Achille Sacchi

Mantova, 1 Luglio 1827 – Mantova, 17 Marzo 1890
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Biografia

Figlio di Lazzaro Sacchi e Anna Mori, dopo aver frequentato le scuole superiori a Mantova si iscrisse nel 1845 alla Facoltà di medicina dell’Università di Pavia.
Di idee mazziniane, con lo scoppio dei moti rivoluzionari del 1848 lasciò gli studi per partecipare come volontario alla prima guerra di indipendenza. Nel 1849 prese parte, con l’amico Luigi Castellazzo, alla difesa della Repubblica romana nella Legione di Garibaldi, rimanendo ferito il 30 giugno durante la battaglia di Porta San Pancrazio.
Caduta la Repubblica, tornò a Mantova, dove, a causa della chiusura delle facoltà mediche di Pavia e Padova per ordine del governo austriaco, frequentò corsi di medicina presso l’ospedale cittadino. Nel 1850 si iscrisse all’Università di Padova, da poco riaperta, laureandosi nel marzo 1852 con una tesi su L’unità della scienza applicata alla medicina. Nello stesso tempo ebbe un ruolo di rilievo nella congiura mantovana contro gli austriaci (detta di Belfiore), a cui seguirono arresti ed esecuzioni, riuscendo a fuggire prima a Pavia e poi in Piemonte. 
Coinvolto nella preparazione del moto milanese mazziniano del 6 febbraio 1853, venne arrestato ed estradato in Svizzera. Si trasferì quindi a Genova, dove fu attivo negli ambienti mazziniani con gli amici Alberto Mario, Jessie White, Maurizio Quadrio e Sara Nathan, esercitando la professione medica in collaborazione con Agostino Bertani.
Il 7 giugno 1858 sposò a Como Elena Casati, impegnata nel movimento femminile in sostegno a Mazzini, da cui ebbe 15 figli (di cui 10 sopravvissero), nessuno dei quali battezzato. In conseguenza del fallito tentativo insurrezionale di Carlo Pisacane, risalente al 1857 e in gran parte finanziato da Elena, i Sacchi furono espulsi dal regno di Sardegna e si trasferirono a Pisa, dove Achille ottenne la cattedra di mineralogia.  
Dopo i tentativi falliti di Mazzini, nel 1859 fu con Bertani tra i democratici e mazziniani convinti della necessità di appoggiare Cavour e la monarchia sabauda. Definito da Garibaldi il “medico che si batte”, ad aprile lasciò l’insegnamento e si arruolò come assistente sanitario nei Cacciatori delle Alpi comandati dal generale.
Tornato a Pisa, partecipò ad attività cospirative nel centro Italia e ai preparativi per la spedizione dei mille. Nel settembre 1860 si unì a Garibaldi a Napoli e prese parte alla battaglia del Volturno. Per proseguire l’attività cospirativa i coniugi Sacchi si trasferirono nuovamente a Genova, dove Achille lavorò come medico comunale a San Pier d’Arena.
Durante la terza guerra d’indipendenza fu al fianco di Garibaldi come comandante di un corpo medico ausiliario. Nel 1866, unitasi Mantova al Regno d’Italia, si ristabilì nella città natale con la famiglia, continuando la militanza politica nel campo democratico e repubblicano. Eletto più volte nel consiglio comunale e in quello provinciale, rifiutò la candidatura in parlamento. Promotore della Croce rossa e attivo in numerose associazioni, nel 1871 fu tra i fondatori della Provincia di Mantova, giornale che sotto la direzione di Alberto Mario supportò le idee federaliste.   
Sempre a Mantova svolse la professione privatamente e nel contempo lavorò come medico secondario della Sezione maniaci dell’ospedale civile. Promotore di misure più umane nel trattamento dei malati di mente, sostenne l’affido domestico dei “tranquilli” e l’apertura di reparti per le patologie psichiche in fase acuta. Nel 1872 entrò a far parte, con il collega e amico Vincenzo Giacometti, con l’ingegnere provinciale Gaetano Martinelli e con gli esperti di amministrazione Antonio Pernetti e Cesare Bonoris, di una commissione provinciale per la costruzione di un manicomio a Mantova.
Nel 1874 venne bandito il concorso per primario alienista della Sezione ospedaliera, vinto dal chirurgo Costante Chizzolini. Alla morte di quest’ultimo, nel 1879, Sacchi prese il suo posto nella direzione della struttura.
Personalità di spicco in ambito positivista, legato culturalmente a Carlo Cattaneo e a Roberto Ardigò, fu amico degli alienisti Andrea Verga e Serafino Biffi e fu in contatto con Edoardo Gonzales, Clodomiro Bonfigli e Augusto Tamburini. Si occupò in particolare della prevenzione e della cura della pellagra, sostenendo la tesi, contestata da Cesare Lombroso, che tale patologia fosse da ricondurre alla miseria dei contadini e non al grano avariato. Nel 1875, su incarico della Provincia, guidò una commissione d’inchiesta sulla pellagra, esperienza che ebbe notevole eco in Italia e su cui basò il testo La pellagra nella provincia di Mantova (1878), in cui propose soluzioni terapeutiche, politiche e sociali a favore delle classi più povere.   
Medaglia d’argento al valor militare, il suo busto è tra quelli del Gianicolo dedicati ai patrioti che lottarono per l’unificazione italiana. Nel 1961, in occasione del primo centenario dell’Unità d’Italia, gli fu intitolato l’Ospedale psichiatrico di Mantova.

Matteo Fiorani
21/12/2017

Bibliografia

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Fonti archivistiche

Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Archivio del Museo centrale del Risorgimento, MCRR Busta 121/4 e MCRR Busta 339/70(1).
 
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