’interesse pedagogico annunciate “nella circolare”, e quindi attese; gli chiede inoltre i “sommari” e i titoli degli articoli di maggior interesse usciti sulle riviste di psicologia e di pedagogia, escluse la “Zeitschrift für Pädagogische Psychologie”, la “Zeitschrift für Schulgesundheitspflege” e la “Revue pédagogique” che ha già ricevuto, ed esclusi il “Journal de psychologie” e gli “Archives de psychologie” che possiede già.
53) Bologna, 27 dicembre 1904: lo informa di essere stato costretto ad eliminare [dal primo numero della “Rivista di Psicologia”] l’articolo di Montesano, un altro articolo e ulteriori 7 pagine di biografia poiché c’era un’eccedenza di 21 pagine. Promette di inviargli presto le bozze della “Rivista”. Conclude scusandosi nuovamente per l’esclusione dell’articolo e ringraziandolo per gli abbonamenti sottoscritti.
54) Bertalia, Bologna, 29 dicembre 1904: lo informa di aver soppresso “gli indici delle riviste”, recuperando lo spazio che ora consente di inserire nella “Rivista” anche l’articolo di Montesano. Gli chiede di raccogliere sistematicamente i “sommari” inserendo gli articoli più importanti dei giornali di psicologia e pedagogia. Gli raccomanda infine di completare “la recensione del giornale di Binet”.
55) Bertalia, Bologna, 4 gennaio 1905: gli chiede un giudizio “sul giornale” appena uscito. Lo informa che hanno fatto “un soffietto” anche sul Corriere della Sera e domanda se non sia possibile avere “qualche cosa di simile in qualche giornale della capitale”. Dice di essere intenzionato a vendere il giornale a 6 lire [in abbonamento] ai maestri, sperando che siano numerosi poiché un numero costa più di 80 centesimi l’uno e molti restano invenduti. Lo informa che per ora comprano il giornale solo tre maestri che hanno pagato 6 lire, e altri 9 maestri che hanno pagato 8 lire. Gli chiede infine di pensare fin da ora all’argomento della prossima “Rassegna pedagogica” per la rivista.
56) Bertalia, Bologna, 8 gennaio 1905: lo ringrazia per il giudizio [sul primo numero della “Rivista di psicologia”]. Lo informa di aver spedito una copia della rivista anche alla Scuola magistrale ortofrenica, ma non avendo indicato l’indirizzo esatto non sa se arriverà. Dice di non aver spedito il numero neppure al “bibliotecario” del Ministero della pubblica istruzione e chiede a Montesano di consegnargliene una copia “con delle raccomandazioni”. Gli chiede inoltre di consegnare una copia della rivista alla Scuola magistrale. Lo informa di aver finora spedito 250 copie in totale e si dice intenzionato ad aumentare il formato in caso di aumento del numero degli abbonati. Conclude raccomandandogli di preparare argomenti interessanti per la “Rassegna” da inserire nel secondo numero della rivista.
57) Bertalia, Bologna, 12 febbraio 1905: dice di non sapere ancora “con che cosa riempire il fascicolo” della “Rivista di psicologia”. Gli chiede se stia lavorando alla sua “Rassegna pedagogica”. Lo informa di voler uscire entro il 1° marzo, ritenendo la puntualità “una dote molto necessaria pei giornali”. Lo avverte che troverà nel prossimo numero un’innovazione tipografica, dovuta al fatto che le impostazioni precedenti erano costate troppo. Conclude ringraziandolo per gli abbonamenti inviati e lo informandolo del fatto che il bibliotecario del Ministero della pubblica istruzione non ha ancora pagato.
58) Bertalia, Bologna, 10 marzo 1905: gli ricorda che mancano ancora la “rassegna pedagogica” e il “sommario” della rivista; lo invita pertanto a spedirgli “qualche cosa di buono” entro il 15 aprile. Dice che gli invierà una propria pubblicazione sul suo Istituto e gli chiede un commento obbiettivo. Danneggiato dall’uscita della “Nuova Scuola”, lo informa che sta tentando di allargare il formato della rivista senza alterarne il prezzo. Gli ricorda che il prossimo numero dovrà uscire entro il 25 aprile, in modo da consentirne la distribuzione in occasione del “Congresso di psicologia”. Conclude invitandolo a cercare “qualche cosa di statistica relativo ai deficienti in genere e a quelli ricoverati”.
59) Bertalia, [Bologna], 15 marzo 1905: lo avvisa che la latrice della lettera è la madre di un ragazzo che ha in cura da alcuni mesi. Chiede se abbia tra i suoi maestri della Scuola magistrale ortofrenica un educatore che possa fare il “damo di compagnia” di questo ragazzo. Gli assicura che si potrà fidare della descrizione della madre e che si tratta comunque di un ragazzo simpatico e docile. Comunica che la madre, che accarezza da tempo l’idea di un pedagogo, si rivolgerà volentieri a lui per approfittare “dell’occasione unica in Italia” che offre la sua Scuola. Conclude accennando al loro imminente incontro al “Congresso” di Roma.
60) Bertalia, Bologna, 21 marzo 1905: lo informa di aver indirizzato a lui una signora. Chiede di inviargli la “rassegna pedagogica”, qualche “sommario in cui ci sia qualche articolo interessante i nostri studi”, in particolare quello “pei tests dei deficienti”. Raccomanda di inviare tutto entro il 10 aprile perché conta di pubblicare la Rivista entro il 25 aprile, in modo da poterla diffondere al Congresso di Roma.
61) Bertalia, Bologna, 1 aprile 1905: Chiede di inviargli prima del 10 aprile uno degli articoli a cui aveva fatto riferimento nelle precedenti lettere. Chiede inoltre di fargli sapere entro il 15 aprile su che cosa possa “contare con certezza” riguardo alla “Rassegna pedagogica”. Combattuto tra le incertezze e l’apprensione per il giudizio dei colleghi, dice di voler pubblicare il prossimo numero della rivista entro il 24 aprile. Accenna al bisogno di aiuto presso il Ministero della pubblica istruzione per “smuovere qualcosa”. Conclude chiedendogli se abbia incontrato “quella signora” che gli ha raccomandato e che ha parlato con sua moglie.
62) Bertalia, Bologna, 6 aprile, 1905: sollecita l’invio della “memoria originale” e della “Rassegna pedagogica”; gli ricorda che il 25 dovrà essere a Roma e che prima di quella data intende dare alle stampe la rivista; lo ringrazia per la “compagnia” offerta da sua moglie alla propria.
63) Bertalia, Bologna, [9 aprile 1905]: sollecita l’invio di tutto il materiale entro giovedì 10 aprile per poter consegnare tutto al tipografo e avere alcune copie stampate per il 24 aprile. Lo invita a “copiare”, senza curarsi di recensire, eventuali articoli di giornale di interesse psicologico. Richiede infine la spedizione dei “sommari”.
64) Bertalia, [Bologna], 19 aprile 1905: lo ringrazia per la “rassegna pedagogica” che ha molto apprezzato e che ha già inoltrato alla tipografia. Si scusa per non aver scritto prima, troppo occupato a causa dello sciopero che temeva gli impedisse di pubblicare il numero della “Rivista di psicologia” prima del Congresso. Lo informa che il 25 si recherà a Roma e gli chiede se sia ancora aperto l’albergo della “Posta” o se possa suggerirgliene degli altri, possibilmente economici e in posizione centrale.
65) Bertalia, Bologna, 21 maggio 1905: si scusa per non aver fatto visita ai suoi famigliari durante il soggiorno a Roma. Dice che avrebbe voluto scrivere subito dopo il rientro, ma che è stato molto occupato con l’Istituto, la rivista e il Congresso di Milano. Chiede di mandargli il prima possibile “il sunto della comunicazione” fatta con Selvatico al Congresso di Roma e l’articolo di cui gli ha parlato “pei tests adatti ai deficienti”. Conclude chiedendogli di riferire al fratello che lo aspetterà in giugno a Bologna.
66) Bertalia, Bologna, 25 luglio 1905: invita Montesano e la moglie a fermarsi a Bologna e sollecita la spedizione del lavoro preparato in collaborazione con Selvatico.
67) Bertalia, Bologna, 10 settembre 1905: lo informa che a Milano, dove si trova per partecipare al corso di Ugo Pizzoli, non è possibile procurarsi il suo libro; gli chiede pertanto di spedirne subito una decina di copie presso la scuola A. Manzoni, via Manin 2, a Milano. Dice di non poter garantire che tutte le copie siano vendute, “ma qualcuna andrà certamente”. Conclude chiedendogli di inviargli entro il 15 ottobre una rassegna pedagogica focalizzata sui “fanciulli normali”.
68) Bertalia, Bologna, 10 ottobre 1905: lo informa di aver spedito “i due numeri della rivista”. Chiede di inviargli la “Rassegna pedagogica” entro il 20 ottobre, in modo da poter pubblicare il prossimo numero non più tardi del 25. Gli chiede se ha ricevuto il “Bollettino” di Ugo Pizzoli e lo invita a spedirgli le sue lezioni, inviandole anche ad Attilio Ferrari.
69) [Bologna, 23 ottobre 1905]: lo informa di voler partecipare al concorso per la cattedra di psicologia sperimentale del 25 ottobre e gli chiede di interessarsi alla sua pratica. Lo ringrazia per la “Rassegna” destinata alla “Rivista di psicologia” e dice di voler aggiungere qualcosa su Ugo Pizzoli. Conclude promettendo di scrivere di nuovo dopo la nomina della commissione per il concorso di Roma.
70) [Bologna], 25 maggio 1931: gli invia il certificato relativo alla perizia del dottor Leonardo Gardini, del quale dovrà giudicare domenica, insieme all’amico Giannelli e al professor Pennesi, la capacità giuridica di fare il notaio, in quanto “sperperatore senza vizi”. Gli dà notizie sul caso e spiega che “bisognerebbe trovare una malattia che lo obbligasse a ritirarsi”.
NOTE
Carta intestata: “Rivista Sperimentale di Freniatria / Direttore A.; “Rivista sperimentale di Freniatria / San Maurizio (Reggio Emilia); “Manicomio / Femminile Centrale Veneto / di S. Clemente / in / Venezia / Ufficio Sanitario”; “Manicomio / Femminile Centrale Veneto / di S. Clemente / in / Venezia / Medico primario”; “Istituto medico pedagogico emiliano / per la cura ed educazione dei frenastenici / in / Bologna (Fraz. Bertalia) / Direzione; “Provincia di Bologna / Istituto Medico Pedagogico Emiliano / per la cura ed educazione / dei Frenastenici / in / Bologna (Frazione Bertalia) / Direzione”; “Rivista di Psicologia / applicata / alla pedagogia ed alla psicopatologia/ Editore: Dott. G.C. Ferrari / Direttore dell’Istituto Medico-Pedagogico Emiliano / Bertalia (Bologna)”; “Istituto / Medico Pedagogico Emiliano / Bologna (Bertalia)”; “Congresso Internazionale / per l’Assistenza degli / Alienati. Milano 1906″ ; “Dott. G. Cesare Ferrari / Redattore capo della Rivista Sperimentale di Freniatria / S. Maurizio (Reggio Emilia)”; ”Frenocomio / di / Reggio nell’Emilia / Direzione Medica”.