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1) Rho (Milano), 4 giugno 1838: Risponde a lettera di Verga del 6 maggio. Spiega il sentimento che lo ha spinto ad inviare a Verga, tramite un giovane studente, i “Pensieri di Pascal”, caratterizzato da uno slancio del cuore privo di riflessione razionale. Espone le circostanze che hanno fatto nascere in lui il desiderio di donare a Verga quell’opera nell’esemplare appartenuto al comune amico Marinoni: l’incontro con un comune compagno di studi, il Casanova, durante lo svolgimento degli esercizi spirituali presso il Collegio.
2) Rho, 16 gennaio 1841: Riferisce a Verga sulle sue attuali occpuazioni: sta esaminando la questione del “male e dei pericoli che possono venire dalle rappresentazioni teatrali”. A questo proposito espone il proprio parere sul saggio di Scipione Maffei, secondo cui i teatri si potrebbero “correggere e riformare talmente da ridurli interamente innocenti, anzi giovevoli al pubblico”. Dichiara che le riforme suggerite da Maffei, seppur giuste, non siano realizzabile; crede sia più opportuno indagare quale impressione “lascino” i teatri “nello spirito e nel cuore di chi vi assiste”. Per far questo ritiene necessario chiedere le opinioni di chi frequenta i teatri, per questo motivo si rivolge a Verga, al quale chiede di rispondere a una serie di quesiti che elenca.
3) Treviglio (Bergamo), 18 gennaio 1842: Ringrazia con “incivile” ritardo per la lettera di verga sul teatro, che lui stesso gli aveva chiesto. L’occasione per decidersi a scrivere gli è data dal trovarsi al momento a Treviglio, dove ha incontrato il canonico Correggi, da cui ha appreso numerose informazioni sull’attività di Verga.
4) [s.l.], [s.d.]: Scrive di aver ricevuto con la lettera di Verga del 5 giugno anche i suoi 5 quinternetti “De Allucinationibus”, che ha letto con grande piacere. Esprime il suo parere e le sue critiche ad alcune parti del testo.
5) Rho (Milano), 13 luglio 1845: Informa di aver esaminato i manoscritti di Verga e di aver fatto alcune postille al testo. Esprime il suo apprezzamento e chiede a Verga perché non lo abbia ancora pubblicato.
6) Rho (Milano), 21 aprile 1846: Invia finalmente a Verga la vita dellOlier avvertendo di aver evidenziato alcuni passi nel volume II vicini al pensiero di Verga. Dà indicazioni per la restituzione del volume.
7) Rho (Milano), 15 giugno 1846: Scrive per riportare alcuni fatti che potrebbero giovare alla realizzazione della sua dissertazione “De Allucinationibus”, così come Verga gli aveva chiesto; gli invia insieme alla lettera un libro nel quale potrà trovare diversi esempi di esaltazione religiosa, che fanno supporre l’esistenza di allucinazioni (dà precisi riferimenti di pagina), si tratta di casi interessanti perché hanno avuto notevole influenza su ampie popolazioni e sono narrati con ingenuità da un missionario. Gli propone poi un altro libro, la biografia di M. Olier, fondatore dei seminari di Francia, pubblicato a Parigi nel 1841 in due volumi; indica più avanti il modo per avere il libro, di cui crede ci siano a Milano solo due copie.
Espone poi il proprio giudizio sulla dissertazione del Correnti, che avrebbe voluto più convinto nella sua professione di fede. Si dichiara convinto che sia palese l’intervento divino in diversi episodi di visioni, in contrasto con le motivazioni proposte dagli scienziati.
Gli descrive poi, per averne un parere, il caso di un “individuo” caduto in uno “stato deplorevole di avvilimento”, fornendo indicazioni sul carattere e sui sintomi sopraggiunti; l’uomo recentemente offeso dalla domestica di casa, ha sviluppato uno strano sentimento contro la famiglia e il matrimonio, poiché si è convinto che sia questo sistema la causa di tanta “diavoleria” instillata nella domestica. Per argomentare queste sue convinzioni ha “riempito due o tre quinterni di carta”.
8) [s.l.], [1846]: Scrive di consegnare al latore della presente lettera il volume “Le memorie storiche ed edificanti”, che gli aveva inviato per avere informazioni sui metodisti. Ringrazia per i suggerimenti sul lipomaniaco di cui gli ha descritto il caso e che avrebbe voluto affidare alle sue cure. Esprime il proprio giudizio negativo sugli indovinelli di Correnti, sulle fantasmagorie di Lelut e compagni. Dichiara di accettare “tutti i miracoli della frenestesia”, ma di credere ” in spiritum sanctum”. Prosegue contestando le convinzioni atee degli scienziati.
9) Rho (Milano), 6 aprile 1856: Chiede a Verga la ricetta per la cura dello zolfo da somministrare a padre Moja, la cui salute “tentenna”. La cura, secondo il medico di Rho, deve essere intrapresa durante la primavera; questi ritiene inoltre che potranno essere di giovamento anche i bagni fosforati in estate. Il dottor Gola invece avrebbe proposto “la docciatura”, che potrebbe essere eseguita in Collegio. Chiede consiglio a Verga.
10) Rho (Milano), 18 ottobre 1886: Ironicamente contesta a Verga il suo punto approccio scientifico e pragmatico.
11) [s.l.], [s.d.]: “O Verga, al taglio retto ognor pendente / orbo d’occhi divin raggio di mente. / Ho bisogno di te, consenescente / Per trovar schermo all’embolo invadente”.
9) In calce la seguente nota “Per mezzo del degnissimo signor Giovanni Battista Moja”. Allegato resoconto del caso del’oblato Moja.
10) In calce minuta della risposta di Verga in versi.
11) Biglietto da visita intestato “Sacerdote Taglioretti Angelo / Oblato missionario del Collegio di Rho”.
Contenuto
10 lettere e un biglietto del sacerdote Angelo Taglioretti:1) Rho (Milano), 4 giugno 1838: Risponde a lettera di Verga del 6 maggio. Spiega il sentimento che lo ha spinto ad inviare a Verga, tramite un giovane studente, i “Pensieri di Pascal”, caratterizzato da uno slancio del cuore privo di riflessione razionale. Espone le circostanze che hanno fatto nascere in lui il desiderio di donare a Verga quell’opera nell’esemplare appartenuto al comune amico Marinoni: l’incontro con un comune compagno di studi, il Casanova, durante lo svolgimento degli esercizi spirituali presso il Collegio.
2) Rho, 16 gennaio 1841: Riferisce a Verga sulle sue attuali occpuazioni: sta esaminando la questione del “male e dei pericoli che possono venire dalle rappresentazioni teatrali”. A questo proposito espone il proprio parere sul saggio di Scipione Maffei, secondo cui i teatri si potrebbero “correggere e riformare talmente da ridurli interamente innocenti, anzi giovevoli al pubblico”. Dichiara che le riforme suggerite da Maffei, seppur giuste, non siano realizzabile; crede sia più opportuno indagare quale impressione “lascino” i teatri “nello spirito e nel cuore di chi vi assiste”. Per far questo ritiene necessario chiedere le opinioni di chi frequenta i teatri, per questo motivo si rivolge a Verga, al quale chiede di rispondere a una serie di quesiti che elenca.
3) Treviglio (Bergamo), 18 gennaio 1842: Ringrazia con “incivile” ritardo per la lettera di verga sul teatro, che lui stesso gli aveva chiesto. L’occasione per decidersi a scrivere gli è data dal trovarsi al momento a Treviglio, dove ha incontrato il canonico Correggi, da cui ha appreso numerose informazioni sull’attività di Verga.
4) [s.l.], [s.d.]: Scrive di aver ricevuto con la lettera di Verga del 5 giugno anche i suoi 5 quinternetti “De Allucinationibus”, che ha letto con grande piacere. Esprime il suo parere e le sue critiche ad alcune parti del testo.
5) Rho (Milano), 13 luglio 1845: Informa di aver esaminato i manoscritti di Verga e di aver fatto alcune postille al testo. Esprime il suo apprezzamento e chiede a Verga perché non lo abbia ancora pubblicato.
6) Rho (Milano), 21 aprile 1846: Invia finalmente a Verga la vita dellOlier avvertendo di aver evidenziato alcuni passi nel volume II vicini al pensiero di Verga. Dà indicazioni per la restituzione del volume.
7) Rho (Milano), 15 giugno 1846: Scrive per riportare alcuni fatti che potrebbero giovare alla realizzazione della sua dissertazione “De Allucinationibus”, così come Verga gli aveva chiesto; gli invia insieme alla lettera un libro nel quale potrà trovare diversi esempi di esaltazione religiosa, che fanno supporre l’esistenza di allucinazioni (dà precisi riferimenti di pagina), si tratta di casi interessanti perché hanno avuto notevole influenza su ampie popolazioni e sono narrati con ingenuità da un missionario. Gli propone poi un altro libro, la biografia di M. Olier, fondatore dei seminari di Francia, pubblicato a Parigi nel 1841 in due volumi; indica più avanti il modo per avere il libro, di cui crede ci siano a Milano solo due copie.
Espone poi il proprio giudizio sulla dissertazione del Correnti, che avrebbe voluto più convinto nella sua professione di fede. Si dichiara convinto che sia palese l’intervento divino in diversi episodi di visioni, in contrasto con le motivazioni proposte dagli scienziati.
Gli descrive poi, per averne un parere, il caso di un “individuo” caduto in uno “stato deplorevole di avvilimento”, fornendo indicazioni sul carattere e sui sintomi sopraggiunti; l’uomo recentemente offeso dalla domestica di casa, ha sviluppato uno strano sentimento contro la famiglia e il matrimonio, poiché si è convinto che sia questo sistema la causa di tanta “diavoleria” instillata nella domestica. Per argomentare queste sue convinzioni ha “riempito due o tre quinterni di carta”.
8) [s.l.], [1846]: Scrive di consegnare al latore della presente lettera il volume “Le memorie storiche ed edificanti”, che gli aveva inviato per avere informazioni sui metodisti. Ringrazia per i suggerimenti sul lipomaniaco di cui gli ha descritto il caso e che avrebbe voluto affidare alle sue cure. Esprime il proprio giudizio negativo sugli indovinelli di Correnti, sulle fantasmagorie di Lelut e compagni. Dichiara di accettare “tutti i miracoli della frenestesia”, ma di credere ” in spiritum sanctum”. Prosegue contestando le convinzioni atee degli scienziati.
9) Rho (Milano), 6 aprile 1856: Chiede a Verga la ricetta per la cura dello zolfo da somministrare a padre Moja, la cui salute “tentenna”. La cura, secondo il medico di Rho, deve essere intrapresa durante la primavera; questi ritiene inoltre che potranno essere di giovamento anche i bagni fosforati in estate. Il dottor Gola invece avrebbe proposto “la docciatura”, che potrebbe essere eseguita in Collegio. Chiede consiglio a Verga.
10) Rho (Milano), 18 ottobre 1886: Ironicamente contesta a Verga il suo punto approccio scientifico e pragmatico.
11) [s.l.], [s.d.]: “O Verga, al taglio retto ognor pendente / orbo d’occhi divin raggio di mente. / Ho bisogno di te, consenescente / Per trovar schermo all’embolo invadente”.
Note
6) Sulla seconda pagina note critiche sul testo e in calce appunto manoscritto di Verga («Ecco il titolo “Vie de M. Olier fondateur du séminaire de Saint-Sulpice accompagnié des notices sur un grand nombre de personages contemporaines”. Paris 1841. Nacque il 1908 morì il 1957».9) In calce la seguente nota “Per mezzo del degnissimo signor Giovanni Battista Moja”. Allegato resoconto del caso del’oblato Moja.
10) In calce minuta della risposta di Verga in versi.
11) Biglietto da visita intestato “Sacerdote Taglioretti Angelo / Oblato missionario del Collegio di Rho”.