
Nelia Massarotti
Milano, 18 Novembre 1918 - Milano, 20 Marzo 1978
“Non ho avuto contatti con correnti, ho dipinto piuttosto isolata, dopo aver studiato con Lazzaro Pasini e aver frequentato per qualche anno i corsi a Brera, liberi, del nudo. Mi sono, però, interessata sempre e continuamente allo svolgimento artistico d’oggi. Credo che qualsiasi corrente o moto debba essere seguito con interesse e assolutamente senza preconcetti, se è frutto di buona volontà, di sincerità, di onestà, ed è svolto in perfetta buona fede”.
Così scrive Nelia Massarotti nel 1960, in occasione della prima mostra personale alla Galleria Cairola di Milano, che segna la sua nascita ufficiale di “pittore”, come voleva essere chiamata.
Il 1960 è un anno determinante anche perché muore il padre Vito – neuropsichiatra, autore di importanti saggi, fondatore del primo istituto psicotecnico nel 1929 a Milano – la cui personalità e presenza avevano informato tutta la vita della famiglia e l’educazione delle figlie Nelia, Giulia e Vanna. La madre, Rosa Pagani, le trasmette l’amore per la musica, verso la quale dimostra un innato talento, tanto fa farne una dimensione irrinunciabile della sua esistenza di donna, di artista.
Dopo il diploma conseguito al liceo linguistico “A. Manzoni” di Milano, Nelia si iscrive alla Facoltà di magistero dell’Università Cattolica, dove si laurea in lingua inglese nel 1940 con una tesi su William Morris, illustrata da schizzi e disegni.
Da Lazzaro Pasini prende lezioni di pittura, frequenta un corso di nudo all’Accademia di Brera e un corso di arte applicata al Castello Sforzesco: vuole, così, imparare una grammatica, conoscere strumenti, dare un’ossatura tecnica al suo continuo tentare. È costretta tuttavia ad abbandonare gli studi artistici per dedicarsi all’insegnamento dell’inglese all’Istituto “C. Cattaneo”.
L’incontro con Leonardo Borgese è l’occasione tanto attesa per la prima personale nel 1960 alla Galleria Cairola di Milano.
Da questo momento Nelia vive e produce in modo quasi febbrile. Nel 1961 conosce il pittore ticinese Gino Macconi, con il quale stabilisce un profondo rapporto di amicizia e poi di lavoro, in particolare quando, nel 1966, Macconi apre a Chiasso la Libreria Mosaico, unica galleria di riferimento per l’artista. Giuseppe Ajmone, Franco Francese, Sergio Dangelo, Galliano Mazzon e Kengiro Azuma sono gli amici-artisti che frequenta e sempre in questi anni inizia, attraverso Giampiero Tintori, una fattiva collaborazione con il Museo teatrale alla Scala, curando l’organizzazione di diverse iniziative.
L’attività si fa più intensa alla Galleria Ghelfi di Verona e alla Santo Stefano di Venezia, dove conosce Virgilio Guidi e l’ambiente artistico della città, a cui ritornerà frequentemente.
Nel 1963 abbandona definitivamente l’insegnamento e per mantenersi lavora come accompagnatrice-interprete di viaggi. È l’occasione di scoperta del paesaggio: con una grafia continua “scrive” immagini in sequenza, quasi fossero fotogrammi fissati in velocità, tutti appuntati con indicazioni minuziose per una successiva realizzazione cromatica.
Il 1964 è l’anno sia delle prove litografiche realizzate per la stamperia La Spirale e per Grafica Uno di Giorgio Upiglio, sia della prima mostra internazionale alla Galleria Nord Sud di Lugano.
Nel 1965 espone alla Galleria La Vela di Berna e nel 1967, alla Woodstock Gallery di Londra, presenta le prime “costruzioni”: telai applicati su tavole di compensato (un materiale che non smetterà mai di usare). Quello della sovrapposizione diviene il nuovo registro cui ricorrerà per illustrare sequenze narrative, differenti piani di sviluppo tematico.
Pur contando ormai al suo attivo numerose personali (Lussemburgo, 1969; Wiesbaden, 1971; Barcellona 1971) e nonostante una discreta notorietà, Nelia vive faticosamente il rapporto con il mercato dell’arte perché rifiuta di accettare gli inevitabili compromessi e le regole di un mondo che poco concede in umanità e correttezza a lei donna, manager di se stessa.
Nel 1970 realizza la cartella I grandi interpreti “dal vivo”, quattro litografie dedicate a celebri direttori d’orchestra: si lega d’amicizia con Claudio Abbado e Maurizio Pollini, e il rapporto con la musica diventa sempre più stringente.
Continua intanto ad approfondire anche gli altri suoi temi: 7 proposte di mitologia del personaggio è il titolo della personale milanese nel 1972 e alla Galleria Santo Stefano nel 1973 espone la serie di guazzi Figure su paesaggio.
Nel 1975 Carla Rota Brambilla apre a Milano la libreria Al Castello e Nelia ne diventa l’animatrice, organizzando mostre collettive di grafica con amici artisti tra cui Maurice Henry, Ho Kan, Azuma. Qui terrà due personali: Prigionieri del suono (1975) e Croquis: carta e legno – realtà e follia del personaggio (1976).
Sempre nel ’76 pubblica per le Nuove Edizioni la cartella Mangiatore solitario, risultato di una lunga e sofferta analisi di questa condizione esistenziale che troppo bene conosce. Nel 1977 realizza un altro progetto molto amato, la cartella Omaggio a Montale, uno dei “suoi” poeti.
L’ultima mostra milanese, nel dicembre dello stesso anno allo Studio Santagnese di Giorgio Magnoni, ha quasi il significato di un congedo: si intitola A come assurdo e si ricongiunge in un’ideale saldatura tematica alla prima personale.
Poi la malattia, nascosta a tutti, vissuta in totale solitudine. Nelia si nega ad amici e familiari, censurando una sofferenza mai raccontata, di cui nessuno ha testimonianza. Si spegne in silenzio il 20 marzo 1978.
Silvia Mascheroni
28/04/2017
Così scrive Nelia Massarotti nel 1960, in occasione della prima mostra personale alla Galleria Cairola di Milano, che segna la sua nascita ufficiale di “pittore”, come voleva essere chiamata.
Il 1960 è un anno determinante anche perché muore il padre Vito – neuropsichiatra, autore di importanti saggi, fondatore del primo istituto psicotecnico nel 1929 a Milano – la cui personalità e presenza avevano informato tutta la vita della famiglia e l’educazione delle figlie Nelia, Giulia e Vanna. La madre, Rosa Pagani, le trasmette l’amore per la musica, verso la quale dimostra un innato talento, tanto fa farne una dimensione irrinunciabile della sua esistenza di donna, di artista.
Dopo il diploma conseguito al liceo linguistico “A. Manzoni” di Milano, Nelia si iscrive alla Facoltà di magistero dell’Università Cattolica, dove si laurea in lingua inglese nel 1940 con una tesi su William Morris, illustrata da schizzi e disegni.
Da Lazzaro Pasini prende lezioni di pittura, frequenta un corso di nudo all’Accademia di Brera e un corso di arte applicata al Castello Sforzesco: vuole, così, imparare una grammatica, conoscere strumenti, dare un’ossatura tecnica al suo continuo tentare. È costretta tuttavia ad abbandonare gli studi artistici per dedicarsi all’insegnamento dell’inglese all’Istituto “C. Cattaneo”.
L’incontro con Leonardo Borgese è l’occasione tanto attesa per la prima personale nel 1960 alla Galleria Cairola di Milano.
Da questo momento Nelia vive e produce in modo quasi febbrile. Nel 1961 conosce il pittore ticinese Gino Macconi, con il quale stabilisce un profondo rapporto di amicizia e poi di lavoro, in particolare quando, nel 1966, Macconi apre a Chiasso la Libreria Mosaico, unica galleria di riferimento per l’artista. Giuseppe Ajmone, Franco Francese, Sergio Dangelo, Galliano Mazzon e Kengiro Azuma sono gli amici-artisti che frequenta e sempre in questi anni inizia, attraverso Giampiero Tintori, una fattiva collaborazione con il Museo teatrale alla Scala, curando l’organizzazione di diverse iniziative.
L’attività si fa più intensa alla Galleria Ghelfi di Verona e alla Santo Stefano di Venezia, dove conosce Virgilio Guidi e l’ambiente artistico della città, a cui ritornerà frequentemente.
Nel 1963 abbandona definitivamente l’insegnamento e per mantenersi lavora come accompagnatrice-interprete di viaggi. È l’occasione di scoperta del paesaggio: con una grafia continua “scrive” immagini in sequenza, quasi fossero fotogrammi fissati in velocità, tutti appuntati con indicazioni minuziose per una successiva realizzazione cromatica.
Il 1964 è l’anno sia delle prove litografiche realizzate per la stamperia La Spirale e per Grafica Uno di Giorgio Upiglio, sia della prima mostra internazionale alla Galleria Nord Sud di Lugano.
Nel 1965 espone alla Galleria La Vela di Berna e nel 1967, alla Woodstock Gallery di Londra, presenta le prime “costruzioni”: telai applicati su tavole di compensato (un materiale che non smetterà mai di usare). Quello della sovrapposizione diviene il nuovo registro cui ricorrerà per illustrare sequenze narrative, differenti piani di sviluppo tematico.
Pur contando ormai al suo attivo numerose personali (Lussemburgo, 1969; Wiesbaden, 1971; Barcellona 1971) e nonostante una discreta notorietà, Nelia vive faticosamente il rapporto con il mercato dell’arte perché rifiuta di accettare gli inevitabili compromessi e le regole di un mondo che poco concede in umanità e correttezza a lei donna, manager di se stessa.
Nel 1970 realizza la cartella I grandi interpreti “dal vivo”, quattro litografie dedicate a celebri direttori d’orchestra: si lega d’amicizia con Claudio Abbado e Maurizio Pollini, e il rapporto con la musica diventa sempre più stringente.
Continua intanto ad approfondire anche gli altri suoi temi: 7 proposte di mitologia del personaggio è il titolo della personale milanese nel 1972 e alla Galleria Santo Stefano nel 1973 espone la serie di guazzi Figure su paesaggio.
Nel 1975 Carla Rota Brambilla apre a Milano la libreria Al Castello e Nelia ne diventa l’animatrice, organizzando mostre collettive di grafica con amici artisti tra cui Maurice Henry, Ho Kan, Azuma. Qui terrà due personali: Prigionieri del suono (1975) e Croquis: carta e legno – realtà e follia del personaggio (1976).
Sempre nel ’76 pubblica per le Nuove Edizioni la cartella Mangiatore solitario, risultato di una lunga e sofferta analisi di questa condizione esistenziale che troppo bene conosce. Nel 1977 realizza un altro progetto molto amato, la cartella Omaggio a Montale, uno dei “suoi” poeti.
L’ultima mostra milanese, nel dicembre dello stesso anno allo Studio Santagnese di Giorgio Magnoni, ha quasi il significato di un congedo: si intitola A come assurdo e si ricongiunge in un’ideale saldatura tematica alla prima personale.
Poi la malattia, nascosta a tutti, vissuta in totale solitudine. Nelia si nega ad amici e familiari, censurando una sofferenza mai raccontata, di cui nessuno ha testimonianza. Si spegne in silenzio il 20 marzo 1978.
Silvia Mascheroni
28/04/2017
Bibliografia
Dalai Emiliani, M, & Mascheroni, S. (a cura di) (1982). Nelia Massarotti. Dentro e fuori l'immagine. Catalogo della mostra (Palazzo Dugnani - Comune di Milano, ottobre-novembre 1982). Milano: Mazzotta.
Rossi Precerutti, R. (2015). Profili e voci: omaggio a Nelia Massarotti. Milano: Àncora.
Rossi Precerutti, R. (2015). Profili e voci: omaggio a Nelia Massarotti. Milano: Àncora.
Fonte iconografica
Università degli studi di Milano-Bicocca, Polo di Archivio Storico (PAST), Archivio Nelia Massarotti.