Samosch Valentin Henriette

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Trentuno lettere di Henriette Samosch (1819 o 1820 – 1863), moglie di Gabriel Gustav Valentin, a Biffi:

1) Berna, 29.12.1853: Henriette Samosch Valentin racconta di aver sollecitato suo marito [Gabriel Gustav Valentin] a scrivere all’ottico Schieck per caldeggiare la consegna del microscopio commissionato da Biffi, dopo aver saputo dal naturalista [Konrad von] Rappard, che la sua costruzione avrebbe richiesto molto tempo a causa degli impegni del fabbricante. [Giacomo] Sangalli potrà tradurgli la risposta di Schieck. Lo invita a Berna, minacciandolo di trattenere il microscopio fintanto che non verrà a prenderlo personalmente. Si lamenta per il freddo tenace dell’inverno, che non le impedisce tuttavia di uscire a passeggiare con i figli. Rimpiange insieme al marito l’Italia. Riferisce che [Robert] Remak le ha consegnato lo spartito del “[Canto di] Ugolino” [di Gaetano Donizetti] da parte di Sangalli. Chiede a Biffi di consegnare una sua lettera a quest’ultimo. Gli domanda notizie sue, di [Andrea] Verga e dei coniugi [Adele e Natale] Contini. Gli manda i suoi auguri per il nuovo anno. Spera che possa trovare una moglie, rammaricandosi che sua figlia Anna sia troppo giovane. Aggiunge che suo marito ha scritto a Schieck, approvando il prezzo richiesto, certo che Biffi avrebbe acconsentito.

2) Berna, 01.03.1854: Henriette Samosch Valentin si compiace per le notizie avute da Biffi riguardo il suo viaggio a Parigi. Lo informa che suo marito ha scritto a Schieck a Berlino per sollecitare la consegna del microscopio, che aveva promesso di mandare a Berna entro il mese di febbraio. Considera superflui i ringraziamenti di Biffi, non necessari tra amici tanto affezionati. Gli chiede di riportare i saluti di suo marito a [Claude] Bernard. Spera che Biffi, tornando da Parigi, si trattenga a lungo a Berna, dove potrà iniziare a studiare con lei il tedesco. Riferisce dell’entusiasmo di Filippo De Filippi per il suo recente viaggio in Germania. Racconta che suo marito ha molto gradito la memoria di Biffi su [Mauro] Rusconi. Confida che [Gabriel Gustav Valentin] desidererebbe un giorno stabilirsi in Italia e che lei lo seguirebbe con grande piacere, poiché ama l’Italia alla follia. Chiede a Biffi una maggiore confidenza, passando dal “Lei” al “Voi”. Si aspetta che le racconti tutto di Parigi, promettendo di essere indulgente. Gli farà sapere non appena avrà notizie da Schieck.

3) Berna, 09.10.[1854]: Henriette Samosch Valentin si scusa con Biffi per il lungo silenzio, causato dalle preoccupazioni per la salute dei suoi figli, ammalatisi tutti e tre di morbillo, e per quella di suo marito, che ha sofferto di vertigini per settimane. [Gabriel Gustav Valentin] non si è ancora completamente ristabilito, ma gli amici medici assicurano che si tratta di affaticamento nervoso dovuto ad un eccessivo carico di studio. Ringrazia Biffi per le sue lettere, che le danno grande piacere, per lo stile, spirito d’osservazione e il tono spiritoso. Si rallegra che Biffi abbia intrapreso lo studio del tedesco, perché potrà apprezzare meglio anche la letteratura in quella lingua: il solo Goethe, ma non [Salomon] Gessner, meriterebbe uno studio lungo e faticoso. Vorrebbe leggere con lui il “Faust”, che conosce quasi a memoria, certa che anche Biffi troverebbe che non c’è nulla di più sublime, eccetto Dante e Shakespeare. Assicura che suo marito farà di tutto per agevolare il viaggio di Biffi in Germania, fornendogli anche delle credenziali presso i suoi amici.
Valentin si rende disponibile anche ad agire da intermediario con l’ottico Schieck per “la camera lucida”. Ricorda ancora con piacere il viaggio in Italia e confida il suo affetto a Biffi. Racconta delle sue letture italiane, fra cui quella dell’ “Osservatore” del conte [Gasparo] Gozzi. Purtroppo tra le numerose visite di medici europei ricevute nel corso dell’estate non ce ne sono state da parte di italiani, così non ha potuto praticare la lingua. Invia saluti a [Giacomo] Sangalli, [Andrea] Verga, [Adele e Natale] Contini, [Giuseppina] Poggiolini. Manda quelli del marito e delle figlie, [Anna e Ida].

4) Berna, 07.11.[1854]: Henriette Samosch Valentin si scusa per il ritardo con cui risponde alla lettera di Biffi, dovuto alla necessità di provvedere al cambio di guardaroba della sua famiglia con l’avanzare della stagione. Si complimenta per la sua relazione sulla colonia di Gheel, che ha letto con grande interesse. Apprezza lo stile di Biffi e la sua capacità di osservazione e lo esorta a scrivere di più. Racconta che [Giacomo] Sangalli scrive qualche volta delle brevi lettere, senza tuttavia dire molto; ritiene che possa diventare un grande scienziato, ma non un autore distinto. Riferisce che suo marito sta meglio e non si affatica più nel lavoro come prima: ha terminato il suo libro [“Grundriss der Physiologie des Menschen”] e ora sta preparando la sua rassegna annuale per il giornale di Frannstadt, dopodiché si dedicherà alla lettura di romanzi; il suo umore è migliorato e insieme fanno delle passeggiate. Da parte sua afferma di preferire una passeggiata al Lago di Como ad un soggiorno a Parigi, tanto che progetta un nuovo viaggio in Italia, per nulla tentata dalla grande esposizione francese [del 1855]. Prega Biffi di non ringraziare più lei e suo marito, perché tutto quello che hanno fatto e fanno per lui è segno della loro amicizia. Lo incoraggia a continuare lo studio del tedesco, certa che ne verrà ricompensato dalla bellezza e ricchezza della letteratura in quella lingua. A suo avviso essa rivaleggia con quella inglese, ritenendo sia quella italiana che quella francese inferiori. Racconta di leggere sempre con interesse Gozzi e di aver ripreso la lettura di Racine, che trova però freddo se confrontato con Shakespeare. Trova che Goethe stia a metà tra questi due autori: il suo “Götz von Berlichingen” è più vicino all’inglese, mentre “Tasso” è scritto meglio, ma risulta più freddo; “Faust” invece è inimitabile, incomparabile. Teme che la lettera risulti noiosa; nella prossima promette di parlare della sua famiglia che sempre lo ricorda.

5) Berna, 27.01.1855: Henriette Samosch Valentin si scusa con Biffi per il lungo silenzio, dovuto alla necessità di curare i suoi figli, Anna e Adolphe, ammalatisi entrambi. Esprime apertamente il suo affetto nei confronti dell’amico, prendendosi quelle libertà che l’età, ormai matura, le consente. Vorrebbe sapere di più di Biffi, al quale si sente legata senza tuttavia conoscere quasi nulla della sua vita. Promette di ricambiare, raccontando di sé e di suo marito. Riferisce che suo marito ha appena ultimato di scrivere il suo ultimo libro ma, anziché riposarsi, si è immerso negli studi matematici, che predilige. Dominato dalla passione per lo studio, non vede altro né comprende i pericoli che potrebbero derivarne per la sua salute. Chiede notizie di [Andrea] Verga, che come suo marito lavora troppo. Si domanda se la signora [Adele] Contini riesca a contenere il suo zelo. Vorrebbe sapere se Verga è ancora tormentato dalla passione per questa donna dalla bellezza “antidiluviana”; le piacerebbe che anche lui si recasse a Berna in primavera, per riposarsi un po’. Incoraggia Biffi a continuare a studiare il tedesco, certa che ne verrà ricompensato, rendendogli accessibili i tesori dell’erudizione in quella lingua. Quando Biffi le scriverà in tedesco, promette di rispondere in italiano. Gli domanda di indicarle qualche buon libro italiano, segnalandogli di avere acquistato una straordinaria raccolta di sonetti di Wilhelm von Humboldt, fratello del naturalista Alexander. Desidererebbe leggere insieme a Biffi le opere di Goethe, von Humboldt e Schiller e condividere con lui la gioia che le procurano. La lettura, la famiglia e gli amici sono l’ambito entro cui si muove, senza rimpianti per la mondanità. Si rammarica per il silenzio di [Giacomo] Sangalli, che prega di salutare. Manda i suoi saluti anche per Verga e Contini. Invia saluti da parte della sua ultima figlia, Ida. Conclude chiedendogli quando tornerà a Berna e raccomandandogli di scrivergli.

6) Berna, 25.05.1855: Henriette Samosch Valentin comunica a Biffi l’invio della lettera ricevuta da Schieck, con cui il fabbricante si impegna a consegnare il microscopio a Berna tra la fine di giugno e l’inizio di luglio. Gli chiede come far avere lo strumento ad [Angelo] Vittadini. Racconta di essere impaziente di rivedere Biffi e di parlare con lui. Gli confida le sue preoccupazioni e i suoi dolori: la recente indisposizione del marito, il trasloco dalla casa che amava, la perdita dell’amico [Emanuel Eduard] Fueter e la definitiva partenza di una vecchia amica da Berna. Racconta il suo gusto per le lingue, rammaricandosi tuttavia di conoscere bene solo la propria [tedesco]. Conclude la lettera, perché sua figlia Anna la distrae suonando la bella preghiera del “Mosé” di Gioacchino Rossini. Invia saluti ad [Andrea] Verga. Domanda di farle sapere se [Giacomo] Sangalli è partito. Vorrebbe sapere se Biffi ha ricevuto il libro di suo marito [“Grundriss der Physiologie des Menschen”], precisando che oltre alla sua copia, ce ne sono altre due, una per [Emilio] Cornalia e una per Sangalli. Chiede del viaggio di [Adele] Contini. Aggiunge il suo rammarico per non avere copie del libro di suo marito per Verga, ma si dice certa che Biffi lo presterà all’amico. Ragguaglia sui suoi figli e promette di dire raccontare della sua gioventù prossimamente.

7) Berna, 16.07.1855: Henriette Samosch Valentin riferisce a Biffi dell’arrivo dei 200 franchi per il microscopio, che suo marito ha prontamente depositato in banca, precisando che spedirà lo strumento [ad Angelo Vittadini], non appena giungerà a Berna. Lo informa dei preparativi per il trasferimento nella nuova casa, che si trova nei pressi della porta che conduce a Bâle. Si dice molto interessata al viaggio che Biffi sta progettando in Germania. Se deciderà di andare a Breslavia, gli darà una lettera per suo fratello medico ed un’altra per un vecchio amico, [Heinrich] Neumann, che è stato dottore a Leubus, prima di aprire una casa di ricovero per folli a Breslavia. Precisa che purtroppo i medici della Germania settentrionale parlano pochissimo il francese e ancor meno l’italiano. Dispiaciuta che Biffi non possa recarsi a Berna, si aspetta da lui una lunga relazione con le sue impressioni di viaggio. Gli domanda perché non le abbia parlato della signora Seyffert, donna affascinante e che canta mirabilmente, troppo grassa per essere bella, ma istruita e che dice sempre cose ragionevoli. Chiede indicazioni riguardo dove spedire lettere e documenti. Aggiunge che i figli stanno bene, diversamente dal marito che soffre il caldo.

8) Berna, 14.10.1855: Henriette Samosch Valentin cerca di confortare Biffi per la morte di sua sorella. Apprezza il suo modo di scrivere, elegante e sobrio, e lo esorta a cimentarsi non solo in lavori scientifici, ma anche in altri generi. Si rammarica per il ritardo di Schieck, precisando che la consegna tardiva non riguarda solo il microscopio di [Angelo Vittadini], ma anche quello del giovane studioso bernese Belmont. Sorpresa dal silenzio di Corti, chiede a Biffi di raccontarle qualcosa di sua moglie, spiacente che anche [Filippo] De Filippi non le abbia detto nulla del matrimonio. Conclude raccontando dei suoi figli, Anna, [Adolphe e Ida].

9) Berna, 27.12.[1855]: Henriette Samosch Valentin, dispiaciuta per il protrarsi del ritardo nella consegna del microscopio di [Angelo] Vittadini, suggerisce che Vittadini stesso mandi un sollecito a Schieck, minacciandolo di revocare la commissione. Riferisce che anche un figlio del chirurgo [Hermann Askan] Demme, lamenta un simile ritardo, a causa del quale non riesce a studiare. Invita Biffi a scriverle presto. Racconta dell’anno trascorso tranquillamente, senza che nessuno della sua famiglia abbia avuto bisogno di ricorrere a cure mediche. Si rallegra per il viaggio a Berna progettato da Biffi e spera che l’amico possa trattenersi a lungo. Lo informa di aver parlato in italiano con una bellissima signora di origine romana, moglie del signor de Gérando, cancelliere dell’ambasciata francese a Berna. La donna è talmente bella che a Parigi non osava uscire a piedi perché veniva seguita: se [Giacomo] Sangalli la vedesse ne sarebbe perso e anche il saggio Serafino, ne rimarrebbe conquistato. Lo prega di scriverle di Sangalli, di [Andrea] Verga, di [Adele] Contini e di tutti i conoscenti in comune, senza timore di essere maligno, poiché le donne, come gli uomini, amano i pettegolezzi. Racconta che suo marito non riesce a trattenersi dal lavoro e ha iniziato a scrivere un nuovo libro di anatomia. Sua figlia Anna prega scherzosamente di salutare il suo promesso sposo, [Biffi]. Invia gli auguri per il nuovo anno e manda saluti per Adele e Natale] Contini, Verga e Sangalli. Aggiunge che mentre stava per spedire la lettere, ne è arrivata una di Schieck che gli invia.

10) Berna, 17.01.1856: Henriette Samosch Valentin ringrazia Biffi per la sua ultima lettera e i libri. Si scusa per il ritardo con cui risponde, motivato in gran parte dai timori di una nuova guerra in Svizzera. Racconta della scomparsa di sua madre, che l’ha profondamente afflitta. Nonostante da tempo si temesse la sua morte, sperava di poterla rivedere ancora in estate, andando a trovarla in Germania con la figlia Anna. Riferisce dei problemi di salute della figlia minore, Ida, che vanno tuttavia migliorando. Comunica del nuovo trasloco causato dalla vendita dell’immobile, che verrà trasformato in un hotel di second’ordine. Dubita che la moglie di [Moritz] Schiff, [Claudia Gitta Trier], lo raggiunga da Francoforte, abbandonando l’opulenza della sua vita nella città tedesca per condividere la sua condizione modesta. Divertita dal racconto di Biffi, confida che avrebbe piacere di vedere [Adele] Contini raggiante, aggiungendo che la fedeltà di [Andrea] Verga sarebbe degna di essere cantata in poesia. Pensa che anche Biffi sia innamorato, anche se non confida il suo stato d’animo. Si dispiace per non essere in grado di scrivere bene in italiano. Invia saluti a Verga e alla famiglia Contini.

11) Berna, 24.02.1856: Henriette Samosch Valentin comunica a Biffi che il microscopio di [Angelo] Vittadini è finalmente arrivato. Racconta che il marito si è ammalato il 3 gennaio, colpito da attacchi di vertigini, che gli impedivano di fare il minimo sforzo. Si sta gradualmente riprendendo, ma non è ancora perfettamente guarito, tanto che ha ripreso solo le lezioni, che era stato costretto ad abbandonare, trascurando il resto dei lavori. Rinnova l’ammirazione per lo stile di Biffi, esortandolo a scrivere per un pubblico più vasto di quello scientifico. Riferisce di essersi molto divertita con quanto Biffi le ha scritto riguardo a [Giacomo] Sangalli, il quale le ha mandato un biglietto di auguri per il nuovo anno a cui non ha ancora risposto. Non può dirgli niente a proposito del carnevale, poiché a Berna regna lo spirito calvinista: il suo passatempo sono le serate in compagnia degli amici, con i quali ama leggere le opere di Goethe e di Shakespeare. Spera di rivedere Biffi e si augura di poter conversare con lui in tedesco. Racconta dei suoi figli [Adolphe, Anna e Ida]. Invia saluti estesi ad [Andrea] Verga e ad [Adele e Natale] Contini.

12) Berna, 16.03.1856: Henriette Samosch Valentin manda a Biffi alcuni consigli per l’organizzazione del suo viaggio di studio in Germania, coadiuvata da Moritz Schiff, giovane studioso tedesco da poco incaricato dell’insegnamento dell’anatomia comparata all’Università di Berna. Insieme a lui ha tracciato un piano di viaggio, che include i nomi di alcuni studiosi che Biffi potrà incontrare. A Monaco vedrà [Karl] Pfeuffer, clinico, e [Karl] Thiersch, professore di anatomia; a Erlangen [Jakob] Herz, fisiologo; a Bamberga l’ospedale; a Würzburg [Rudolf Albert von] Kölliker, fisiologo, e [Rudoplh] Virchow, patologo; a Francoforte sul Meno, H[einrich] Hoffmann, psichiatra, [Georg] Varrentrapp e [Karl] Lorey, medici dell’ospedale della città; a Giessen [Carl Wilhelm Ludwig] Bruch, fisiologo e [Adolf] Wernher, clinico; a Marburgo H[ermann] Nasse, fisiologo, e [Theodor Otto von] Heusinger, clinico; tra Weimar e Jena, [Ottomar] Domrich; a Halle, [Julius] Vögel, clinico; a Lipsia, E[rnst] H[einrich] Weber, amico di [Mauro] Rusconi e di [Luigi] Porta; a Dresda [August Friedrich] Günther e Carl Gustav Carus; a Pirna, uno dei maggiori istituti per il ricovero degli alienati, insediato nel castello di Sonnenstein; a Berlino, J[ean] Müller, fisico amico di Rusconi; a Magdeburgo, l’ospedale; a Braunschweig [Georg Ferdinand] Faesebeck, anatomista; a Hannover, [Karl] Krause, anatomista; a Colonia, l’ospedale e il dottor Fischer; a Bonn, [Ludwig Julius] Budge, fisiologo; a Siegburg, [Karl Friedrich Werner] Nasse, direttore del locale manicomio; a Bendorf, vicino a Coblenza, [Adolph] Erlenmeyer, direttore del locale manicomio; a Magonza, il ricovero; a Heidelberg, [Karl Ewald von] Hasse, clinico, [Maxinilian Joseph] Chelius, chirurgo e [Friedrich] Arnold, fisiologo; ad Illenau, [Bernhard] von Gudden; a Friburgo, [Karl Heinrich] Bamgärtner, clinico e [Alexander] Ecker, fisiologo; a Bâle, Jung, che può salutare a nome suo e del marito. A Berna troverà un istituto colossale per alienati e conoscerà Schiff, il quale non vede l’ora di incontrarlo. Henriette Valentin incoraggia Biffi ad approfittare il più possibile del suo viaggio, esortandolo a mettere in mostra tutte le sue qualità, senza modestia. Gli raccomanda di salutare la signora Seyffert a Dresda. Chiude con saluti estesi agli amici in comune.

13) Berna, 10.12.1856: Henriette Samosch Valentin, oberata dagli impegni familiari, si scusa con Biffi per il ritardo con cui gli scrive. Immagina che in primavera l’amico farà uscire un resoconto del suo viaggio [in Germania]. Lo rimprovera simpaticamente per la scelta di non sposarsi. Trova che anche [Andrea] Verga dovrebbe cercare una moglie, senza preoccuparsi troppo della signora [Adele] Contini, già impegnata. Racconta di non essersi allontanata da Berna che per un’escursione di cinque giorni, mentre suo marito, [Gabriel Gustav] Valentin, che al momento si dedica alla stesura del suo “Jahresbericht” [Rapporto annuale] coadiuvato dalla figlia Anna, è stato in montagna per tre settimane, tornandone ritemprato. Condivide il giudizio critico di Biffi sugli scienziati di Berna, trovando che uomini del valore di [Moritz] Schiff o di suo marito siano molto rari. Gli chiede di scriverle cosa pensa delle donne tedesche e di farle avere qualche notizia dei coniugi milanesi [Carlo] Bassi e [Virginia] Olivazzi, conosciuti a Nizza. Vorrebbe anche sapere se la loro figlia maggiore [Giulia] abbia sposato il conte [Antonio] Greppi e qualche cosa di Corti. Descrive le sue giornate, che trascorrono con la cura dei figli, lo studio dell’inglese, la lettura. Chiude la lettera in italiano, incoraggiata da una missiva piena di errori scritta dal figlio di [Jean-Nicolas] Corvisart [medico personale di Napoleone Bonaparte].

14) Berna, 24.03.1857: Henriette Samosch Valentin racconta a Biffi del marito, [Gabriel Gustav Valentin], e dei suo figli [Anna], Ida e Adolphe. Si abbandona a riflessioni sulla vita e il genere umano. Si rammarica di non vivere nella stessa città di Biffi, per poter godere della sua compagnia e conversazione. Riferisce che [Moritz] Schiff lo ringrazia per l’invito, ma al momento non ha in programma di fare viaggi. Ringrazia Biffi a sua volta per i libri di [Luigi] Carrer e di [Andrea] Maffei che le ha spedito. Racconta che ha ripreso ad esercitarsi nella lingua inglese con una conoscente da poco tornata in città. Gli chiede di scriverle qualcosa riguardo le serate musicali a cui partecipa e notizie di [Giacomo] Sangalli. Invia saluti ad [Andrea] Verga e ai coniugi [Adele e Natale] Contini.

15) Berna, 06.03.1858: Henriette Samosch Valentin si scusa per il ritardo con cui risponde a Biffi, motivato dall’influenza che ha colpito tutta la famiglia. Racconta delle preoccupazioni per la negligenza del figlio maschio, [Adolphe], che insieme al marito ha deciso di allontanare da casa. Assicura che non farebbe le stesse confidenze a Corti o a [Giacomo] Sangalli, affermando di aver apprezzato le spiritose osservazioni di Biffi a loro riguardo. Rinnova la sua ammirazione per il modo di scrivere di Biffi e lo esorta a pubblicare anche qualche lavoro letterario. La lettura del libro di [Andrea] Maffei l’ha spinta a fare delle riflessioni e a domandarsi perché un letterato di tale levatura non si cimenti anche nella creazione artistica, prediligendo invece l’imitazione o le traduzioni. Si rammarica per la scarsità di autori moderni di valore in lingua italiana. racconta che a Berna non c’è Carnevale, poiché il calvinismo non ammette simili piaceri. Riferisce che [Moritz] Schiff ha ricevuto un premio di 800 franchi [dalla Reale Accademia di Scienze] di Copenaghen per le sue ricerche relative allo zucchero negli organi animali e in particolare nel fegato; è sempre molto occupato e sta scrivendo un testo di fisiologia di cui è già uscito il primo fascicolo. Si rammarica per il cambiamento di Corti e per la sua vanità. Pensa che anche [Giacomo] Sangalli sia infelice, poiché ha una grande ambizione senza i mezzi per soddisfarla e anche un egoismo che gli fa amare solo la propria persona. Ragguaglia Biffi sulle sue figlie e sul progetto di portare Anna, la maggiore, in Germania per presentarla ai suoi familiari, che non l’hanno mai vista. Le piacerebbe rivedere l’Italia. Esprime il suo affetto per Biffi e gli manda i suoi saluti. Al momento sta leggendo il romanzo di [Edward] Bulwer [Lytton], “The last days of Pompeii”. Manda saluti ad [Andrea] Verga e ai coniugi [Adele e Natale] Contini.

16) Berna, 04.01.1859: Henriette Samosch Valentin racconta a Biffi la sua felicità domestica e il nuovo spirito con il quale, ormai raggiunti i quarant’anni, guarda alla vita e alla morte. Gli riferisce delle frequenti visite del giovane Pio Finzi, nipote di Guido Susani, che Biffi certamente conosce. Ringrazia per la lettera che le ha scritto. Non si sorprende che quella indirizzata ad [Andrea] Verga [sul caso Curti] abbia suscitato scalpore [S. Biffi, “Lettera al dottore A. Verga”, Milano 1858]; gli domanda come si sia concluso il processo. Chiede notizie di [Giacomo] Sangalli e di sua moglie. Racconta che la figlia Anna ha 15 anni e non pensa al matrimonio, ma piuttosto a divertirsi, come fortunatamente avviene sempre più spesso in Svizzera fra le ragazze della sua età; ha un carattere amabile e semplice, diversamente dall’altra figlia, Ida, che è molto ambiziosa. Conviene con la scelta di Biffi di non sposarsi, non essendo innamorato. Si dilunga sulla visita di [Bartolomeo Bonola] e di sua moglie, [Adele Zucchi], già in cura da Biffi. Dichiara di aver letto il libro di poesie di [Giuseppina] Poggiolini, in cui ha ravvisato elevatezza d’animo, ritmo e facilità di verso, ma niente altro. Descrive la visita fatta a Stoccarda al figlio Adolphe, che studia nel miglior collegio del regno del Württemberg ed è ospite di un’ottima famiglia. Lo informa che, insieme alla figlia Anna, ha trascorso otto giorni a Monaco, città che non aveva mai visto e che l’ha incantata, con i suoi musei e la mostra dedicata all’arte tedesca (Monaco, 20 luglio – 15 ottobre 1858). E’ rimasta particolarmente colpita dai quadri di paesaggio, genere che considera poco coltivato in Italia e in Francia, escludendo artisti come [Nicolas] Poussin e Claude Lorrain. Ritiene che ciò dipenda dal grande amore dei tedeschi per la natura, di cui è prova anche la sinfonia pastorale di [Ludwig van] Beethoven, che avvicina agli idilli di [Salomon] Gessner. Invia saluti ad [Andrea] Verga e ai coniugi [Adele e Natale] Contini. Manda quelli di suo marito, delle figlie e di [Moritz] Schiff.
Lo sollecita a scrivere fuori dall’ambito esclusivamente scientifico.

17) Berna, 01.07.1859: Henriette Samosch Valentin presenta a Biffi Hermann Demme, giovane medico in viaggio di studio in Italia. Lo raccomanda a lui e ad [Andrea] Verga. Confida il suo amore per l’Italia, pari alla sua avversione per l’Austria. Si compiace delle recenti vittorie italiane, invocando la protezione divina sugli italiani. Esprime il proprio dolore per la morte del giovane Pio [Finzi], cui era molto affezionata. Invia saluti da parte dei suoi figli e di [Moritz] Schiff.

18) Berna, 11.07.1859: Henriette Samosch Valentin ringrazia Biffi per l’affetto e le premure dimostrate nei confronti di Hermann Demme, il quale le ha riferito dell’instancabile opera di soccorso prestata da Biffi, non solo ai suoi malati, ma anche ai ricoverati nell’ospedale di San Luca. Dichiara che tutti [a Berna] credono nella pace, ma lei non ne è così sicura: Francesco Giuseppe mostra di non comprendere la situazione, rifiutandosi persino di leggere i dispacci che riguardano la situazione in Ungheria. Chiude la lettera in italiano, inviando saluti estesi ad [Andrea] Verga. Aggiunge che suo marito è impegnato con un professore di anatomia di Stoccolma, Retzin. Chiede notizie di [Giacomo] Sangalli e di [Adele] Contini.

19) Berna, 01.10.1859: Henriette Samosch Valentin ringrazia Biffi per la generosità con cui continua da ospitare [Hermann] Demme, ma si rammarica per il protrarsi del suo soggiorno. Manifesta soddisfazione per la liberazione della Lombardia dalla dominazione austriaca, dimostrandosi tuttavia preoccupata per le sorti del Veneto e della Toscana. Si dispiace anche per le notizie avute da Demme circa lo stato di salute di [Giacomo] Sangalli, effetto della sua vita sregolata, tanto diversa da quella di Biffi. Racconta del suo tranquillo ménage e degli studi ai quali suo marito [Gabriel Gustav Valentin] si applica con costanza, tanto da non aver nemmeno voluto interromperli durante le vacanze. Racconta dell’imminente ritorno di [Moritz] Schiff da Parigi, dove è rimasto sei settimane, dei suoi studi sulla fisiologia dei nervi e dei suoi impegni didattici, all’università e al ginnasio, dove insegna storia naturale. Chiude la lettera in italiano, esaltando lo spirito d’azione degli italiani, che manca ai tedeschi, ancora soggetti a “34 grandi e piccole sanguisuge”.

20) Berna, 01.11.[1859]: Henriette Samosch Valentin riferisce che [Hermann] Demme risponderà in una lettera separata alle sue domande. Riferisce all’amico che suo marito sconsiglia di collocare un fanciullo ad Abensberg, nelle mani di Guggenbühl e che il giudizio critico espresso da Demme nel suo pamphlet sull’istituto corrisponde a verità. Aggiunge che l’ambasciatore inglese in Svizzera, [George John Robert] Gordon, ambasciatore inglese in Svizzera, ha fatto una visita improvvisa all’istituto nel mese di marzo, trovando gli ospiti in condizioni deplorevoli, come ha poi illustrato in un articolo sul “Times”. Suo marito e Demme gli segnaleranno altri due istituti, uno a Friburgo e l’altro a Zurigo. Gli manda i saluti di [Moritz] Schiff, da poco tornato da Parigi dove ha fatto degli esperimenti suggeritigli da Biffi, riguardanti ad esempio il nervo olfattivo: si è dedicato a tal punto allo studio da non aver trovato nemmeno un momento per andare al Louvre, nonostante ami molto la pittura. Schiff ha promesso di inviare a Biffi una copia del suo libro di fisiologia [“Lehrbuch der Physiologie des Menschen”]. Demme è entusiasta del suo soggiorno a Milano e non si stanca mai di parlarne. Invia saluti anche da parte di suo marito.

21) Berna, 01.01.1860: Henriette Samosch Valentin manda a Biffi gli auguri per il nuovo anno. Lo sollecita a sposarsi, chiedendogli le ragioni per cui non l’ha mai fatto. Ringrazia per l’accoglienza data ad [Hermann] Demme, che lei e il marito hanno accolto nella loro famiglia come un figlio. Presenta la signora [Luigia Massari], latrice della lettera, vedova del consigliere federale ticinese [Stefano] Franscini, e sua figlia Fanny, che raccomanda a Biffi. Gli chiede inoltre di aiutarla ad assecondare il desiderio di sua figlia Anna [Valentin] di trascorrere qualche tempo in Italia come governante, prima di ufficializzare la sua relazione con Demme. Lo informa che probabilmente [Moritz] Schiff raggiungerà sua moglie e suo figlio a Francoforte, volendo esaudire le ultime volontà del suocero, che ha lasciato un’immensa fortuna. Chiede notizie degli amici e dell’Italia.

22) Berna, 06.06.1860: Henriette Samosch Valentin informa Biffi riguardo il contenuto di una lettera del fabbricante di microscopi berlinese Schieck, in risposta ad un sollecito inviato da suo marito [Gabriel Gustav Valentin]: Schieck si scusa per il ritardo nella consegna dei due strumenti commissionati da Biffi, promettendo di inviarli per la fine del mese. Henriette Samosch Valentin suggerisce a Biffi di farsi tradurre la lettera originale da qualche conoscente che sappia il tedesco, ad esempio [Emilio] Cornalia. Racconta che la figlia maggiore, Anna, si trova in Inghilterra, dove si fermerà due anni: diversamente dalle ragazze italiane, quelle svizzere non si accontentano dell’amore e della devozione, ma desiderano vedere e sapere. Invia saluti estesi ad [Andrea] Verga e alla famiglia Contini.
Con un’aggiunta di Hermann Demme: spera di poter presto mandare a Biffi la seconda parte dei suoi studi di chirurgia militare, che ha ormai completato da due mesi, ma che l’editore Stahel tarda a consegnare. Si augura che Biffi si mostri indulgente nei confronti del suo lavoro e lo trovi degno di esserne dedicatario. Riferisce di essere al momento impegnato in una ricerca riguardante la stenosi della laringe e della trachea causata dalla pressione esercitata da tumori tiroidei profondi. Manda saluti anche ad Arpesani.

23) Berna, 02.09.1860: Henriette Samosch Valentin si scusa per il lungo silenzio, motivato dai numerosi impegni che ha dovuto affrontare nel corso dell’estate. Dichiara il proprio interesse per le vicende italiane, affermando che in confronto la Germania è più arretrata e non ancora pronta a cacciare i 34 tra re e duchi che le succhiano il sangue. Racconta del suo recente viaggio nella confederazione tedesca, dove ha rivisto il figlio e gli altri suoi familiari, viaggiando tra Stoccarda, Francoforte, Gottinga, Dresda, Breslavia e Berlino. Riferisce del ritorno di [Hermann] Demme da Berlino e della sua prossima partenza per Losanna, dove affiancherà come medico militare un battaglione che farà delle esercitazioni nei pressi del Lago dei Quattro Cantoni.
Con un’aggiunta di Demme: informa di non aver ancora ricevuto le memorie di Biffi su [Joseph] Guislain per [la libreria] Hirschwald di Berlino.

24) Berna, 07.11.1860: Henriette Samosch Valentin, ormai abituata a ricevere lettere da Biffi, lo sollecita a scriverle presto. Gli chiede se abbia ricevuto il microscopio [fatto da Schieck], che suo marito gli ha spedito ormai da una quindicina di giorni, dopo averlo esaminato. Riferisce di aver tradotto la dedica del libro di [Hermann] Demme per Biffi, in cui è manifesta la devozione che per lui nutre il giovane medico. Si dice certa che se dovesse arrivare il momento della liberazione di Venezia, Demme certamente accorrerebbe in Italia, chiedendo nuovamente appoggio a Biffi [come nel 1859]. Henriette Samosch Valentin esterna il suo interesse per le vicende italiane, che condivide con le popolazioni della Svizzera e della Germania. Raccomanda pertanto di non confondere i sentimenti del popolo con quelli dei loro governi, precisando che solo la “Gazzetta di Augsburg” [“Augsburger Allgemeine Zeitung”] si mostra ostile verso la causa italiana. Chiede notizie di [Andrea] Verga e di [Giacomo] Sangalli. Lo esorta a prender moglie. Invia saluti estesi a Verga e ai coniugi [Adele e Natale] Contini.

25) Berna, 25.02.1861: Henriette Samosch Valentin si compiace con Biffi per quanto le scrive riguardo gli sviluppi della situazione italiana, non comprendendo il malumore provocato in suo marito dall’atteggiamento di Napoleone III. Al contrario, lo ritiene uno dei più grandi uomini del tempo, di molto superiore allo zio [Napoleone Bonaparte], che era sempre disposto a scarificare tutto alla sua insaziabile ambizione. Si lamenta della situazione politica in Germania e dell’incapacità dei suoi abitanti di ribellarsi a 34 principi che li sottomettono. Riferisce che suo marito ha scritto a Schieck per la commissione dei microscopi, uno dei quali destinato ad [Emilio] Cornalia. Racconta che [Hermann] Demme è impegnato nell’edizione della seconda parte dei suoi studi sulla chirurgia militare e che presto gli scriverà. Prosegue in italiano, riferendo della prossima partenza della figlia Anna per la contea dell’Essex. Invia saluti estesi ad [Andrea] Verga e alla famiglia Contini.

26) Berna, 10.07.[1861]: Henriette Samosch Valentin comunica a Biffi l’arrivo dei due microscopi [costruiti dall’ottico Schieck di Berlino]. Riferisce che il figlio Adolphe è giunto il giorno precedente da Gottinga, dove tornerà dopo 17 giorni. Ringrazia per la fotografia che le ha mandato: ritrova nel volto di Biffi quello che legge nelle sue parole, cioè bontà, spirito d’osservazione, capacità di raggiungere le pieghe del cuore, ironia. Quest’ultima attitudine lo avvicina ai grandi pensatori, come Voltaire, che guardano con disincanto alla grande commedia della vita umana. Promette di inviare i ritratti fotografici della sua famiglia, anche se Berna non offre grandi possibilità in questo senso. Sua figlia Anna ha provato a fare un ritratto al padre, ma è riuscito tanto male, che non si farà fare il suo. Le piacerebbe rivedere Firenze in sua compagnia, ma non ha denaro sufficiente per il viaggio, perché i figli crescono e suo marito non guadagna molto. Ricorda con piacere i momenti trascorsi a pranzare insieme a lui, a [Giacomo] Sangalli e a [Giuseppina] Poggiolini; la gita al Lago di Como e l’ammirazione di Biffi per la bella signora in rosa incontrata sul battello. Racconta che Anna si trova molto bene in Inghilterra e che Adolphe ha tratto grande profitto dal suo soggiorno in Germania. Dispiaciuta per Corti, si domanda quando si risposerà. Invia saluti estesi ad [Andrea] Verga, [Adele e Natale] Contini, Arpesani e [Giacomo] Sangalli. Riferisce che il testo di Hermann [Demme] è stato preso a riferimento nell’ambito di un congresso medico svoltosi a Berlino sulle migliorie da introdursi nella chirurgia militare.
Con un’aggiunta di Adolphe Valentin: manda un saluto a Biffi sebbene non lo conosca.

27) Berna, 12.12.[1861]: Henriette Samosch Valentin racconta a Biffi i problemi di salute che l’affliggono ormai dalla primavera e che le hanno impedito di scrivergli come avrebbe voluto. Si compiace del ritrovato benessere dell’amico al quale raccomanda di sposarsi, certa che il matrimonio gli procurerebbe una seconda giovinezza. Chiede notizie circa la situazione italiana, rammaricandosi di non aver potuto andare a Firenze durante il soggiorno di Biffi in quella città. Domanda di essere informata circa le novità letterarie, lamentandosi della scarsa disponibilità di pubblicazioni in italiano a Berna, dove invece sono numerosissimi i libri in lingua inglese. Chiede se conosca [Giovanni] Ruffini, autore dei “più graziosi romanzi in inglese”. Riferisce che la figlia maggiore, Anna, si trova benissimo in Inghilterra e passerà il capodanno a casa di un’amica a Londra. Se Biffi deciderà di andare nella capitale inglese, probabilmente si vedranno perché anche lei conta di andarci in visita alla figlia. Comunica che suo marito, [Gabriel Gustav Valentin], “gode di un’eccellente salute e lavora più che mai”. Lo prega di mandarle una “lunghissima” lettera. Chiude scrivendo dell’affetto di Hermann [Demme] per Biffi. Invia saluti estesi ad [Andrea] Verga e ad [Adele e Natale] Contini.

28) Berna, 12.01.1862: Henriette Samosch Valentin ringrazia Biffi per i sette libri in italiano che le ha mandato e che non vede l’ora di leggere. Racconta del peggioramento della sua salute e dei timori di non ristabilirsi più. Prega Biffi di non domandare notizie a questo riguardo né a suo marito né a [Hermann] Demme, per non rattristarli ulteriormente. Si dice sicura che sua figlia saprà nel caso fare le sue veci in famiglia. Esprime il suo affetto per Biffi e si compiace per aver avuto la fortuna di conoscerlo. Ritiene le sue lettere dei piccoli capolavori letterari e lo esorta a dedicarsi alla scrittura non solo scientifica. Gli consiglia di sposarsi, guardando alla nuova felicità di [Moritz] Schiff e della sua seconda giovane moglie, [Elisabeth Schleuning]. Riferisce che Schieck ha ricevuto il pagamento dei microscopi. Invia saluti e auguri per il nuovo anno da parte di suo marito, estesi ad [Andrea] Verga e alla famiglia Contini. Spera che il nuovo anno porti all’Italia l’unione di Venezia e di Roma.
La lettera prosegue con la grafia di Hermann Demme: ha strappato il foglio alla signora Valentin, non solo per il piacere di scrivere a Biffi, ma anche per evitare un eccessivo affaticamento alla donna, afflitta da un profondo turbamento nervoso, che lo preoccupa. Ringrazia Biffi per tutto quanto ha fatto e continua a fare per lui. Gli riferisce di aver fatto una lunga analisi dell’opera di [Luigi] Porta, che darà presto alle stampe, promettendo di fagliene avere copia. Manda a Biffi una copia del suo ultimo scritto, informandolo di averne mandata una copia anche a [Romolo] Griffini, con la speranza di vedere una recensione sugli “Annali [universali di medicina]”. Chiede se [Cesare] Fumagalli abbia già scritto la recensione alla seconda parte del suo volume di studi di chirurgia militare, non avendo più ricevuto alcuna notizia in merito.

29) Berna, 12.01.1862: Henriette Samosch Valentin risponde con le lacrime agli occhi all’ultima lettera di Biffi. Esprime il suo profondo affetto per l’amico, assicurandogli che serberà caro il suo ricordo fino agli ultimi istanti della sua vita. Accetta la malattia come conseguenza naturale della sua fragile costituzione, confidando di non sentirsi affatto attaccata alla vita né spaventata dalla morte. Cita un verso dell’opera di [Friedrich] Schiller [“Jungfrau von Orléans”, “La pulzella d’Orléans”]: “und ich bin nicht als ein gefesselt Weib” [“non sono che una donna incatenata”], per riassumere il senso della sua esistenza, anelante alla libertà e allo studio, ma sottomessa a molteplici condizionamenti. Le piacerebbe rivedere l’Italia prima di morire, soprattutto il mare, magari in compagnia di [Hermann] Demme, ma teme di suscitare sospetti, anche perché nessuno conosce il suo vero stato di salute. Prega Biffi di non parlarne ad alcuno, nemmeno ad [Andrea] Verga, e gli chiede di scriverle presto. E’ sicura che la figlia Anna, che tornerà a Berna [dall’Inghilterra], si prenderà cura della più piccola Ida e di suo marito. E’ tranquilla anche per il figlio Adolphe, che si trova in ottime mani. Manda saluti da parte di Demme. Si augura di rivedere Biffi.

30) Berna, 19.05.1862: Henriette Samosch Valentin ringrazia Biffi per l’accoglienza e tenerezza che le ha riservato. Prostrata dai dolori e incupita dal cattivo tempo, trova sollievo solo nel ricordo dei bei giorni trascorsi in Italia. Vorrebbe sapere della donna di cui Biffi si è innamorato, certa che la renderà felice, purché le sia fedele e non vada a trovare “Mademoiselle Croce”. Chiede se la Scala sia aperta e se sia stata rappresentata la “Cenerentola” [di Gioachino Rossini]. Domanda notizie dei pazienti di Biffi, precisando di essersi sempre interessata alle questioni riguardanti il cervello, le facoltà mentali e le deviazioni dalla ragione e confidandogli di aver avuto un debole da ragazzina per Heinrich Neumann, psichiatra di Breslavia, autore di un recente volume intitolato “Lehrbuch der Psychaitrie”. Desidera sapere dei veneziani, della bella contessa e del prete cattivo, perché così le sembra di essere ancora vicina a Biffi. Come Arpesani, vorrebbe vedere anche Roma libera. Riferisce che Hermann [Demme] vorrebbe ripartire per l’Italia: magari un giorno succederà come a [Jacob] Moleschott [chiamato alla cattedra di fisiologia dell’Università di Torino]. Anche suo marito avrebbe voglia di fare un viaggio in Italia e, se potesse, pianterebbe le tende a Firenze. Segue con angoscia quello che sta succedendo a Parigi [riguardo la Questione Romana]. Spera in una lunga lettera dell’amico. Avrebbe voluto conoscere meglio [Cesare] Todeschini, le piacerebbe sapere se ha incontrato il triste [Guido] Susani e se gli ha parlato della sua visita a Milano. Racconta che la figlia maggiore, Anna, ha visitato la Grande esposizione di Londra, assistendo anche a tre concerti che l’hanno incantata; comprende come non abbia fretta di tornare, nonostante il suo affetto per la famiglia. Invia saluti estesi ad Arpesani, Verga, Todeschini e alla famiglia Contini.

31) Berna, 27.04, s.a.: Henriette Samosch Valentin si scusa con Biffi per la brevità della sua lettera, dovuta alla presenza in casa di due lavoranti insieme alle quali sta sistemando il suo guardaroba e quello delle sue figlie. Comunica l’invio dei prezzi dei microscopi di Schieck, in modo che il suo amico possa scegliere. Esprime il suo affetto per Biffi e gli promette una lettera più lunga. Invia i saluti del marito. Aggiunge il suo indirizzo: “M.me Henriette Valentin / Bern / Villette”.

Estremi cronologici

1853 dicembre 29-1862 maggio 19

Collocazione fascicolo

b. 3, fasc. 29
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