Mina Bolzesi Camillo

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6 minute di lettere a Camillo Mina Bolzesi:
1) Milano, 24 maggio 1890: Per far fronte ai disturbi di digestione [di Tomaso] gli consiglia di badare alla quantità e qualità dei cibi, ai giusti intervalli tra i pasti, alla durata della masticazione e di continuare la somministrazione di noce vomica. Se [Tomaso] continuasse ad essere colpito dai semideliqui, che lo costrinsero a rinunciare all’equitazione, suggerisce che venga assistito costantemente dai genitori. La sua è una malattia “cronica e radicata in un vizio cerebrale”, che costringe chi ne è colpito a cambiare aria di frequente. Se sentisse l’aria di Cremona “afosa, antipatica, irrespirabile”, sarrebbe meglio si fermasse un po’ a Milano in compagnia di un fidato domestico. In breve le “velleità del povero Tomaso, non sempre irragionevoli” dovrebbero essere assecondate nei limiti del possibile.
2) Milano, 25 aprile 1891: Ripete i consigli che da anni gli va dando sulla salute e sulle condizioni di Tomaso: non affaticare il ventricolo, mantenere una corretta alimentazione moderata nelle quantità e curata nella qualità. Raccomanda di compatire i comportamenti nervosi e insofferenti di Tomaso quando si agita e manifesta il bisogno di cambaire aria, perché le sue sensazioni “per quanto false e transitorie, al momento lo spaventano e lo fanno agire contrariamente alle assicurazioni e ai consigli”. Ripete ciò che altre volte ha detto “non pretendere da questi poveri esseri più di quel che possono dare”. Fornisce poi indicazioni terapeutiche per i dolori pungenti al perineo.
3) Milano, 10 marzo 1892: Ringrazia per il “biglietto di banco” inviatogli con l’ultima lettera. Riferisce poi sulle condizioni di salute di “Masetto”, che giustamente lo hanno fatto preoccupare. Ha constatato in lui un forte deterioramento, soprattutto morale, in seguito alla “sofferta influenza”. La malattia è quella che potè accertare nel 1880, ma oggi i sintomi sono ancor più minacciosi e richiedono maggiore attenzione. Il consiglio degli alienisti sarebbe quello di ricoverare il malato in una casa di salute, ma Verga sa che questa soluzione gli ripugna, quindi suggerisce ancora una volta di assecondare “Masetto”, per quanto possibile, specialmente “nella smania di cambiare domicilio”. Si è visto che a causa delle sue parestesie non sta bene né in città, né in campagna; quando è necessario opporsi ai suoi desideri, si deve farlo con i modi più dolci.
4) Milano, 27 aprile 1892: Riferisce della grave crisi paranoica del “signor Masetto”, alla quale ha assistito due giorni prima. Dopo una notte insonne il malato gli ha chiesto “di verificare, tanto all’Albergo dell’Agnello ove mangia e alloggia, quanto al caffè Caimi, sotto ai portici di fronte alla Galleria Vittorio Emanuele, se si mangiano e bevono cose che producono cattivi effetti” aggiungendo “che se fosse il suo uomo lo metterebbe a posto come merita”. Verga scrive di avergli subito prescritto un calmante e una “regola”, che sortirono l’effetto desiderato. In questa occasione scrive di averlo nuovamente messo in guardia contro le false sensazioni. Gli ha inoltre raccomandato, seguendo i desideri paterni, di ritornare a Cremona presso la famiglia. Consiglia infine la somministrazione di alcuni medicamenti non appena “Masetto” avrà fatto ritorno a casa.
5) [Milano], [s.d.]: Scrive di aver comunicato a Tomaso l’ipotesi che la sua patologia possa derivare dalla parte destra del cervello ed inoltre che si sarebbe potuto applicare un piccolo “sanguisugio” ai vasi emorroidali. Sottolinea che si è tratto di pure ipotesi non di certezze, che ha voluto manifestare a Tomaso quando il giovane gli descrisse tutti i suoi “incomodi” per la seconda o terza volta. Quando Tomaso tornerà a Milano, deciderà lui se sottoporlo al salasso di cui ha fatto cenno. Avverte poi che tratterrà la lettera indirizzata al figlio, perché gli potrà servire come memoriale e guida in altre visite al ragazzo. Gli consiglia infine di non “affannarsi troppo in ragionamenti che con queste povere teste sono fiato sprecato”; deve assumere un atteggiamento che rispecchi il motto “suaviter in modo, fortiter in re”, soprattutto non deve pretendere di accontentarlo, come lui non pretende di guarirlo.
6) Milano, 5 aprile 1894: Informa di aver ricevuto una visita di “Masetto” durante la quale il ragazzo apparve più preoccupato del solito. Contrariamente a quanto più volte gli ha raccomandato e cioè di “non ascoltarsi troppo”, il giovane si è presentato con un resoconto dettagliato di tutti i mali che ha sofferto dopo la visita dell’agosto 1893, chiedendogli una ricetta per combattere ciascun male. Ha inoltre domandato di informare il padre e il dottor Sacchi dei provvedimenti che i suoi mali esigono, compatibilmente con lo stato economico della famiglia. Verga scrive di avergli ripetuto di non riscontrare in lui nulla di organico, che il suo malessere dipende interamente dalla “follia dei nervi”. “Masetto” concluse la visita contento di aver ricevuto da Verga qualche ricetta e comunicando che sarebbe partito per Bergamo per raggiungere poi Cremona. Manda i suoi saluti al dottor Sacchi e chiede di tenerlo informato sui risultati dei suoi ultimi “abboccamenti” con Masetto.

Note

4) e 5) Sono sullo stesso foglio.

Estremi cronologici

1890-1894

Collocazione fascicolo

b. 06, fasc. 073
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