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1) Pavia, 17 gennaio 1868: Risponde con ritardo a Verga perché per sapere la data del secondo matrimonio di Bartolomeo Panizza ha dovuto scrivere a Udine: la prima moglie, Carolina Cairoli morì il 15 agosto 1829 e il professore si risposò il 3 novembre 1832 con
Scrive poi di aver saputo dal cugino Bernardino Panizza di Padova, che sulla facciata della casa natale di Bartolomeo a Vicenza, fu posta una "cappa di marmo scanalata, una mensola per sostenere il busto" del professore, eseguito dallo scultore Maestri di Pavia con il calco dal vero, "tinto e ritinto cinque volte in color bronzo", sotto il quale fu posta una lapide marmorea con una semplice inscrizione. L'intenzione di Sordina era di commissionare qualcosa di maggior effetto, ma essendo prossimo alla morte lasciò che venisse fatta una sottoscrizione tra i medici per raccogliere i fondi. A questa aderirono solo tre colleghi che coprirono i due quinti della spesa, il rimanente fu saldato da Bernardino Panizza stesso. Zoja fornisce tali informazioni a Verga perchè "sia detta la verità, cioè che alcuni medici di Vicenza, assieme al nipote (e non il ceto medico) collocarono un modesto monumento alla facciata della casa ove nacque ecc.”. Scrive poi di aver fatto un'efficace "ramanzina" a Giuseppe Balsamo Crivelli. Comunica i sentimenti di stima e affetto dei figli di Panizza nei confronti di Verga.
2) Pavia, 9 maggio 1869: Esprime grande ammirazione per la biografia di Panizza compilata da Verga, usando le seguenti parole: "Ella si propose di descrivere il nostro illustre estinto sotto tutti gli aspetti fisici, intellettuali e morali e giunse sì felicemente allo scopo che Panizza per le mani di Verga ci è messo lì tutto trasparente; vero e vivo, tanto che ad occhio nudo (che prende meno abbagli che colla lente) ciascuno può mirarlo nella struttura intima delle singole e molte doti ond’era fornito ed ammirarlo nel semplice e stupendo suo insieme".
3) Pavia, 18 aprile 1879: Poiché è in possesso del "modello completo in gesso", realizzato prima della sepoltura, della "testa veneranda" del comune maestro Panizza, desidera scrivere "due parole" sulla sua figura e domanda quindi a Verga indicazioni bibliografiche su quanto è stato pubblicato. Indica le biografie di Panizza di cui è a conoscenza: lo scritto inedito di Cesare Ferreri del 1826, la biografia illustrata da Focosi e pubblicata dalla Litografia Vassalli di Milano; il testo di Cornienti e quello di Martini, edito a Firenze dalla Litografia Ballagny. Chiede l'anno di pubblicazione delle ultime tre biografie. Invia i saluti alla signora Adele.
4) Pavia, 7 novembre 1882: Rivedendo le carte del "venerato maestro" Panizza, dice di aver trovato un fascicolo intitolato "Carte riferibili a memorie stampate e pressoché inutili"; qui era conservato il "pacchetto" degli "Scritti sulle anguille delle valli di Comacchio". Il ritrovamento ha suscitato in lui grande emozione: ha potuto infatti vedere, oltre ad alcuni autografi di Panizza, parecchie lettere dello stesso Verga, di Rezia, di Restelli e di altri e un "disegno sulla pesca delle anguille e relativa spiegazione". Spera di poter incontrare Verga all'Istituto lombardo per parlare di questa documentazione, poiché è convinto che solo lui potrebbe "estrarre e ordinare le cose in modo da cavarne una memoria fors’ancora di qualche importanza". In chiusura manda i suoi saluti alla signora Adele.
5) Acquate (Lecco), 15 settembre 1891: Si congratula per il suo discorso di apertura al VII° Congresso freniatrico italiano; in particolare ringrazia Verga, anche a nome di Adriana, per "l’evocazione affettuosa ed elevata della memoria" di Panizza. Ringrazia sentitamente anche per l'invio della copia del giornale "La Perseveranza", sul quale è stato pubblicato il discorso di Verga.
“Possiedo del Panizza una litografia e una fotografia. La prima, del Cornienti, deve essere fatta almeno da un trent’anni, perché è gran tempo che la possiedo e il Panizza vi appare giovane. La seconda, a me regalata da suoi figli, rappresenta Panizza molto vecchio e deve esser fatta negli ultimi momenti. Io poi era così innamorato della forma scultorea di Panizza che senza saper nulla di plastici ne feci il bassorilievo in cera che Panizza trovava uno de’ suoi ritratti meglio riusciti. Un giorno cadde e andò in pezzi e non fui più capace di ricomporlo. Forma di volto e di testa più belle ed armoniche è difficile trovarne ed Ella fa bene ad occuparsene. Così potesse involare il teschio venerando al cimitero e collocarlo in più degna sede. Uomini come Panizza sono i santi della nuova era e meritano altare e culto”.
Contenuto
5 lettere del dottor Giovanni Zoja, anatomico:1) Pavia, 17 gennaio 1868: Risponde con ritardo a Verga perché per sapere la data del secondo matrimonio di Bartolomeo Panizza ha dovuto scrivere a Udine: la prima moglie, Carolina Cairoli morì il 15 agosto 1829 e il professore si risposò il 3 novembre 1832 con
Scrive poi di aver saputo dal cugino Bernardino Panizza di Padova, che sulla facciata della casa natale di Bartolomeo a Vicenza, fu posta una "cappa di marmo scanalata, una mensola per sostenere il busto" del professore, eseguito dallo scultore Maestri di Pavia con il calco dal vero, "tinto e ritinto cinque volte in color bronzo", sotto il quale fu posta una lapide marmorea con una semplice inscrizione. L'intenzione di Sordina era di commissionare qualcosa di maggior effetto, ma essendo prossimo alla morte lasciò che venisse fatta una sottoscrizione tra i medici per raccogliere i fondi. A questa aderirono solo tre colleghi che coprirono i due quinti della spesa, il rimanente fu saldato da Bernardino Panizza stesso. Zoja fornisce tali informazioni a Verga perchè "sia detta la verità, cioè che alcuni medici di Vicenza, assieme al nipote (e non il ceto medico) collocarono un modesto monumento alla facciata della casa ove nacque ecc.”. Scrive poi di aver fatto un'efficace "ramanzina" a Giuseppe Balsamo Crivelli. Comunica i sentimenti di stima e affetto dei figli di Panizza nei confronti di Verga.
2) Pavia, 9 maggio 1869: Esprime grande ammirazione per la biografia di Panizza compilata da Verga, usando le seguenti parole: "Ella si propose di descrivere il nostro illustre estinto sotto tutti gli aspetti fisici, intellettuali e morali e giunse sì felicemente allo scopo che Panizza per le mani di Verga ci è messo lì tutto trasparente; vero e vivo, tanto che ad occhio nudo (che prende meno abbagli che colla lente) ciascuno può mirarlo nella struttura intima delle singole e molte doti ond’era fornito ed ammirarlo nel semplice e stupendo suo insieme".
3) Pavia, 18 aprile 1879: Poiché è in possesso del "modello completo in gesso", realizzato prima della sepoltura, della "testa veneranda" del comune maestro Panizza, desidera scrivere "due parole" sulla sua figura e domanda quindi a Verga indicazioni bibliografiche su quanto è stato pubblicato. Indica le biografie di Panizza di cui è a conoscenza: lo scritto inedito di Cesare Ferreri del 1826, la biografia illustrata da Focosi e pubblicata dalla Litografia Vassalli di Milano; il testo di Cornienti e quello di Martini, edito a Firenze dalla Litografia Ballagny. Chiede l'anno di pubblicazione delle ultime tre biografie. Invia i saluti alla signora Adele.
4) Pavia, 7 novembre 1882: Rivedendo le carte del "venerato maestro" Panizza, dice di aver trovato un fascicolo intitolato "Carte riferibili a memorie stampate e pressoché inutili"; qui era conservato il "pacchetto" degli "Scritti sulle anguille delle valli di Comacchio". Il ritrovamento ha suscitato in lui grande emozione: ha potuto infatti vedere, oltre ad alcuni autografi di Panizza, parecchie lettere dello stesso Verga, di Rezia, di Restelli e di altri e un "disegno sulla pesca delle anguille e relativa spiegazione". Spera di poter incontrare Verga all'Istituto lombardo per parlare di questa documentazione, poiché è convinto che solo lui potrebbe "estrarre e ordinare le cose in modo da cavarne una memoria fors’ancora di qualche importanza". In chiusura manda i suoi saluti alla signora Adele.
5) Acquate (Lecco), 15 settembre 1891: Si congratula per il suo discorso di apertura al VII° Congresso freniatrico italiano; in particolare ringrazia Verga, anche a nome di Adriana, per "l’evocazione affettuosa ed elevata della memoria" di Panizza. Ringrazia sentitamente anche per l'invio della copia del giornale "La Perseveranza", sul quale è stato pubblicato il discorso di Verga.
Note
3) In calce minuta della risposta di Verga:“Possiedo del Panizza una litografia e una fotografia. La prima, del Cornienti, deve essere fatta almeno da un trent’anni, perché è gran tempo che la possiedo e il Panizza vi appare giovane. La seconda, a me regalata da suoi figli, rappresenta Panizza molto vecchio e deve esser fatta negli ultimi momenti. Io poi era così innamorato della forma scultorea di Panizza che senza saper nulla di plastici ne feci il bassorilievo in cera che Panizza trovava uno de’ suoi ritratti meglio riusciti. Un giorno cadde e andò in pezzi e non fui più capace di ricomporlo. Forma di volto e di testa più belle ed armoniche è difficile trovarne ed Ella fa bene ad occuparsene. Così potesse involare il teschio venerando al cimitero e collocarlo in più degna sede. Uomini come Panizza sono i santi della nuova era e meritano altare e culto”.