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1) [Roma], 28 gennaio 1902: lo informa di aver ricevuto gli estratti e si rallegra del “fausto evento”; lieto della prossima visita a Roma, chiede di essere avvisato in anticipo sul giorno esatto dell’arrivo e lo invita a fermarsi qualche giorno a casa sua per decidere del futuro professionale di Ferrari stesso.
2) Roma, 30 dicembre 1902: si congratula per il nuovo incarico di Ferrari e gli consiglia di puntare per ora a una posizione stabile, curandosi soprattutto della nuova clientela. Dice che è opportuno tenere conto anche del “riordinamento della Direzione Generale di Sanità” perché sicuramente vi saranno dei posti per alienisti: in quel caso si potrebbe contare su Augusto Tamburini, molto “ascoltato” al Ministero, e sullo stesso Montesano, in buoni rapporti con [Rocco] Santoliquido. Lo informa di essere riuscito a far “accollare all’amministrazione del Manicomio l’Istituto per deficienti”. Dice che l’amministrazione ha già trovato un villino fuori Porta Pia che però non può contenere più di 60 bambini. Gli riferisce di aver incontrato in mattinata la professoressa Alessandrina Gariboldi di Reggio Emilia, la quale ha parlato molto bene di Ferrari. Lo informa di aver letto la relazione presentata da Tamburini al congresso di Anversa e chiede se la relazione di Ferrari allo stesso convegno sia già stata pubblicata. Riguardo all’“amico” di Ferrari, scrive di aver fatto il possibile, mettendolo in contatto con [Giovanni] Mingazzini e con gli altri medici, e facendogli avere dall’amministrazione il permesso di andare all’Istituto. [La lettera è presente solo in copia fotostatica]
3) Roma, 2 marzo 1903: riferisce che dopo essere riuscito a “far accollare l’Istituto all’amministrazione del Manicomio” ha dovuto affrontare non poche difficoltà per non far perdere all’Istituto stesso i benefici ottenuti e, anzi, fare in modo che ne ottenesse altri. Dice che il primo problema da affrontare riguardava i locali, e si è risolto solo dopo aver convinto l’amministrazione a prendere in affitto “un bellissimo villino fuori Porta Pia”; successivamente ha dovuto occuparsi del personale insegnante, dell’acquisto dei materiali indispensabili e di “un mondo di altre cose”. Ringrazia Ferrari per “le parole gentili” espresse nella sua relazione al convegno di Anversa, dalle quali trae “profitto immenso”. Dice di aver inviato una copia della relazione presentata al convegno anche a Clodomiro Bonfigli, che si è detto soddisfatto. Chiede inoltre a Ferrari se abbia buone possibilità di una sistemazione soddisfacente e gli confessa di considerarlo il suo successore ideale. Afferma tuttavia che non si può trascurare “l’idea d’una cattedra di psicologia sperimentale”, a maggior ragione dopo che [Sante] De Sanctis ha ottenuto “un incarico del genere” a Roma. Gli dice infine di essere in ottime relazioni con il gabinetto del ministro [Nunzio] Nasi e promette di impegnarsi a indurre Clodomiro Bonfigli a rivolgersi al ministro per favorire Ferrari. Conclude salutando e invitandolo a fargli nuovamente visita a Roma.
4) Roma, 29 dicembre 1903: lo ringrazia per la lettera di condoglianze e si scusa per non aver risposto prima, ma il dolore per la perdita del padre è ancora troppo forte e la sua morte ha lasciato un “vuoto terribile profondo”. Gli confida che ora più che mai desidera un figlio, un nuovo affetto capace di colmare quello perduto. Riguardo alle richieste dell’ultima lettera, lo informa di essersi già recato al Ministero, ma la “pratica” non è stata trovata.
5) Roma, 28 maggio 1905: dice che spedirà entro due o tre giorni “il sunto della comunicazione fatta con [Benedetto Giovanni] Selvatico [Estense] al Congresso. Riguardo al lavoro sui test, dice che cercherà di accontentarlo, anche se sta ancora lavorando su alcuni esperimenti e preferisce completarli. Vorrebbe scrivere la recensione del libro di un maestro uscito dalla sua scuola, della quale al Congresso fece per Lombroso molti elogi. Potrebbe inoltre recensire un libro sulla suggestione di un direttore didattico e spendere anche qualche parola sul discorso di [Leonardo] Bianchi sul bilancio generale per la pubblica istruzione. Lo informa infine del “periodo d’agitazione” dovuto alla successione di [Ezio] Sciamanna alla cattedra di Clodomiro Bonfigli.
6) Roma, 30 dicembre 1905: lo informa che la commissione si compone di Angelo Mosso, Eugenio Tanzi, Enrico Morselli, Camillo Golgi, Vittorio Aducco, e che la riunione si terrà tra l’8 e il 10 di gennaio. Si scusa di non aver fatto molto per la sua “Rivista”, ma spera di trovare qualche altro abbonato. Riguardo a Milano, gli conferma di essere stato pagato e dice che il ritardo nel pagamento è solo esito di un equivoco. Dice infine di voler far partecipare la Scuola magistrale e l’Istituto all’esposizione di Milano e gli chiede di indirizzarlo a qualcuno “per mettere a posto la roba”.
7) Roma, 15 gennaio 1913: lo informa che suo fratello gli ha spedito “il mandato” e si augura che Ferrari l’abbia ricevuto e sia riuscito a riscuoterlo. Comunica di non aver fatto sottoscrivere alla Scuola il secondo abbonamento dopo l’elevazione della quota, perché la Scuola è in pessime condizioni economiche. Dice che rinnoverà l’abbonamento solo se riuscirà a fargli avere la rivista per “dieci lire”.
NOTE
Carta intestata “Manicomio di S. Maria della pietà / di / Roma / Direzione”.
Contenuto
7 lettere e cartoline dello psicologo Giuseppe Ferruccio Montesano (1868-1961) a Ferrari:1) [Roma], 28 gennaio 1902: lo informa di aver ricevuto gli estratti e si rallegra del “fausto evento”; lieto della prossima visita a Roma, chiede di essere avvisato in anticipo sul giorno esatto dell’arrivo e lo invita a fermarsi qualche giorno a casa sua per decidere del futuro professionale di Ferrari stesso.
2) Roma, 30 dicembre 1902: si congratula per il nuovo incarico di Ferrari e gli consiglia di puntare per ora a una posizione stabile, curandosi soprattutto della nuova clientela. Dice che è opportuno tenere conto anche del “riordinamento della Direzione Generale di Sanità” perché sicuramente vi saranno dei posti per alienisti: in quel caso si potrebbe contare su Augusto Tamburini, molto “ascoltato” al Ministero, e sullo stesso Montesano, in buoni rapporti con [Rocco] Santoliquido. Lo informa di essere riuscito a far “accollare all’amministrazione del Manicomio l’Istituto per deficienti”. Dice che l’amministrazione ha già trovato un villino fuori Porta Pia che però non può contenere più di 60 bambini. Gli riferisce di aver incontrato in mattinata la professoressa Alessandrina Gariboldi di Reggio Emilia, la quale ha parlato molto bene di Ferrari. Lo informa di aver letto la relazione presentata da Tamburini al congresso di Anversa e chiede se la relazione di Ferrari allo stesso convegno sia già stata pubblicata. Riguardo all’“amico” di Ferrari, scrive di aver fatto il possibile, mettendolo in contatto con [Giovanni] Mingazzini e con gli altri medici, e facendogli avere dall’amministrazione il permesso di andare all’Istituto. [La lettera è presente solo in copia fotostatica]
3) Roma, 2 marzo 1903: riferisce che dopo essere riuscito a “far accollare l’Istituto all’amministrazione del Manicomio” ha dovuto affrontare non poche difficoltà per non far perdere all’Istituto stesso i benefici ottenuti e, anzi, fare in modo che ne ottenesse altri. Dice che il primo problema da affrontare riguardava i locali, e si è risolto solo dopo aver convinto l’amministrazione a prendere in affitto “un bellissimo villino fuori Porta Pia”; successivamente ha dovuto occuparsi del personale insegnante, dell’acquisto dei materiali indispensabili e di “un mondo di altre cose”. Ringrazia Ferrari per “le parole gentili” espresse nella sua relazione al convegno di Anversa, dalle quali trae “profitto immenso”. Dice di aver inviato una copia della relazione presentata al convegno anche a Clodomiro Bonfigli, che si è detto soddisfatto. Chiede inoltre a Ferrari se abbia buone possibilità di una sistemazione soddisfacente e gli confessa di considerarlo il suo successore ideale. Afferma tuttavia che non si può trascurare “l’idea d’una cattedra di psicologia sperimentale”, a maggior ragione dopo che [Sante] De Sanctis ha ottenuto “un incarico del genere” a Roma. Gli dice infine di essere in ottime relazioni con il gabinetto del ministro [Nunzio] Nasi e promette di impegnarsi a indurre Clodomiro Bonfigli a rivolgersi al ministro per favorire Ferrari. Conclude salutando e invitandolo a fargli nuovamente visita a Roma.
4) Roma, 29 dicembre 1903: lo ringrazia per la lettera di condoglianze e si scusa per non aver risposto prima, ma il dolore per la perdita del padre è ancora troppo forte e la sua morte ha lasciato un “vuoto terribile profondo”. Gli confida che ora più che mai desidera un figlio, un nuovo affetto capace di colmare quello perduto. Riguardo alle richieste dell’ultima lettera, lo informa di essersi già recato al Ministero, ma la “pratica” non è stata trovata.
5) Roma, 28 maggio 1905: dice che spedirà entro due o tre giorni “il sunto della comunicazione fatta con [Benedetto Giovanni] Selvatico [Estense] al Congresso. Riguardo al lavoro sui test, dice che cercherà di accontentarlo, anche se sta ancora lavorando su alcuni esperimenti e preferisce completarli. Vorrebbe scrivere la recensione del libro di un maestro uscito dalla sua scuola, della quale al Congresso fece per Lombroso molti elogi. Potrebbe inoltre recensire un libro sulla suggestione di un direttore didattico e spendere anche qualche parola sul discorso di [Leonardo] Bianchi sul bilancio generale per la pubblica istruzione. Lo informa infine del “periodo d’agitazione” dovuto alla successione di [Ezio] Sciamanna alla cattedra di Clodomiro Bonfigli.
6) Roma, 30 dicembre 1905: lo informa che la commissione si compone di Angelo Mosso, Eugenio Tanzi, Enrico Morselli, Camillo Golgi, Vittorio Aducco, e che la riunione si terrà tra l’8 e il 10 di gennaio. Si scusa di non aver fatto molto per la sua “Rivista”, ma spera di trovare qualche altro abbonato. Riguardo a Milano, gli conferma di essere stato pagato e dice che il ritardo nel pagamento è solo esito di un equivoco. Dice infine di voler far partecipare la Scuola magistrale e l’Istituto all’esposizione di Milano e gli chiede di indirizzarlo a qualcuno “per mettere a posto la roba”.
7) Roma, 15 gennaio 1913: lo informa che suo fratello gli ha spedito “il mandato” e si augura che Ferrari l’abbia ricevuto e sia riuscito a riscuoterlo. Comunica di non aver fatto sottoscrivere alla Scuola il secondo abbonamento dopo l’elevazione della quota, perché la Scuola è in pessime condizioni economiche. Dice che rinnoverà l’abbonamento solo se riuscirà a fargli avere la rivista per “dieci lire”.
NOTE
Carta intestata “Manicomio di S. Maria della pietà / di / Roma / Direzione”.