45 lettere del prof. Giuseppe Villa:
1) Collegio Borromeo [Pavia], 21 novembre 1838: Chiede a Verga di incontrarlo il giorno stesso perché deve accordarsi con lui su “due o tre punti principalmente riguardo alla ripetizione che comincerà domattina”.
2) Collegio Borromeo [Pavia], 30 gennaio 1839: Scrive di aver avuto informazioni fondate su quel “Don Cotale” di cui Verga gli aveva parlato: la diffusa buona opinione su di lui è in netto contrasto con la “poco onesta proposta che egli ha fatto all’onesta donna”. Gli sono poi giunte voci che l’uomo ha da qualche tempo migliorato il suo aspetto: sbarbato regolarmente, ben vestito e profumato, dà l’impressione di voler piacere ad una donna. Ma Villa è dell’opinione che l’uomo non abbia oneste intenzioni verso la protetta di Verga, che deve rimanere salda nel conservare la propria onestà e non cedere alle richieste dell’uomo. Segnala a Verga una pubblicazione stampata 233 anni fa, dal qual si possono ricavare informazioni “su quel che pensavano i nostri vecchi intorno agli istituti, costumi, fisionomia, conformazione della testa e di altre parti del corpo.
3) Collegio Borromeo [Pavia], 11 aprile 1839: Ha bisogno di un favore dagli addetti all’accettazione dell’Ospedale, quindi si rivolge a Verga, che ritiene essere la persona che può agire con maggior efficacia per intervenire nel caso di una povera donna di Pegazzera di 24 anni, sposata da 15 mesi ad un contadino dello stesso paese. La giovane, secondo quanto dice il suocero, ha la tosse da 4 o 5 mesi e vorrebbe essere ricoverata in ospedale per essere curata dai “professori”, nei quali ha maggior fiducia che non nel medico del suo comune. Villa ha parlato solo con il suocero, che non ha esibito alcun certificato del medico o del parroco che attesti le effetive condizioni di salute ed economiche della donna per stabilirne il diritto al ricovero in Ospedale. Verga dovrebbe quindi provvedere all’ammissione nel nosocomio della donna, che si presenterà con tutti i documenti che Verga indicherà come necessari.
4) Collegio Borromeo [Pavia], 29 aprile 1839: Scrive a Verga perché da diversi giorni non lo vede. Si dice che Verga lasci i morti solo per visitare i malati, gli chiede quindi di andarlo a trovare perché anche lui è malato.
5) Collegio Borromeo [Pavia], 7 maggio 1839: Chiede a Verga di andare a trovarlo per parlare. Lo sollecita inoltre a rispondere alla domanda che è scritta nel biglietto allegato [non presente]. Gli scrive poi dei bachi da seta e lo avverte che Graziano gli porterà lo “scarafaggino” che ha sorpreso a rodere il legno di un gelso ormai morto con le radici marce.
6) Collegio Borromeo [Pavia], 6 agosto 1839: Descrive a Verga i festeggiamenti che si terranno l’indomani per la festa di San Gaetano, alla quale lo invita a partecipare nel pomeriggio (“le basteranno i vespri per aver un’idea di quel che sarà stata la mattina”).
7) Collegio Borromeo [Pavia], 17 agosto 1839: Scrive perché l’esaminatore degli aspiranti a una “piazza” presso il Collegio ha bisogno di alcuni quesiti riguardanti ciò che si è insegnato nel primo anno del corso di medicina, in particolare sulla materia oggetto delle lezioni che lo stesso Verga ha tenuto.
8) Collegio Borromeo [Pavia], 25 agosto 1839: Scrive a Verga per sapere come sta e a che ora l’indomani devono insieme recarsi dall’incisore Ienneri. La risposta può riferirla a Graziano, senza affaticarsi a scrivere. Nel caso non abbia parlato con l’incisore, Villa si presenterà comunque a casa di Verga alle nove di mattina.
9) Collegio Borromeo [Pavia], 2 gennaio 1840:
10) Collegio Borromeo [Pavia], 7 gennaio 1840: Manda a Verga una paziente, che gli verrà presentata dal fratello, latore della lettera. La donna verrà a Pavia da Pegazzera per farsi visitare da un oculista, ma non si sa di che malattia soffra la donna.
11) Collegio Borromeo [Pavia], 27 giugno 1840: Chiede informazioni su alcuni giovani studenti a Verga, fornendo un elenco dei loro nomi su una cartolina; vuole sapere “se hanno talento non affatto ordinario, se studiano forte, se frequentano la scuola, se sono sobri, savi, morigerati”. Scrive poi della dimostrazione della teoria rasoriana che verrà effettuata quel giorno a beneficio di un medico francese, al quale sarà mostrato come “si doma la diatesi di stimolo”. Racconta infine che Graziano avrebbe voluto portare a Verga, per il gabinetto di anatomia, una faina che aveva massacrato con una “clava”, Villa si è però opposto.
12) Collegio Borromeo [Pavia], 29 giugno 1840: Invita Verga ad andare a trovarlo, inviando Graziano che si presenterà con un mazzetto di fiori a ricevere la risposta.
13) Collegio Borromeo [Pavia], 15 agosto [s.a.]: Invia a Verga, secondo il suo desiderio, selvaggina viva catturata nelle foreste del Collegio.
14) Collegio Borromeo [Pavia], 14 aprile 1841: Avverte di aver ricevuto la lettera di Verga del 4 aprile a Cernusco dalle mani di Giacomo Cavallante. Appena tornato dalla sua breve vacanza, non è a conoscenza di alcuna novità ed è certo che non ve ne sia alcuna, dal momento che nemmeno Fumagalli ha riferito nulla sui preti, sui frati o su “quella buona gente che stanzia intorno a Porta Nuova”. L’uccisore, scoperto e arrestato, ha riferito di essere solo un escutore e il mandante essere un gesuita. Per ordine del Presidente del Senato è stato arrestato anche il gesuita, per cui il capo del Collegio gesuitico protesta presso l’Arcivescovo di Torino; quest’ultimo ha reagito scomunicando il Presidente, che arrestando il gesuita ha violato l’immunità personale della quale godono i prelati in Piemonte.
15) Pavia, 15 novembre 1841: Esprime il desiderio di vedere presto Verga, anche se è consapevole dei suoi numerosi impegni. Lo informa poi che in seguito alla morte del cancelliere dell’Università di Pavia, [Cesare] Ripari, si è resa vacante tale posizione, per ricoprire la quale si sono presentati più di 100 candidati; tra questi pare che il dottor [Gerolamo] Novati abbia buone possibilità di ottenere il posto.
16) Pavia, 6 dicembre 1841: Scrive a Verga di aver dato una buona risposta a chi ha chiesto dei fatti suoi domandando della sua salute. Descrive poi le sue attuali condizioni di salute, che non sono buonissime ma in netto miglioramento. Descrive l’operazione di “asciugamento delle basse”, che è stata portata a termine dall’ingegnere in otto giorni, mediante la “macchina idraulica” che Verga ben conosce. Informa di aver detto a Ferrari di riferire il messaggio di Verga ad Antonio Pignacca e Landoni. Esprime il proprio parere sul carattere del medico provinciale Vandoni. Informa che tra un paio di giorni Panizza sarà a Milano e che il dottor Rusconi ha raccomandato Verga stesso al Direttore Cairoli in modo molto convincente. Riferisce i saluti di Ferrario, Giuseppe Del Chiappa, Bazzori (?), Dell’Acqua e Castiglioni. Nel post scriptum avverte che Bicetti gli ha fatto visita portando i saluti di Verga.
17) Pavia, 2 febbraio 1842: Scrive di aver avuto notizie dettagliate su di lui dalla signora Martina Ghislanzoni, la quale ha raccontato come Verga da mattina a sera si occupi infaticabile dei suoi malati. Riferisce poi che don Luigi e il dottor Del Chiappa ricambiano di cuore i saluti che Verga ha inviati e ribadisce che essi verranno a S. Celso. Descrive poi la “lieta commedia” data da Del Chiappa la sera precedente in compagnia di Ferrario, Pellegrini, Dell’Acqua e Zambra.
Riferisce poi che il dottor Ferrario, in seguito alla malattia del professore, non ha altre ossa da “porre in macerazione”, gli esperimenti sono quindi sospesi fino a quando il professor [Panizza] sarà di nuovo in salute. Aggiorna poi Verga sulla malattia del professore, i cui medici curanti sono Francesco Casorati e Beolchini, boicottati dagli altri medici che criticano le cure da essi applicate. Nel post scriptum riporta le ultime notizie sulla salute non buona del professore.
18) Pavia, 9 febbraio 1842: Riferisce che l’altro giorno era pronto per venire a Milano insieme ai professori Del Chiappa e Bazzoni, ma di essere stato all’improvviso colpito da un senso di “ripugnanza” e di “paura di malanni”, al punto da non riuscire a partire. Scrive poi della sue condizioni fisiche e delle malattie che lo affliggono. Lo informa che Panizza sta migliorando da quattro giorni a questa parte.
19) Pavia, 19 febbraio 1842: Scrive che Del Chiappa ha chiesto di lui e ha goduto nel sapere che sta bene; è però convinto dell’assioma “dimmi con chi pratichi e ti dirò chi sei”, e quindi, come capita a lui stesso che vive con la “quella matta (…) di donna Luigia”, anche Verga, frequentando i matti “in fine gli sene appiccherà”.
Prega Verga di dargli più spesso notizie di se’, sono in molti infatti a Pavia a chiedere come sta e cosa fa. Fornisce poi notizie sulla salute di Panizza, al quale ha fatto visita il giorno precedente: il professore è in convalescenza si alza dal letto e dorme tranquillamente, non è però ancora in grado di insegnare, infatti Ferrario lo sta sostituendo nelle lezioni. Scrive inoltre di essere stato informato da Ferrario che Verga ha firmato il contratto con l’Ospizio privato di San Celso, chiede delucidazioni in proposito. Riferisce i saluti di Ferrario, Del Chiappa, Dell’Acqua.
20) Pavia, 7 dicembre 1842: Spiega perché non è venuto a Milano come di riprometteva a fargli visita, ma a breve si rivedranno. Scrive poi in merito alla caccia di faine, martore, donnole, descrivendo le caratteristiche di questi animali. Riferisce i saluti di Del Chiappa e Ferrario.
21) Pavia, 26 marzo 1843: Fa riferimento alla lettera inviata da Verga a lui e a don Luigi, nella quale esponeva l’origine del termine “allucinazione” e chiedeva di indicare la bibliografia da loro conosciuta in materia. Villa risponde ora che l’unico libro che conosce sull’argomento è il “Della forza della fantasia umana” di Lodovico Antonio Muratori, del quale illustra il contenuto.
22) Collegio Borromeo [Pavia], 28 mggio [1843]: Annuncia l’arrivo di Graziano con una biscia appena presa davanti alla porta della sua stanza.
23) Pavia, 13 luglio 1843: Scrive a Verga di aver finalmente messo in atto il suggerimento che gli aveva dato in passato per alleviare la molestia procuratagli dai “nervi alla testa e alla pianta de’ piedi”. si è quindi fatto applicare le sanguisughe come indicato da Verga.
24) Pavia, 17 luglio 1843: Scrive di aver letto un brano della biografia di Gerolamo Cardano, dove è riportata la dichiarazione che lo scienziato fece molti esperimenti sulle “aberrazioni mentali”. Sarebbe importante trovare le relazioni di tali esperimenti per trascriverle e inviarle a Verga; suggerisce che l’opera completa di Cardano si trova nella Biblioteca dell’Università, raccolta in otto o dieci volumi in folio, nei quali il dottor Piccaroli potrebbe “pescare” i resoconti degli esperimenti. Descrive poi quanto accaduto alla “romanata” (festa) di giovedì sera presso “l’orto agrario”: Chiappino ha parlato continuamente così forte che è rimasto senza voce alzatisi da tavola il professor Beretta lo prese in disparte per fargli leggere “L’Imitazione di Cristo” di Tommaso da Kempis. Chiude riferendo sulla sua salute e descrivendo qeulla di Fumagalli.
25) Pavia, 17 luglio 1843: Spiega la ragione per cui Verga riceverà due lettere con la stessa data: gli è stata consegnata la lettera di Verga del 14 luglio nel momento in cui affidava a Battistino De Capitani la prima lettera da recapitare a Verga. Ha deciso di fargli avere tutte e due le missive insieme. Descrive poi il sito in cui ha avuto luogo la festa dei professori dell’ateneo pavese. In chiusura riferisce ciò che sa dello “scandalo” che Verga sostiene avvenuto in Duomo.
26) Pavia, 14 novembre 1843: Riferisce di aver ricevuto i suoi saluti attraverso il dottor Ravizza ed esprime il rammarico per non aver fatto visita a Verga quando era di passaggio a Milano. Passa poi a riferire le novità relative alla vita dell’ateneo pavese, tra cui l’intenzione di vietare agli assistenti di tenere lezioni. Chiede poi a Verga di domandare al dottor Giovanni Polli il suo parere sulla malattia del prof. Bazzini, avendolo visitato pochi giorni prima. Invia i saluti a Verga.
27) Pavia, 30 novembre 1843: Risponde a lunga lettera di Verga che gli sottopone diverse questioni relative al tema delle visioni / allucinazioni. Cita una biografia di Tasso, in cui è narrata la visione che il letterato ebbe nella prigione di Sant’Anna e il trattato di Muratori “Della forza della fantasia umana”.
28) Pavia, 3 dicembre 1843: Riprende il tema della visione avuta da Tasso nella prigione di Sant’Anna, perché ha pronto il volumetto della biografia di Tasso da consegnare a Verga, tramite il dottor Luigi Zuffi.
29) Pavia, 4 gennaio 1844: Allega alla presente missiva una lettera di Del Chiappa (“la letterina chiappesca”) per Verga, con la quale chiede a Verga di fare ricerche a Treviglio di “epistole rasoriane”
Scrive in merito all’esame per il concorso alla cattedra di fisiologia: i quesiti riguardavano il nervo trigemino, il vago, l’influenza delle arterie nella circolazione del sangue, il calore del corpo umano; mentre per la parte orale viene richiesta una dimostrazione sul cadavere. Si dice certo che se Verga avesse partecipato avrebbe trionfato su tutti.
30) Pavia, 21 gennaio 1844: Allega alla propria lettera una missivia di Del Chiappa indirizzata a Verga. Sottopone a Verga le tribolazioni che angustiano il Del Chiappa: non riesce a diventare membro dell’Istituto si scienze e lettere.
31) Pavia, 29 febbraio 1844: Conferma che la lettera di Verga per “il vispo nostro Chiappino” è stata recapitata e allega alla presente missiva la risposta. Riporta alcuni aneddoti che riguardano Del Chiappa.
32) Pavia, 16 marzo 1844: Riferisce il grave fatto avvenuto alla facoltà di medicina dell’ateneo pavese contro il clinico prof. Helm. Gli studenti hanno presentato un reclamo al Direttore Cairoli firmato da 90 di loro, chiedendo di provvedere la clinica e la scuola di un professore che “imboccasse col cucchiaio pieno, che insegnasse vere dottrine e buone, che avesse lunga pratica, che sapesse suo conto, che fosse atto a formare de’ bravi medici e non dei poveri ignoranti” e dichiarando che non avrebbero più frequentato né la scuola né clinica se il prof. Helm non fosse stato sostituito. Non essendo stato rimosso Helm, gli studenti si sono riuniti davanti in facoltà nel cortile della cancelleria chiamando “fuori ad alta voce” il Direttore Cairoli; a questo punto è intervenuto il rettore Gennari a “raccomandar quiete, ordine” promettendo provvedimenti e facendo accettare a Cairoli il reclamo degli studenti. Le proteste non sono ancora sopite e gli “scolari” non sono ancora tornati alla clinica; Villa scrive di essere però certo che lunedì vi faranno ritorno tutti perché tra gli studenti prevale l’idea che sia loro diritto protestare contro un professore che non insegna nulla di buono, chiedendo al direttore che “a questo male gravissimo fosse posto riparo, dato provvedimento”, ma che sia loro dovere adempiere agli obblighi della scuola frequentando le lezioni e la clinica. Chiede a Verga un parere su tutta la questione. Aggiunge in calce che altro fondato motivo che ha animato la protesta degli studenti è stato il verificarsi nella clinica di un grave caso di tifo, mal interpretato da Helm. Il chirurgo provinciale, incaricato di verificare il caso, ha confermato trattarsi di “un tifo del diavolo”; Helm fu quindi costretto ad isolare il malato.
33) Pavia, 4 agosto 1844: Raccomanda caldamente a Verga il caso del nipote malato di mente di un professore di Pavia e fratello di un giovane ingegnere già studente del Collegio Borromeo. Chiede poi a Verga notizie sullo scritto che avrebbe dovuto pubblicare sul quarantesimo numero del “Politecnico”, come gli aveva detto qualche mese prima il prof. Ravizza.
34) Cernusco Lombardo, 22 ottobre 1844: Ringrazia Verga per essersi preso le “brighe” di cui si è caricato per lui tramite De Capitani. Si approfitta ancora della disponibilità di Verga chiedendogli di accordarsi con gli agenti del Lambertini per la pubblicazione sull’Appendice del suo articolo, ridotto secondo le indicazioni ricevute. Fa poi a Verga due richieste: 1. vorrebbe che nella “Gazzetta medica” fossero pubblicate “due parole intorno all’elogio del Verri scritto da Nessi; 2. vorrebbe che si spendesse il meno possibile per la pubblicazione del suo articolo ridotto. Informa poi che l’articolo in forma integrale ha intenzione di pubblicarlo con comodo o sul “Politecnico” o sullo “Spettatore industriale”.
35) Pavia, 7 febbraio 1846: Scrive di aver ricevuto da almeno quindici giorni la lettera di Verga con “le 10 module d’associazione”, che potrà restituirgli con qualche nome quando sarà a Milano il 19 o il 20 febbraio.
Sta cercando di far evitare la chiamata al Reggimento al dottor Banfi, coscritto e alunno del Collegio Borromeo, facendolo diventare assistente del dottor Del Chiappa; nel caso fosse necessario raccomanda a Verga il giovane, sul conto del quale può avere informazioni dal prof. Panizza.
36) Cernusco Lombardo, 16 febbraio 1847: Informa Verga che quando si incontreranno, nei prossimi giorni, gli presenterà il dottor Paolo Passani, che Verga già conosce attraverso il dottor [Vittorio] Piccaroli. Desidera parlargli di questo brao dottore affinché Verga possa agire in suo favore per fargli ottenere un impiego di medico o di ispettore o altro posto simile presso la Senavra o altro stabilimento.
37) Pavia, 18 aprile 1847: Scrive a Verga in merito all’opuscolo di Rasori in cui si descrive un caso di elefantiasi curato con l’aconito; non riesce a trovare l’opera stampata ormai rarissima o farsene dare una copia manoscritta. Ne ha parlato anche al dottor Piccaroli, che ha consultato i cataloghi della biblioteca senza trovarlo, ma ha promesso di fare altre richerche.
38) Pavia, 29 aprile 1847: Scrive in merito al boicottaggio che sta subendo Panizza ad opera del dottor Rusconi, attraverso dei “libretti” stampati non per la vendita ma inviati anche alle biblioteche, nei quali si confutano gli esperimenti e le scoperte in ambito anatomico del professor Panizza. Chiede a Verga di intervenire in difesa del maestro.
39) Pavia, 5 giugno 1847: Risponde a Verga fornendogli le informazioni richieste, ottenute da un informatore sicuro: Carlo Malaspina marchese di Fosdinovo, primogenito della famiglia ed erede del fu Azzolino, ha circa trent’anni, è sano, robusto e atletico, di buon carattere e professa sani principi morali. Lavora nel campo della diplomazia e ha avuto numerose “legazioni”, al momento ha un incarico presso la Cancelleria “degli affari esteri” di Vienna. Le proprietà ereditate da Azzolino consistono in terreni e palazzi a Pisa e Verona erano in usufrutto del di lui padre, Giuseppe Malaspina, ora convertito in annuo assegno. Carlo è erede anche del marchese Malaspina di Napoli per fedecommesso. Villa è certo che le informazioni relative alla situazione economica del marchese siano attendibili, ma quelle relative alla personalità e all’aspetto fisico del marchese potrebbero non essere obbiettive.
40) Collegio Borromeo [Pavia],15 agosto [s.a.]: Manda a Verga lo studente Corbetta, chiedendo che sia raccomandato al prof. [Giacomo] Zendrini, anche tramite De Filippi, e ottenga di poter sostenere il giorno stesso l’esame di storia naturale.
41) Pavia, 12 dicembre 1849: “Visita” Verga per lettera non essendo riuscito a vederlo di persone in occasione degli ultimi suoi viaggi a Milano. Sa bene che Verga è molto impegnato ma chiede di scrivergli non appena abbia un quarto d’ora libero, per dargli notizie sulla sua salute e sui suoi studi. Si lamenta per la solitudine che soffre rimanendo presso il Collegio, da dove non può andare via a causa delle pratiche amministrative che deve ancora svolgere. Raccomanda il latore della presente lettera, Emilio Valsuani (1826-1905), un giovane dottor che vorrebbe conoscere di persona Verga e assistere alle sue lezioni di anatomia.
Chiede poi se alle sue lezioni di anatomia sia mai venuto il dottor Bonfante, figlio del medico condotto di Novate, il quale ha frequentato il primo anno di medicina al Fatebenefratelli, dove l’insegnamento di anatomia si è rivelato non soddisfacente. Per questo motivo il padre del giovane aveva intenzione di mandarlo a Pavia a seguire il secondo anno del corso medicina e le lezioni di Panizza, oltreché fargli frequentare l’Ospedale Maggiore a Milano. Nel caso il giovane si presentasse alle lezioni di Verga a Milano, glielo raccomanda di cuore. In chiusura accenna al “buon Chiappino” (Giacomo Del Chiappa), “il primo clinico d’Italia”, la momento avvilito per essersi trovato accanto alla sua clinica quella di Francesco Casorati.
42) Pavia, 23 febbraio 1850: Ringrazia sentitamente Verga per la sua ultima lettera fattagli recapitare da Panizza. Raccomanda ancora il dottor Valsuani, che gli porta la presente missiva.
43) Pavia, 4 giugno 1851: Scrive a Verga in merito alla candidatura del dottor Gaetano Zambelli alla condotta vacante di Treviglio. Questi è uomo di buona reputazione, medico capace, che probabilmente Verga ha conosciuto a Pavia perché anch’egli studente del Collegio Borromeo; la sua candidatura è stata dettata dalla necessità, avendo egli subito un grave incidente ad un braccio sulla stada che da Cassano, sua presente condotta, conduce ad Inzago. La condotta di Treviglio infatti richiede solo un medico non un chirurgo, posizione quindi ideale per Zambelli, che ha bisogno di lavorare essendo padre di famiglia. Raccomanda quindi Zambelli a Verga per l’assegnazione dell’incarico, al quale aspira forse anche il giovane dottor [Giacomo?] Sangalli.
44) Cernusco Lombardo, 1 novembre 1852: Raccomanda, per conto di un suo “buon” amico, un povero giovane contadino di Passirano (Brescia), che viene per un consulto all’Ospedale Maggiore. Scrive poi delle buone condizioni di salute e di spirito di donna Elena Borgazzi, che si trova a Cernusco con lui e della cui reciproca compagnia godono sovente entrambi. La signora gli ha confessato che la “miglior medicina a’ suoi mali” è il conversare “col suo dottor Verga”. In chiusura avverte che passerà da Milano il 3 dicembre, ma si fermerà pochissimo e quindi non sarà probabilmente in grado di incontrare Verga.
45) Pavia, 11 maggio 1855: Scrive a Verga in merito alla domanda presentata da Carlo Pellizzari per divenire speziale capo presso l’Ospedale Maggiore di Milano. Il Pellizzari è fratello di un ex alunno del Collegio, che frequentò le lezioni di anatomia di Verga. Descrive poi a Verga le qualità di Pellizzari, aggiungendo alcuni dettagli che vanno oltre le informazioni fornite dai documenti presentati con la candidatura e permettono di conoscere più a fondo la persona, tra questi il fatto che il farmacista suona molto bene il fagotto. Era infatti solito tenere concerti insieme ad altri studenti e musicisti presso il Collegio Borromeo, durante il periodo degli studi.
Note
38) In calce minuta della risposta di Verga: per punti spiega di non poter dir nulla, in quanto allievo fedele di Panizza non sarebbe infatti credibile. Suggerisce che la miglior difesa per accuse maliziose e false come queste sia il silenzio sprezzante. Mentre gli avversari perdono tempo a pubblicare opuscoli, Panizza volge i suoi sforzi ad opere che possano accrescere la sua reputazione.