Dario De Martis

Milano, 14 Dicembre 1926 – Pavia, 18 Dicembre 1996
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Biografia

Figlio di un ingegnere di origine sarda e di un’insegnante di matematica e scienze naturali di ascendenze venete, nacque e crebbe nella Milano inquieta ed effervescente del ventennio fascista. Le sue doti naturali e la perdita precoce del padre lo stimolarono a concludere rapidamente gli studi liceali e universitari. La sua formazione avvenne, in buona parte, negli anni della guerra, durante i quali si aggregò alle formazioni partigiane della bassa Valsesia. Nel corso di questa esperienza maturò la sua vocazione politica di sinistra, che ne fece un medico schietto, dalla notevole attitudine al contatto clinico genuino e solidale.
Nel 1948, a soli 22 anni, si laureò in medicina all’Università di Milano con Giuseppe Carlo Riquier, discutendo una tesi “Sull’origine e circolazione del liquido cefalo-rachidiano in relazione all’idrocefalo sperimentale”. Dopo aver trascorso un anno accademico (1950/51) a Parigi, si specializzò con lo stesso Riquier nel 1951 in Clinica delle malattie nervose e mentali (correlatore Virginio Porta), con una tesi “Sopra alcuni problemi delle sindromi afasiche”.
Iniziò quindi a lavorare come neurologo a Crema e come psichiatra a Milano, presso la clinica privata Villa Fiorita di Brugherio, diretta da Porta, in cui operava uno staff eterogeneo composto da Edoardo Balduzzi, Evardo Codelupi, Berta Neumann, Mara Selvini Palazzoli e dalla sua futura moglie, Anna Bogani. Dal privato passò poi al pubblico seguendo Porta, che nel 1956 sostituì Alfredo Grossoni alla direzione del reparto “Neurodeliri” di Niguarda e gli affidò la gestione della guardia psichiatrica.
Quando Carlo Lorenzo Cazzullo inaugurò nel novembre 1963 presso il Policlinico di Milano il nuovo Padiglione Guardia II, offrì a De Martis la posizione di aiuto ospedaliero. Pochi anni dopo, nel 1968, grazie alla robusta esperienza neurologica e psichiatrica maturata sul campo e alle sue grandi doti umane, ottenne la cattedra di psichiatria all’Università di Cagliari. Si imbarcò quindi per la Sardegna insieme a Fausto Petrella, della cui tesi di laurea era stato tutor e che divenne suo aiuto, sia nella direzione pro tempore dell’Ospedale psichiatrico di Cagliari, sia nell’attività didattica e clinica.
Nel 1971 si trasferì all’Università di Pavia, dove proseguì la carriera e diresse la Scuola di specializzazione, dapprima presso il nuovo Istituto universitario, realizzato accanto all’Ospedale psichiatrico di Voghera, quindi nel capoluogo, dove, fin dai primi anni ‘70, nei locali della Provincia, diede il via a un’esperienza di psichiatria territoriale che anticipò notevolmente la legge di riforma psichiatrica. Sia che si trattasse di restituire una storia ai pazienti manicomiali, sia che si trattasse di affrontare quadri di recente insorgenza attraverso il lavoro clinico sul territorio, De Martis si poneva controcorrente rispetto all’isolamento un po’ elitario della psichiatria universitaria italiana.
La sua formazione psicoanalitica avvenne parallelamente alla sua carriera accademica. Analizzato da Pietro Veltri (uno dei primi analisti formatisi con Cesare Musatti a Milano insieme a Franco Fornari) divenne presto analista didatta, ricoprendo diverse cariche istituzionali, tra cui quella di presidente del Centro milanese di psicoanalisi dal 1992 al 1994.
L’impasto di sapere psicopatologico, formazione psicoanalitica e lavoro psichiatrico impegnato trovò la sua espressione in Sintomo psichiatrico e psicoanalisi (De Martis & Petrella 1972), piccolo e intenso volume che riscosse un meritato successo nel panorama scientifico letterario dell’epoca. All’altro estremo delle sue opere psicoanalitiche, Realtà e fantasma nella relazione terapeutica (1984) costituisce un’ampia panoramica del suo pensiero.
I suoi lavori psicoanalitici più citati sono però quelli che “leggono” in termini relazionali – la parola-chiave del suo operare – il lavoro istituzionale e quello educativo/formativo al contatto con la sofferenza mentale (De Martis 1976). In essi emerge pressoché costantemente la sua grande capacità di “ascolto” della sofferenza mentale, in particolare quella psicotica.
Ideò e coordinò la pubblicazione di diversi volumi collettanei, da Istituzione, famiglia, équipe curante (1978) a Il paese degli specchi (1980), resoconto di un impegno terapeutico con i cronici istituzionalizzati, sino al più recente Fare e pensare in psichiatria (1987), testimonianza viva della capacità di mobilitare, attorno alla sua impostazione, l’intero gruppo di lavoro.
Nelle differenti articolazioni della sua attività conservò una piena interiorizzazione del setting, sia in aula universitaria, sia in reparto psichiatrico, sia durante le consulenze negli altri reparti ospedalieri. Questa sua attitudine psicoterapeutica, universalmente riconosciuta dai colleghi, lo portò a fondare nel 1966, all’interno della Società italiana di psichiatria, la Società italiana di psicoterapia medica, di cui fu il primo presidente.
 
Pierluigi Politi
13/12/2018
 

Bibliografia

Tratto da: Politi, P. Dario De Martis, SpiWeb.
Alexander, F., Staub, H. (1978). Il delinquente, il giudice e il pubblico. Un’analisi psicologica. (Trad. it.). Milano: Giuffré (ed. or. 1929).
Ambrosi, P., De Martis, D., Petrella, F. (a cura di) (1987). Fare e pensare in psichiatria. Milano: Cortina.
Barale, F. (2003). L’inconscio ai tempi dell’aziendalizzazione. L’istituzione e la memoria. In: L. Rinaldi (a cura di). Stati caotici della mente. Milano: Cortina.
Galli, P. F. (2004). Silvano Arieti torna in Italia. Psicoterapia e scienze umane, 38(4), 505-514.
Morpurgo, E. (1973). L’esperienza di Niguarda. In: I territori della psicoterapia. Milano: FrancoAngeli, pp. 76-93.
Napolitani, D. (2006). Di palo in frasca. Milano: Ipoc.
Petrella, F. (1997). Dario De Martis: uno psichiatra, uno psicoanalista. Rivista di Psicoanalisi, 43(2), 353-362.
Sigurtà, R. (2000). Musatti e l’Istituto milanese di psicoanalisi. In: D. Romano, & R. Sigurtà (a cura di), Cesare Musatti e la psicologia italiana. Milano: FrancoAngeli, 2000.

Opere

(1968). Aspetti psicodinamici della corporeità. Rivista di Psicoanalisi, 14(2), 93-103.
(1972) (con F. Petrella). Sintomo psichiatrico e psicoanalisi. Per una epistemologia psichiatrica. Milano: Lampugnani Nigri.
(1976). Narcisismo e perversione (pp. 35-54). In: E. Gaburri (a cura di), Eros e onnipotenza. Studi psicoanalitici sul narcisismo. Firenze: Guaraldi.
(1978). Il talismano inaccessibile. Problemi di dipendenza e di autonomia in un’esperienza didattica. Relazione al Congresso internazionale su “Psicoanalisi e Istituzioni”. Milano, 30 ottobre-1 novembre 1976 (pp. 129-135). In: F. Fornari (a cura di), Psicoanalisi e istituzioni. Firenze: Le Monnier.
(1978). Argomenti di clinica psichiatrica. Padova: Piccin.
(1978) (con M. Bezoari) (a cura di). Istituzione, Famiglia, Equipe Curante. Pratiche e teorie a confronto. Milano: Feltrinelli.
(1980) (con F. Petrella ed E. Caverzasi). Il paese degli specchi. Confronto con lungodegenti manicomiali. Milano: Feltrinelli.

Fonti archivistiche

Archivio storico dell'Università degli studi di Milano, fascicolo dello studente Dario De Martis. Si ringrazia Raffaella Gobbo per la ricerca archivistica.

Fonte iconografica

Gentile concessione eredi De Martis.
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