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Lettera di Mario Francesco Canella (1898-1982), psicologo e futuro direttore della «Rivista di psicologia», a Giulio Cesare Ferrari
Lettera di Mario Francesco Canella (1898-1982), psicologo e futuro direttore della «Rivista di psicologia», a Giulio Cesare Ferrari
Trascrizione
Società Anonima / Ulisse Clombini / Antica Fabbrica di Salumi Suini / Fondata nel 1863
Bologna (118), 13 Marzo 1930
Egregio Professore,
Le rispondo sulla carta della Ditta Colombini, per risparmiarLe un foglio della Sua Rivista, il che Le darà prova della mia economia!
Apprezzo molto la Sua tenacia: fermo come torre che non crolla giammai la cima, Ella punta i piedi irriducibile e non si lascia menomamente scuotere dagli altrui argomenti, per quanto plausibili possano essere. Francamente questo Suo carattere granitico non lo conoscevo né lo sospettavo. E naturalmente, considerandolo da giudice e non da? parte in causa, mi piace molto. Dico questo con assoluta sincerità e La prego di credermi.
Quanto a me? non è da ora che mi sono allenato a inghiottire rospi: rospo più rospo meno, poco male! Ne guadagna sempre la mia esperienza della vita e degli uomini.
Non mi rimane quindi che ringraziarLa molto di tutto quanto Ella ha fatto per me sinora e dichiararmi perfettamente d'accordo con Lei. Ci mancherebbe altro che volessi esserLe cagione di una? deminutio capitis, portando un fiero colpo ai Suoi immortali principi. Come vede, prendo la cosa con molta filosofia, com'è mia abitudine, tosto sbollite le ire!
Tutti i libri chiesti finora sono e rimangono a Sua completa disposizione. Com'Ella sa però, la maggior parte di essi mi servono per la laurea, e quindi io mi rivolgo (a mani giunte e ginocchioni) alla Sua benevolenza perché non voglia pregiudicare la mia tesi, tanto più che è anche di interesse della Rivista pubblicare un lavorino coi fiocchi [1] (almeno se mi riesce come vorrei). Abbia quindi pazienza e mi conceda liberalmente l'usufrutto ancora per alcuni mesi di questa parte della Sua proprietà! Non arrischio nemmeno di proporLe di pagare gli interessi commerciali, perché sarei sicuro di offenderLa!
Intanto oggi Le ho portato due grossi libri: li prenda come una specie di acconto del mio debito. Ve bene?
Mi dimenticavo di dire che rimangono Suoi anche i libri che Ella non si ricordava più di avermi regalato negli anni scorsi: e dico questo prendendo giustamente alla lettera quanto ora mi scrive. Però per evitare alla Sua coscienza il grave pondo di una ingiusta parzialità, oggi stesso scrivo una letterina circolare a tutti coloro che hanno recensito dei libri per la Rivista da quando ci sono io (non venuto, come Lei dice, ma chiamato: Lei lo sa, sono un pedante!), per pregarli vivamente, a nome suo, di volerli restituire subito.
Questo per il passato e per il presente: quanto al futuro rimane inteso che io mi presterò con la stessa "spinta" per l'incremento della Rivista e quando ci saranno dei libri da chiedere verrò da Lei volta per volta per metterci ben d'accordo prima, a scanso di spiacevoli malintesi: e si metterà tutto? a verbale!
Concludo dicendo che la mia simpatia per Lei è aumentata: non prenda questa dichiarazione per quello che non è: si tratta di una semplice constatazione di fatto? introspettiva.
Spero con la presente averLa messa di buon umore, e con tanti saluti rispettosi e cordiali mi tenga ora e sempre
Suo obbligatissimo
M.F. Canella
P.S. Per quanto capisca l'inopportunità i miei freni inibitori non sono atti a farmi trattenere su due punti: 1°) Ella dovrebbe ricordare che due anni fa Zanichelli mi mandò a chiamare perché c'era un conto di 13.000 lire da pagare, ché a tanto ammontava il "deficit" di allora: se non se ne è più parlato lo si deve al fatto che il bilancio è migliorato via via fino al pareggio attuale o quasi. 2°) Siccome Ella mi ha accennato ormai due o tre volte ai medicinali che si è compiaciuta regalarmi, tengo a dichiararLe: prima, la mia riconoscenza e secondariamente che non Le chiederò mai più nulla: quindi si tranquillizzi anche da questo lato. Di nuovo, ossequi.
[1] Probabilmente M.F. Canella, Sistema nervoso e organismo, in «Rivista di psicologia», 1931, pp. 200-215 e 242-266.
Bologna (118), 13 Marzo 1930
Egregio Professore,
Le rispondo sulla carta della Ditta Colombini, per risparmiarLe un foglio della Sua Rivista, il che Le darà prova della mia economia!
Apprezzo molto la Sua tenacia: fermo come torre che non crolla giammai la cima, Ella punta i piedi irriducibile e non si lascia menomamente scuotere dagli altrui argomenti, per quanto plausibili possano essere. Francamente questo Suo carattere granitico non lo conoscevo né lo sospettavo. E naturalmente, considerandolo da giudice e non da? parte in causa, mi piace molto. Dico questo con assoluta sincerità e La prego di credermi.
Quanto a me? non è da ora che mi sono allenato a inghiottire rospi: rospo più rospo meno, poco male! Ne guadagna sempre la mia esperienza della vita e degli uomini.
Non mi rimane quindi che ringraziarLa molto di tutto quanto Ella ha fatto per me sinora e dichiararmi perfettamente d'accordo con Lei. Ci mancherebbe altro che volessi esserLe cagione di una? deminutio capitis, portando un fiero colpo ai Suoi immortali principi. Come vede, prendo la cosa con molta filosofia, com'è mia abitudine, tosto sbollite le ire!
Tutti i libri chiesti finora sono e rimangono a Sua completa disposizione. Com'Ella sa però, la maggior parte di essi mi servono per la laurea, e quindi io mi rivolgo (a mani giunte e ginocchioni) alla Sua benevolenza perché non voglia pregiudicare la mia tesi, tanto più che è anche di interesse della Rivista pubblicare un lavorino coi fiocchi [1] (almeno se mi riesce come vorrei). Abbia quindi pazienza e mi conceda liberalmente l'usufrutto ancora per alcuni mesi di questa parte della Sua proprietà! Non arrischio nemmeno di proporLe di pagare gli interessi commerciali, perché sarei sicuro di offenderLa!
Intanto oggi Le ho portato due grossi libri: li prenda come una specie di acconto del mio debito. Ve bene?
Mi dimenticavo di dire che rimangono Suoi anche i libri che Ella non si ricordava più di avermi regalato negli anni scorsi: e dico questo prendendo giustamente alla lettera quanto ora mi scrive. Però per evitare alla Sua coscienza il grave pondo di una ingiusta parzialità, oggi stesso scrivo una letterina circolare a tutti coloro che hanno recensito dei libri per la Rivista da quando ci sono io (non venuto, come Lei dice, ma chiamato: Lei lo sa, sono un pedante!), per pregarli vivamente, a nome suo, di volerli restituire subito.
Questo per il passato e per il presente: quanto al futuro rimane inteso che io mi presterò con la stessa "spinta" per l'incremento della Rivista e quando ci saranno dei libri da chiedere verrò da Lei volta per volta per metterci ben d'accordo prima, a scanso di spiacevoli malintesi: e si metterà tutto? a verbale!
Concludo dicendo che la mia simpatia per Lei è aumentata: non prenda questa dichiarazione per quello che non è: si tratta di una semplice constatazione di fatto? introspettiva.
Spero con la presente averLa messa di buon umore, e con tanti saluti rispettosi e cordiali mi tenga ora e sempre
Suo obbligatissimo
M.F. Canella
P.S. Per quanto capisca l'inopportunità i miei freni inibitori non sono atti a farmi trattenere su due punti: 1°) Ella dovrebbe ricordare che due anni fa Zanichelli mi mandò a chiamare perché c'era un conto di 13.000 lire da pagare, ché a tanto ammontava il "deficit" di allora: se non se ne è più parlato lo si deve al fatto che il bilancio è migliorato via via fino al pareggio attuale o quasi. 2°) Siccome Ella mi ha accennato ormai due o tre volte ai medicinali che si è compiaciuta regalarmi, tengo a dichiararLe: prima, la mia riconoscenza e secondariamente che non Le chiederò mai più nulla: quindi si tranquillizzi anche da questo lato. Di nuovo, ossequi.
[1] Probabilmente M.F. Canella, Sistema nervoso e organismo, in «Rivista di psicologia», 1931, pp. 200-215 e 242-266.