Ferrari Carlo Alberto

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8 lettere e cartoline di Giulio Cesare Ferrari al figlio Carlo Alberto:
1) Imola, 15 novembre 1915: spiega che non gli ha dato il permesso di tornare a casa nei giorni feriali per il suo bene, dal momento che a casa non riesce a studiare e si distrae continuamente [Carlo frequentava il Ginnasio a Bologna e si trovava in pensione presso la famiglia Albertosi]. Si dice convinto che in questo modo il figlio da un lato sarà più sicuro di essere promosso – anche perché con la guerra non si sa cosa possa accadere – e dall’altro si abituerà “per tempo a resistere serenamente alle piccole contrarietà” e a evitare di sviluppare un “carattere fiacco”. Gli chiede di salutare per lui il padre del dottor Baroncini e di lasciare i libri della sorella Nora nel suo ambulatorio. Manda i complimenti della famiglia al signor Albertosi. E’ presente infine un post scriptum della moglie di Ferrari, Emilia Giordani: comunica al figlio che quella notte dormirà nel proprio letto [era infermiera volontaria della Croce Rossa e faceva i turni di notte] e che Ferrari non può recarsi al fronte perché i medici sono malati.
2) Tolmezzo, 30 novembre 1915: gli scrive dalla zona di guerra, sta “autoambulando per la zona Carsica passando da luogo bello a luogo magnifico” e comunica che l’indomani rientrerà a Udine e comincerà un giro che da Medea lo porterà a Gradisca, Plava e Caporetto. Ha trovato una guida incomparabile e si diverte molto, anche se visita tutti gli ospedali che incontra, “con tutto il cumulo di sofferenze e di eroismo sublime che accolgono”. Annuncia che gli telegraferà il giorno e l’orario del proprio arrivo e gli chiederà di prenotargli una camera all’Albergo Bologna.
3) [s.d.], 17 agosto 1916: gli chiede di scrivere ogni giorno una cartolina per far sapere alla famiglia che è vivo e sta bene. Comunica che i Tamburini non andranno a Riccione a causa dei danni del terremoto e dell’esodo di persone che scappano in treno dai luoghi colpiti. Dice di aver ricevuto i ringraziamenti dal Re per gli opuscoli e la visita del commendator [Arturo] Mercanti del Touring, tenente dei bersaglieri ciclisti, ferito per la terza volta.
4) [Imola, estate 1916]: essendo arrivata per lui una lettera di Ghita da Bologna in cui avvisava della fuga da Riccione per le fortissime scosse di terremoto, lo rimprovera di aver scordato di avvisarla che non si trova a Imola. Gli dà informazioni sui danni del terremoto e gli consiglia di rimandare a settembre la gita a Parma. Lo avvisa infine che pensa di andare in Trentino lunedì o martedì, per proseguire poi verso Udine. La seconda metà della lettera è scritta dalla moglie di Ferrari, Emilia Giordani, la quale avvisa Carlo che stanno ospitando Luisina Ortalli, arrivata da Cattolica dopo il terremoto; dà notizie di Antonietta Gobbi, di Pia e della zia Elvira; si dice preoccupata per le gite del figlio a Lucinico, anche se è contenta che lo abbiano rimandato a Udine.
5) [Roma], martedì 19 al 20 [luglio 1920]: lo ringrazia della “lettera molto ordinata e da vero allievo ingegnere”. Si dice ancora incerto sulla data di partenza, anche a causa dello sciopero, ma promette che appena arriverà a Bologna andrà a trovarlo. Dice di avergli cercato delle raccomandazioni al Fiastrone, ma purtroppo non il mezzo per arrivarci. Lo avvisa infine che Cesare [Tamburini] vorrebbe che andasse con lui a Riccione; lo esorta a fare come vuole, anche se crede più igienico che ci vada da solo.
6) [s.l., 1921]: gli consiglia di andare all’acciaieria, chiedere se sono contenti di lui, quali sono le loro intenzioni e dire che vuol fare delle ricerche scientifiche per proprio conto, pur rimanendo sotto il loro controllo; se non rispondono in modo soddisfacente dovrebbe dare le dimissioni. Si dice dispiaciuto che il figlio perda l’occasione di andare al Congresso di psicotecnica di Barcellona, dove potrebbe sostituire il padre e prendere poco alla volta il suo posto “di pioniere sotto la protezione della Baumgarten, di Lahy, Claparède, ecc.”. [sono presenti solo le pagine 5 e 6 della lettera].
7) [Bologna, 13 agosto 1925]: spera che il figlio di ritorno da Rotterdam passi dal Forte, dove la sorella Nora lo aspetta per andare in montagna. In tal caso gli prenoterà una camera al Grand Hotel. Dice di essere stato 3 giorni da Amelia ma di essersi ammalato. [L’incipit della cartolina è danneggiato per l’asportazione del francobollo].
8) Bologna, 29 ottobre 1926: gli invia un biglietto per la signora Levi Civita, direttrice della nave Caracciolo al Porto. Lo avvisa che è arrivato il cappello nocciola e gli comunica il prezzo e le modalità di produzione. Dice di aver ricevuto la sua memoria e critica il fatto che non abbia parlato dei vantaggi dell’abitudine. Per il corso delle scienze dice che c’è folla di iscritti per vedere Mussolini, che assisterà all’inaugurazione. Tuttavia non sarà pubblicata la sua memoria estesa, quindi cercherà di farla apparire sulla “Rivista di psicologia” se avrà tempo di riordinarla.

NOTE
La carta della prima lettera è intestata “Ospedale Provinciale / di Bologna in Imola / per malati di mente / Direzione”. La cartolina n. 7 è intestata “Ospedale psichiatrico / ‘Francesco Roncati’ / in Bologna / Direzione”. La carta dell’ultima lettera è intestata “Prof. Comm. G.C. Ferrari / Ospedale Provinciale ‘F. Roncati’ / Riceve: Martedì, Giovedì e Sabato / dalle 14 alle 17 / Bologna / Piazza Calderini, 2”.

Estremi cronologici

15 Novembre 1915 – 29 Ottobre 1926

Consistenza

10 carte

Collocazione fascicolo

b. 22, fasc. 34
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