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Villa Maria Pia. Casa di cura per le malattie nervose del prof. E. Morselli

Villa Maria Pia. Casa di cura per le malattie nervose del prof. E. Morselli
Nel 1887 lo psichiatra Enrico Morselli fondò a Genova, in località San Francesco d’Albaro, la Casa di cura per le malattie nervose “Villa Maria Pia”. Si trattava di una clinica privata in cui venivano proposte moderne cure per psicopatici, neuropatici e morfo-cocainomani.
Il regolamento fu approvato dal Consiglio sanitario provinciale il 5 novembre 1898. In esso si legge che la clinica era composta da due palazzine ubicate in un giardino-parco e accoglieva “persone di classe agiata affette da malattie nervose e da psicosi tranquille, massime se depressive o neurasteniche, o di indole funzionale ed isterica o basate su fondo oligoemico, o dipendenti da infermità fisiche già superate e in convalescenza” (art. II). Per queste patologie venivano proposti trattamenti terapeutici personalizzati, che potevano prevedere l’isolamento, il soggiorno all’aria aperta, l’idroterapia, il massaggio e la psicoterapia. L’ammissione avveniva in seguito a domanda rivolta al direttore Morselli e doveva essere corredata da una storia clinica firmata dal medico curante.
Il regolamento prevedeva che due volte al giorno venisse a fare visita ai malati un medico aiuto proveniente possibilmente dalla Clinica dell’Università di Genova. Il suo compito era di sorvegliare le terapie, le cure elettriche e i bagni somministrati ai pazienti, prescrivere i regimi dietetici, tenere in ordine i registri e le storie cliniche (art. III). La collaborazione con professori della Clinica dell’Università di Genova si estendeva anche alle prestazioni di tipo chirurgico o specialistico che si fossero rese necessarie nel corso della degenza.
Ad ogni paziente doveva essere garantita un’assistenza diretta e “affettuosa”, tale da creare condizioni simili a quelle di una pensione famigliare, “senza però mai perdere quella seria disciplina che tanto sovente necessita ai neuropatici, né quella signorilità di andamento interno che è voluta oggi dalle persone di civile condizione” (art.VI). La retta doveva essere pagata anticipatamente e il primo ricovero non poteva durare meno di un mese. I pazienti, denominati “pensionanti”, erano spesso avvocati, ingegneri, professori o signore benestanti, in vari casi anche stranieri, talora turisti provenienti dalla Riviera ligure oppure professionisti e tecnici impiegati nelle industrie della zona o sui piroscafi. Vi erano anche imprenditori di origine italiana emigrati in Sudamerica che venivano appositamente a Genova per curare le proprie malattie nervose, probabilmente attratti dalla fama del professor Morselli oltre che dalla mitezza del clima.
La visita da parte di congiunti era disciplinata da regole e orari precisi e non erano ammesse, in qualità di “pensionanti”, persone che non fossero affette patologie psichiatriche, in quanto la struttura doveva mantenere le proprie caratteristiche di luogo di cura e garantire la tranquillità degli ammalati.
Nel 1929 il prof. Enrico Morselli morì. La casa di cura, affidata alla direzione del figlio Arturo, fu chiusa il 31 dicembre 1936. I pazienti che necessitavano assolutamente di essere ricoverati furono accolti, in base alle patologie, nelle sedi dell’Ospedale psichiatrico provinciale a Cogoleto, a Quarto dei Mille o nelle varie succursali.
Simonetta Ottani
18/11/2016
Il regolamento fu approvato dal Consiglio sanitario provinciale il 5 novembre 1898. In esso si legge che la clinica era composta da due palazzine ubicate in un giardino-parco e accoglieva “persone di classe agiata affette da malattie nervose e da psicosi tranquille, massime se depressive o neurasteniche, o di indole funzionale ed isterica o basate su fondo oligoemico, o dipendenti da infermità fisiche già superate e in convalescenza” (art. II). Per queste patologie venivano proposti trattamenti terapeutici personalizzati, che potevano prevedere l’isolamento, il soggiorno all’aria aperta, l’idroterapia, il massaggio e la psicoterapia. L’ammissione avveniva in seguito a domanda rivolta al direttore Morselli e doveva essere corredata da una storia clinica firmata dal medico curante.
Il regolamento prevedeva che due volte al giorno venisse a fare visita ai malati un medico aiuto proveniente possibilmente dalla Clinica dell’Università di Genova. Il suo compito era di sorvegliare le terapie, le cure elettriche e i bagni somministrati ai pazienti, prescrivere i regimi dietetici, tenere in ordine i registri e le storie cliniche (art. III). La collaborazione con professori della Clinica dell’Università di Genova si estendeva anche alle prestazioni di tipo chirurgico o specialistico che si fossero rese necessarie nel corso della degenza.
Ad ogni paziente doveva essere garantita un’assistenza diretta e “affettuosa”, tale da creare condizioni simili a quelle di una pensione famigliare, “senza però mai perdere quella seria disciplina che tanto sovente necessita ai neuropatici, né quella signorilità di andamento interno che è voluta oggi dalle persone di civile condizione” (art.VI). La retta doveva essere pagata anticipatamente e il primo ricovero non poteva durare meno di un mese. I pazienti, denominati “pensionanti”, erano spesso avvocati, ingegneri, professori o signore benestanti, in vari casi anche stranieri, talora turisti provenienti dalla Riviera ligure oppure professionisti e tecnici impiegati nelle industrie della zona o sui piroscafi. Vi erano anche imprenditori di origine italiana emigrati in Sudamerica che venivano appositamente a Genova per curare le proprie malattie nervose, probabilmente attratti dalla fama del professor Morselli oltre che dalla mitezza del clima.
La visita da parte di congiunti era disciplinata da regole e orari precisi e non erano ammesse, in qualità di “pensionanti”, persone che non fossero affette patologie psichiatriche, in quanto la struttura doveva mantenere le proprie caratteristiche di luogo di cura e garantire la tranquillità degli ammalati.
Nel 1929 il prof. Enrico Morselli morì. La casa di cura, affidata alla direzione del figlio Arturo, fu chiusa il 31 dicembre 1936. I pazienti che necessitavano assolutamente di essere ricoverati furono accolti, in base alle patologie, nelle sedi dell’Ospedale psichiatrico provinciale a Cogoleto, a Quarto dei Mille o nelle varie succursali.
Simonetta Ottani
18/11/2016
Fonti archivistiche
Azienda sanitaria locale (ASL) n. 3 Genovese, Archivio di Villa Maria Pia.
Fonte iconografica
Azienda sanitaria locale (ASL) n. 3 Genovese, Archivio di Villa Maria Pia.