Cipolla Settimio

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17 lettere del letterato Settimio Cipolla a Buccola:
1) [Catania], 15 luglio 1879: Lo ringrazia per l’invio del “suo simpatico biglietto” dal quale ha appreso “il bellissimo risultato dei suoi esami e la laurea ottenuta”. Ritiene che per tale risultato “tutti dobbiamo congratularci non solo con Lei ma più colla Scienza che ha in Lei ottenuto uno di quei cultori che possono farla progredire”. Gli confessa di invidiare coloro che hanno la fortuna di “coltivare le scienze fisiologiche” poiché “in esse si racchiude tutto il sapere della vita”, in contrapposizione ai “tanti filosofi sognatori e alle tante vuote e ciarliere filosofie" che hanno dominato la cultura dell’epoca. Conclude con i più sinceri auguri per il suo avvenire. Gli chiede infine notizie del comune amico Paresce che saluta affettuosamente.
2) [Catania], 24 luglio 1879: Esprime il proprio rammarico per non averlo incontrato in occasione del suo (di Buccola) viaggio a Catania e gli ricorda il proprio indirizzo, ”Via Crocifisso della Buona Madre”, sottolineando che si tratta di “una via e di una casa di quinto ordine ma che può facilmente trovare”. Si congratula per la sua determinazione nel voler continuare gli studi a Roma e gli chiede informazioni sugli scritti da inviargli. Sottolinea, tuttavia, di aver pubblicato solo opere giovanili “nei giornali” e di potergli inviare due memorie il cui contenuto ritiene comunque modesto. Vorrebbe, piuttosto, inviargli una copia della “Critica Moderna” del Trezza, pubblicata nella Rivista Europea, ma non ne possiede più alcun esemplare. Gli racconta, infine, di aver pubblicato per la Gazzetta di Catania un articolo in merito a due opuscoli scritti dal Dott. Salvatore Tomaselli, “il più valente medico che ci sia in Catania” e “uomo di rare qualità di mente e di cuore”. Ritiene, tuttavia, che il proprio articolo sia espressione del pensiero di “un profano della scienza” e, per questo, lo prega di scrivere, in merito ai due opuscoli del Tomaselli, un saggio sulla rivista “Pensiero e Arte”.
3) [Catania], 10 agosto 1879: Si scusa per il ritardo della sua risposta causato “dai lavori di esame delle scuole elementari”. E’ felice di sapere della sua profonda amicizia con il Trezza che lui stesso ha avuto la fortuna di conoscere durante la permanenza a Firenze. Gli chiede di poter visionare il suo scritto sulla Critica Moderna del Trezza e lo informa, contemporaneamente, di aver scritto “quasi da capo” il proprio lavoro sul medesimo argomento, in occasione di una pubblicazione sulla “Rivista Europea”. Per tale ragione, gli chiede di indicargli “con tutta sincerità e franchezza i non pochi difetti che saprà certamente trovarvi”. Lo invita a continuare a scrivere sull’educazione scientifica che ritiene “un soggetto importantissimo”, come mostrano i lavori di Spencer e Bain. Non essendo riuscito ancora a leggere lo scritto di quest’ultimo, gliene chiede gentilmente l’invio. Lo informa della sua volontà di non abbandonare il tema dell’educazione, su cui vuole scrivere un lavoro dal titolo “Principi di educazione positiva”, anche se ritiene che, per fare un lavoro migliore del suo primo "lavorettuccio", siano necessari “un gran cervello e una conoscenza delle scienze fisiologiche”. Lo ringrazia per le parole di elogio che ha avuto nei confronti dei suoi scritti giovanili, in particolare del “Lucifero” che costituisce per lui “un ricordo di tante belle illusioni e di tante ore di entusiasmo”.
4) [Catania], 30 agosto 1879: Si scusa per il ritardo della sua risposta, determinato dalla volontà di trovare le informazioni richieste in merito al Sig. Alfio Incontro da Lentini. Un amico comune gli ha recentemente riferito che si tratta di “un giovane dabbene, onesto, liberale, coraggioso e democratico”, ha scritto in passato per “La voce del Popolo”, giornale a fascicolo di principi mazziniani” e collabora attualmente con “un giornale umoristico molto ardito e pungente”. Lo ringrazia per l’invio di alcuni fascicoli del giornale “Gli Atomi” e si complimenta per la sintesi della “Critica Moderna” del Trezza che “è certo di gran lunga superiore alle forze di un giovine uscito dal liceo”. Lo ringrazia per averlo spronato a continuare il proprio lavoro sull’Educazione ma ribadisce che il lavoro di maestro elementare lo occupa molto e gli toglie ogni vena poetica. Gli confida che le proprie sorti sono state decise da un incidente, avuto in giovane età, a causa del quale gli è stata amputata una gamba. A tale vicenda imputa il proprio scoraggiamento e lo scarso interesse per gli studi. Gli domanda se ha già avuto modo di leggere gli opuscoli del Tomaselli e se ha intenzione di scrivere un articolo in merito ad essi in “Pensiero e Arte”. Gli chiede informazioni sul Trezza che dovrebbe essersi sposato nel dicembre scorso. Lo esorta, infine, ad andare avanti negli studi e a mettere da parte “lo spirito malinconico di cui parla”.
5) [Catania], 24 settembre 1879: Si scusa per il ritardo della sua risposta, causato dai vari impegni e problemi che lo stanno assillando nell’ultimo periodo. Se, infatti, l’amico avesse letto la “Gazzetta di Catania”, avrebbe certamente saputo del lungo processo di cui si è occupato il giornale e delle incombenze a cui ha dovuto far fronte “essendo partiti gli altri amici”. Gli racconta, inoltre, di essersi spesso “trovato in lotta con le autorità del Paese” e di essere, al momento, in contrasto con Basile, ex questore di Palermo. Tutto ciò succede “quando si vuol essere uomini dignitosi e di carattere” ma difficilmente ciò potrà spianargli la “via degli onori e del lucro”. Riferisce di aver preso informazioni sul Sig. Incontro che risulta essere sposato a Lentini. Si augura che la mancata pubblicazione di un suo lavoro su “Pensiero ed arte” sia motivata da altri e più importanti impegni. Conclude, lamentando l’indolenza che pervade la propria vita presente.
6) [Catania], 4 gennaio 1880: Lo ringrazia per l’invio della cartolina da Firenze e per il biglietto di auguri; si scusa per il suo silenzio, dovuto a dei problemi di salute che lo hanno costretto a una convalescenza forzata. Lo informa di non aver ricevuto alcuna notizia da Ettore Regalia, che spera però di incontrare al Centro Antropologico. Conclude, chiedendogli, notizie in merito “agli studi che può fare in cotesto Frenocomio”.
7) [Catania], 24 aprile 1880: Gli racconta di aver ottenuto a Firenze il diploma di Professore di Lettere per le scuole normali e, in maniera temporanea, anche per i licei. Si lamenta del fatto che, nonostante i propri titoli, egli rimanga relegato all’insegnamento in una scuola elementare, nella quale serba, comunque, caro, il ricordo della sua visita. Gli confessa che ciò che lo spinge a cercare un lavoro più tranquillo, pur rimanendo nella stessa città, è la propria condizione fisica e gli confida il desiderio di parlare di ciò al Tenerelli (che pure è al corrente della questione) ma non trova conveniente farlo in prima persona. Per tale ragione, gli chiede di far da tramite in tale faccenda, essendo egli amico di entrambi, e di proporre per lui un incarico in un liceo. Gli ribadisce, tuttavia, la propria necessità di rimanere a Catania a causa dei problemi di salute che gli impongono di non cambiare clima e per non lasciare sole la madre e le sorelle. Spera che egli abbia compreso le sue ragioni e che la proposta non gli sia sembrata troppo ardua; gli rammenta, infine, che l’attuale Ministro sarà in carica ancora per poco e che, quindi, è necessario essere “solleciti”. Lo prega, infine, “di non far momentaneamente trapelare” nulla e di fare in modo che il tutto sembri una sua iniziativa.
8) [Catania], 15 maggio 1880: Si compiace del fatto che, probabilmente, grazie al favore del Tenerelli e all’appoggio del Ministro, la sua vicenda possa risolversi secondo i propri desideri. A Catania inoltre, si sono liberati due posti, uno di Storia e Geografia all’Istituto Tecnico e l’altro di Storia al Liceo, cosicché il Tenerelli avrebbe sicuramente la possibilità di accontentarlo. Anche i problemi burocratici legati al fatto di non possedere il diploma di Professore di Storia potrebbero essere superati facilmente grazie ad uno sforzo di buona volontà da parte del Tenerelli. Gli racconta, infatti, di essere “maestro di un suo nipotino che ama come un figlio” anche se rimane il problema che moltissimi “lo assediano e lo tempestano di domande”. Gli raccomanda di tener presente il posto di Storia vacante al liceo e lo esorta a “tornare alla carica” con il Ministro nel caso in cui questi dovesse essere di nuovo eletto. Nei giorni precedenti, ha ricevuto l’opera “Critica Moderna” del Trezza, alla quale sono stati aggiunti “due capitoletti sulla Morale e sull’Educazione” ma non ha ancora avuto modo di leggerla a causa dei molteplici impegni derivanti dal nuovo incarico di Presidente della Società degli insegnanti elementari della città e provincia; tuttavia, si ripromette di scriverne al più presto un articolo. Gli chiede, infine, informazioni su “Pensiero e Arte” e conclude ringraziandolo per la sua disponibilità.
9) [Catania], 26 maggio 1880: Si compiace che l’amico abbia finalmente utilizzato il “tu” nella sua precedente lettera e si augura che ciò possa rafforzare la loro amicizia. Gli invia la seconda parte del proprio racconto “Il Mutilato”, in cui riporta le sensazioni “riguardo alla cloroformizzazione” provate dieci anni prima, ossia nel giorno in cui gli fu amputata la gamba. Ricorda di essere stato “cloroformizzato” ben due volte in quanto, a distanza di un anno, si era resa necessaria una seconda operazione. Riferisce, comunque, di aver sofferto molto di più durante la prima operazione: oltre ai sintomi fisici, legati a sensazioni uditive e visive particolari, ricorda di aver provato “un momento psicologico” di “smarrimento dell’animo, un non sentirsi più sé stesso, un credersi trasmutato in un corpo molto più dileguato”. Gli era stato raccontato, inoltre, che “durante la narcosi cloroformica” egli aveva pronunciato delle frasi in lingua francese. Riporta anche le sensazioni provate al risveglio, ossia intorpidimento e mancanza di consapevolezza di ciò che era avvenuto nelle ore precedenti; a livello fisico, ricorda di aver provato “un bruciore enorme” alla ferita. Si scusa per aver scritto in maniera confusa, ma si dice disponibile a fornirgli tutte le informazioni e i chiarimenti che desidera. Infine gli comunica che presto leggerà l’articolo della Revue Philosophique di cui hanno parlato e, se la lettura dovesse richiamargli alla mente qualche osservazione, gli scriverà immediatamente.
10) [Catania], 2 giugno 1880: Lo ringrazia per il modo in cui egli si prodiga per lui e sottolinea la propria gratitudine anche qualora non dovesse riuscire nell’impresa. Riferisce di aver “messo attorno al Tenerelli varie persone a lui amicissime” in modo da farlo cedere alle richieste avanzate e gli ribadisce di essere molto interessato alla cattedra di Storia al Liceo. Si dice dispiaciuto del fatto che il Rapisardi non gli abbia ancora inviato il proprio “Discorso” nonostante i ripetuti solleciti; allega alla presente un biglietto ricevuto dal Rapisardi in risposta alle ripetute richieste in merito. A dimostrazione della sua lealtà, gli invia un fascicolo della "Rivista Repubblicana" in cui quel "Discorso" è stato pubblicato, nonché un altro fascicolo della stessa rivista nel quale troverà un racconto intitolato “Il Mutilato” rispetto al quale spera che egli possa fare “qualche osservazione scientifica”. Gli comunica di non conoscere le vicende personali del Paresce poiché non legge la cronaca palermitana ed ha anche interrotto la collaborazione con la "Gazzetta di Catania"; tuttavia, si rammarica per le notizie apprese anche perchè il Paresce non risponde da mesi alle sue lettere, motivo per cui si ripropone di scrivergli al più presto per chiedergli notizie.
11) [Catania], 20 giugno 1880: Lo informa degli ultimi sviluppi in merito alla sua richiesta di raccomandazione al Tenerelli: il prof. Beritelli ha accettato il trasferimento a Girgenti, motivo per cui l'unico ostacolo alla sua nomina è “la mancanza del diploma ad hoc”. Di tale paura, gli aveva già parlato nelle precedenti lettere e, se non conoscesse la correttezza del Tenerelli, “riderebbe di cuore” per tale faccenda considerato come vanno le cose in Italia: Tenerelli infatti, avrebbe potuto legalmente affidargli l’incarico, salvo concedergli la titolarità quando si fosse munito di tale diploma. Egli, comunque, afferma di non essere deluso per le decisioni prese in quanto comprende che ci potrebbero essere altri impedimenti (ad esempio, qualche promessa del Tenerelli ad altri). Gli consiglia, quindi, di evitare di insistere con il Tenerelli “perchè ogni sforzo andrebbe a vuoto” e di lasciare che “il Signore Dio ci pensi lui”. Concorda con lui nel considerare il biglietto del Rapisardi “indecifrabile”, ma gli spiega che si tratta di una risposta ad una propria lettera nella quale aveva utilizzato toni molto duri; tuttavia, Rapisardi si era pentito delle parole scritte e aveva inviato le dovute scuse. Conclude pregandolo di rinviargli la lettera del Tenerelli. P.S. gli comunica che il Trezza ha avuto dei problemi di salute ed è ancora convalescente.
12) [Catania], 13 settembre 1880: Lo ringrazia per l’invio del suo opuscolo con dedica, la cui lettura gli ha dato “una vera allegrezza nell'anima pensando allo splendido avvenire” cui l'amico è chiamato. Gli dice di provare per lui un'invidia “che è tutta affetto e ammirazione” per il fatto che egli ha avuto l'opportunità di “penetrare nei segreti della natura” conquistando “la più bella delle scienze quella che potrà da sola disvelare molti misteri e sanare non poche piaghe”.
13) [Catania], 2 ottobre 1880: Gli comunica la propria nomina a Professore di Lettere Italiane al Liceo di Catania con “il grado di incaricato” e con un buono stipendio. Lo ringrazia per essersi prodigato come un fratello e lo prega di scrivere al Tenerelli per comunicargli di aver ricevuto la notizia e per ringraziarlo a dovere. Ribadisce la propria disponibilità a fornirgli ulteriori informazioni sulla cloroformizzazione.
14) [Catania], 8 novembre 1880: Gli racconta di essere oberato di lavoro a causa del nuovo incarico: “un mese di esami”. Lo prega di scrivergli presto e si augura che egli sia in buona salute. E' consapevole di avere dinnanzi un avvenire carico di impegni, a causa dell’enorme mole di lavoro che dovrà svolgere, ma cerca di non lasciarsi scoraggiare da tale previsione. Conclude inviandogli i propri saluti.
15) [Catania], 10 febbraio 1881: Lo ringrazia per l’invio del suo opuscolo, dal quale non riesce a staccarsi, nonostante abbia da leggere numerosi saggi sul Petrarca; si mostra felice per i successi dell’amico. Dice che, dal canto suo, cerca di non ridurre a mero “studio di parole” lo “studio delle lettere”. Gli chiede informazioni sulla sua salute e lo prega di fornirgli presto sue notizie, in particolar modo di informarlo qualora decidesse di ritornare a Palermo. Conclude, inviandogli i propri saluti e ringraziandolo per il dono ricevuto.
16) [Catania], 29 marzo 1881: Riferisce di aver letto nella “Lega della Democrazia” un articolo in merito alla nascita della Rivista di Filosofia Scientifica e “di aver esultato nell’anima apprendendo che è venuta alla luce”. Sottolinea di essersi prodigato molto per procurare abbonati a suddetta rivista ma di non esserci riuscito in alcun modo. Non può neppure apporre la propria firma, “poiché obbligato a comprare altri libri ed altre riviste”. Inoltre, un Professore di Filosofia del Liceo è così estraneo al mondo della scienza da non conoscere neanche un nome di coloro che fanno parte della Rivista, ad eccezione dell'Arigò (ma soltanto per il rumore sollevato da una certa questione). “Insomma disperazione su tutta la linea e indifferenza assoluta in fatto di filosofia”. Attende con ansia il primo fascicolo della Rivista di Filosofia e gli chiede di inviarglielo immediatamente, con la promessa di restituirglielo al più presto. Conclude, inviando i propri saluti anche al prof. Morselli, di cui ha grande stima.
17) [Catania], 17 aprile 1881: Lo ringrazia per la cartolina ricevuta e per l’affetto che manifesta nei suoi confronti, che ritiene una rarità. Ha appreso con piacere la notizia della sua collaborazione con il prof. Morselli, cognato del suo caro amico Ettore Regalia (assistente di Mantegazza), che avrebbe piacere egli conoscesse. Gli comunica di aver letto parte del suo libro “sulla misura, ecc.”, ma di avere smesso a causa della poca dimestichezza con gli argomenti trattati, pur nutrendo molta ammirazione per il suo lavoro. Lo sprona a continuare nei suoi studi, anche perché si dice convinto del contributo importante che può apportare al “campo infinito della scienza”.

Estremi cronologici

15 Luglio 1879 – 17 Aprile 1881

Consistenza

17 carte

Collocazione fascicolo

6->volume: IV
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