Gustavo Modena

Reggio Emilia, 21 Agosto 1876 – Roma, 13 Aprile 1958
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Biografia

Figlio di Flaminio Modena e Arianna Beer, proveniva da una famiglia ebraica agiata. La madre, figlia di un ricco produttore e commerciante di seta, era originaria di Ancona, luogo che segnò la sua carriera.
Iscritto alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Modena, durante il suo percorso universitario fu ammesso all’interno del laboratorio di anatomia normale diretto da Romeo Fusari e tra il 1898 e il 1901 frequentò come allievo interno i laboratori scientifici e le sezioni cliniche dell’Ospedale psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia. Nel 1900, ancora studente, pubblicò il suo primo contributo scientifico, La fine struttura delle cellule nervose, nella Rivista sperimentale di freniatria, laureandosi poi il 5 luglio 1901 con il direttore del San Lazzaro, il noto psichiatra Augusto Tamburini, con cui discusse una tesi sulla Paralisi cerebrale infantile. Forma emiplegica.
Nel 1901-02 si recò Vienna, dove frequentò la Clinica delle malattie mentali e nervose diretta da Richard Von Krafft-Ebing, l’Istituto di anatomia normale e patologia del sistema nervoso diretto da Heinrich Obersteiner e l’Ambulatorio delle malattie nervose di Lothar Ritter von Frankl-Hochwart. Nel 1902 fu nominato medico assistente con funzioni di settore presso l’Ospedale psichiatrico provinciale di Ancona, allora diretto da Gaetano Riva, dove svolse poi tutta la sua carriera. Qui, nel 1904, ottenne la direzione del laboratorio di anatomia patologica, facendone un centro scientifico all’avanguardia e accogliendovi medici, studenti e giovani laureati che con le loro ricerche accrebbero il prestigio nazionale del manicomio. A riconoscere l’importanza di questo lavoro fu anche il suo maestro Tamburini, che lo citò nella sua imponente opera L’assistenza degli alienati in Italia e nelle varie nazioni. Tamburini stesso aveva del resto contribuito alla progettazione del manicomio anconetano, che proprio grazie a Modena gli intitolò, dopo la morte nel 1919, la Biblioteca medica.
Nominato nel 1906 primario con funzione di vice-direttore, nel 1907 si recò in Germania, a Monaco di Baviera, per frequentare la clinica dello psichiatra Emil Kraepelin. Le lezioni di Krepelin ponevano al centro l’ascolto e l’osservazione del malato, in un ambiente privo di qualsiasi mezzo di coercizione. Tale approccio fu adottato da Modena nel corso della sua attività, al fine di raggiungere quell’umanità nell’assistenza dei malati di mente alla quale aspirava. Durante questo periodo di venne in contatto con le teorie di Sigmund Freud e Carl Gustav Jung, dalle quali rimase inizialmente affascinato, distaccandosene poi pubblicamente nel 1923. Fu comunque tra i primi in Italia a interessarsi di psicoanalisi, tanto che nel 1910 propose allo stesso Freud la traduzione italiana dei Tre saggi sulla teoria della sessualità, che però vide la luce solo nel 1921, per opera dello psichiatra Marco Levi Bianchini, fondatore della collana “Biblioteca psicoanalitica italiana” e della rivista Archivio generale di neurologia, psichiatria e psicoanalisi, alla quale Modena collaborò.
Ottenuta nel 1910 la libera docenza in Clinica delle malattie nervose presso l’Università di Roma, sposò l’anno successivo la contessa Giulia Bonarelli, giovane neurologa che lo affiancò nell’attività scientifica fino alla morte prematura, avvenuta nel 1936. Insieme svolsero importanti viaggi di formazione, ad esempio in Germania nel 1911-12, presso il laboratorio di anatomia del sistema nervoso di Ludwig Edinger, e nel 1916 in Francia, dove Modena, con il grado di tenente colonnello, fu incaricato dalla Sanità militare di visitare i principali centri neurologici del territorio e del fronte per replicarne il modello in Italia; uno di questi centri sorse infatti nel 1917 all’interno dell’Ospedale psichiatrico di Ancona, di cui Modena fu nominato direttore nel 1913.
Grande fu il suo impegno nella cura e nella rieducazione funzionale e professionale degli invalidi di guerra, mentre nell’ambito delle malattie mentali fu tra i primi in Italia, a partire dal 1923 e insieme al collega Nino De Paoli, a sperimentare il trattamento della malarioterapia per la cura della paralisi progressiva. Nel 1925 istituì ad Ancona il Centro nazionale di statistica delle malattie mentali, poi trasferito nel 1939 presso il Manicomio di Santa Maria della Pietà di Roma.
Il 1° gennaio 1939, a causa della promulgazione delle leggi razziali, Modena dovette abbandonare la direzione del manicomio anconetano. In realtà si era già ritirato in congedo nella sua casa di Roma dopo la morte della moglie nel 1936, lasciando la guida dell’ospedale al suo vice De Paoli.
Tra le sue molte cariche si ricordano la vicepresidenza della Società freniatrica italiana dal 1919 al 1939 e dell’Istituto di scienze, lettere e arti delle Marche dal 1930 al 1939, oltre alla presidenza della Società italiana di psichiatria dal 1945 al 1946.

Vanessa Sabbatini
02/08/2023
 

Bibliografia

Babini, V.P. (2009). Liberi tutti. Manicomi e psichiatri in Italia: una storia del Novecento. Bologna: il Mulino.
Boyer Pelizza, G. (2015). La città degli altri. Il manicomio provinciale di Ancona tra reclusione e libertà (1900-1999). Ancona: Affinità elettive.
Fortuna, S. (2009). Il trattamento dei malti mentali ad Ancona (1749-1978). Lettere dalla Facoltà, 2, 31-42.
Fortuna, S. (2012). Gustavo Modena. Direttore del Manicomio di Ancona. Lettere dalla Facoltà, 4, 15-18.
Fortuna, S. (2012). Sanità e assistenza ad Ancona nel primo Novecento: Umberto Baraccani e Gustavo Modena. Proposte e ricerche, 62, 155-168.
Giacomini, C. (a cura di) (2016). Nel luogo della Memoria. Testimonianze della Grande Guerra nei documenti dell’Archivio di Stato di Ancona. Catalogo della mostra storico-documentaria. Ancona: Archivio di Stato di Ancona.
Guarnieri, P. (2011). Modena, Gustavo. Dizionario biografico degli italiani Treccani, vol. 75, pp. 189-193.
Pierpaoli, C. (febbraio 2008). Gustavo Modena e la psicoanalisi in Italia. Lettere dalla Facoltà, 2, 41-46.
Rocca, G. (2003). L’impossibilità anormalità, l’impossibile integrazione. Gustavo Modena e le origini delle psicoanalisi in Italia. Psicoterapia e scienze umane, 1, 97-111.
 

Opere

(1900). La fine struttura delle cellule nervose. Rivista sperimentale di freniatria, 26, 3-26.
(1907). Il corso di perfezionamento presso la clinica psichiatrica di Monaco. Giornale di psichiatria clinica e tecnica manicomiale, 35, 755-760.
(1908). Appunti di tecnica manicomiale (a proposito di una visita fatta ad alcune Cliniche e Manicomi della Germania). Lettera al Sig. Dott. Ruggero Tambroni. Ferrara:
Tipografia Ferrariola.
(1908-09). Psicopatologia ed etiologia dei fenomeni psiconevrotici. Contributo alla dottrina di S. Freud. Rivista sperimentale di freniatria, 34, 657-670; 35, 204-217.
(1915). L’assistenza dei malati di mente nella Provincia di Ancona. Ancona: Stabilimento Tipografico del Commercio.
(1916). La psicoanalisi in neuropatologia e in psichiatria. Quaderni di psichiatria, 2(6), 241-251.
(1917). L’Organizzazione dei Centri neurologici in Francia. Reggio-Emilia: Società Anon. Coop. Fra Lav. Tipografi.
(1920) (con G. Bonarelli). Il Centro neurologico di Ancona. Ancona: Stabilimento Tipografico del Commercio.
(1924). Nosografia e patogenesi delle psiconeurosi. Rivista sperimentale di freniatria, 48(1), 28-53.
(1935). L’Ospedale psichiatrico provinciale di Ancona rinnovato dopo il terremoto del 30 ottobre 1930. Ancona: S.I.T.A.
 

Fonte iconografica

Archivio privato Lidia Bonarelli.
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