
Carlo Livi
Prato, 8 Settembre 1823 - Livorno, 4 Giugno 1877
Nato a Prato da una famiglia di fornai, compì gli studi presso il seminario e il Collegio Cicognini, grazie a un legato testamentario comunale. Durante gli anni Quaranta dell’Ottocento frequentò la Facoltà di medicina a Pisa, partecipando alla campagna militare del 1848 con il Battaglione Universitario, e si laureò con Francesco Puccinotti. Trasferitosi a Firenze, ultimò gli studi pratici all’Ospedale di Santa Maria Nuova con Maurizio Bufalini, dal quale apprese un rigoroso metodo clinico. Durante gli anni che seguirono la laurea, tornò a Prato e si dedicò allo studio storico di illustri medici italiani del passato, come Francesco Redi, di cui curò l’edizione delle opere per Le Monnier, al fine di restituire un primato tutto nazionale alle scienze mediche. Svolse inoltre il praticantato da chirurgo presso l’Ospedale civile, rifiutando più volte di concorrere a condotte mediche rurali che lo avrebbero allontanato dall’ambiente cittadino e dall’attività intellettuale. Dopo una breve esperienza come volontario nelle zone del Mugello e della Maremma colpite dal colera nel 1854-55, ottenne finalmente l’incarico di direttore del Manicomio di San Niccolò di Siena nel 1858 e iniziò la propria carriera contribuendo a plasmare il volto di una disciplina psichiatrica, nazionale, in fieri.
Durante i quindici anni di direzione, introdusse significative novità al San Niccolò, nonostante i travagliati rapporti con la Società di esecutori di pie disposizioni proprietaria, improntando la vita manicomiale a una rigida disciplina regolata dall’autorità medica, basata sui principi della cura morale e dell’ergoterapia. Progettò insieme all’architetto Francesco Azzurri un edificio che rispondesse ai dettami scientifici vigenti. L’istituto, che Livi abbandonò nel 1873 a causa dei crescenti contrasti con la direzione amministrativa per l’impiego di personale religioso femminile nelle sezioni maschili, diverrà successivamente un modello per molti altri manicomi italiani. Negli stessi anni Livi fu titolare della cattedra di Igiene e medicina legale presso l’ateneo senese. L’insegnamento lo proietterà da un lato verso lo studio della psichiatria forense e l’attività di perito in numerosissime cause giudiziarie, dall’altro verso una serie di attività filantropiche rivolte alla diffusione del sapere medico e igienista e alla collaborazione con la Commissione sanitaria provinciale senese.
Livi fu uno dei soci fondatori della Società italiana di freniatria nel 1873, della quale gettò le basi, insieme ad Andrea Verga, Cesare Castiglioni, Serafino Biffi, Giuseppe Girolami e Francesco Bonucci già durante il Congresso degli scienziati italiani tenutosi a Siena nel 1862. Ne coniò il poco fortunato nome, scegliendo di utilizzare la radice greca fren al posto della più diffusa ma metafisica psyché per sottolineare la natura patologica e organologica della malattia mentale e per distinguere quella italiana da numerose altre associazioni nazionali estere. La sua collaborazione all’Archivio italiano per le malattie nervose si concretizzò nello scritto Frenologia Forense, ovvero delle frenopatie considerate relativamente alla medicina legale, che apparve sul periodico dal 1863 al 1868.
Il trasferimento nel 1873 presso il ben avviato Manicomio di San Lazzaro di Reggio Emilia, le cui sorti aveva contribuito a risollevare raccomandando il giovane bolognese Ignazio Zani alla direzione solo tre anni prima, segna una svolta nella vita dell’alienista toscano. Qui ottenne finalmente la cattedra di Clinica delle malattie nervose istituita appositamente per lui presso l’Università di Modena e, insieme agli allievi Enrico Morselli e Augusto Tamburini, fondò nel 1875 la Rivista sperimentale di freniatria e medicina legale nell’intento di conferire alla psichiatria italiana un prestigio che, a suo avviso, avrebbe potuto raggiungere non soltanto con la decisa affermazione in campo medico e sperimentale, ma attraverso la collaborazione con le discipline giuridiche e antropologiche. Sostenitore dell’antropologia fin dalla creazione della Società italiana di antropologia ed etnologia da parte di Paolo Mantegazza, Livi contribuì in maniera decisiva all’apertura verso l’antropologia criminale di Cesare Lombroso, sebbene le sue idee si discostassero spesso da quelle dello psichiatra veronese. Tra le sue perizie più celebri quella sul caso Carlo Grandi, "l'uccisore dei bambini", davanti alla corte di assise di Firenze nel 1875, con Francesco Bini e Morselli.
La morte lo colse improvvisamente nel 1877 mentre si trovava a Livorno, impegnato in un dibattimento in tribunale.
Martina Starnini
30/12/2015
Durante i quindici anni di direzione, introdusse significative novità al San Niccolò, nonostante i travagliati rapporti con la Società di esecutori di pie disposizioni proprietaria, improntando la vita manicomiale a una rigida disciplina regolata dall’autorità medica, basata sui principi della cura morale e dell’ergoterapia. Progettò insieme all’architetto Francesco Azzurri un edificio che rispondesse ai dettami scientifici vigenti. L’istituto, che Livi abbandonò nel 1873 a causa dei crescenti contrasti con la direzione amministrativa per l’impiego di personale religioso femminile nelle sezioni maschili, diverrà successivamente un modello per molti altri manicomi italiani. Negli stessi anni Livi fu titolare della cattedra di Igiene e medicina legale presso l’ateneo senese. L’insegnamento lo proietterà da un lato verso lo studio della psichiatria forense e l’attività di perito in numerosissime cause giudiziarie, dall’altro verso una serie di attività filantropiche rivolte alla diffusione del sapere medico e igienista e alla collaborazione con la Commissione sanitaria provinciale senese.
Livi fu uno dei soci fondatori della Società italiana di freniatria nel 1873, della quale gettò le basi, insieme ad Andrea Verga, Cesare Castiglioni, Serafino Biffi, Giuseppe Girolami e Francesco Bonucci già durante il Congresso degli scienziati italiani tenutosi a Siena nel 1862. Ne coniò il poco fortunato nome, scegliendo di utilizzare la radice greca fren al posto della più diffusa ma metafisica psyché per sottolineare la natura patologica e organologica della malattia mentale e per distinguere quella italiana da numerose altre associazioni nazionali estere. La sua collaborazione all’Archivio italiano per le malattie nervose si concretizzò nello scritto Frenologia Forense, ovvero delle frenopatie considerate relativamente alla medicina legale, che apparve sul periodico dal 1863 al 1868.
Il trasferimento nel 1873 presso il ben avviato Manicomio di San Lazzaro di Reggio Emilia, le cui sorti aveva contribuito a risollevare raccomandando il giovane bolognese Ignazio Zani alla direzione solo tre anni prima, segna una svolta nella vita dell’alienista toscano. Qui ottenne finalmente la cattedra di Clinica delle malattie nervose istituita appositamente per lui presso l’Università di Modena e, insieme agli allievi Enrico Morselli e Augusto Tamburini, fondò nel 1875 la Rivista sperimentale di freniatria e medicina legale nell’intento di conferire alla psichiatria italiana un prestigio che, a suo avviso, avrebbe potuto raggiungere non soltanto con la decisa affermazione in campo medico e sperimentale, ma attraverso la collaborazione con le discipline giuridiche e antropologiche. Sostenitore dell’antropologia fin dalla creazione della Società italiana di antropologia ed etnologia da parte di Paolo Mantegazza, Livi contribuì in maniera decisiva all’apertura verso l’antropologia criminale di Cesare Lombroso, sebbene le sue idee si discostassero spesso da quelle dello psichiatra veronese. Tra le sue perizie più celebri quella sul caso Carlo Grandi, "l'uccisore dei bambini", davanti alla corte di assise di Firenze nel 1875, con Francesco Bini e Morselli.
La morte lo colse improvvisamente nel 1877 mentre si trovava a Livorno, impegnato in un dibattimento in tribunale.
Martina Starnini
30/12/2015
Bibliografia
Anceschi Bolognesi, S. (1979). Carlo Livi: una luce fra le grandi ombre per i nudi di mente, 1823-1877. Roma: Federazione italiana associazioni ospedaliere.
Babini, V.P., Cotti, M., Minuz, F. & Tagliavini, A. (1982). Tra sapere e potere. La psichiatria italiana nella seconda metà dell’Ottocento. Bologna: Il Mulino.
De Feo, F. (a cura di) (1970). Carteggi di Cesare Guasti. Vol. I. Carteggi con Carlo Livi e Ferdinando Baldanzi. Firenze: Olschki.
Guarnieri, P. (2003). Carlo Livi 1823-1877. In Maj, M., Ferro, F.M. (a cura di). Antologia di testi psichiatrici italiani (pp. 52-65). Torino: Marietti Editore.
Guarnieri, P. (2006). L'ammazzabambini. Legge e scienza in un processo di fine Ottocento. Roma-Bari: Laterza.
Starnini, M. (2014). Follie separate. Genere e internamento manicomiale al San Niccolò di Siena nella seconda metà dell’Ottocento. Pisa: PUP.
Vannozzi, F. (a cura di) (2007). San Niccolò di Siena. Storia di un villaggio manicomiale. Milano: Mazzotta.
Babini, V.P., Cotti, M., Minuz, F. & Tagliavini, A. (1982). Tra sapere e potere. La psichiatria italiana nella seconda metà dell’Ottocento. Bologna: Il Mulino.
De Feo, F. (a cura di) (1970). Carteggi di Cesare Guasti. Vol. I. Carteggi con Carlo Livi e Ferdinando Baldanzi. Firenze: Olschki.
Guarnieri, P. (2003). Carlo Livi 1823-1877. In Maj, M., Ferro, F.M. (a cura di). Antologia di testi psichiatrici italiani (pp. 52-65). Torino: Marietti Editore.
Guarnieri, P. (2006). L'ammazzabambini. Legge e scienza in un processo di fine Ottocento. Roma-Bari: Laterza.
Starnini, M. (2014). Follie separate. Genere e internamento manicomiale al San Niccolò di Siena nella seconda metà dell’Ottocento. Pisa: PUP.
Vannozzi, F. (a cura di) (2007). San Niccolò di Siena. Storia di un villaggio manicomiale. Milano: Mazzotta.
Fonti archivistiche
Archivio dell’Ospedale psichiatrico San Niccolò, ALS 7, Siena.
Archivio storico della Società di esecutori di pie disposizioni, Siena.
Archivio Ex Ospedale psichiatrico San Lazzaro, Reggio Emilia.
Biblioteca nazionale di Firenze, Carteggi Vari, 221.163-173, 462.103, 32.97, 322. 149- 150, 322. 151-153, l221. 171, 196. 113-115, 136. 159-162, 136. 165; Carteggi, Tommaseo, 96. 19; Carteggi, Vannucci, 29-31; Carteggi, Carlesi, 215. 154; Carteggi, Le Monnier, 28. 60-123, lettere 28, 1845-1864; Carteggi, Le Monnier, 14. 185-212, lettere 28, 1849-1862.
Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia, Fondo Carlo Livi.
Archivio storico della Società di esecutori di pie disposizioni, Siena.
Archivio Ex Ospedale psichiatrico San Lazzaro, Reggio Emilia.
Biblioteca nazionale di Firenze, Carteggi Vari, 221.163-173, 462.103, 32.97, 322. 149- 150, 322. 151-153, l221. 171, 196. 113-115, 136. 159-162, 136. 165; Carteggi, Tommaseo, 96. 19; Carteggi, Vannucci, 29-31; Carteggi, Carlesi, 215. 154; Carteggi, Le Monnier, 28. 60-123, lettere 28, 1845-1864; Carteggi, Le Monnier, 14. 185-212, lettere 28, 1849-1862.
Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia, Fondo Carlo Livi.