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35 lettere dello psichiatra toscano Carlo Livi (1823-1877), professore di medicina legale, direttore del Manicomio di Reggio Emilia e fondatore della «Rivista sperimentale di freniatria e di medicina legale»:1) Siena, 20 febbraio 1860: Si scusa per non aver ancora soddisfatto al suo debito di associato all’«Appendice psichiatrica» e gli manda un "Discorso". Scrive che sarebbe bello unire i tre giornali psichiatrici italiani in uno solo diretto da Verga, ma che finché Palermo e Napoli non saranno unite al resto della penisola ciò non sarà possibile. Verga dovrebbe però fare un appello a tutti gli alienisti d’Italia in vista del futuro. Dice di aver visitato nel 1858 tutti i manicomi italiani e di aver trovato la maggior parte dei colleghi desiderosi di unirsi.
2) Siena, 12 febbraio 1861: Scrive di avergli inviato l’opuscoletto "Viaggio a manicomi d’Italia", con un vaglia postale per il pagamento dell’«Appendice psichiatrica».
3) Siena, 21 marzo 1862: Invia a Verga il vaglia postale per il pagamento della quota associativa all’«Appendice psichiatrica» e annuncia che si abbona anche all’«Appendice medico-legale». Avrebbe voluto mandargli un articolo, ma è troppo impegnato con l’insegnamento universitario della medicina legale. Spera di vederlo al Congresso di settembre in Siena. Saluta Castiglioni.
4) Caserana presso Prato, 16 ottobre 1862: Si rallegra moltissimo di averlo conosciuto personalmente al Congresso di Siena; dice che i toscani simpatizzano subito e meglio con i lombardi che con gli altri italiani. Ricorda le belle serate passate con lui al Saloncino de’ Rozzi; ricorda Rizzi, Girolami, Neri, Bonucci; la gita a Chiusi, la vista del Trasimeno, il Palio. Gli chiede notizie del futuro giornale e lo sprona a guidare dell’impresa. Gli manderà un sunto degli «Archives cliniques» e appena potrà anche un articolo originale.
5) Siena, 4 dicembre 1862: Chiede notizie dell’«Appendice psichiatrica» e lo prende in giro in merito alla parte dedicata alla medicina legale. Saluta Biffi e Fano e manda un messaggio a Fabio Nannarelli.
6) Siena, 10 gennaio 1863: Invia "un primo squarcio" della sua "lunga tiritera", ma dovrà rivedere le bozze. Prenderà le 10 copie a parte e chiede quanto costeranno. Gli chiede se vuole il sommario del 1° fasc. degli «Archivi clinici» anche se sono pieni di robaccia. Saluta Biffi e Fano e chiede se il prof. Nannarelli è a Milano o a Pavia.
7) Siena, 26 gennaio 1863: Scrive di non volere più le 10 copie a parte; quanto alla lessicografia, non vuole uniformarsi a un Gherardini, ma vuole scrivere a modo suo, visto che firma gli articoli. Gli manda un altro brano e saluta gli amici.
8) Siena, 1 febbraio 1863: Scrive di essersi accorto di aver scritto la lettera in modo risentito e si scusa, ma aggiunge alcune considerazioni sulla stranezza della protocrazia. Gli annuncia degli scritti e gli chiede come ha fatto a sapere delle lodi dell’Accademia di Ferrara. Dice che non ha ancora visto Pasquale e saluta gli amici.
9) Siena, 5 marzo 1863: invia un altro pezzo di Frenologia forense e gli dice di averlo fatto nominare suo malgrado socio Fisiocritico di Siena insieme a Biffi e Castiglioni. Gli chiede un suo ritratto e saluta Biffi, Fano, Nannarelli e Castiglioni.
10) Siena, 6 agosto 1863: Invia un tomo e chiede come mai nell’Appendice non è uscito nulla di suo. Teme che il manoscritto si sia perso. Dice che Verga ha fatto bene a punzecchiare i frenopatici di Aversa: Miraglia, Perla, Sannicola, un’agenzia davvero schifosa.
11) Siena, 23 settembre 1863: Scrive in merito alla lunghezza del proprio scritto, non ancora giunto alla metà, e al nome «Archivi italiani per le malattie nervose», che a Livi non piace. Annuncia che il 1° ottobre lascerà S. Niccolò e andrà in campagna fuori Prato, sulla quale cita i versi di Redi.
12) Siena, 27 settembre 1863: Scrive sulla pazzia del Tasso e sulla figura di Bonucci, creduto inizialmente da Livi un’anima candida e rivelatosi poi diverso: stava per sposarsi con Giannina M[illi?], ma arrivato al Congresso di Siena fece finta di non vederla e poi si seppe che sposava un’altra più ricca e bella. Essendo arrabbiato con lui, non vuole fare un articolo di critica al suo libro. Lo prega di mantenere il segreto sulla confidenza che gli ha fatto.
13) Caserana presso Prato, 9 ottobre 1863: Invia i soldi e i francobolli per ricevere il libro tedesco annunziato nell’Appendice e apprezza la notizia di Verga sulla metamorfosi dell’Appendice stessa. È contento di essere lontano da infermi, da infermieri e da suore di carità. Parla poi del suo lavoro da pubblicare, in cui terminerà la parte legale per inserire poi nel nuovo giornale la parte patologica. Saluta Biffi e Castiglioni.
14) Siena, 15 novembre 1863: Spiega a Verga i motivi del ritardo della risposta. Invia un "Estratto" che da un anno "dormiva sotto la polve": Verga può farne quello che vuole, fornisce alcune delucidazioni sulla struttura e i contenuti della parte del tratto inviata.
15) Siena, 16 dicembre 1863: Invia la terza parte del trattato per la pubblicazione sull'Archivio; chiede a Verga di esprimere liberamente il suo parere sul testo. Propone anche di inviare altri scritti, che non verranno pubblicati sugli «Archives clinique dee maladies mentales». Infatti la sua candidatura a socio ha avuto alcune critiche da Brièrre de Boismont per la sua reazione sulla riforma della cura dei pazzi in favore dell'italiano Chiarugi. Manifesta il desiderio di rispondere pubblicamente alle critiche del de Boismont. In chiusura saluta Biffi e Castiglioni.
16) Siena, 15 gennaio 1864: Si complimenta per la pubblicazione dell'Archivio. Informa Verga che finalmente la Compagnia dei Disciplinati ha deliberato di ristrutturare i locali del Manicomio di S. Niccolò; teme però che tali lavori non seguiranno le indicazioni del Soprintendente.
17) Siena, 1 febbraio 1864: Si congratula per l'Archivio sul quale è apparso il suo scritto inserito nelle memorie originali, critica però le scelte tipografiche di Giuseppe Chiusi e le modifiche fatte al titolo del suo saggio. Segnala infine un errore nel testo forse non corretto da lui stesso. Saluta un chiusura Castiglioni e Biffi.
18) Siena, 13 marzo 1864: Invia a Verga altra "zavorra" per l'Archivio e ammette di aver sbagliato criticando il tipografo. In chiusura saluta Castiglioni e Biffi. Nel post scriptum chiede a Verga chi coprirà la cattedra vacante a Pavia.
19) Siena, 24 aprile 1864: Propone alcune idee per l'Archivio. Invia a Verga i saluti del dottor Landi, che si trova al momento a Sulmona per una settimana per eseguire un'operazione a un militare. Nel post scriptum chiede a Verga se sia a conoscenza del fatto che Biagio Miraglia abbia "tastato i bernoccoli in capo ai La Gala".
20) Siena, 4 maggio 1864: Ironicamente comunica a Verga di non volere che il suo scritto venga pubblicato sugli "Annali frenopatici italiani" del Miraglia. Si dichiara però impaziente di vedere pubblicato il suo nuovo lavoro di cui invia alcuni estratti volta per volta poiché il manoscritto intero si trova a Ferrara; fornisce quindi un dettagliato sommario del saggio.
21) Siena, 5 luglio 1864: Scrive di aver capito le osservazioni di Verga sul fatto che le riviste devono essere "certe" e "spedite", cosa che non riuscito a fare nel suo ultimo lavoro: con l'esperienza imparerà. Chiede a Verga di indicare le correzioni che vorrebbe in particolare sulle critiche che muove al "discorso di Le Grand". In chiusura saluta Biffi e Castiglioni.
22) Siena, 18 luglio 1864: Pone a Verga alcuni interrogativi perché sta studiando un cranio in pezzi conservato nel Museo dell'Accademia dei fisiocritici (cioé l'Accademia delle scienze di Siena) senza saperne la provenienza: se esistono crani di straordinaria grandezza nel gabinetto di anatomia patologica dell'Ospedale Maggiore, a chi appartengono e da dove vengono; se Verga, Biffi o Castiglioni abbiano mai visto crani di particolare grossezza magari alla Senavra, a Pavia o altrove. Segnala un errore occorso nel suo scritto pubblicato sull'Archivio, riguardante le memorie dell'Archives cliniques. In chiusura saluta Biffi e Castiglioni.
23) Siena, 9 agosto 1864: Informa Verga di aver inviato al Chiusi un altro pezzo del suo manoscritto e si scusa di dilungarsi in questo modo. Scrive poi di essere impegnato nella progettazione di un nuovo manicomio per 400 degenti insieme ad un ingegnere, che lo fa disperare. Ringrazia Verga per le informazioni sui crani. Manda i saluti a Biffi e Verga.
24) Prato, 4 ottobre 1864: Invia a Verga un altro "brano di manoscritto da aggiungersi alle bozze di stampa" che allega alla lettera. Chiede poi che il Chiusi mandi a Prato le bozze da correggere e non a Siena. Invia anche la "lettera a Brierre de Boismont già pubblicata in Appendice nella Nazione", chiedendo di annunciarla nell'Archivio. Invia i saluti di Gabrielli a Verga e a sua volta manda i suoi saluti a Castiglioni e Biffi.
25) Casale di Prato, 18 ottobre 1864: Scrive in merito ad alcune osservazioni di carattere tipografico relative all'Archivio. Descrive a Verga le restanti parti del suo lavoro da pubblicare sull'Archivio. Accenna al progetto per il Manicomio di S.Niccolò, scrivendo che non si è ancora inteso con l'ingegnere.
26) Siena, 15 febbraio 1865: Si complimenta per il secondo anno di pubblicazione dell'Archivio. Si impegna a inviare "la 3° parte" di un suo scritto da pubblicare nel "futuro fascicolo". Chiede a Verga di controllare presso il Chiusi i propri pagamenti per l'abbonamento all'Archivio e all'Appendice medico-legale per l'anno 1864. Saluta e ringrazia Castiglioni complimentandosi per il suo lavoro sui "Manicomi Provinciali", e Biffi per la recensione che ha pubblicato sulla sua lettera ad Alexandre Jacques François Brière de Boismont. Esorta Verga a partecipare ai festeggimenti fiorentini per Dante.
27) [s.l], [febbraio-marzo] 1865: Invia la terza parte del suo scritto per l'Archivio e fornisce alcuni chiarimenti sulla struttura del testo. Si rammarica di non vedere Verga a Firenze per i festeggiamenti danteschi, saluta Castiglioni e Biffi.
28) Siena, 25 luglio 1871: Scrive di aver inviato una perizia su un caso di "attentato al pudore" per averne un parere, ma non avendo ricevuto risposta da Verga, suppone che la missiva sia andata persa. Avverte inoltre di aver inviato un suo scritto concernente un caso di "melanosi cerebrale nella paralisi progressiva", che vorrebbe fosse pubblicato nell'Archivio. Si complimenta con Verga per l'offerta fattagli dal Consiglio degli Istituti ospitalieri di Milano di assumere la Direzione dell'Ospedale. Chiede a Verga se conosce il Presidente milanese del Comitato degli Ospizi marini per i bambini scrofolosi, poiché vorrebbe fosse sollecitato ad inviare doni al Comitato di Siena per la "fiera" organizzata in agosto "a benefizio dei gobbi fatati come gli chiama Beppe Barellai".
29) Siena, 11 dicembre 1871: Scrive a Verga di essere stato incaricato fin dal 1869 dalla Commissione amministrativa del Manicomio di Reggio Emilia per esaminare "il regime igienico medico disciplinare" di quello stabilimento. L'esame effettuato lo costrinse a suggerire alla Commissione di sostiuire il Direttore del Manicomio, chiamando al suo posto il dottor Ignazio Zani. La proposta venne accettata e Zani prese servizio nel gennaio del 1871. Da quel momento venne messa in atto una riforma generale dello stabilimento ben sostenuta da Zani, nonostante le difficoltà e i tempi brevi entro cui attuarla. Livi, richiamato in ottobre dalla Commissione per effettuare il collaudo dello stabilimento riformato, non ebbe che parole di lode per il lavoro svolto: presentò alla Commissione la sua relazione di collaudo, che ora vorrebbe fosse pubblicata sul prossimo numero dell'Archivio. Verga ne riceverà una copia da Zani e dalla Commissione del Manicomio di Reggio. In chiusura saluta Biffi.
30) Siena, 28 maggio 1873: Avverte di aver ricevuto il ricavato della vendita "delle 10 copie", ringrazia Verga e i colleghi milanesi che contribuirono alla realizzazione. Informa inoltre che non parteciperà al Congresso degli scienziati di Roma, perché aveva già in programma di andare a Vienna per il Congresso medico internazionale e di visitare quindi la Germania. Spera che Verga non abbia a risentire della stagione calda. Si rammarica poi di non poter essere a Milano a piangere sulla tomba di Manzoni; con la morte dello scrittore gli pare infatti sia sparito "l'ultimo de' veramente grandi italiani dell'era moderna". In chiusura saluta la signora e Biffi.
31) Reggio Emilia, 10 marzo 1874: Esprime nostalgia per Siena ora che si trova a Reggio Emilia, sebbene il Manicomio di San Lazzaro di cui ora è direttore sia uno stabilimento davvero efficiente ("qui comodo, arioso, allegro e lieve soggiorno pe' malati; qui orti, giardini, campi e officine e una magnifica colonia che è la cosa più bella lasciata dal povero Zani"). Siena gli è però rimasta nel cuore e soprattutto si rammarica per la "cruda e violenta separazione" a cui è stato constretto. Scrive poi di aver ripreso l'insegnamento universitario di medicina legale, oltre che un corso di "malattie mentali". Informa inoltre di aver istituito all'interno del S. Lazzaro una scuola per gli infermieri attraverso la quale istruisce il personale sui propri doveri e fornisce anche alcuni elementi essenziali di conoscenza delle malattie mentali e del "regime manicomiale". Definisce il metodo di insegnamento adottato per la scuola infermieri "socratico", basato sul meccanismo "domanda-risposta". Ha inoltre attivato corsi di ginnastica e vorrebbe istituire una Società di patrocinio per gli alienati dimessi, di cui manderà a Verga la bozza di statuto. Annuncia anche l'intenzione da parte dell'Amministrazione del S. Lazzaro di istituire presso il Manicomio dei "posti di pratiche" per gli studenti di medicina che intendono dedicarsi alla specialità freniatrica. Esprime una unica preoccuazione per la quantità di pazienti pellagrosi ricoverati nello stabilimento. Conclude salutando la moglie di Verga, Biffi e Polli. Nel post scriptum prega Verga di chiedere a Richiedei di inviargli a Reggio Emilia il frontespizio del giornale "Igiea" dell'anno passato.
32) Reggio Emilia, 21 marzo 1875: Scrive in merito al progetto di legge sul quale deve esprimere il proprio parere per incarico della Deputazione provinciale di Reggio Emilia: "secondo il mio debole parere l'alito della scienza non c'è di certo, puzza di burocrazia lontano un miglio".
33) Reggio Emilia, 28 gennaio 1877: Scrive a Verga per raccomandargli il prof. Giuseppe Ziino, docente di medicina legale a Messina, candidato nel concorso per la direzione del Manicomio di Palermo. Livi si dichiara contrario alle raccomandazioni, intende infatti solo mostrare i meriti dello Ziino. Si lamenta infine con Verga per l'ennesima richiesta di pagamento della quota associativa al giornale di Verga inviatagli dal Rechiedei.
34) Reggio Emilia, 27 aprile 1877: Risponde a Verga scusandosi del ritardo. Egli non ha fatto nulla in merito al "progetto di legge", dal momento che se ne discute in seno alla Società freniatrica. Esorta Verga a prendere in mano lui stesso la questione insieme a Berti, in particolare ora che in qualità di senatore può avere una certa voce in capitolo. Scrive poi che non riuscirà a partecipare al Congresso di Aversa, poichè ha intenzione di andare in Svizzera e in Germania a visitare gli stabilimenti manicomiali di quei paesi. Si dichiara favorevole alla scelta di Reggio Emilia per il prossimo Congresso della Società freniatrica, anche se la proposta non può partire da lui. In chiusura ricorda a Verga la raccomandazione per Giuseppe Ziino candidato alla direzione del Manicomio di Palermo.
35) [s.l.], [s.d.]: Invia un altro scritto per l'Appendice di giugno. Chiede a Verga di esprimere sinceramente il suo parere sul lavoro. Accenna alla "vittoria" del gruppo di Verga sul Moleschott. Scrive inoltre che invierà il proprio ritratto. Nel post scriptum ringrazia per il diploma dell'Accademia medico-statistica.
Note
7) A tergo minuta della risposta di Verga: A tergo risposta di Verga: «Non voglio dispiacerti per una lettera doppia o scempia che a te fosse più cara. Ho ordinato al proto di attenersi scrupolosamente alle tue correzioni. Io tengo la lessicografia gherardiniana per l’uniformità, quando li scrittori non reclamano. Riceverai 50 bei volumetti del tuo lavoro, che suppongo fra quelli premiati con lode distinta dall’Accademia di Ferrara. Voglio che tu finisca di brontolar contro di me e che l’adipe ti cresca di un dito sui beati [illeggibile]».9) A tergo minuta della risposta di Verga: A tergo risposta di Verga: «Ti accludo il mio ritratto. S’intende da sé che tu lo metterai dove non possa esser veduto da bimbi di troppo viva imaginazione e da donne in stato interessante. E s’intende pure che tu mi vorrai favorire il tuo, perché io possa avere anche inanzi all’occhio del corpo, come l’ho a quello della mente, la tua simpatica fisionomia. Tu renderai così bene per male, ma il male questa volta l’hai voluto tu. Io apprezzo infinitamente il vivere riposato, semplice e indipendente. È naturale pertanto che io non ami onori cui sono congiunti doveri e vincoli, non ami titoli che all’umana nudità sono carta dorata. E tu da bravo psicologo mi hai capito. Non ti sono per questo meno grato del posto che mi hai procurato in un’Academia che ha un bel nome, un buon indirizzo e dove siedono tante care e rispettabili persone. L’abbonamento dell’Appendice per il 1862 è già saldato. Riposa dunque tranquillo. Del tuo nuovo pezzo di Frenologia forense stamperò tutto quello che potrò: ma tu sei discreto e vorrai ben lasciare nell’Appendice uno spazietto anche per altri argomenti. I collaboratori ora imperversano da tutte le parti» [segue riga in latino illeggibile].
13) A tergo minuta della risposta di Verga.
15) A tergo minuta della risposta di Verga.
19) A tergo minuta della risposta di Verga.
22) In calce minuta della risposta di Verga.
27) La lettera è databile al Carnevale del 1865, quindi nel periodo di febbraio-marzo.
28-29) Carta intestata “Manicomio / di S. Niccolò / in Siena”.
29) Il “vecchio di rettore” è Luigi Biagi.
31) Carta intestata “Manicomio di S. Lazzaro / presso / Reggio nell’Emilia / Direzione medica”.
32) Carta intestata “Frenocomio di Reggio-Emilia / Il medico direttore”. A tergo minuta della risposta di Verga.
33) Carta intestata “Frenocomio di Reggio-Emilia / Il medico direttore”.
34) Carta intestata “Frenocomio / di / Reggio nell’Emilia / Direzione medica”.