23 lettere dello psichiatra Augusto Tamburini (1848-1919):
1) Reggio Emilia, 21 maggio 1875: Si scusa perché un amanuense ha indirizzato la circolare di invito per l’associazione alla “Rivista sperimentale di freniatria” anche a Verga, cioè al “padre della Freniatria Italiana”. Spera però che la vorrà considerare come “un attestato della profonda venerazione” che tutti nutrono per lui.
2) Reggio Emilia, 21 dicembre 1878: Lo ringrazia per l’invio del pane dell’amicizia, accompagnato da una lettera autografa di Verga, che fa intuire un miglioramento nella vista dello psichiatra. Invia a sua volta un “piccolo saggio di prodotti locali e casalinghi”.
3) Reggio Emilia, 1° aprile 1879: Tranquillizza Verga dicendogli che suo nipote [Giovanni Battista Verga] non è stato attratto dalle “delizie” dell’“Eden di Reggio, come temeva lo zio e che finito il lavoro che Tamburini gli ha affidato e finite le lezioni cliniche, rientrerà subito a Milano. Non hanno avuto effetto, infatti, nemmeno l’attrattiva degli esperimenti sui centri sensori che riprenderanno la settimana successiva, né gli studi grafici che si fanno in questo periodo di vacanze. Spera però “che almeno il concetto generale del metodo clinico obiettivo nello studio delle malattie mentali, quale ha sentito svolgere in queste lezioni, abbia allargato l’orizzonte delle sue idee e vi abbia guadagnato, con ciò che ha visto, anche nella parte pratica”. Tramite il nipote gli invierà il prezzo della pasta da consegnare a Biffi. Comunica poi che Lombroso sta facendo uno studio critico-psicologico su [Giovanni] Passanante, basandosi sulla perizia di Verga e Tamburini, con la quale concorda, anche se “inclinerebbe a dargli una tinta di mattoide”, pur ritenendolo “pienamente responsabile”. Ironizza poi sul metodo di Lombroso e spera che tratterà lui e Verga “con la dovuta convenienza”. Intanto, per evitare che la perizia venga travisata con la sola lettura dai giornali, si sta interessando per vedere se è possibile stamparla sulla Rivista sperimentale di freniatria. Dice infine di essere stato fulminato dalla morte di [Antonio] Berti, così inaspettata e crudele. Saluta Verga come “glorioso e veterano porta-bandiera” [degli psichiatri italiani].
4) Reggio Emilia, 3 aprile 1879: Scrive ancora del nipote di Verga, “che torna al nido un po’ prima del tempo prefisso”, ma con un giusto movente: l’amore. Spera che anche Verga lo perdonerà per questo e che il giovane avrà un bel ricordo del suo soggiorno a Reggio. Invia il costo della pasta che prega di far avere al Biffi.
5) Reggio Emilia, 26 aprile 1880: Si dispiace del fatto che Verga non abbia gradito le sue ultime proposte, dettati dal desiderio di far sì che gli alienisti, convenendo a Reggio per il Congresso, potessero avere, oltre agli altri vantaggi, “anche quello, tutto pratico, di trovarvi comodamente riuniti i migliori campioni di tutto ciò che può interessare ed occorrere nella pratica giornaliera”. Tuttavia si rimette al consiglio e all’esperienza di Verga in merito. Promette inoltre di fare tutto il possibile affinché il Congresso “abbia la maggior serietà ed importanza possibile colla serietà ed importanza delle comunicazioni”. Dice di aver parlato con il sindaco, il quale è “pronto ad adoperarsi a tutt’uomo perché Reggio si faccia onore”. Spera che Verga arrivi presto, per aiutarli a decidere e a scegliere cosa fare.
6) Reggio Emilia, 11 luglio 1880: Si dispiace per l’indisposizione di Verga e spera che si sia ristabilito. Lo ringrazia per il volume delle Memorie, che terrà da conto perché non si sciupi. Dice di aver avuto la gioia di convincersi “che tutto ciò che prima di noi era stato fatto da Hirtzig, da Ferrier, da Munk, era già stato più di 20 anni prima compiuto dal nostro grande Italiano”, cioè da Panizza, nella cui commemorazione occorrerà rivendicare a lui la trattazione dei centri sensori. Gli invia quindi l’aggiunta che vorrebbe inserire nella commemorazione e la correzione dell’errore in cui sono tutti caduti di attribuire a Hirtzig “il 1° fatto sperimentale di localizzazione dei centro sensorj centrali”. Lo ringrazia e gli chiede quando farà la commemorazione all’Istituto [lombardo], dove spera di poter intervenire. Dice di aver scritto a Fornaciari perché vada al Ministero dei lavori pubblici. Quanto a Lolli, che sarà presente al Congresso, ha evitato di scrivergli perché spera di riuscire a parlargli a voce, fermandosi a Imola quando si recherà nelle Marche.
7) Reggio Emilia, 10 ottobre 1880: Lo ringrazia per le parole affettuose e dice che la sua figura, presente al Congresso, è rimasta impressa a tutta la cittadinanza. Si rallegra per la buona riuscita del Congresso e lo ringrazio per l’invio dei versi, che saranno pubblicati insieme ai discorsi in un fascicolo a parte che uscirà con i tipi della “Gazzetta”, mentre la parte più scientifica troverà spazio nei resoconti dei giornali scientifici. Gli chiede poi le parole del “brindisi” e dell’“addio” pronunciate durante i banchetti tenutisi rispettivamente al Manicomio e alla chiusura del Congresso. Manda infine i saluti alla signora Contini.
8) Reggio Emilia, 23 febbraio 1883: Esprime il proprio dispiacere per la disgrazia accaduta a Verga [la morte di Adele Frigerio Contini] e gli è sembrato di perdere una persona di famiglia. Lo esorta a distrarsi e a recarsi a Roma per prendere parte ai lavori del Senato, dove potrà spingere Depretis a ripresentare il progetto di legge [sui manicomi e sugli alienati]. Come avrà saputo da Ronchetti, infatti, una delle cose che lo preoccupavano era il timore dei cambiamenti che Verga avrebbe potuto apportare una volta passata la legge al Senato. A Roma, inoltre, Verga potrebbe intendersela con [Martino] Beltrani-Scalia e con lo stesso Depretis per introdurre le modifiche ritenute indispensabili dalla Società freniatrica, in modo che si possa arrivare al Congresso di Voghera con la legge approvata. Invia i saluti della famiglia e di Fornaciari, il quale non è ancora stato nominato presidente, “malgrado la completa fusione dei partiti” avvenuta a Reggio Emilia, soprattutto “per l’asinità” del prefetto.
9) Reggio Emilia, 22 ottobre 1883: Non avendo ricevuto risposta, teme che Verga non abbia ricevuto la lettera del 19 ottobre o che non ne condivida gli apprezzamenti. Gli chiede quindi almeno una riga di risposta, per non dover dubitare del suo giudizio, conoscendo bene l’alto concetto che Verga ha dell’insegnamento psichiatrico. Comunica che da Palermo assicurano che la maggioranza della Facoltà è favorevole a Buccola, ma attendono il giudizio di Verga per “dare un voto coscienzioso e scevro da influenze personali”.
A tergo è presente la minuta di risposta di Verga [s.d.], il quale spiega che nella nomina di un professore l’elemento scientifico non è mail il solo da contemplare. Qualcuno dirà che egli ha fatto “per viltade il gran rifiuto”, ma se avesse accettato avrebbero potuto dirgli “che era in corso di paralisi generale”. Spiega che i corpi morali quando ne abbiano un tornaconto “s’infischiano delle proposte delle Commissioni”, come fece la Deputazione provinciale di Como con la terna proposta da Raggi, Maragliano e Riva. Dice che il giudizio che gli si richiede è “delicato e gravido di conseguenze”, mentre non è nella sua indole “recar pregiudizio ad altri” e anzi, per il posto che occupa “di presidente e quasi di padre dei medici alienisti italiani”, vorrebbe essere piuttosto “l’appoggio e la fortuna di ciascuno di loro”.
10) Reggio Emilia, 23 ottobre 1883: Lo ringrazia per la lusinghiera proposta che ha fatto per lui alla Commissione ed è certo che “l’ottimo Tamassia avrà voluto a fin di bene seguire vie più pedantesche, onde restando ligi al regolamento non potesse poi esser sollevata alcuna obiezione”. Ha sentito che Verga è orso a Roma per lui e gliene è infinitamente grato. Quanto a Buccola, Verga non dovrebbe muoversi da Milano, perché la Facoltà gli richiede solo una lettera in favore di quel “bravo giovane, che siam certi diverrà una gloria vera della nostra Psichiatria e inizierà a Palermo uno splendido insegnamento della nostra scienza”. Gli chiede un’assicurazione in merito. Carta intestata “Frenocomio / di / Reggio-Emilia”.
In calce è presente la minuta della risposta di Verga [s.d.], al quale sembra di “essere la terra di Malakoff nel bombardamento”, tra minacce, preghiere, raccomandazioni e “colpi di turibolo”. Spiega in tono sarcastico che mentre in Italia si ricorre per ogni nonnulla alle commissioni, in questo caso così delicato si ricorre a “un individuo ridotto dall’età e dai malanni a mezzo”. Non crede che la Facoltà medica di Palermo sia capace di una condotta così scorretta e vigliacca. Ribadisce la propria stima a Buccola, che ha già proclamato “urbi et orbi” e se fosse Baccelli creerebbe appositamente per lui una cattedra di psicologia sperimentale. Ma non intende prestarsi “ai tranelli di coloro che (si appellino pure corpi morali) si servono della zampa del gatto per cavar le castagne dal fuoco!”. Si dispiace che Tamburini gliel’abbia consigliato.
11) Reggio Emilia, 26 ottobre 1883: Non vuole che Verga gli tenga il broncio e capisce che non voglia assumersi da solo la responsabilità di un simile giudizio [sul concorso di Buccola], ma crede che comunque se fosse chiamato, da solo o in compagnia, “a giudicare fra un Buccola e un Salemi-Pace, sia l’uomo da rendere giustizia al merito vero”. Gli chiede di insistere affinché insieme a lui decidano anche altri, in modo da non lasciare il giudizio a una facoltà in cui nessuno si intende di psichiatria. Promette poi che non lo disturberà più sull’argomento.
12) Reggio Emilia, 20 dicembre 1884: Lo ringrazia per il pensiero e gli invia gli auguri di Natale. Annuncia la spedizione del “solito prodotto casalingo dei cappelletti alla bolognese”.
13) Reggio Emilia, 11 maggio 1885: Lo ringrazia per averlo invitato a far parte della “Commissione per l’esame della riforme, innovazioni ecc. fatte nel Manicomio di Aversa” e accetta di buon grado. Farà quindi in modo di essere il 30 maggio ad Aversa con gli altri colleghi. Carta intestata “Frenocomio / di / Reggio nell’Emilia / Il medico direttore”.
14) Reggio Emilia, 23 aprile 1888: si dice lieto e onorato di rappresentare la Società freniatrica al Centenario dell’Università di Bologna e lo ringrazia per aver pensato a lui. Gli suggerisce di inviare una lettera ufficiale all’Università in merito.
15) Novara, 14 settembre 1889: Invia con un telegramma gli auguri e i saluti da parte del Congresso e l’annuncio della prossima sede congressuale a Milano nel 1891 come omaggio al presidente.
16) S. Maurizio [Reggio Emilia], 10 dicembre 1889: Scrive di aver letto con gioia la lettera di Verga nei giornali di Milano e si rallegra per la sua recuperata salute. Ringrazia il dottor Rossi, che gli ha sempre inviato notizie sulla malattia di Verga e spera di andare a trovarlo presto.
17) Reggio Emilia, 21 dicembre 1889: Lo ringrazia per il pensiero e ricambia gli auguri di Natale, inviando come di consueto i tortellini casalinghi. Lo ringrazia anche per le affettuose parole relative alla sua probabile andata a Firenze, anche se la cosa è ancora in gestazione, perché si sta ancora decidendo sul nuovo istituto psichiatrico da fabbricarsi, condizione che ha posto come imprescindibile per il proprio trasferimento.
18) Reggio Emilia, 22 dicembre 1890: Invia i tortellini casalinghi con gli auguri e i saluti degli amici di Reggio.
19) Reggio Emilia, 29 gennaio 1892: Scrive di essere di ritorno da Roma, dove Verga è atteso per la discussione della legge [sui manicomi e sugli alienati] al Senato. Non sapendo se abbia già ricevuto il progetto modificato dalla Commissione senatoriale, gli manda la copia ricevuta a Roma, pregandolo di restituirgliela se non gli occorre. Sottolinea come “quel bravo e competente Majorana Calatabiano” abbia conciato il progetto e invia a Verga le proprie osservazioni sulle modifiche introdotte. Gli raccomanda inoltre, per il discorso e la proposta, gli ispettori dei manicomi, di cui “hanno voluto fare un’ecatombe contro la volontà del ministro che ha tutta la buona intenzione di istituirli”. Promette di andare a trovarlo a Milano, visto che non è sicuro di poter andare a Roma per la discussione.
20) Reggio Emilia, 24 febbraio 1892: Esprime la propria gratitudine e quella dei colleghi per “la giovanile energia” che ha dimostrato difendendo la legge [sui manicomi e sugli alienati]. Promette che metterà in rilievo il ruolo da lui giocato in un breve articolo sulla discussione della legge che pubblicherà sul giornale della Società freniatrica. Pensa di recarsi presto a Milano a trovarlo per conoscere i tanti particolari che non si possono cogliere dai giornali e dai resoconti. Ringrazia anche l’impareggiabile segretario di Verga, dottor Rossi.
21) Reggio Emilia, 9 marzo 1892: Lo ringrazia per l’invio degli Atti del Senato e gli chiede la cortesia di inviargli anche i fogli intermedi di tutta la discussione, perché Fornaciari, che glieli aveva promessi, si è ammalato piuttosto gravemente e non glieli ha più mandati. Dice di aver letto il bellissimo discorso di Verga e volerlo riprodurre interamente sul giornale della Società freniatrica. Spera di andare presto a trovarlo a Milano.
22) Castiglione Pistoiese, 25 luglio 1893: Scrive di essere in vacanza e in procinto di salire all’Abetone, dove rimarrà con la famiglia per tutto il mese di agosto. Chiede se Verga andrà come di consueto sui laghi e poi parla del prossimo Congresso, per il quale De Vincenti dovrebbe aver fatto tutte le pratiche. Spera che Verga non mancherà a Roma, per suggellare l’affermazione della Società freniatrica, e che si fermerà almeno alla prima seduta del Congresso internazionale. Gli raccomanda il dottor G.B. Grasselli di Reggio, medico condotto, che concorre a un posto nel Comune di Milano, sapendo che Verga sarà in commissione.
23) Reggio Emilia, 27 ottobre 1895: Acconsente a inserire nella “Rivista” l’avviso che verga desidera, ma lo avvisa che continuerà a ricevere opuscoli, libri e giornali, perché se non sarà più il direttore dell’“Archivio italiano”, sarà comunque sempre il dottor Andrea Verga. Dice di essere stato a Roma e di aver saputo al Ministero che per esigere la Cassa di soccorso in ente morale sono necessarie alcune modifiche allo Statuto. L’assemblea li ha tuttavia già autorizzati a introdurre tutte le modifiche necessarie, per cui si terrà presto una riunione a Milano e spera che si risolveranno le difficoltà.
Note
1) Carta intestata “Rivista sperimentale / di / freniatria / e / medicina legale”.
2) Carta intestata “Frenocomio / di / Reggio-Emilia”.
3) Carta intestata “Frenocomio / di / Reggio nell’Emilia / Il medico direttore”.
A tergo è presente la minuta della risposta di Verga, che conferma di essere un veterano, dal momento che è dal 1842 che si occupa dei pazzi e che nel 1848 il Governo provvisorio di Milano l’ha promosso da “semplice medico di un piccolo manicomio privato” a “direttore di un grande manicomio pubblico”. Purtroppo dice di essere ancora in prima linea e di essere rimasto sorpreso e quasi mortificato nel vedere “altri più giovani conterranei a farmi da battistrada verso quella oscura ragione glacial d’onde non ritorna alcun esploratore”. Parla poi della morte del “povero Berti”, più giovane di lui di soli 13 mesi. Quanto a Lombroso, ritiene che non potesse non convenire con il loro giudizio, “figlio legittimo del metodo da lui tanto ???”. Lo esorta a non dimenticare, stampando la relazione, di aggiungere il risultato dell’oftalmoscopia. Dice infine che è appena arrivato il nipote, contentissimo della spedizione e molto riconoscente nei confronti di Tamburini: avrebbe dovuto rimanere di più presso di lui, ma è un giovane sposo in luna di miele.
4-5-6-7-8-9) Carta intestata “Frenocomio / di / Reggio nell’Emilia / Il medico direttore”.
11-12-13-14) Carta intestata “Frenocomio / di / Reggio nell’Emilia / Il medico direttore”.
16-17-18-19-20) Carta intestata “Frenocomio / di / Reggio nell’Emilia / Il medico direttore”.
21) Carta intestata “Frenocomio / di / Reggio Emilia”. È presente anche la circolare a stampa di invito, da parte del presidente Baccelli e del segretario Maragliano, a far parte del Comitato locale regionale per l’XI Congresso internazionale medico che si terrà a Roma nel settembre 1893 (Roma, gennaio 1892).
22) Carta intestata “Frenocomio / di / Reggio Emilia”.
23) Cartolina intestata “Frenocomio di Reggio-Emilia”.