Ponza Giuseppe Lodovico

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6 lettere del dottor Giuseppe Lodovico Ponza, Direttore del Manicomio di Alessandria:
1) Alessandria, 17 maggio 1873: Scrive di aver seguito con grande ansietà gli sviluppi del caso Agnoletti. Si complimenta per l’arringa da lui sostenuto e riportata nei giornali a difesa dell’accusato, esprimendo con un “linguaggio molto alla buona ma sommamente espressivo” la propria convinzione, condivisa da tutti i veri alienisti. Esprime anche la sua ammirazione per le “energiche espressioni con le quali flagellò” i giornalisti, che avevano scioccamente deriso i “portati della scienza”. Si dichiara lieto che l’avvocato Mosca abbia accolto il suggerimento che lui stesso gli aveva dato in occasione del dibattimento di Milano, di far raccogliere tutte le risultanze processuali per sottoporle alla Società medico-psicologica di Parigi. Invita quindi Verga a far pubblicare “per intero” nell’Archivio il processo Agnoletti. Manda i suoi saluti a Biffi.
2) Alessandria, 27 settembre 1873: Ringrazia per l’invio delle carte relative alla causa che interessa l’avvocato Enrico Scarsi. Esprime la sua ammirazione per la relazione di Verga e per il lavoro svolto da tutti i periti sul caso in questione. Informa della sua intenzione di convincere l’avvocato che sia più opportuno procedere ad una transazione, ma dubita di riuscirvi. Si rammarica di non poter partecipare al Congresso di Roma.
3) Meina sul Verbano, 27 aprile 1876: Informa Verga che la sua salute è ormai floridissima, anche se la guarigione è stata lenta e difficile come lo stesso Verga aveva preconizzato, contrariamente all’opinione del dottor Bonfanti. Da poi la “sgraziata” notizia di essere stato licenziato dalla Direzione del Manicomio di Alessandria. Chiede di comunicare a Biffi la notizia.
4) Arona, 20 maggio 1876: Chiede a Verga di rilasciare insieme ai colleghi Biffi, Tarchini, Calastri, Bonfanti una dichiarazione medica in carta da bollo e “legalizzata” dal sindaco di Milano, che attesti il pieno e totale recupero della propria salute dopo l’episodio di emormesi cerebrale, che lo aveva costretto al ricovero presso la “Senavretta”. Un tale certificato gli occorre per far valere le sue ragioni presso la Direzione del Manicomio di Alessandria contro la decisione del suo licenziamento.
5) Domodossola, 12 giugno 1876: Ringrazia di cuore Verga per avergli spedito il certificato richiesto. Chiede di risarcire le spese per la marca da bollo e per l’invio del documento, qualora Annibaldi, che aveva incaricato di sostenere la spesa, se ne fosse dimenticato. Ribadisce la sua gratitudine anche nei confronti dei colleghi Biffi, Calastri, Bonfanti. Nel post scriptum informa di essersi sottoposto al salasso alle tempie e che farà le docce spinali quando il tempo migliorerà; ha inoltre intenzione di riprendere il bromuro di potassio.
6) Domodossola, 14 settembre 1876: Riferisce che sta per finire il termine del congedo per malattia accordatogli dalla Direzione del Manicomio di Alessandria e che per questo motivo si sentirebbe in dovere di recarsi allo stabilimento qualche giorno prima di rientrare il lavoro, per riprendere i contatti con il servizio. Purtroppo però la Direzione del Manicomio è contraria ad un suo ritorno e lo ostacola in ogni modo: essa teme infatti che Ponza non sia più in grado di svolgere il suo incarico e che in futuro possa avere una ricaduta della malattia. Al fine di evitare di trovarsi in una situazione di ostruzionismo allo svolgimento del suo lavoro, sarebbe disposto ad accettare il congedo proposto, rimanendo però medico consulente del Manicomio con il medesimo compenso. Proposta che converrebbe anche all’Amministrazione del Manicomio, dal momento che, secondo il parere di un giureconsulto, non può essere licenziato senza un adeguato vitalizio. Scrive poi che il Presidente della Direzione del Manicomio, sarebbe disposto ad accordargli quanto richiesto, ma avrebbe bisogno di documenti seri su cui basare la richiesta agli amministratori. Chiede perciò a Verga un altro attestato, che confermi la sua completa e assoluta guarigione. Esprime il suo rammarico per aver dovuto disturbare ancora una volta Verga e gli altri colleghi di Milano.

Note

2) Allegata relazione di perizia per il caso del signor Giovanni Battista Caratti di Acqui inviata all’avvocato Enrico Scarsi. Si trattava di appurare se al momento della stesura del suo testamento il Caratti fosse in possesso delle sue facoltà mentali.
3) Sul retro minuta della risposta di Verga: Lo incoraggia scrivendo che la vera tragedia è quando viene meno la salute.
Segue minuta di risposta del 30 maggio ad altra lettera del 20 maggio, nella quale Ponza chiedeva un attestato di buona salute da Biffi, Tarchini e Verga stesso, dopo il ricovero subito per “esaltamento mentale” causato da emormesi cerebrale.
4) La risposta di Verga è annotata sul retro della lettera di Ponza del 27 aprile.

Estremi cronologici

1873-1876

Collocazione fascicolo

b. 04, fasc. 143
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