19 lettere e cartoline del fisiologo Mariano Luigi Patrizi (1866-1935) a Ferrari:
1) Monaco, 16 agosto 1896: ringrazia per la lettera e la recensione. Scrive che è stato un piacere per lui conoscere Ferrari e spera che la loro amicizia continui "con reciproco vantaggio affettivo e intelletuale". Gli chiede di spedirgli direttamente a Monaco il primo fascicolo della Rivista. Per quanto riguarda il suo lavoro sul tempo dei riflessi vagali, vorrebbe che la Rivista coprisse le spese per i tracciati, mentre lui pagherebbe di tasca propria la spesa per i clichés. Fornisce poi alcune indicazioni sulla disposizione dei tracciati nell'articolo, sui clichés e su dove far stampare le foto. L'articolo dovrebbe occupare circa 30 pagine. Dice poi che forse redigerà il compte rendu per il giornale di [Cesare] Lombroso al Congresso; probabilmente ne scriverà prima lui sulla Rivista, ma ritiene che il loro giudizio generale su questo convegno psicoscientifico sarà concordante. Si raccomanda affinché il prof. [Augusto] Tamburini accolga il lavoro e spera che ne sia contento.
2) Roma, 22 giugno 1898: dice che ha urgenza di pubblicare una "noticina psicofisica" intitolata I movimenti respiratori durante la parola scritta e la parola parlata. Comunicazione preliminare: i metodi. Chiede se Ferrari possa pubblicarla in breve tempo, poiché ha urgenza di avere gli estratti; altrimenti dovrà rivolgersi ad altro giornale.
3) Roma, 4 luglio 1898: chiede scusa per non aver fatto seguito all'invito di Ferrari di mandargli subito il manoscritto della sua noticina psicofisica, ma si è dovuto dedicare al figlioletto malato. Aveva abbandonato l'idea della pubblicazione immediata; ma, visto che Ferrari gli concede ancora tempo, cercherà di mandare il materiale. Se non dovesse riuscire a finire il lavoro gli chiede il favore di far stampare intanto gli estratti e di inserire poi il suo scritto nel fascicolo successivo. Nel frattempo si è dovuto dedicare anche alla preparazione di un opuscolo polemico in risposta alle obbiezioni "che sono piovute da ogni plaga letteraria a proposito delle feste". Gli invia l'"Avanti" che contiene la sua "protesta per la parte né letteraria, né scientifica". A giorni gli invierà anche gli atti della sua conferenza al Collegio romano, stampati dall'editore Bocca, il quale ha prevenuto tante accuse, tra cui quella "sciocchissima" del Panzacchi. Ritiene che Ferrari sia a conoscenza del fatto che la sollevazione contro lo studio scientifico del Leopardi è stata paralizzata in principio dal suo discorso al Collegio romano. La reazione del "volgo letterario" scoppiò dopo l'"inopportuna" conferenza di [Giuseppe] Sergi, avvenuta sette giorni dopo la sua. Dietro tale clamore ci sono dei retroscena: il risentimento di [Angelo] De Gubernatis per non aver potuto fare la Conferenza e le manovre di un suo pupillo, genero di Costanzo Chauvet, che ha diretto la campagna antilombrosiana sul giornale "Il popolo romano". Se Ferrari riprenderà la discussione dovrà fare in modo di non offrire appigli a questa "plebe di letterati che combattono la critica naturalistica per una paura egoistica o per profonda ignoranza di cultura scientifica o per essere imbevuti di quel falso idealismo nemico di ogni studio positivo". Lombroso gli ha proposto di scrivere insieme un libro polemico, ma lui vorrebbe scrivere una risposta isolata. Sergi pubblicherà presto un libro su Leopardi.
4) Castel Gandolfo, 18 agosto 1898: in risposta alla richiesta di Ferrari, gli manda l'originale del suo lavoro, in modo che possa verificare quanto sia lungo: ritiene che stampato non sarà più di dieci pagine. Gli raccomanda di nuovo di fargli stampare al più presto gli estratti e gli fornisce alcune indicazioni di editing. Se non è partito per Cambridge lo prega di parlare con il prof. Tamburini e il prof. Vassale per la faccenda di Modena, come da lui proposto nella sua cartolina: quello è il modo migliore e il ministro si attaccherà alle considerazioni di diritto della minoranza. Il presidente del Congresso medico che si terrà a Recanati a settembre gli ha riferito che il prof. Tamburini farà una lettura sul tema "Genio e pazzia di Giacomo Leopardi"; ne è molto compiaciuto qualunque sia il suo punto di vista: alle "retoricate" dei poeti succederà il ragionamento di uno scienziato autorevole. Loda anche l'opposizione di Tamburini alla teoria degenerativa. Sta riempiendo le "schedoline" della sua inchiesta, se ha fretta di riaverle glielo faccia sapere.
5) Castel Gandolfo, 20 agosto 1898: gli invia un altro suo lavoretto "Due proposte di tecnica fisiologica e psicofisica" in cui si parla di un nuovo pneumatometro anglico e del pletismografo della mano (guanto volumetrico). Scrive che saranno sei pagine di stampa e quattro pagine di figure, di cui ha già in parte i clichés. Chiede che questa seconda nota, che spera pubblicherà nel prossimo fascicolo, venga messa lontana dalla prima.
6) Roma, 22 dicembre 1898: lo ringrazia delle due cartoline. Scrive che è tornato a Roma malato e che non è ancora uscito di casa. Andrà a riprendere il catalogo "Empire", il suo non lo trova più; vi troverà la figura che gli interessa riguardo alla "scopertura della scrittura" e insieme gli invierà il ritratto di Moleschott, adesso non ha testa per pensare a quella ricerca su Salvestrini, se vuole lo "pescherà" qualche altra volta a Modena. Degli estratti vorrebbe 75 copie, li ritirerà al suo ritorno presso la redazione.
7) Roma, 29 dicembre 1898: ha ancora la bronchite, quindi non è riuscito a procurargli il catalogo "Empire". Gli chiede di avvisare il prof. Tamburini che per lo stesso motivo non è riuscito a portare a Luciani l'invito del Comitato spallanzaniano. Per completare il quadro lo informa che i libri per la prolusione sono in viaggio da Modena da dieci giorni e non ha ancora ricevuto nulla. Fa i suoi auguri per l'anno nuovo a lui e ai colleghi.
8) Roma, 12 giugno 1901: scrive che ha ricevuto tutto. Ha portato i lavori con sé da Modena, si metterà al lavoro, ma "il lato austroungarico" non lo tratta bene, "offeso forse dalle troppe discussioni sul rinnovamento della Triplice". Ha bisogno del Trattato di William James perché è d'accordo con i redattori della "Tribuna" che accoglieranno l'articolo. Se Ferrari lo facesse fare e glielo mandasse, lui curerebbe la pubblicazione.
9) Recanati, 9 ottobre 1901: scrive che sarà a Modena il 30 e il 31 ottobre. Contribuirà materialmente dopo il 27 del mese. Lo aspettava a Recanati e la sua indisposizione si sarebbe dileguata. Sarà a Recanati fino a lunedì 14, poi a Roma al solito indirizzo.
10) Modena, 7 giugno 1902: risponde che i clichés del suo lavoretto dovrebbero essere assieme a quelli di Cavani e lo esorta a cercarli perché dal suo copialettere risultano inviati. Aspetta il James. Non sa ancora dove passerà il periodo estivo, ma vorrebbe incontrarlo prima di andarsene.
11) Modena, 31 dicembre 1905: come promesso, lo avvisa che ha revocato con lettera raccomandata la domanda per Torino. Appena Kiesow gli ha risposto, ha presentato la rinuncia. Il prof. T. [Tamburini] gli ha risposto, ma in maniera poco convincente; intende quindi replicargli a voce, non per iscritto. Da notizie ricevute da Roma, ha saputo che la Commissione [Angelo Mosso, Eugenio Tanzi, Enrico Morselli, Camillo Golgi, Aducco] si riunirà il 15 gennaio alle 16. Chiede infine notizie su quello che fa e di ciò che sa.
12) Recanati, 13 settembre 1911: dice di essere tornato da Cupra Marittima e ha trovato la lettera che gli aveva spedito a Torino. Non tornerà a Torino prima di metà ottobre, ma se deciderà di rientrare in ufficio prima parteciperà alla riunione della Società a cui appartiene spiritualmente, se non finanziariamente ed economicamente. Ha diversi lavori interessanti da comunicare ai colleghi. Gli è comunque impossibile assumere l'onere di cui Ferrari gli parla perché a Torino ancora non dispone né di un laboratorio né di un'aula; gli propone quindi di rivolgersi a [Federico] Kiesow, titolare ufficiale della cattedra di Psicologia sperimentale.
13) Torino, 1° marzo 1912: lo ringrazia per le sue felicitazioni e chiede scusa per non avergli mandato subito il lavoro promesso. Dal ritorno da Verona è stato molto impegnato. Ha i grafici e la bozza manoscritta del suo breve pezzo; appena sarà pronto glielo invierà per essere ospitato in un altro fascicolo. Non ha citato esplicitamente sul Corriere né Ferrari né se stesso, perché Albertini fu contrario anche "ad apparenze di réclame benché indiretta e involontaria". Dice che Ferrari ha fatto bene a citarlo nel suo lavoro scientifico, tanto più che la sua nota preliminare è stata comunicata ufficialmente ad un'accademia il 27 gennaio 1910. Chiede poi se Kiesow gli ha mandato la relazione della conferenza di Mosso. Ha corretto quasi tutte le bozze del primo libro dell'Oratore che Treves pubblicherà in primavera. Gli chiede di fargli mandare da Monetti gli estratti o le seconde bozze di quel lavoro di cui ebbe solo le prime. Ha bisogno di inviare gli estratti insieme a quelli di altri tre lavori stampati dall'Accademia di Modena.
14) Torino, 30 gennaio 1912: scrive che non ha ancora ricevuto le bozze e si meraviglia del fatto che le sei figure costino 80 lire; dai suoi calcoli dovevano costare meno. Gli va bene che faccia la riproduzione nero su bianco, ma i fisiologi di solito scrivono bianco sul nero; chiede se si tratterà di una riproduzione fotostatica e se gli originali non subiranno danni con questo tipo di procedimento. Dice che tra una settimana gli manderà la nota Un nuovo risultato nella tecnica dei riflessi e la dottrina somatica delle emozioni. Vedrà di procurargli il discorso di Mosso Sul simpatico e le emozioni. Lo ringrazia per i suoi commenti affettuosi sulla conferenza di Bologna. Gli augura di guarire dall'influenza di cui ha ancora uno strascico. Dice che avrebbe bisogno di una cartellina per i "postumi dell'influenza dell'asterisco" e che ha già pagato la quota a Kiesow, quindi non è "a prova di asterisco". Per quanto riguarda l'abbonamento alla Rivista da parte del Laboratorio, a Modena la decisione spetta a Cavazzani, che è il direttore, mentre a Torino Patrizi non dispone né di un laboratorio, né di personale, né di soldi per pagargli l'abbonamento.
15) [s.l., s.d.] : lo ringrazia della sua accoglienza. Manderà i lavori alla Reale Accademia delle Scienze di Modena, perché là ebbero la comunicazione preliminare, perché le tavole sono tante e grandi e per Ferrari sarebbe un problema pubblicarle, e perché ha la speranza di diventare senatore grazie all'attività presso l'Accademia. Gli conferma che gli manderà i tre lavori che ha accolto e gli chiede i clichés nelle grandezze indicate. Dà indicazioni in merito alla propria qualifica di professore ordinario di antropologia criminale, che Ferrari voleva cambiare. Ribadisce che non può abbonare i propri laboratori alla Rivista per mancanza di fondi. Gli chiede notizie della nota di Mosso sul Simpatico e le emozioni. Ferrari vedrà quindi dalle sue pubblicazioni "quale sussidio dà lo sperimentalismo delicato e coscienzioso alla Psicologia". Spera di vederlo a Bologna alla "Dante Alighieri" il 12 gennaio.
16) Bologna, 1° dicembre 1916: scrive che alla Poligrafica si è fatto dare l'ultimo numero della Rivista, ma gli chiede comunque di mandargli l'estratto della sua recensione. Polemizza a lungo e aspramente con Ferrari in merito alla recensione stessa, definita "ingiusta e leggera". In particolare, trova strano che Ferrari voglia "fondere la parte tecnica con la parte concettuale e che giudichi dover questa seguir quella invece di precederla", dal momento che in realtà "tecnica e pensiero nell'antropologia criminale sono due cose congiunte".
17) Recanati, 17 agosto 1918: lo ringrazia per la Rivista, ma è rimasto sorpreso dalla pubblicazione sullo stesso numero della sua proposta e della risposta di [Agostino] Gemelli, di cui non era a conoscenza. Polemizza con Ferrari e lo accusa di aver pubblicato le sue "oneste censure contro quel ballista […] del frate Gemelli come Ferrari stesso lo aveva definito senza dargli modo di replicare". Lo apostrofa per aver inserito una "tirata" contro i fisiologi e gli chiede come mai non ha parlato invece dei "signori patologi ed otoringologi che si sono intrusi nella psicologia". Proprio per questo motivo del resto [Cesare] Colucci e [Sante] De Sanctis si sono rifiutati di intervenire alle adunanze. Lo scritto di Gemelli contiene "tali spropositi e tali sfacciate bugie che basterà che io pubblichi le lettere di lui contemporaneamente direttemi per provare l'imperizia, l'ambiguità, la doppiezza, le invenzioni di quel ballista". Sarà costretto a pubblicare la sua replica altrove e gradirebbe che Ferrari lo segnalasse nel prossimo numero. Parla del prof. Gradenigo, con il quale aveva fissato appuntamenti a Bologna e a Modena.
18) Recanati, 23 settembre 1921: scrive che non riuscirà a mandargli in tempo il "sunto dei sunti" perché lo ha inviato direttamente a Barcellona. Gli ha scritto il dott. [Jean-Maurice] Lahy pregandolo di poter comunicare le sue due note; gli ha risposto che aveva già dato l'incarico a Ferrari. Infine comunica che non gli è ancora arrivato l'ultimo numero della Rivista.
19) Recanati, 1° agosto 1927: lo ringrazia del pensiero, ma non gli spetta alcun onore poiché gli è impossibile sobbarcarsi l'onere. Non sarà a Bologna in ottobre e sarebbe lieto di offrire l'Istituto per le sedute, come fece per il Progresso delle Scienze, ma crede che non ne avranno bisogno. Si è recato a Recanati col proposito di riposarsi dopo tanta attività di laboratorio, ma non ci riesce. Augura una buona riuscita per il convegno.
NOTE
Carta intestata: "Istituto fisiologico / della / Regia Università"; "Laboratorio e museo d'antropologia criminale nella R. Università di Torino"; "Dott. Prof. L.M. Patrizi / Prof. Ordinario di Antropologia Criminale nella R. Università di Torino".