Ignazio Zani

Savignano sul Rubicone (Forlì-Cesena), 17 Settembre 1836 – Reggio Emilia, 13 Settembre 1873
Vai al menù contestuale

Biografia

Formatosi alla scuola medica bolognese, lavorò dapprima al Manicomio “Sant’Orsola” di Bologna e poi, per circa tre anni (tra il 1871 e il 1873), fu direttore del “San Lazzaro” di Reggio Emilia. La sua direzione fu determinante per le sorti del manicomio reggiano, tanto che, all’epoca, si parlò di una vera “rinascita” o di una “rifondazione” dell’istituto da lui compiuta.
Era nato a Savignano sul Rubicone nel settembre 1836. Dopo aver svolto gli studi inferiori nel suo paese natale e quelli medi a Ravenna, frequentò la Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Bologna, laureandosi nel 1860. Scelse immediatamente di dedicare la propria carriera alla cura degli alienati, e ottenne l’incarico di aiuto alla Cattedra delle malattie mentali presso l’Ospedale “Sant’Orsola”, sotto la guida di Domenico Gualandi e di Benedetto Monti. Venne poi assunto come medico assistente nella Sezione degli infermi di mente, divenendo uno stretto collaboratore del direttore Francesco Roncati. A Bologna rimase per circa un decennio, ottenendo nel 1870 la carica di vicedirettore. Con Roncati, fu tra gli artefici, nel settembre 1867, del trasferimento dei malati dal vecchio manicomio cittadino, non più agibile, al nuovo, nell’ex convento salesiano di Sant’Isaia.
Non scrisse molto: i suoi studi furono dedicati alla questione della pellagra, all’uso del cloralio nella terapia delle malattie mentali, alle statistiche sul movimento dei ricoverati e alla storia delle istituzioni manicomiali. Attorno al 1870 fu l’artefice di una “Società di patrocinio ai bisognosi convalescenti e guariti di pazzia” e, in quello stesso periodo, fu nominato membro della Società medico-psicologica di Parigi e della Società medico-chirurgica di Bologna.
L’incarico a Reggio iniziò il 1° gennaio 1871. Zani vi arrivava dopo un lungo periodo di decadenza del manicomio durante la tormentata direzione di Luigi Biagi: in particolare, l’imponente aumento del numero dei ricoverati aveva gettato il “San Lazzaro” in una situazione ormai ingestibile e tale da costringere lo stesso Biagi alle dimissioni. Diversi interventi sulle riviste specializzate psichiatriche si occuparono delle difficili condizioni in cui si trovava il frenocomio reggiano e, in particolare, lo fece Carlo Livi, allora direttore del manicomio di Siena. Lo stesso Livi si adoperò in prima persona per portare il giovane vicedirettore del “Sant’Orsola” al “San Lazzaro”. Le trattative per avere a Reggio Zani il quale aveva da poco rifiutato il posto di direttore al manicomio di Ancona durarono per tutto il 1870.
In breve tempo, egli riuscì a realizzare una vera rivoluzione nella gestione e nelle strutture stesse del frenocomio, avviando un progetto di riforma che sarebbe poi stato implementato dai suoi successori, Carlo Livi e Augusto Tamburini, e ponendo, di fatto, le premesse per la costituzione della cosiddetta “Scuola reggiana”. Con il nuovo direttore, al “San Lazzaro” si progettò la costruzione di nuovi padiglioni, anche per permettere una rigorosa separazione fra i malati dei due sessi. Zani diede molta importanza anche al rifacimento degli impianti igienici e di illuminazione, fece installare nuovi gabinetti scientifici per le analisi di laboratorio e volle, soprattutto, mettere in campo un severo sistema disciplinare, che prevedesse il lavoro per il maggior numero possibile di ricoverati. In questo senso, la maggiore innovazione da lui voluta fu, senza dubbio, la creazione della Colonia agricola-industriale (la quale avrebbe preso il suo nome dopo la sua morte), che occupava una vasta area attorno al manicomio (circa 50 ettari) e che impiegava almeno 100 ricoverati. In generale, furono attivate le attività ergoterapiche più diverse, dalla sartoria alla falegnameria. e, anche a Reggio, egli volle creare una Società di patronato per i dimessi dal manicomio. Assieme al lavoro, cercò di umanizzare la vita del manicomio, riducendo il ricorso ai mezzi violenti di contenzione e introducendo occasioni di svago, come le feste, le rappresentazioni teatrali o le passeggiate all’aperto. Così ne parlò lo stesso Livi, dopo una visita: «Col lavoro è entrato nel Manicomio di Reggio l’ordine, la disciplina, la quiete, la contentezza».
In breve tempo il “San Lazzaro” conobbe un nuovo periodo di splendore, offuscato soltanto da un episodio violento (con un malato della Colonia agricola che uccise alcuni inservienti) che come scrive Tamburini nella commemorazione del direttore appena scomparso fu all’origine della prematura morte di Zani, già in precarie condizioni di salute, a soli 37 anni.

Francesco Paolella
17/09/2019

Bibliografia

Alvisi, A. (1881). L’antico Ospedale dei pazzi in Bologna. Bologna: Tipografia Fava e Garagnani.
Anceschi Bolognesi, S. (1979). Carlo Livi: una luce fra le grandi ombre per i nudi di mente. Roma: Federazione italiana Associazioni ospedaliere.
Giacanelli, F., Bellagamba Toschi, K., & Nicoli, M. A. (1985). La costruzione del manicomio di Bologna: 1860-1870. Sanità, scienza e storia, 1, 9 ss.
Grasselli, V. (1897). L’Ospedale di San Lazzaro presso Reggio Emilia: cronistoria documentata. Reggio Emilia: Tipografia Calderini e figlio.
Livi, C. (1872). Manicomio di Reggio Emilia. Archivio italiano per le malattie nervose e più particolarmente per le alienazioni mentali, 9, 49 ss.
Marangoni D., Pasini, P., & Flamia, I. (1969). Ignazio Zani: un alienista in corsia. Archivio di psicologia, neurologia e psichiatria, 50(2), 292 ss.
Sapigni, S. (1895). Il manicomio di Bologna (cenni storici). Savignano sul Rubicone: Tipografia al Rubicone.
Tamburini, A. (1873). Il dott. Cav. Ignazio Zani medico direttore del Manicomio di S. Lazzaro presso Reggio Emilia. Commemorazione. Reggio Emilia: Calderini.
Tamburini, A. (1900). Il Frenocomio di Reggio Emilia. Reggio Emilia: Tipografia Calderini e figlio.
 

Opere

(1861). Sullo stato generale del Manicomio di S. Orsola di Bologna e sui casi di pellagra avvenutivi nel secondo trimestre del 1861. Bullettino delle scienze mediche, 241 ss.
(1868). Statistica del Manicomio di Bologna. Bullettino delle scienze mediche, 425 ss.
(1869). Dell’aumento della popolazione ne’ manicomj, delle cause e de’ rimedi. Bologna: Tipi Gamberini e Parmeggiani.
(1869). Una passeggiata al nuovo Manicomio di Bologna. Bologna: Stabilimento Tipografico Giacomo Monti.
(1869). Cenni necrologici del prof. Benedetto Monti, letti alla Società medico-chirurgica di Bologna, 11 settembre 1869. Bologna: Tipi Gamberini e Parmeggiani.
(1871). Per la solenne dedicazione del busto del Prof. Antonio Galloni, nel Manicomio di S. Lazzaro in Reggio Emilia, il dì 16 aprile, 1871. Reggio Emilia: Calderini.
back to top