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1) Dall’Albergo di Roverello presso Varese, 20 luglio 1839: Accenna all’accoglienza e alla tenerezza con cui è stato ricevuto dal cavaliere e al ragguaglio che egli ha dato circa il progresso della sua malattia al ministro degli affari esteri, in cui ha nominato anche Panizza. Dice di essere partito il 15 per Varese, di aver proseguito verso la Madonna del Monte e di aver poi trovato all’Albergo di Roverello la sistemazione migliore. Descrive le bellezze del luogo e il passaggio dei pellegrini, dando poi notizie della propria salute in via di miglioramento. Lo ringrazia per le cure che gli ha offerto e lo prega di ringraziare anche il commissario superiore, il professor Corneliani, il professor Porta, il suo assistente dottor Melchiorri, che spera di trovare a Genova ai primi di settembre e il collega professor Moretti. Saluta anche la moglie di Panizza e i suoi bambini.
2) Milano, 5 settembre 1839: Lo ringrazia per la spedizione dei due pacchi e gli chiede la cortesia di contattare il rilegatore di libri vicino all’Università a cui ha lasciato da rilegare le opere di Platone in greco, e alcuni volumi di Sofocle e di Aristofane. Poiché alle opere di Platone mancava un volume, glielo invia e lo prega di ritirare per lui i libri, e di inviarglieli a Milano il prima possibile.
3) Milano, 10 settembre 1839: Si scusa per le seccature e lo avvisa che tra i libri da ritirare presso il rilegatore vi è anche il “Compendio di geografia” di Adriano Balbi. Dà notizie della propria salute, che si sta “rimettendo da’ fierissimi attacchi sofferti per le malvagità usatemi da quell’infame sgherro di Roberto. Non vi ha galera, non forca che basti a punire la malvagità di cotesto briccone matricolato”.
4) Genova, 16 novembre 1839: Avvisa Panizza che manderà il nipote prete Raffaele Viviani a ritirare i pacchi di piante secche rimasti nella cassa, la cappelliera, le pietre e tutto ciò che rimane della roba di Dosso. Lo ringrazia per aver custodito il tutto e si scusa per tutti i favori che gli ha chiesto. Il nipote gli consegnerà due scatolette di dolci e paste anche per addolcire i puerperi di sua moglie. Gli confessa una propria mancanza nei confronti del dottor Melchiorri che l’ha assistito durante la malattia al quale aveva intenzione di mostrare la propria riconoscenza nel suo passaggio per Genova. Ma non avendo potuto trovare un nuovo alloggio dopo lo sfratto ed essendo svanite le speranze di un’intercessione del Governo ha dovuto abbandonare la casa ed è stato assalito da una grave malinconia. A causa della “maligna infedeltà” del nipote prete Cuzzani, non aveva saputo che le autorità avevano chiesto al padrone di casa di rinnovargli l’affitto e quando è venuto a saperlo dall’altro nipote Raffaele è rinato, ma ormai il dottor Melchiorri era partito scandalizzato. Prega Panizza di scusarsi con lui e spera di riparare al torto a primavera. Gli chiede poi notizie dei suoi lavori a Comacchio e gli chiede di salutare gli amici e la sua famiglia.
5) [s.l., s.d.]: Poiché si è accorto che a Panizza non è sfuggito “che una legge generale governava l’organizzazione nel regno vegetabile e nel regno animale”, che le scoperte in un campo si riflettevano sulla conoscenza dell’altro e che l’utilità di tali scoperte poteva applicarsi all’anatomia e alla fisiologia animale (in campo medico), come all’agricoltura, bassata sulla fisiologia vegetale, gli chiede un giudizio su quanto ha scritto al riguardo nel proprio libro sulla struttura delle piante.
Contenuto
5 lettere del professore di botanica Domenico Viviani (1772 – 1840):1) Dall’Albergo di Roverello presso Varese, 20 luglio 1839: Accenna all’accoglienza e alla tenerezza con cui è stato ricevuto dal cavaliere e al ragguaglio che egli ha dato circa il progresso della sua malattia al ministro degli affari esteri, in cui ha nominato anche Panizza. Dice di essere partito il 15 per Varese, di aver proseguito verso la Madonna del Monte e di aver poi trovato all’Albergo di Roverello la sistemazione migliore. Descrive le bellezze del luogo e il passaggio dei pellegrini, dando poi notizie della propria salute in via di miglioramento. Lo ringrazia per le cure che gli ha offerto e lo prega di ringraziare anche il commissario superiore, il professor Corneliani, il professor Porta, il suo assistente dottor Melchiorri, che spera di trovare a Genova ai primi di settembre e il collega professor Moretti. Saluta anche la moglie di Panizza e i suoi bambini.
2) Milano, 5 settembre 1839: Lo ringrazia per la spedizione dei due pacchi e gli chiede la cortesia di contattare il rilegatore di libri vicino all’Università a cui ha lasciato da rilegare le opere di Platone in greco, e alcuni volumi di Sofocle e di Aristofane. Poiché alle opere di Platone mancava un volume, glielo invia e lo prega di ritirare per lui i libri, e di inviarglieli a Milano il prima possibile.
3) Milano, 10 settembre 1839: Si scusa per le seccature e lo avvisa che tra i libri da ritirare presso il rilegatore vi è anche il “Compendio di geografia” di Adriano Balbi. Dà notizie della propria salute, che si sta “rimettendo da’ fierissimi attacchi sofferti per le malvagità usatemi da quell’infame sgherro di Roberto. Non vi ha galera, non forca che basti a punire la malvagità di cotesto briccone matricolato”.
4) Genova, 16 novembre 1839: Avvisa Panizza che manderà il nipote prete Raffaele Viviani a ritirare i pacchi di piante secche rimasti nella cassa, la cappelliera, le pietre e tutto ciò che rimane della roba di Dosso. Lo ringrazia per aver custodito il tutto e si scusa per tutti i favori che gli ha chiesto. Il nipote gli consegnerà due scatolette di dolci e paste anche per addolcire i puerperi di sua moglie. Gli confessa una propria mancanza nei confronti del dottor Melchiorri che l’ha assistito durante la malattia al quale aveva intenzione di mostrare la propria riconoscenza nel suo passaggio per Genova. Ma non avendo potuto trovare un nuovo alloggio dopo lo sfratto ed essendo svanite le speranze di un’intercessione del Governo ha dovuto abbandonare la casa ed è stato assalito da una grave malinconia. A causa della “maligna infedeltà” del nipote prete Cuzzani, non aveva saputo che le autorità avevano chiesto al padrone di casa di rinnovargli l’affitto e quando è venuto a saperlo dall’altro nipote Raffaele è rinato, ma ormai il dottor Melchiorri era partito scandalizzato. Prega Panizza di scusarsi con lui e spera di riparare al torto a primavera. Gli chiede poi notizie dei suoi lavori a Comacchio e gli chiede di salutare gli amici e la sua famiglia.
5) [s.l., s.d.]: Poiché si è accorto che a Panizza non è sfuggito “che una legge generale governava l’organizzazione nel regno vegetabile e nel regno animale”, che le scoperte in un campo si riflettevano sulla conoscenza dell’altro e che l’utilità di tali scoperte poteva applicarsi all’anatomia e alla fisiologia animale (in campo medico), come all’agricoltura, bassata sulla fisiologia vegetale, gli chiede un giudizio su quanto ha scritto al riguardo nel proprio libro sulla struttura delle piante.