
Archivio delle psicopatie sessuali
L’Archivio delle psicopatie sessuali fu fondato nel 1896 da Pasquale Penta, all’epoca professore pareggiato di Psichiatria e di Antropologia criminale all’Università di Napoli. L’importanza di questa rivista quindicinale sta nell’essere stata la prima in tutt’Europa a occuparsi interamente di “devianze sessuali”. E forse anche la prima al mondo. Lo Jahrbuch für sexuelle Zwischenstufen di Magnus Hirschfeld, di cui l’Archivio di Penta fu definito il “precursore diretto”, venne infatti fondato solo tre anni dopo, nel 1899. Quanto al periodico Der Eigene, fondato da Adolf Brand nello stesso 1896, in realtà nacque come rivista politica anarchica e solo a partire dal 1898-1899 iniziò ad affrontare tematiche sessuali e omosessuali, trattando poi esclusivamente questo tema dal 1899.
L’intento della rivista di Penta è precisato nel suo Programma: “Da un po’ di tempo a questa parte, lo studio delle Psicopatie e dei sentimenti sessuali in genere va assumendo in Italia e fuori, un notevole rapido sviluppo, acquistando la più seria importanza nella Medicina legale, nella Psichiatria, nella Sociologia, e nella Letteratura. Un vieto pregiudizio però impedisce, il più delle volte, di pubblicare e discutere fatti ed osservazioni, che, se non fossero coperti dal velo di un eccessivo o malinteso pudore, accrescerebbero ancora di molto le nostre cognizioni, contribuendo meglio a far luce su alcuni fenomeni tuttora oscuri della vita psico-fisica dell’uomo e degli animali. Spinti perciò da molti medici, naturalisti, avvocati e magistrati, siamo venuti nella determinazione di pubblicare un giornale scientifico – Archivio delle psicopatie sessuali – per raccogliere tutto ciò che da noi ed all’estero si va stampando in ordine all’importante argomento”. A pubblicare l’Archivio, la modesta casa editrice romana dei Fratelli Capaccini, che si rivolse a Penta per la direzione della rivista a seguito del successo ottenuto dal suo saggio I pervertimenti sessuali nell’uomo e Vincenzo Verzeni strangolatore di donne, pubblicato nel 1893. Ad affiancare il lavoro di Penta, numerosi collaboratori italiani e stranieri, quasi tutti docenti universitari, specializzati negli ambiti della psichiatria e della neurologia (Urbano Alessi, Giovanni Andriani, Leonardo Bianchi, Guglielmo Cantarano, Cesare Colucci, Giuseppe D’Abundo, Alfredo D’Urso, Pio Galante, Giovannangelo Limoncelli, Girolamo Mirto, Felice Piccinino, Francesco Paolo Sgobbo, Gaspare Virgilio), della medicina legale (tra gli altri Gaetano Corrado, Alexandre Lacassagne, docente all’Università di Lione, Salvatore Ottolenghi, Giuseppe Ziino, Angelo Zuccarelli), dell’antropologia (come Lamberto Moschen) e della giurisprudenza (tra gli altri Federico Benevolo, Costanzo Calogero, Pietro Casciani, Baldassarre Lombardi, Vito Rubino e il procuratore del re Lino Ferriani).
Ogni fascicolo conteneva una sezione dedicata ai “lavori originali” (che, accanto ai numerosi contributi dello stesso Penta, ospitava saggi di autori come Leonardo Bianchi, Ernst Haeckel, Marc André Raffalovich, Havelock Ellis), una dedicata alla “casuistica clinica” e una alla “rassegna bibliografica” (che ebbe l’enorme merito di recensire e far conoscere al pubblico italiano un gran numero di saggi e riviste internazionali che si stavano dedicando allo studio dei “pervertimenti sessuali”, tra cui alcuni dei lavori di un giovane e ancora poco noto Sigmund Freud).
Sin dalla pubblicazione dei primi fascicoli, l’Archivio riscosse un gran successo di pubblico. Come avrebbero riconosciuto gli stessi Capaccini, la rivista era “ricercatissima”, tanto che quasi tutti i “lavori originali” in essa ospitati vennero poi ripubblicati in forma monografica in una collana dal titolo Biblioteca dei pervertimenti sessuali. Nonostante questo successo di pubblico e il grande interesse raccolto da parte dei medici, con il fascicolo 22 del 15 novembre 1896, la pubblicazione dell’Archivio venne bruscamente interrotta. Le ragioni non furono esplicitate. Più d’uno ha sottolineato che la rivista di Penta a qualcuno era sembrata “impudica”, “immorale”. A nulla erano dunque servite le precisazioni raccolte nell’Avvertenza, in cui si precisava che la rivista “ha uno scopo altamente scientifico ed umanitario, perché aprirà un nuovo orizzonte di ricerche e perché, popolarizzando certe idee, renderà meno penosa la sorte di molti infelici, nati anomali e degenerati. Lungi adunque da noi lo scopo poco onesto di solleticare certe debolezze umane, e se narriamo e discutiamo storie oscene ed immorali, è perché desideriamo l’uomo migliore, più onesto, più pudico, più consono ai dettami della natura”.
Anni dopo la cessazione della pubblicazione dell’Archivio, Penta stesso, ricapitolando le sorti di quella sua rivista che aveva cercato di “battere in breccia ai pregiudizii ed ai finti ed esagerati pudori della società” concluse che “per colpa dello editore il giornale finì”.
Terminava così, troppo presto, l’impresa dell’Archivio delle psicopatie sessuali, una rivista avanguardista e promettente che non riuscì a fronteggiare l’eccessiva pruderie degli italiani dell’epoca.
Lorenzo Leporiere
09/12/2024
L’intento della rivista di Penta è precisato nel suo Programma: “Da un po’ di tempo a questa parte, lo studio delle Psicopatie e dei sentimenti sessuali in genere va assumendo in Italia e fuori, un notevole rapido sviluppo, acquistando la più seria importanza nella Medicina legale, nella Psichiatria, nella Sociologia, e nella Letteratura. Un vieto pregiudizio però impedisce, il più delle volte, di pubblicare e discutere fatti ed osservazioni, che, se non fossero coperti dal velo di un eccessivo o malinteso pudore, accrescerebbero ancora di molto le nostre cognizioni, contribuendo meglio a far luce su alcuni fenomeni tuttora oscuri della vita psico-fisica dell’uomo e degli animali. Spinti perciò da molti medici, naturalisti, avvocati e magistrati, siamo venuti nella determinazione di pubblicare un giornale scientifico – Archivio delle psicopatie sessuali – per raccogliere tutto ciò che da noi ed all’estero si va stampando in ordine all’importante argomento”. A pubblicare l’Archivio, la modesta casa editrice romana dei Fratelli Capaccini, che si rivolse a Penta per la direzione della rivista a seguito del successo ottenuto dal suo saggio I pervertimenti sessuali nell’uomo e Vincenzo Verzeni strangolatore di donne, pubblicato nel 1893. Ad affiancare il lavoro di Penta, numerosi collaboratori italiani e stranieri, quasi tutti docenti universitari, specializzati negli ambiti della psichiatria e della neurologia (Urbano Alessi, Giovanni Andriani, Leonardo Bianchi, Guglielmo Cantarano, Cesare Colucci, Giuseppe D’Abundo, Alfredo D’Urso, Pio Galante, Giovannangelo Limoncelli, Girolamo Mirto, Felice Piccinino, Francesco Paolo Sgobbo, Gaspare Virgilio), della medicina legale (tra gli altri Gaetano Corrado, Alexandre Lacassagne, docente all’Università di Lione, Salvatore Ottolenghi, Giuseppe Ziino, Angelo Zuccarelli), dell’antropologia (come Lamberto Moschen) e della giurisprudenza (tra gli altri Federico Benevolo, Costanzo Calogero, Pietro Casciani, Baldassarre Lombardi, Vito Rubino e il procuratore del re Lino Ferriani).
Ogni fascicolo conteneva una sezione dedicata ai “lavori originali” (che, accanto ai numerosi contributi dello stesso Penta, ospitava saggi di autori come Leonardo Bianchi, Ernst Haeckel, Marc André Raffalovich, Havelock Ellis), una dedicata alla “casuistica clinica” e una alla “rassegna bibliografica” (che ebbe l’enorme merito di recensire e far conoscere al pubblico italiano un gran numero di saggi e riviste internazionali che si stavano dedicando allo studio dei “pervertimenti sessuali”, tra cui alcuni dei lavori di un giovane e ancora poco noto Sigmund Freud).
Sin dalla pubblicazione dei primi fascicoli, l’Archivio riscosse un gran successo di pubblico. Come avrebbero riconosciuto gli stessi Capaccini, la rivista era “ricercatissima”, tanto che quasi tutti i “lavori originali” in essa ospitati vennero poi ripubblicati in forma monografica in una collana dal titolo Biblioteca dei pervertimenti sessuali. Nonostante questo successo di pubblico e il grande interesse raccolto da parte dei medici, con il fascicolo 22 del 15 novembre 1896, la pubblicazione dell’Archivio venne bruscamente interrotta. Le ragioni non furono esplicitate. Più d’uno ha sottolineato che la rivista di Penta a qualcuno era sembrata “impudica”, “immorale”. A nulla erano dunque servite le precisazioni raccolte nell’Avvertenza, in cui si precisava che la rivista “ha uno scopo altamente scientifico ed umanitario, perché aprirà un nuovo orizzonte di ricerche e perché, popolarizzando certe idee, renderà meno penosa la sorte di molti infelici, nati anomali e degenerati. Lungi adunque da noi lo scopo poco onesto di solleticare certe debolezze umane, e se narriamo e discutiamo storie oscene ed immorali, è perché desideriamo l’uomo migliore, più onesto, più pudico, più consono ai dettami della natura”.
Anni dopo la cessazione della pubblicazione dell’Archivio, Penta stesso, ricapitolando le sorti di quella sua rivista che aveva cercato di “battere in breccia ai pregiudizii ed ai finti ed esagerati pudori della società” concluse che “per colpa dello editore il giornale finì”.
Terminava così, troppo presto, l’impresa dell’Archivio delle psicopatie sessuali, una rivista avanguardista e promettente che non riuscì a fronteggiare l’eccessiva pruderie degli italiani dell’epoca.
Lorenzo Leporiere
09/12/2024
Bibliografia
Beccalossi, C. (2012). Female Sexual Inversion. Same-Sex Desire in Italian and British Sexology, c.1870-1920. London: Palgrave MacMillan.
Dall’Orto, G. (2015). Tutta un’altra storia. L’omosessualità dall’antichità al secondo dopoguerra. Milano: Il Saggiatore.
Leporiere, L. (2024). Sessualità perversa. Breve storia di una rivista scandalosa. Milano: Editrice Bibliografica.
Schettini, L. (2015). Penta, Pasquale. Dizionario Biografico degli italiani, vol. 82.
Wanrooij, B.P.F. (1990). Storia del pudore. La questione sessuale in Italia 1860-1940. Venezia: Marsilio Editori.
Dall’Orto, G. (2015). Tutta un’altra storia. L’omosessualità dall’antichità al secondo dopoguerra. Milano: Il Saggiatore.
Leporiere, L. (2024). Sessualità perversa. Breve storia di una rivista scandalosa. Milano: Editrice Bibliografica.
Schettini, L. (2015). Penta, Pasquale. Dizionario Biografico degli italiani, vol. 82.
Wanrooij, B.P.F. (1990). Storia del pudore. La questione sessuale in Italia 1860-1940. Venezia: Marsilio Editori.