Giacomo Pighini

Parma, 21 Dicembre 1876 – Parma, 3 Febbraio 1969
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Biografia

Gran parte della carriera di Giacomo Pighini si svolse nei laboratori scientifici del celebre “San Lazzaro”, il grande ospedale psichiatrico di Reggio Emilia. Non bisogna dimenticare tuttavia che egli fu uno dei protagonisti della cosiddetta “psichiatria castrense” (o militare), quale ufficiale medico dell’esercito italiano durante la prima guerra mondiale. D’altra parte, il suo nome è rimasto legato a diversi altri suoi interessi, dalla musica alla saggistica; autore assai prolifico, si interessò durante tutta la sua vita di divulgazione scientifica.
Nacque nel 1876 a Parma, dove si laureò in medicina nel 1902, con una tesi in anatomia patologica. Subito dopo, partì per Roma, per perfezionarsi sia nella Clinica psichiatrica diretta da Enzo Sciamanna sia in quella neurologica guidata da Giovanni Mingazzini. Nella capitale rimase soltanto pochi mesi, perché fu invitato a lavorare come praticante al “San Lazzaro” di Reggio Emilia dall’allora direttore del frenocomio, Augusto Tamburini, del quale si considerò per tutta la vita un discepolo.
Fin dal suo arrivo a Reggio, Pighini si divise fra l’attività clinica nei reparti e il lavoro di ricerca nei prestigiosi laboratori dell’istituto, allora diretti da Carlo Ceni. Nel 1905 venne nominato assistente effettivo e durante quei primi anni poté godere della possibilità di compiere periodi di studio in diverse istituzioni scientifiche, per specializzarsi in particolar modo nelle ricerche fisico-chimiche. Sempre tra il 1905 e il 1907 lavorò anche come coadiutore presso il Manicomio criminale della città emiliana.
Dal 1910 successe a Ceni come direttore dei laboratori, dove si svolgevano tutte le attività sperimentali e le autopsie. Le sue ricerche si rivolsero primariamente alla chimica cerebrale e dei diversi tessuti nervosi. Due anni dopo, nel 1912, ottenne anche la libera docenza a Parma in Clinica delle malattie nervose e mentali, titolo che gli sarebbe tornato utile successivamente, durante la Grande guerra.
Pighini partì subito per il fronte come volontario, nel maggio 1915, con il grado di sottotenente nell’VIII Sezione di sanità della IV Armata. Già a giugno fu promosso al grado di capitano e nel settembre successivo, grazie alla decisione di Tamburini, in quel momento a capo del Servizio neuropsichiatrico di guerra, divenne consulente psichiatra per tutta la sua armata. Belluno fu in quel periodo il luogo principale della sua attività, tutta rivolta a diagnosticare i veri casi di disturbi nervosi e mentali fra i combattenti, smascherando i simulatori. Anche nelle difficili condizioni belliche, Pighini non smise di fare ricerca, pubblicando diversi contributi originali e, in particolare, dedicati alla “psiconevrosi emotiva”. Si trattava di una “strana malattia”, difficilmente classificabile, che colpiva uomini all’apparenza perfettamente sani. Anche Pighini partecipò all’ampio dibattito sull’eziologia di questa e delle altre forme morbose che colpivano i militari impegnati nel conflitto, posizionandosi in sostanza fra quegli psichiatri che sostenevano che, per ammalarsi, un soldato dovesse essere costituzionalmente predisposto. I traumi, le privazioni e i patemi causati dalla vita di trincea potevano, da questo punto di vista, avere al massimo il ruolo di acceleratori di patologie già presenti in potenza.
Nel dopoguerra, Pighini rientrò al “San Lazzaro” e si dedicò anche alla vita politica attiva, sposando inizialmente la causa fascista e rimanendo per qualche tempo in Consiglio comunale, eletto nel 1922 tra le fila mussoliniane. Lasciò comunque presto la politica attiva, pur continuando a interessarsene – ed è rimasta celebre, di un suo articolo del 1926 dedicato a Le basi biologiche della democrazia e dell’imperialismo, la definizione del duce come prototipo di una “costituzione ipertonica tiroideo-ipofisario-surreno-genitale”. Fin dagli anni della prima guerra mondiale, le ricerche di Pighini si erano in effetti concentrate anche sui rapporti fra endocrinologia e disturbi mentali.
Dopo il pensionamento, giunto nel 1942, si dedicò soprattutto alla scrittura, pubblicando diversi volumi di psicologia e di neurologia e, in particolare, biografie di personaggi storici (come Napoleone Bonaparte, Galileo Galilei e Giuseppe Verdi), studiati appunto dal punto di vista psicologico.

Francesco Paolella
13/08/2019 (aggiornamento 02/02/2021)

Bibliografia

AA.VV. (1971). Giacomo Pighini, ricordo degli amici. Parma: Maccari.
Bianchi, B. (2001). La follia e la fuga. Nevrosi di guerra, diserzione e disobbedienza nell’esercito italiano (1915-1918). Roma: Bulzoni.
Gibelli, A. (1991). L’officina della guerra. La Grande guerra e le trasformazioni del mondo mentale. Torino: Bollati Boringhieri.
Paolella, F. (2010). La neuro-psichiatria in Emilia-Romagna durante la Grande guerra. In F. Montella, F. Paolella, & F. Ratti (a cura di), Una regione ospedale: medicina e sanità in Emilia-Romagna durante la prima guerra mondiale (pp. 67-110). Bologna: Clueb.
Paolella, F. (2019). Il San Lazzaro di Reggio Emilia e una guerra da amministrare. In P. F. Peloso, & C. Bombardieri (a cura di), Il conflitto, i traumi (pp. 35-48). Reggio Emilia: AUSL.
Pezzi V. (1987). Il San Lazzaro negli anni del regime (1920-1945). Contributi. Rivista semestrale della Biblioteca A. Panizzi di Reggio Emilia19-20, 389-596.
Scartabellati A. (2008). Intellettuali nel conflitto. Alienisti e patologie attraverso la Grande guerra (1909-1921). Bagnaria Arsa: Edizioni Goliardiche.

Opere

(1906). La criminalità negli stadi iniziali della demenza precoce. Rivista sperimentale di freniatria, 32, 859-898.
(1915). La biochimica del cervello. Cinque conferenze tenute agli Istituti clinici di perfezionamento di Milano. Torino: Rosenberg & Sellier.
(1915). Il servizio neuropsichiatrico nella zona di guerra. Annali del Manicomio di Perugia, 9, 51-65.
(1916). Contributo della clinica e patogenesi delle “psiconeurosi emotive” osservate al fronte. Rivista Sperimentale di Freniatria, 42, 298-343.
(1917). Considerazioni patogeniche sulle psiconevrosi emotive osservate al fronte. Il Policlinico, 24-M, 3-28.
(1918). Appunti sulle “distrofie traumatiche emotive” in zona di guerra. Il Policlinico, 25-M, 1-8.
(1918). Morte improvvisa (mors thymica) in sindromi nervose da trauma psichico. Rivista di patologia nervosa e mentale, 23, 337-349.
(1918). Per la eliminazione dei degenerati psichici dall’esercito combattente. Giornale di medicina militare, 1, 977-994.
(1918). L’edema da fame nelle terre liberate. Il Policlinico, 25-M, 1217-1219.
(1920). Ricerche sull’endemia gozzo-cretinica nelle regioni veneto-lombarde e di Reggio Emilia. Rivista sperimentale di freniatria, 44, 409-511.
(1926). Le basi biologiche della democrazia e dell’imperialismo. Rivista di psicologia, 22, 49-78.
(1929). Viaggi ed escursioni scientifiche di Lazzaro Spallanzani: con documenti inediti e illustrazioni. Reggio Emilia: Officine Grafiche Reggiane.
(1938). Riassunto di carriera e lavori scientifici del dr. prof. Giacomo Pighini, con commento sino al 1938. Reggio Emilia: Tipografia Menozza.
(1938). Napoleone: l’uomo e il dominatore. Milano: Treves.
(1943). Lo spirito che vince. Milano: Bompiani.
(1945). Galileo: l’uomo e i tempi. Milano: Dall'Oglio.
(1951). La personalità di Giuseppe Verdi. Parma: Tipografie Riunite Donati.
(1952). Dove andiamo? Milano: Bompiani.
(1956). L’uomo d’oggi. Milano: Bompiani.
(1959). Le basi fisiche dell’energia nervosa e del pensiero. Parma: Battei.
(1963). Il piacere di confessarsi. Pagine autobiografiche. Parma: La Nazionale.
(1968). Vita di psichiatra. Parma: Maccari.

Fonte iconografica

Pighini, G. (1963). Il piacere di confessarsi. Pagine autobiografiche. Parma: La Nazionale.
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