Antonietta Bernardoni

Montese (Modena), 2 Novembre 1919 – Montese (Modena), 25 Dicembre 2008
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Biografia

Allieva di Enzo Bonaventura presso l’Istituto di psicologia dell’Università di Firenze, già a partire dal 1939, nel corso degli studi in lettere e filosofia, sviluppò un atteggiamento critico nei confronti della psicoanalisi e della psicologia, intese come strumenti di conoscenza dell’uomo.
Dall’ottobre 1943 partecipò attivamente alla lotta partigiana, tanto che il 10 novembre 1944 venne arrestata dai tedeschi e rinchiusa nel carcere di Pavullo, dove rimase fino al 21 aprile 1945.
Dopo la laurea in lettere a Firenze, si iscrisse alla Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Modena. Qui, nel 1949, ancora studentessa, tramite il docente di clinica neurologica Gaetano Boschi ebbe un primo contatto con la psichiatria, verso la quale maturò un’immediata sfiducia. Ottenuta anche la laurea in medicina nel 1951, cominciò dunque ad operare per la trasformazione della situazione concreta del soggetto in difficoltà, rifiutando gli approcci tradizionali alla sofferenza psichiatrica. Era convinta che nell’ambito dei disturbi della personalità e del comportamento, in assenza di lesioni anatomiche o funzionali del sistema nervoso centrale, vi fosse una situazione da trasformare, più che un malato da curare. Anche in quest’ultimo caso, tuttavia, psicologia e psicoanalisi si rivelavano inadeguate e dannose, in quanto concentravano l’attenzione su presunte strutture psichiche, lasciando in ombra l’interdipendenza tra la qualità della vita del singolo e i suoi rapporti sociali.
L’azione innovativa della Bernardoni si svolgeva quindi in due fasi o “segmenti”, come ebbe a definirli Angiola Massucco Costa, allora direttrice dell’Istituto di psicologia sperimentale e sociale di Torino. Il primo segmento consisteva in una terapia svolta privatamente, con il sistematico coinvolgimento di genitori e parenti, ma anche, quando possibile, di amici, compagni di lavoro o di scuola (nella terapia la creazione di un gruppo di aiuto era infatti centrale).
Il secondo segmento si concretizzava nella cosiddetta Attività terapeutica popolare (ATP), ossia in assemblee in cui si perseguivano nuove forme di aiuto reciproco. In un primo periodo la Bernardoni partecipò e condusse il dibattito assembleare, successivamente si astenne volutamente dal parteciparvi, per meglio consentire all’assemblea di esercitare in forma collettiva, reciproca e paritaria, uno stimolo per la crescita della personalità di ciascuno. A suo dire, l’attività terapeutica popolare non si identificava con un’attività medico curativa, ma con una nuova forma di attività popolare preventiva di carattere gratuito, collettivo, concreto, continuativo e reciproco. Il suo oggetto consisteva nell’aiuto vicendevole, nonché nella promozione e nella trasformazione della personalità dei lavoratori e della qualità della loro vita. A tale attività potevano prender parte, in veste di terapeuti popolari, tutti coloro che desiderassero mettere in discussione se stessi e le problematiche legate alle proprie condizioni di vita e di lavoro.
Per circa 25 anni Antonietta Bernardoni praticò l’attività terapeutica popolare in forma collettiva, ma non pubblica, con modalità che si andarono sempre più avvicinando alla forma assunta intorno alla metà degli anni Settanta.
Dopo più di un anno di sperimentazione con le assemblee pubbliche di “rapporti umani in quartiere”, realizzate presso il quartiere San Faustino di Modena, dal 29 al 31 marzo 1975 si svolse il primo Convegno di attività terapeutica popolare. Da quel momento l’ATP divenne la denominazione ufficiale per indicare le attività assembleari pubbliche di aiuto reciproco svolte fino ad allora.
Sempre negli anni Settanta, la Bernardoni fondò anche un gruppo di studio e di ricerca contro le paure, all’interno del Movimento di cooperazione educativa (MCE) di Modena. L’iniziale gruppo modenese divenne presto gruppo nazionale MCE per la gestione sociale della salute mentale.
Tra le numerose iniziative da lei realizzate tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, vi furono inoltre l’organizzazione di un gruppo “Montessori” e la promozione dei gruppi “Don Milani” e dei Comitati per la riforma sanitaria (CORIS).
Partecipò a numerosi convegni e congressi, tra i quali il Convegno sulla salute mentale e la riforma sanitaria svoltosi a Modena nel 1973, quello della Fondazione Pinna Pintor tenutosi a Torino nel 1978 e quello sulla salute mentale a Chieti nel 1979. Contribuì anche alle programmazioni psichiatriche di alcune province come Parma, Modena e Savona.
Mantenne infine per tutta la vita un intenso legame con il mondo politico, in particolare con i partiti comunista, socialista e radicale, e con i sindacati.
I numerosi scritti prodotti da Antonietta Bernardoni sono stati raccolti e catalogati dal Collettivo a lei intitolato, composto da persone che hanno seguito da vicino le sue attività per decenni. Dal 2015 tale documentazione è conservata presso il Centro studi movimenti di Parma.

Paola Panciroli
11/12/2021
 

Bibliografia

"Biografia", sul sito Antonietta Bernardoni, http://www.antoniettabernardoni.it
Bernardoni, A. (1975). Psichiatria senza futuro. Padova: Linea Editrice.
Bernardoni, A. (1976). L’attività terapeutica popolare. Modena: Cooperativa Tipografi.
Collettivo Antonietta Bernardoni (a cura di) (2018). La vita quotidiana come storia senza paure e senza psichiatria. Antologia di scritti. Pisa: ETS.

Opere

(1973). La salute mentale: lettera a un metalmeccanico. Tipografia Dal Cin Conegliano.
(1975). La psichiatria contro la scuola. Conegliano: Pubblicazioni M.C.E.
(1975). Psichiatria senza futuro. Padova: Linea Editrice.
(1976). L’attività terapeutica popolare. Modena: Cooperativa Tipografi.
 

Fonti archivistiche

Centro studi movimenti di Parma, Archivio Antonietta Bernardoni.

Fonte iconografica

Collettivo Antonietta Bernardoni, Parma.
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